Nome che si dava ai capi delle compagnie di ventura. Essi
raccoglievano uno stuolo di avventurieri e si offrivano di combattere a favore
di quello stato o di quel nobile, dal quale venivano meglio retribuiti. I
c. ebbero il merito di dare disciplina alle loro compagnie e, concedendo
i gradi ai più meritevoli, di formare quei capitani che contribuirono a
far risorgere l'arte militare italiana. Furono spesso uomini molto colti, abili
nella preparazione della guerra e nella rapidità di esecuzione.
Conoscevano l'arte della fortificazione. della tattica, del coordinamento delle
varie armi sul campo di battaglia, della logistica. Si formarono persino vere
scuole di guerra, ciascuna con proprie caratteristiche, delle quali le
più famose furono la braccesca, la sforzesca e quelle dei Colleoni e
degli Orsini. Tra i più celebri
c. che ebbero grande fortuna tra
il XV e XVI sec., ve ne furono alcuni di umili origini come Erasmo Gattamelata,
Francesco di Bussone detto il Carmagnola, Attendolo Sforza, e altri invece di
illustre casato, come Federico da Montefeltro, Cesare Borgia, Alberigo da
Barbiano, Ercole d'Este, che prestavano la loro opera in cambio di determinate
garanzie e privilegi; talvolta, stabilita in una città la sede della
propria compagnia, ne ottenevano la signoria, come Broglia ad Assisi e Biordo
Michelotti a Perugia, Todi e Orvieto.