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Clorofòrmio.

Chim. e Med. - Derivato alogenato degli idrocarburi. Liquido incolore, mobilissimo, di odore gradevole, più pesante dell'acqua; solvente di numerose sostanze tra cui lo zolfo, le resine, i grassi. Scoperto nel 1831, contemporaneamente, da Liebig, Soubeiran e Guthrie e sperimentato per la prima volta sull'uomo nel 1847 dal ginecologo Simpson quale narcotico in chirurgia, fu per vari decenni preferito all'etere. Ha azione dannosa sul circolo periferico e centrale. È composto di carbonio, cloro e idrogeno, con l'aggiunta del 2% di alcool, che serve a meglio conservarlo. È solubile in 200 parti di acqua e solubilissimo nell'alcool e negli oli grassi. Si può preparare trattando l'idrato di cloralio con potassa caustica, o elettrolizzando cloruro sodico e acetone, oppure facendo distillare cloruro di calce con acqua, calce, alcool etilico a 85°. Il c. viene assorbito facilmente attraverso la pelle e le mucose, evapora molto rapidamente e perciò dà impressione locale di freddo, nel punto in cui viene applicato. Il c., per inalazione, esercita azione anestetica generale, poiché agisce sul cervello, sul midollo e sul bulbo.