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Clatrati.

Classe di composti chimici esistente solo allo stato solido, nei quali una cella elementare contiene una o più molecole differenti da quelle che formano lo scheletro della cella stessa. Si ha cioè la presenza contemporanea di due tipi di molecole; uno - presente in quantità dominante - costituisce un reticolo particolare nel quale sono presenti delle cavità; in queste è ospitata un'altra specie molecolare, trattenuta non da legami chimici ma semplicemente perché la porosità della cella o "gabbia" sono troppo piccole perché possa uscirne. Questi composti si formano generalmente per cristallizzazione da soluzione, non necessariamente acquosa. I rapporti fra le due specie molecolari sono di solito ben costanti; non sempre sono però interi. Sovente accade che l'elemento ospitante formi una gabbia nella quale si trovano più cavità, eventualmente di forma diversa; si può allora dare il caso che il c. sia formato da più di due specie molecolari, in quanto in tipi diversi di cavità possono trovar posto elementi o molecole diverse. Alla determinazione delle prime strutture di c. si è giunti poco più di venti anni or sono: l'unico metodo di indagine è la diffrazione dei raggi X. A questi studi fornisce un notevole rapporto anche la strutturistica chimica. Infatti la possibilità di dare dei c. è legata alla struttura delle molecole che formano la gabbia: si tratta in generale di molecole aventi un elevato momento dipolare o una forma molecolare strana oppure entrambi questi fattori. Sovente presenta anche dei forti legami idrogeno e dei fenomeni associativi allo stato liquido. Un tipico elemento ospitante è l'acqua, vista la sua particolare struttura e la tendenza ad associarsi che la porta a solidificare con aumento di volume. Una serie particolare di c. è infatti costituita dai cosiddetti gas idrati. L'acqua forma con molti gas, quali il cloro, l'anidride solforosa, il bromo, il metano, l'etano, l'etilene, il cloruro di metile, l'acido solfidrico, il metilmercaptano, il cloroformio, il cloruro di etile, l'isobutano, ecc. una duplice serie di c.. Una di queste è caratterizzata da una cella unitaria di forma cubica, composta da 46 molecole di acqua, che presenta due grandi cavità, capaci di comprendere anche molecole relativamente grandi, e altre sei cavità più piccole, che contengono molecole di dimensioni inferiori (es. argo, metano, ecc.). L'altra serie ha una cella elementare composta da 136 molecole d'acqua, anch'essa cubica. Presenta 8 cavità grandi e 16 piccole per ogni cella: in ognuna di queste può essere ospitata una molecola, compatibilmente con le dimensioni. Di solito i gas idrati contengono un numero di molecole estranee che va dal 5 al 15% del numero delle molecole d'acqua. Un'altra serie di c. di notevole interesse è quella dell'idrochinone, in particolare della sua forma beta. Allo stato cristallino questa sostanza forma delle gabbie aventi nominalmente 15,5 molecole per ognuna. Tali gabbie si compenetrano, e nella struttura finale restano dei vuoti - in questo caso relativamente deformabili - che possono contenere ognuno una molecola del tipo acido solfidrico, acido cianidrico, anidride solforosa, acidi alogenidrici, acido formico, alcool metilico, gas nobili (eccetto l'elio) ossigeno, azoto, ecc. I gas nobili sono particolarmente interessanti in quanto formano c. con diverse sostanze (acqua, idrochinone, ecc.) che in certi casi sono relativamente molto stabili. Oltre ai composti di questo tipo (inclusioni in reticolo cristallino) si hanno anche altri composti - pure detti c. per estens. - quali quelli formati per inclusione di una molecola nell'anello di una grande molecola ciclica e i composti che danno certe preparazioni di grafite e silice, le quali occludono altre molecole fra due piani cristallini. Anche le zeoliti, la cui struttura cristallina presenta dei canali (stavolta però aperti alle estremità) sono state classificate da molti come dei c.. Alcune relazioni che portano alla formazione di c. da soluzione sono note da tempo, e hanno anche trovato notevoli applicazioni pratiche. Ad esempio è risaputo che l'aggiunta di urea ad una miscela liquida di normali paraffine e di paraffine lineari porta alla formazione di un precipitato che contiene esclusivamente normalparaffine, che possono poi essere recuperate ad es. per riscaldamento. Ciò è dovuto alla formazione di un composto di occlusione, che è ancora un c., fra l'urea e la paraffina. L'urea infatti tende a formare una fase solida in cui è disposta a spirale attorno ad una o più molecole di paraffina. Il canale che resta entro tale elica, detto addotto molecolare, ha un diametro di circa 5 Å e contiene pertanto le paraffine lineari, mentre è troppo piccolo per essere previo a quelle ramificate. Per contro, se invece dell'urea si impiegasse la tiourea, l'addotto molecolare si formerebbe ancora, ma avrebbe un diametro alquanto più grande. Questo non tratterebbe più le paraffine lineari (che lo attraverserebbero liberamente) ma quelle ramificate, che hanno un diametro maggiore. L'estrazione delle normal-paraffine della miscela è stato un metodo impiegato diffusamente nell'industria petrolchimica per il frazionamento di miscele paraffine. Oggi si preferisce per questa operazione l'uso di setacci molecolari che qualcuno considera ancora - impropriamente - un tipo di c.