Stats Tweet

Conformismo.

Tendenza a conformarsi alle opinioni prevalenti. Nel dualismo dialettico che contraddistingue la vita degli individui e della società, essa rappresenta la tendenza conservatrice, rispettosa dell'ordine costituito, conforme al principio d'autorità, in contrapposizione alla tendenza sovvertitrice, volta a infrangere l'ordine costituito. Il c. spesso assume le sembianze della moderazione e dell'equilibrio, ma in realtà ha poco in comune sia con l'una che con l'altro, ed è invece espressione di una passiva e acritica accettazione delle opinioni che dominano in una determinata epoca o ambiente sociale. C. è il desiderio e il bisogno di somigliare agli altri, non come singoli, individui, ma come folla indifferenziata, di trovare negli altri, nella loro tacita approvazione l'immagine di se stessi. Esso domina larghi settori della vita associata e non risparmia nessun gruppo, ambiente e categoria sociale. Conformista è colui che evita di impegnarsi a fondo, di assumere precise responsabilità personali, di rischiare, di turbare in qualche modo le acque, di andare contro corrente, per adottare invece un codice di condotta largamente accettato, al quale si adegua scrupolosamente nel comportamento e nel modo di pensare. Il conformista teme la solitudine, non vuole sentirsi fuori legge. Egli rinuncia volentieri alla libertà personale, di cui non riesce a cogliere il valore, in cambio di una vita sociale ordinata, senza scosse, perfettamente allineata, ossia conforme al modello dato. Pertanto, conformista è colui che non ha il coraggio, e forse la capacità, di pensare con la propria testa e di affrontare i rischi inerenti all'esercizio della libertà, di sottoporre a revisione e a critica se stesso e il mondo circostante. E, in tal modo, egli tende a coincidere perfettamente con lo psichismo collettivo. C., secondo una puntualizzazione di R. Cantoni (La vita quotidiana, 1955), è la tendenza a impigrire spiritualmente entro un determinato schema morale o intellettuale, politico o religioso. Pertanto, conformisti esistono in ogni società e in ogni tempo e luogo. Del resto, il c. risponde a una vocazione irrazionale e dogmatica, che ha radici profonde nella psiche dell'uomo. Il c. si identifica dunque con lo spirito gregario e il suo portavoce, ossia il conformista, con il benpensante, con l'uomo d'ordine. Rileva ancora R. Cantoni (Umano e disumano, 1958) che "niente fa più paura di un pensiero non confortato e assistito dalla classe o dal gruppo sociale che riverberano la loro autorità sull'individuo che con quella classe o con quel gruppo si identifica". Ogni classe sociale e ogni gruppo, anche i più eterodossi, hanno i loro conformisti. E, del resto, in una società come quella moderna, in cui l'individuo isolato rischia ad ogni istante di essere schiacciato, l'uomo teme più di ogni altra cosa l'isolamento, così da tendere sempre più a vivere sotto la tutela del gruppo. Contro la tendenza umana al c. si è posta la filosofia esistenzialista, nella sua difesa appassionata dei valori della persona, reclamando all'uomo libertà di giudizio, impegno morale, senso della responsabilità. Il motivo ricorrente del pensiero di Kierkegaard, come del resto anche di Nietzsche, è l'obbedienza a una vocazione interiore che richiede la rottura con tutti i vincoli del conformismo sociale. L'esistenzialismo presuppone un dialogo critico con le istituzioni del mondo obiettivo per la creazione di un mondo nuovo, non più oppressivo della libertà individuale. Il sociologo americano David Riesman (La folla solitaria, 1956) identifica il conformista con l'uomo eterodiretto, ossia colui che si adegua prontamente alle regole e alle esigenze del gruppo. Egli presta scarsa attenzione ai propri sentimenti e alle proprie aspirazioni, poiché non vuole differenziarsi dal gruppo di appartenenza, illudendosi di mitigare la solitudine confondendosi in una folla di pari, così da perdere la propria libertà, autonomia e identità. Data l'attuale confusione dei valori e il rapido succedersi delle mode, i conformisti di oggi, specie se appartenenti a qualche èlite, si presentano spesso come anticonformisti. Infatti, è sempre più difficile distinguere il c. dall'autentico anticonformismo e, spesso, capita che proprio quanto appare, o vuol essere, anticonformismo, presenta, nel suo nucleo essenziale, i caratteri di un superconformismo.