Azione od omissione che contravviene a una disposizione
della legge o a un precetto della morale; responsabilità che ne deriva a
chi la commette. • Teol. - Peccato. ║
Causa principale di effetti dannosi. • Dir. -
Comportamento dal quale deriva un danno a carico di un altro soggetto, per
effetto di negligenza, imprevidenza, imperizia o violazione di norme di legge o
di regolamenti. Si contrappone al
dolo, che presuppone nell'agente la
piena coscienza e intenzionalità dell'atto.
• Dir. pen. - Il fondamento
dell'imputabilità della
c. è costituito dalla
volontarietà del fatto da cui deriva l'evento di danno.
• Psicol. -
Complesso di c.: risultato di
un processo psicologico che porta l'individuo a interiorizzare la paura di una
punizione o di una perdita di affetto, quale conseguenza di trasgressioni agli
ordini ricevuti. Il senso di colpa comincia a formarsi molto presto, cioè
sin da quando le tendenze naturali del bambino urtano in vari modi contro le
convenienze sociali, il costume e le idee morali degli adulti. Egli è
pertanto costretto, sin dai primi anni di vita, a reprimere e rimuovere i suoi
desideri e, ogni volta che il desiderio si affaccia in lui o egli s'abbandona ad
esso, sorge nella sua coscienza il sentimento di
c., cioè la
sensazione di commettere una trasgressione (o peccato). Poiché ogni
educazione, anche non autoritaria e repressiva, impone delle restrizioni, i
sentimenti di
c. accompagnano inevitabilmente la formazione della
coscienza (distinzione fra bene e male) dell'individuo, e costituiscono una
reazione normale ad atti notoriamente proibiti e che di solito comportano
punizioni. Tuttavia, va tenuto presente che i complessi di
c.
costituiscono un'esasperazione emotiva della coscienza (nella forma più
semplice servono a ricordare all'individuo di avere fatto qualcosa di sbagliato)
e possono perciò diventare altrettanto e più dolorosi degli stessi
castighi, tanto più che si tratta di sensazioni acquisite spesso molto
precocemente e perciò interiorizzate, così profondamente, che il
timore di una punizione non è conscio. Per di più, nei bambini, la
paura di perdere la protezione dei genitori (e di incorrere nell'ira di Dio)
è così forte, che anche le azioni, i pensieri, i desideri segreti
possono provocare crisi di coscienza. È evidente quindi la gravità
degli sviluppi negativi insiti in un'educazione che esasperi questi sentimenti
di
c., accompagnando la proibizione col castigo e la minaccia di
terribili punizioni divine. Pertanto, i sentimenti di
c. possono assumere
proporzioni patologiche e compromettere irreparabilmente lo sviluppo
intellettuale, emotivo e caratteriale. Il tentativo di evitare il senso di colpa
genera spesso forme di condotta che, all'apparenza, sembrano prive di relazioni
con la repressione degli istinti. Per esempio, un bambino può maturare un
comportamento particolarmente mite, ubbidiente e zelante, cioè fare
costantemente quello che gli altri si aspettano da lui. È questo un
chiaro tentativo di aggrapparsi all'amore degli altri, quale sostituto
dell'amore per se stesso, che generalmente porta ad un'insoddisfazione dei
propri desideri e bisogni inespressi per tutta la vita. Tipici fenomeni che
hanno all'origine un senso di
c., non risolto, sono gli atteggiamenti
coatti e perfezionistici (per esempio, il bisogno di lavarsi continuamente le
mani, di controllare se gas, luce, porte, sono effettivamente chiusi, di
ricollocare al loro giusto posto gli oggetti spostati, di vuotare posacenere,
spolverare in continuazione, ecc.). Inoltre spesso il complesso di
c.
sconfina in quello di
inferiorità. Quando infatti la
disapprovazione e le punizioni sono tali da indurre il bambino a sentirsi solo
marginalmente accettato e amato, anch'egli finirà col considerare se
stesso con meno affetto, divenendo così un individuo insicuro,
pressoché privo di curiosità, sempre timoroso di sbagliare, pronto
a scusarsi e a giustificarsi in anticipo. Infine un bambino può sfuggire
al senso di colpa sopprimendo i naturali impulsi sessuali in modo così
violento da sostituire la tentazione col disgusto per tutto ciò che
è in rapporto o che gli ricorda l'eccitamento. Tale reazione di solito
è limitata a situazioni specifiche, ma in qualche caso può
generalizzarsi, rendendo l'individuo incapace di eccitarsi sessualmente, o di
raggiungere l'orgasmo o di avere rapporti, com'è il caso di certe gravi
forme di frigidità e di impotenza. Oppure i conflitti repressi possono
portare l'individuo all'eliminazione del complesso di
c. attraverso la
perversione sessuale.