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Cisgiordania.

Denominazione del territorio palestinese situato a Ovest del fiume Giordano e comprendente la Samaria e la Giudea. Dopo la rinuncia della Gran Bretagna al mandato sulla Palestina, seguito dalla costituzione dello Stato di Israele e della conseguente guerra arabo-israeliana (1948), il territorio cisgiordano fu occupato militarmente e annesso ufficialmente al regno di Giordania nel 1950. Abitata prevalentemente da profughi palestinesi, provenienti dal territorio israeliano, la regione cisgiordana, comprendente le aree più fertili e più ricche della Giordania, fu occupata dalle truppe israeliane nel giugno 1967 durante la "guerra dei sei giorni". Col passare del tempo, l'occupazione del territorio, compresa la città vecchia di Gerusalemme, cominciò a perdere l'iniziale carattere di temporaneità, tanto da indurre il governo di Tel Aviv a indire elezioni amministrative nel marzo 1972, sulla base della preesistente legge ordinaria che limitava l'elettorato alla popolazione maschile di nazionalità giordana, escludendo i profughi palestinesi, così da ridurre il numero degli aventi diritto al voto a meno di diciassettemila persone, corrispondenti a neppure il 5% della popolazione residente nel territorio cisgiordano. Il malcontento della popolazione arabo-palestinese sfociava in azioni di guerriglia che, inizialmente prive di coordinamento militare e politico, si indirizzarono verso un fine unitario con la nascita nel 1964, a Gerusalemme, dell'OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina). Nel 1969 la leadership dell'organizzazione era assunta da Yasser Arafat che unificò tutte le componenti della resistenza palestinese ottenendo, nel 1974, il riconoscimento dell'ONU. La situazione nei territori occupati da Israele dopo la "guerra dei sei giorni" si faceva però sempre più difficile: nel dicembre 1987 scoppiava l'Intifada ("rivolta delle pietre") che causava la dura reazione dell'esercito di Gerusalemme. Nonostante le risoluzioni dell'ONU (gennaio 1988) che condannavano la durezza della repressione israeliana, il governo del conservatore Shamir accentuava, all'inizio del 1988, la pressione militare in C. e nella striscia di Gaza. Shamir respingeva anche il piano di pace statunitense per il Medio Oriente, proposto dal segretario di stato americano George Shultz. Nel novembre dello stesso anno, Arafat proclamava la nascita dello Stato indipendente di Palestina a Gaza e in C. Nonostante le successive risoluzioni dell'ONU prevedessero il ritiro di Israele dai territori occupati in C., nel corso del 1992 gli scontri tra Palestinesi e Israeliani continuavano. Nel 1993 l'OLP e Israele si impegnavano nella realizzazione di un piano per la creazione di un regime autonomo per le zone occupate dalle popolazioni arabe a Gerico, in C., e a Gaza. La ratifica dell'accordo veniva decisa nel gennaio del 1994, ma la firma dell'accordo fra Rabin e Arafat giungeva solo in maggio: Israele si ritirava da buona parte dei territori in questione, lasciando il campo alle forze palestinesi. Nel luglio 1994 nasceva il primo Governo dello Stato di Palestina. In un successivo accordo firmato a Washington nel 1995, che programmava il ritiro israeliano in tre fasi corrispondenti a tre zone dei territori occupati, la C. fu fatta rientrare in parte nella zona B (23% del territorio), che passava sotto il controllo dell'autorità palestinese, e il restante nella zona C, un'area di importanza strategica e di colonizzazione ebraica, che rimaneva ancora sotto il controllo di Israele.