Aggettivo che si riferisce ad una colonia, tipico di una
colonia, che proviene da una colonia. • Arte -
Con
architettura c. si suole indicare l'architettura delle colonie
inglesi dell'America Settentrionale durante un periodo di quasi due secoli, che
viene diviso in una prima fase detta
Early Colonial (1609-1700) e in una
seconda detta
Georgian o
Late Colonial (1700-80). Un'ulteriore
distinzione, questa volta geografica, viene fatta per le aree che più
contribuirono allo sviluppo dell'architettura
c.: il New England, al
Nord, ed essenzialmente la Virginia, al Sud. L'Early Colonial, sia al Nord sia
al Sud stilisticamente legato ai modelli Tudor, vide sorgere in Virginia le
prime
Mansions (Bacon's Castle, Surry Country; Virginia, 1655 circa)
legate all'organizzarsi dell'economia delle piantagioni, e nel New England una
modesta architettura puritana con la creazione delle
Meeting Houses. Il
fenomeno più rappresentativo della cultura dell'Early Colonial fu la
fondazione nel 1699 della nuova capitale della Virginia: Williamsburg. Sebbene
il piano sia ancora compreso nell'ambito dell'Early Colonial, gli edifici
costruiti nella città segnano già la prima fase del Late Colonial
e mostrano una matrice di netta derivazione wreniana. Intorno al 1730-40 sorsero
poi a Sud le prime grandi residenze di piantagione, come "West-over", in
Virginia, perfetta espressione dell'economia schiavista, e al Nord, col formarsi
di una nuova e potente borghesia mercantile, si diffuse il palladianesimo
attraverso l'opera di Peter Harrison (1740 circa). La diffusione delle
pubblicazioni di James Gibbs da un lato (Mount Airy, Richmond County, 1758-62) e
il definirsi di una tenace volontà di attaccamento ai modelli di C. Wren
e olandesi, caratterizzano gli anni che precedono l'indipendenza. Come per
l'architettura, anche per l'arredamento prevalsero gli stili inglesi
(Giacobiano, Guglielmo e Maria, Regina Anna e Chippendale) che, importati della
madrepatria con relativo ritardo, venivano interpretati più o meno
fedelmente dai mobilieri americani sulla base di libri e disegni. Nel XVIII sec.
si ebbe una feconda produzione di notevole livello, seppure adattata alle
esigenze di semplicità e praticità della nuova società
americana. I materiali usati erano legni locali, quali il noce, la quercia,
l'acero; solo più tardi il mogano. Gli stili che incontrarono maggiore
fortuna furono il Guglielmo e Maria (soprattutto con gli
highboys:
cassettoni poggianti su un'alta base, anch'essa fornita di cassetti; con i
lowboys: costituiti in sostanza dal corpo inferiore dell'
highboy;
con i tavoli a cancello), il Regina Anna e il Chippendale. Al contrario lo stile
primo Georgiano, con il tipico motivo a testa di leone, e i preziosi mobili
dorati di William Kent, furono pochissimo imitati o addirittura ignorati,
probabilmente perché troppo lontani dall'ideale di semplicità
americano. Filadelfia fu in America il più famoso centro di ebanisteria,
soprattutto per la esecuzione di mobili in stile Chippendale. Quest'ultimo stile
fu soppiantato dall'Hepplewhite grazie anche alla ripresa dei contatti
commerciali con l'lnghilterra, interrottisi durante la Rivoluzione americana.
Per "mobile
c. olandese" si fa riferimento in particolare allo stile
d'arredamento in uso nello stesso periodo presso gli Olandesi di New York e
dintorni. Si tratta per lo più di mobili dalla struttura assai pesante e
semplice.