Conformità di sentimenti, di voleri, di opinioni, fra
due o più persone. • Ant. - Accordo,
convenzione, riconciliazione. • Bot. - Nome
italiano dell'
orchis maculata, erba della famiglia delle Orchidacee.
• Mit. - I Romani chiamarono
C. una
divinità che simboleggiava l'unione dei cittadini, dei familiari e degli
sposi. Il suo culto ebbe inizio del IV sec. a.C. per auspicare la fine delle
lotte tra patrizi e plebei. Al tempio, innalzato nel Foro da Camillo nel 387, se
ne aggiunsero numerosi altri e l'immagine della dea
C. appare anche su
varie monete di età imperiale. • Filos. -
Principio di c. Il concetto filosofico e politico di
c. fu
sviluppato dai pensatori greci in connessione con quello di armonia e posto a
fondamento di ogni considerazione estetica. Esso fu ampiamente sviluppato da
Platone nell'enunciazione della sua teoria sull'eros, considerato come direzione
da ciò che non e ancora concorde. ma la cui natura è quella di
diventare concorde, avvicinandosi a una più organica e totale armonia,
pur non potendo essa coincidere con l'armonia totale. Anzi, più l'uomo
raggiunge la
c. di ciò che è "discorde" e più, nel
mondo, gli si presenterà come discorde ciò che a uno sguardo
esteticamente meno esigente può sembrare armonico. Più l'uomo si
dirige verso la perfezione armonica e più vaste e profonde gli si
presentano le discordie della vita. Anche la concezione platonica della vita
politica si basava sul concetto di armonia e di
c., come pure quella
aristotelica, basata su un sistema di classi cooperanti. La concezione
platonico-aristotelica fu ripresa nel Medioevo e sviluppata soprattutto da
Tommaso d'Aquino, secondo cui la comunità umana consiste di classi,
ciascuna delle quali ha compiti specifici, necessari al bene comune, adempie
funzioni sue proprie e riceve la ricompensa che le è dovuta, senza
usurpare i diritti delle altre classi. • Rel. -
Nel XV sec. il concetto di
c. fu assunto per essere inserito nel
dibattito sull'autorità spettante al papa e alla Chiesa. Esso fu
sviluppato ampiamente da Nicolò da Cusa nell'opera
De concordantia
catholica, presentata nel 1433 al concilio di Basilea. L'opera era stata
scritta a difesa della dottrina conciliare: poiché il potere ultimo
risiedeva nella totalità della Chiesa, nessuno dei suoi organi, papa
compreso, doveva avere voce definitiva. A ciascun organo doveva essere
riconosciuto un potere proprio, rispetto agli altri, potere che tutti derivano
dall'intera comunità. Ne conseguiva che il governo doveva essere
considerato un'impresa comune, una "
c.", e non una delega di poteri da
parte di un capo sovrano. Nel corso del Cinquecento, ogni speculazione fu
assorbita dai problemi politico-religiosi che derivavano dalla Riforma
protestante, mentre l'antica fede nell'armonia dei poteri veniva travolta dalle
guerre di religione. Con l'affermarsi dell'assolutismo regio venne abbandonata
l'idea di armonia e assunta quella di supremazia. ║
Formula di c.:
fu detta l'ultima confessione di fede luterana, elaborata dopo accese dispute
protrattesi per una trentina d'anni. Pubblicata nel 1584, essa rappresenta il
corpus definitivo della teologia luterana e venne accettata dalla grande
maggioranza delle Chiese luterane tedesche e scandinave. Nel 1580, per incarico
dell'elettore di Sassonia tutte le confessioni di fede luterana furono raccolte
nel
Liber Concordiae.