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Coesistènza.

Vivere, esistere insieme tollerandosi reciprocamente. Il termine, usato soprattutto nell'ambito del pensiero esistenzialista per designare "l'essere con gli altri", come fenomeno sociale. ║ Politica della c.: il termine ha assunto un particolare significato politico (c. pacifica, c. competitiva) verso la fine degli anni Cinquanta, con riferimento ai rapporti internazionali, in particolare tra USA e URSS. Questa nuova politica cominciò a svilupparsi concretamente a cominciare dal 1962, dopo la crisi provocata dall'installazione di basi missilistiche sovietiche a Cuba, crisi che può essere considerata una specie di linea di demarcazione tra la precedente politica di "guerra fredda" e la nuova politica di "c. competitiva". Nel messaggio natalizio del dicembre 1959, papa Giovanni XXIII raccomandava di non tendere solo all'ideale della c., ma di proporsi quello della "convivenza" in cui si manifesta più propriamente lo spirito del reciproco aiuto e della giustizia comune e non solo, come nel caso della c., la disposizione a tollerare l'esistenza altrui, avendo come garanzia l'altrui tolleranza della nostra esistenza. A quell'epoca si erano già avute in URSS e nei paesi dell'Europa orientale le ripercussioni del processo di destalinizzazione guidato da Kruscëv, mentre negli Stati Uniti stava per finire la presidenza Eisenhower sotto cui, alla politica della "guerra fredda", era andata lentamente sostituendosi quella della c., in seguito perseguita con maggiore energia dal presidente Kennedy (1961-63). Il nuovo presidente democratico sbloccò una situazione da tempo cristallizzata e impostò su nuove basi i rapporti con l'Unione Sovietica alla luce dei nuovi equilibri mondiali determinati dal potenziale nucleare dei due "blocchi". La politica di "guerra fredda", prima, e di c., poi, procedettero infatti in stretta connessione con lo sviluppo degli armamenti nucleari. La politica di "guerra fredda" era andata sviluppandosi a partire dal 1945-46, in seguito alla rottura del preesistente equilibrio di forze tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Nei primi anni del dopoguerra, la preminenza nucleare americana rendeva concreta la minaccia che da un giorno all'altro la "guerra fredda" potesse trasformarsi in "guerra calda", con "una pioggia di rovine dal cielo come mai si era vista prima", secondo il minaccioso avvertimento del presidente Truman, dopo il lancio delle bombe di Hiroshima e Nagasaki. All'insegna della "guerra fredda" e del monopolio nucleare americano venne istituita nel 1949 la NATO, attraverso cui gli Stati Uniti poterono creare una cintura aereo nucleare attorno all'URSS. Ma già il 29 agosto di quell'anno, l'Unione Sovietica faceva esplodere la sua prima atomica, sottraendo agli Stati Uniti il monopolio nucleare, ma non la supremazia in questo campo. Venne poi la guerra di Corea e nel novembre 1951 Truman minacciò l'impiego di armi nucleari, sollevando larghe opposizioni in Gran Bretagna e negli altri paesi dell'Europa occidentale più direttamente minacciati da una reazione sovietica. Una nuova minaccia si ebbe nel 1956 in occasione della crisi per il Canale di Suez. In quell'occasione, Francesi e Inglesi furono indotti a desistere dall'azione, dietro la minaccia sovietica di lasciare missili atomici su Parigi e Londra. Superato anche il momento critico della crisi per Berlino, cominciò la fase del "disgelo". Nell'ottobre 1957, venne lanciato il primo Sputnik che rappresentò una clamorosa prova del notevole livello raggiunto dalla tecnica missilistica e spaziale sovietica, in grado di colpire non più solo bersagli europei, ma qualsiasi obiettivo sul territorio statunitense. Nel settembre 1959, l'URSS inviava il primo veicolo sulla Luna e nell'aprile 1961 il primo uomo nello spazio, confermando la rottura dei precedenti rapporti di forza con gli Stati Uniti. Si ebbe poi nel 1962 la crisi di Cuba, la cui composizione segnò l'inizio di un nuovo tipo di relazioni tra le due superpotenze che, non potendosi combattere direttamente, si orientarono verso la c. In campo militare si ebbe un radicale cambiamento della strategia americana, passata dalla risposta massiccia, di tipo nucleare, a quella "flessibile", che pur non escludendo interventi armati, li circoscriveva a particolari aree, come nel caso del SE asiatico. Nel 1970, la situazione era ormai maturata a un punto tale che le due grandi potenze ritennero opportuno compiere un ulteriore passo avanti, passando dalla "c. competitiva" alla "c. cooperativa" o "cooperazione irreversibile", anche alla luce dei nuovi rapporti internazionali di potenza, connessi alla presenza della Cina e dei paesi del Terzo Mondo. Voci allarmistiche sulle sorti di tale nuova c. si levarono in seguito alla denuncia sovietica del trattato commerciale con gli Stati Uniti nel gennaio 1975. Tale denuncia era dovuta al fatto che i sovietici consideravano provocatorio il collegamento che il Trade Act statunitense poneva tra l'espatrio degli ebrei sovietici e la concessione all'URSS della clausola di nazione commercialmente favorita. Quasi contemporaneamente, nel contesto della crisi petrolifera, il segretario di stato americano Kissinger, poi confermato dal presidente Ford, faceva presente la possibilità di un intervento armato americano contro alcuni paesi produttori di petrolio, nel caso di "un effettivo strangolamento del mondo industrializzato". Anche negli anni Settanta la difficile c. tra le due potenze è stata così caratterizzata da momenti di disponibilità e distensione, accanto ad altri in cui i rapporti tra URSS e USA sono giunti al limite della rottura. Le maggiori divergenze sono sorte sul problema del controllo e della limitazione degli armamenti convenzionali e nucleari. All'inizio degli anni Ottanta, la decisione dei paesi della NATO di installare i cosiddetti "euromissili", per far fronte alla superiorità missilistica dei sovietici sul nostro continente, ha determinato una crisi nelle relazioni tra i due paesi, culminata nel dicembre 1983 con il ritiro dell'URSS dai negoziati sulla limitazione delle armi nucleari, in corso a Ginevra. Oltre che dal problema degli armamenti, la "c. pacifica" tra le due potenze è stata messa a dura prova anche da numerosi avvenimenti di politica internazionale: presenza sovietica nell'Afghanistan (1978), avvenimenti degli ultimi anni in Polonia, politica degli Stati Uniti nell'America Centrale, occupazione USA di Grenada (novembre 1983). L'avvento di Michail Gorbaciov alla guida dell'URSS determinava, dalla seconda metà degli anni Ottanta, una svolta fondamentale nei rapporti tra USA e URSS. Venivano infatti avviate delle trattative nell'ambito della riduzione delle armi nucleari e convenzionali che si risolvevano positivamente. Inoltre l'abbandono dell'Afghanistan da parte dei sovietici, nonché le riforme introdotte in alcuni Paesi dell'est europeo contribuivano al rinnovato clima di distensione.