(dal latino
circumcidere: tagliare intorno).
Asportazione chirurgica, parziale o totale, del prepuzio del pene e, nelle
donne, del glande del clitoride o del clitoride
(V.
CLITORIDECTOMIA). Come mutilazione sessuale
maschile, è pratica rituale diffusa presso vari popoli e religioni, tra
cui l'ebraica e la musulmana. Talvolta la
c. viene effettuata per ragioni
mediche, come nel caso di gravi fimosi e, nelle donne, quando il cappuccio del
clitoride è troppo aderente ed è causa di irritazione o di
frigidità. • Relig. - Le origini
antichissime della
c. presso gli Ebrei sono documentate dall'uso iniziale
di un coltello di selce. La trattazione biblica vuole che essa fosse stata
adottata da Abramo per volontà di Dio (
Jahvé), come segno
distintivo dell'appartenenza al popolo eletto. Secondo l'uso ebraico del tempo,
Gesù fu circonciso l'ottavo giorno dalla nascita dai genitori che, in
tale circostanza, gli imposero il nome. L'evento è ricordato il 1°
gennaio che la cristianità celebra come festa della
c. del
Signore. Per un certo tempo gli stessi cristiani di origine ebraica continuarono
a considerare obbligatorio il rito della
c. e fu San Paolo a chiarire la
posizione dei cristiani a questo riguardo. Gli Arabi, che già la
praticavano, imposero la
c. come segno distintivo musulmano a tutti i
popoli islamizzati. Anch'essi, come gli Ebrei, la praticano nei giorni
immediatamente successivi alla nascita o comunque entro i primi anni di vita del
bambino. • Etn. - Il fatto di essere effettuata
in età diverse (presso Ebrei e Musulmani poco dopo la nascita, mentre
presso altri popoli, in particolare in alcune tribù dell'Africa e
dell'Oceania, durante la pubertà o prima del matrimonio) ha dato luogo a
diverse interpretazioni sul suo significato, anche se sembra che originariamente
essa fosse praticata dovunque all'epoca della pubertà, nel quadro delle
cerimonie iniziatiche. Secondo alcuni studiosi, infatti, presso gli stessi Ebrei
essa era legata all'iniziazione puberale e il fatto troverebbe tra l'altro
conferma nella somiglianza tra il termine ebraico
hatan (fidanzato) e
l'arabo
khatan (
c.). Comunque, fatta eccezione per Ebrei e
Maomettani, presso la grande maggioranza dei popoli di interesse etnografico la
c. nei maschi viene effettivamente praticata durante la pubertà,
in relazione ai riti di iniziazione sessuale. Essa costituisce la premessa
necessaria per l'ammissione nella società e per il matrimonio,
poiché indica il passaggio all'età adulta. Sicuramente per questi
popoli rappresenta un segno distintivo di virilità necessario per una
partecipazione attiva alla vita politica e sociale della tribù. Gli
studiosi non sono concordi sul significato originario e sugli scopi della
c. La grande maggioranza tende comunque a escludere che essa fosse
dettata da norme igieniche, ma tutti concordano sul suo profondo significato
rituale. E' probabile che questa mutilazione sessuale abbia come origine l'idea
che essa possa facilitare i rapporti sessuali. Secondo alcuni si tratterebbe di
un "sacrificio" simbolico del bambino alla divinità protettrice della
fertilità.