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Codificazióne.

Attività del potere legislativo di uno Stato intesa ad esporre in un'opera uniforme e sistematica le norme di un particolare ramo del diritto vigente nello Stato stesso. Anche il risultato di tale attività. • Encicl. - La Rivoluzione francese diede il primo esempio di codice nel significato giuridico attuale della parola. Precedentemente si erano avuti alcuni esempi di c., quali i Libri feudorum, che diedero al nostro Paese redazioni scritte delle consuetudini feudali, le raccolte analoghe con cui in Spagna si attese alla redazione scritta dei fueros locali. Sotto Luigi XIV si ebbe un vasto progetto di compilazione delle ordinanze reali; queste furono sempre migliori col progredire del tempo. Le prime erano semplici raccolte cronologiche o sistematiche; le più recenti, invece, cominciarono a sancire norme nuove. Tali caratteri si manifestano anche nelle costituzioni modenesi del 1771 e nel Landrecht prussiano del 1794. Malgrado questi tentativi, sussisteva ugualmente una grande molteplicità di fonti del diritto e, nell'incertezza e quantità grande delle disposizioni legislative, nella discordia e contraddizione dei pareri dei giureconsulti, dominava il potere discrezionale del giudice. La necessità d'una sistemazione organica delle norme fu manifestata già nel XVI sec. da Hotman e prima di lui da Nevizzano. Il compito di dare un corpo di leggi nuove, a cui si accinse la Rivoluzione francese, fece sentire l'esigenza di dividere il corpo nuovo di legislazione nelle parti sistematiche che la giurisprudenza aveva già stabilite nei secoli precedenti. Quindi si formano separatamente un codice di leggi penali, uno di procedura civile, uno di procedura penale, uno di commercio. Il codice civile, presentato alla Convenzione nel 1793, aderiva trasparentemente alla concezione del diritto naturale, ma apparve alla Convenzione troppo complicato. Un secondo codice, che era più un manuale di morale che un codice di diritto, fu il tentativo più netto fatto dalla Rivoluzione per attuare i suoi propositi. Nello stesso tempo si redigevano i primi progetti di codice penale e di procedura penale e di procedura civile. L'ultimo progetto presentato il 24 Termidoro anno VIII risultò un abile compromesso tra l'antico patrimonio giuridico e le nuove idee bandite dalla Rivoluzione. Storia analoga ebbe la redazione del codice penale e di procedura criminale redatti in forma definitiva nel 1804 con i contemperamenti già detti tra il nuovo e l'antico. Il codice civile francese fu pubblicato nel 1804; il codice di procedura civile andò in vigore nel 1807; il codice penale e il codice di procedura penale andarono entrambi in vigore nel 1811; il codice di commercio andò in vigore nel 1808. I codici furono anche estesi a tutti i Paesi in cui, direttamente o indirettamente dominava la Francia: Belgio, Olanda, Paesi alla sinistra del Reno, ecc. Furono introdotti quindi anche in Italia. Alla Restaurazione, in Italia i principi diedero opera alla formazione di codici sulla traccia di quelli francesi. Nel regno di Napoli per decreto di Ferdinando I si giunse, nel 1819, alla promulgazione del Codice per il regno delle Due Sicilie. Alla C. napoletana seguì quella parmense: il codice civile fu promulgato nel 1820, seguito nello stesso anno dal codice di procedura civile e dai codici criminali militari, penale comune e di procedura penale. In Piemonte, la C. si attuò all'assunzione al trono di Carlo Alberto. Il codice civile fu promulgato nel 1837; seguirono il codice penale (1839), il codice di leggi penali militari (1840), il codice di commercio (1842) e il codice di procedura criminale (1847). Il codice di procedura civile venne promulgato (1854) da Vittorio Emanuele II. Nel nuovo regno Lombardo Veneto furono accolti nel 1815 i codici civile e penale austriaci; questo secondo fu sostituito nel 1852 da un nuovo codice penale. Quando i vari Stati d'Italia si unirono nello Stato nazionale unitario, avevano tutti ottenuto la riforma della legislazione mediante i codici. Con l'anno 1865 si poté compiere il passo decisivo verso l'unificazione legislativa sotto forma di c. italiana. Infatti con legge del 2 aprile, il governo venne autorizzato a promulgare in tutte le province costituenti il regno d'Italia, il codice civile, di procedura civile, di commercio e di marina mercantile, ai quali seguì poco dopo quello di procedura penale. Il codice commerciale entrò in vigore nel 1883; quello penale nel 1890. Gran parte degli Stati europei e americani principalmente adottarono il sistema del diritto codificato, aderente nel suo complesso al sistema francese. Vi fu però qualche paese che cercò di formare dei codici originali. Tra questi l'Austria e la Germania, paese nel quale la c. trionfò completamente soltanto in tempi relativamente recenti. Una larga corrente dottrinaria identifica una causa delle frequenti controversie fra gli Stati nelle incertezze derivanti dal fatto che il diritto internazionale generale era diritto non scritto. Questa corrente, pertanto considera la c. di esso come un fine fondamentale da perseguire per favorire il pacifico svolgimento delle relazioni fra gli Stati. Un principio di c. del diritto internazionale è in effetti avvenuto in materia di diritto bellico (convenzioni dell'Aia del 1899 e del 1907, convenzioni di Ginevra del 1929 e del 1949). Tra gli impegni dottrinali per una c. del diritto internazionale sono da ricordarsi quelli assunti da Alessandro Alvarez e quelli collettivi dell'Istituto di diritto internazionale, dell'Istituto americano di diritto internazionale. In conformità all'art. 13 della Carta delle Nazioni Unite, che attribuisce all'Assemblea il compito di incoraggiare il progressivo sviluppo del diritto internazionale e la sua c., con risoluzione assembleare, 11 novembre 1946, fu istituito un apposito comitato.