Nome di famiglia, casato. Il
c. in italiano è
invariabile, sia in genere, sia in numero, contrariamente ad altre lingue, come
il latino o il russo. • St. - I Greci non
avevano
c., designandosi essi sempre con il nome proprio, quello del
padre e, eventualmente, quello della città o del demo di origine. I
Romani liberi invece, dall'età repubblicana, ebbero come terzo membro del
loro nome il
cognomen. Questi
c. che ebbero origine da
particolarità fisiche o morali o da località di provenienza
divennero col tempo ereditari. Il
c. moderno comincia a sorgere nel IX
sec. dal bisogno di distinguere persone d'ugual nome. L'uso del
c. si
diffuse nei secoli successivi, specie nel Rinascimento, fino a che disposizioni
di legge lo resero obbligatorio nei vari paesi. Le origini dei
c. sono
diverse. Talora abbiamo un secondo nome aggiunto a quello di battesimo, spesso
troviamo l'indicazione del padre o della madre, non di rado il
c. indica
la provenienza o il mestiere; frequenti sono i soprannomi d'ogni genere. Una
classe a parte è costituita dai
c. di origine celtica con
Mac, in quelli scozzesi e inglesi con
Fitz-; anche qui spesso
appaiono nomi di battesimo, sovente abbreviati. Fra i
c. slavi sono molto
comuni, specialmente fra la nobiltà polacca, quelli derivanti dalla
proprietà rurale. Anche i
c. ebraici sono fatti secondo questi
principi. • Dir. - Secondo il codice civile
italiano, il
c. insieme con il prenome costituisce il nome che è
oggetto di tutela giuridica. Il cambiamento del
c. può essere
autorizzato con decreto del capo dello Stato, o dal procuratore generale della
Corte d'appello nel caso in cui si chieda di cambiare il
c. perché
ridicolo o vergognoso, o perché rivela origine illegittima.