Fis. -
C. elettrica: proprietà di un corpo o
di un insieme di corpi esprimente la maggiore o minore attitudine a lasciarsi
attraversare da una corrente elettrica. Si misura in (ohm/cm)
-1, ed
esprime l'inverso della resistenza presentata da un conduttore lungo 1 cm e di
sezione 1 cm²; è cioè l'inverso della resistività. Si
può anche dire che un dato materiale ha una
conduttività (o
c.)
k se un conduttore con esso fabbricato e avente lunghezza un
centimetro e sezione 1 cm² presenta ai suoi capi una caduta di tensione di
1 V per il passaggio di una corrente di 1 A. La
c. è evidentemente
una grandezza specifica dei vari corpi; anzi è una grandezza locale,
cioè che può dipendere dalle singole posizioni nel corpo e dalle
direzioni considerate; ovviamente per un corpo omogeneo essa è uguale in
tutti i punti, onde per un conduttore generico omogeneo di sezione A e lunghezza
L vale la relazione:

essendo I la corrente che lo
percorre e V la tensione ai suoi estremi. Circa il meccanismo della conduzione e
l'esistenza di sostanze a conducibilità molto elevata (conduttori) o
molto bassa (isolanti) (V.
CONDUTTORE). Un discorso a parte meritano gli
elettroliti (cioè le sostanze che poste in un solvente opportuno si
dissociano in ioni) e il fenomeno della conduzione nelle soluzioni. In queste il
trasporto di elettricità è legato essenzialmente alla
mobilità degli ioni: di essi quelli positivi o cationi migrano verso il
catodo, ovvero nel senso di circolazione della corrente, mentre quelli negativi
ovvero anioni migrano verso l'anodo, cioè in senso opposto alla
circolazione della corrente convenzionale. La dissociazione di una sostanza a
legame ionico posta in un solvente non è mai completa; s'introduce quindi
il concetto di grado di dissociazione

dell'elettrolita, come rapporto fra il
numero di molecole dissociate e quello di tutte le molecole presenti. Dalla
chimica-fisica si sa che

aumenta con la diluizione, cioè col
diminuire della concentrazione del soluto, e che tende ad 1 quando la
concentrazione tende a zero. Evidentemente la
c. della soluzione è
tanto maggiore quanto più grande è il numero di portatori; se
fosse

= 1 la
c. aumenterebbe con la concentrazione del soluto; ma con tale
concentrazione

diminuisce. Si hanno quindi due effetti
contrastanti: aumentando la concentrazione aumenta il numero di portatori
potenziali di corrente, ma diminuisce la frazione di portatori potenziali che
partecipa al trasporto. Come in tutti i fenomeni fisici, la presenza di due
azioni antagoniste fa sì che le curve esprimenti la
c. in funzione
della diluizione della soluzione presentino un massimo. Per maggior
comodità di rappresentazione e di discussione, si cerca di avere curve
che tendono ad un asintoto al tendere della diluizione a

. Si
può così ricavare il valore della
c. a diluizione infinita,
che serve per ricavare il grado di dissociazione

dell'elettrolita ad una concentrazione
generica. A tale scopo s'introduce in elettrochimica la
c. equivalente,
prodotto della
c. per il
volume equivalente, cioè il volume
in cui è sciolto un grammo equivalente dell'elettrolita (cioè un
peso di elettrolita in g pari al suo peso molecolare). Tale grandezza, che
indicheremo con delta ha andamento più regolare e tende ad un asintoto
orizzontale, detto
c. equivalente limite (

). Si può vedere facilmente che vale
la relazione:

. Inoltre si possono per questa via ricavare
i valori delle mobilità ioniche, cioè delle velocità che i
vari tipi di ioni acquistano nella soluzione; se diciamo u
+ e
u
- le mobilità degli ioni positivi e negativi generati dalla
dissociazione di un elettrolita, vale la
relazione:

= F (u
+ +
u
-)
essendo F la costante di
Faraday (= 96.500 coulomb/equivalente). Si noti che u
+ e
u
- sono le velocità acquistate dai cationi e anioni
rispettivamente nel loro moto nella soluzione quando il campo elettrico ha
valore di 1 V/cm. La trattazione teorica delle soluzioni diluite è dovuta
in forma moderna a Bebye e Huckel. Per i solidi va tenuto presente il fenomeno
della
superconduttività, che consiste nel brusco aumento di
c. che presentano alcuni metalli molto puri o anche alcune leghe a
temperature prossime allo zero assoluto. Tale fenomeno non ha ancora ricevuto
spiegazione teorica (nemmeno nella trattazione di Bloch), benché lo si
sfrutti già in parecchie applicazioni, come ad esempio nei giganteschi
acceleratori di particelle di recente costruzione. ║
C. termica:
proprietà di un corpo esprimente la maggior o minor attitudine che esso
ha a lasciarsi attraversare da un flusso termico. Come nel caso visto sopra si
parla anche qui di conduttori o isolanti secondo che la
c. ha valore alto
o basso. La definizione di
c. termica è legata ad uno scambio di
calore; essa è definita dalla relazione di
Newton:
dQ/dt = -

S grad T
ove dQ/dt è la
quantità di calore che attraversa nell'unità di tempo la
superificie S sulla quale è presente un gradiente di temperatura gradT. Vi sono
varie relazioni quasi tutte empiriche o semiteoriche, che cercano di correlare
la
c. termica di una sostanza alla sua struttura cristallina o
molecolare, visto il fenomeno della conduzione. Tutte queste espressioni hanno
però solo un valore di prima approssimazione e si possono usare solo in
mancanza assoluta di dati sperimentali o per estrapolare i dati noti. Fra di
esse ricordiamo la legge di Wiedemann e
Franz:
/k T =
cost
essendo
k la
c.
elettrica,

la
c. termica e T la temperatura assoluta. Che fra le due
c. possa esistere una relazione è facile capirlo pensando che gli
elettroni, responsabili della conduzione elettrica, lo sono in parte anche di
quella termica, e che comunque c'è interazione tra gli elettroni e il
reticolo. Il tentativo di Sommerfield di esprimere le due
c. in funzione
di costanti universali porta a formule relativamente semplici e di buona
approssimazione, ma non sufficienti per la maggioranza dei calcoli
tecnici.