(dal greco
kínema, movimento). Parte della
scienza sviluppata in fisica e in meccanica razionale che si occupa del
movimento e ne dà la descrizione indipendentemente dalle cause che lo
hanno generato. Per lo studio della
c. sono necessarie le nozioni di
spazio e di tempo che occorre assumere come primitive, appunto per questo la
c. viene anche definita come geometria del movimento. La
c. si
divide in due settori principali:
c. del punto materiale, che si occupa
del moto dei corpi quando questi ultimi sono identificabili con un punto
geometrico e
c. dei corpi rigidi, per lo studio della quale è
necessaria la definizione di corpo rigido, che è la seguente: un corpo si
considera rigido se è invariabile la distanza fra due punti qualsiasi di
esso (se tale distanza fosse variabile, anche di pochissimo, il corpo sarebbe
elastico). Lo studio del movimento, quindi lo studio della
c. del punto
materiale e/o dei corpi rigidi, può essere effettuato soltanto se si
prende come base un sistema di riferimento costituito ad esempio da un sistema
di assi cartesiani bi o tri-dimensionali a seconda che il moto sia piano o
spaziale. Quando il moto è riferito allo spazio celeste, prendendo come
base di riferimento il sistema delle stelle fisse, il moto viene detto
assoluto, quando si ha un sistema di riferimento che si muove rispetto al
sistema delle stelle fisse, preso come assoluto, il moto viene chiamato
relativo. Per individuare il moto di un corpo occorre individuare il moto
dei vari punti; il moto diventa noto quando se ne conosce la forma geometrica o
l'espressione matematica della traiettoria insieme alla legge che esprime lo
spazio percorso dal mobile in funzione del tempo: dx/dt (legge oraria). Daremo
ora una breve descrizione dei principali tipi di moto studiati dalla
c.
║
Moto uniforme: è il tipico moto di un corpo che percorre
spazi uguali in tempi uguali, comunque piccoli, vengano considerati sia gli
spazi sia i tempi. Da questo tipo di moto è facile dedurre la definizione
di velocità come spazio percorso nell'unità di tempo. La
velocità in un tipo qualsiasi di moto si può considerare sotto
diverse definizioni e precisamente: velocità istantanea, velocità
media, velocità massima; in questo tipo di moto tutte queste
velocità coincidono, infatti si dice moto uniforme appunto perché
la velocità è costante. Se si considera un intervallo di tempo
molto piccolo, al limite infinitesimo, entro il quale si esamina il moto e si
considera la derivata dello spazio fatta rispetto al tempo. tale derivata ci
dà la velocità istantanea.
║
Moto uniformemente
vario: è quel tipo di moto nel quale la velocità varia al
trascorrere del tempo, ma proporzionalmente al tempo stesso: la derivata della
velocità fatta rispetto al tempo (dv/dt) ci permette di definire la
cosiddetta accelerazione, che in questo caso semplice si può anche
esprimere come la variazione della velocità nell'unità di tempo,
che per questo tipo di moto è costante. L'accelerazione può essere
positiva, se il moto è uniformemente accelerato, negativa se il moto e
uniformemente ritardato. Le leggi che governano questo tipo di moto si possono
esprimere mediante le formule matematiche:


dove i simboli hanno il seguente
significato: V
f = velocità raggiunta alla fine del moto
(velocità finale); V
0 = velocità iniziale: a =
accelerazione: t = tempo. Analizzando queste formule è facile ricavare,
quando si voglia frenare un mobile applicandogli un'accelerazione negativa fino
ad arrestarlo, lo spazio e il tempo di arresto che
risultano:

Un caso particolare, ma di
notevole interesse, di moto vario, è il cosiddetto moto naturalmente
accelerato, che è il moto col quale avviene la caduta dei gravi: esso
è caratterizzato da una accelerazione costante nel tempo chiamata g che
vale circa 9,81 m al secondo per secondo alla nostra latitudine. ║
Moto
circolare: è il moto di un punto che compie una traiettoria circolare
di raggio r. In questo tipo di moto vengono definite le seguenti grandezze:
velocità tangenziale o periferica che non è altro che il rapporto
tra l'arco descritto (ds) e il tempo impiegato a percorrerlo (dt): v = ds/dt;
velocità angolare: per definirla occorre considerare il raggio vettore
che si muove assieme al punto materiale, esso descriverà l'angolo
d

mentre il
punto descrive l'arco ds; il rapporto tra l'angolo descritto dal raggio vettore
e il tempo impiegato a descriverlo prende il nome di velocità angolare e
si può scrivere in termini di derivate come

(occorre notare che gli angoli vanno sempre
espressi in radianti). Se il moto circolare è uniforme l'espressione che
lega la velocità angolare a quella periferica e viceversa è la
seguente: v =

r. Se il moto è uniforme si ha come
conseguenza di quanto detto prima che:

, dove 2

è un angolo giro completo e
T
il tempo impiegato dal raggio vettore (o dal punto materiale) a descrivere un
giro completo.
T viene detto periodo, mentre il suo inverso f =
1/
T viene detto frequenza che non è altro che il numero di giri
percorsi nell'unità di tempo. Se la velocità angolare (e di
conseguenza quella periferica) è costante si ha il moto circolare
uniforme (prima descritto), diversamente il moto risulta caratterizzato da
un'accelerazione angolare, che è il rapporto tra la variazione di
velocità angolare e il tempo in cui avviene, in termini di
derivate:

. Se
l'accelerazione angolare è nulla il moto è circolare uniforme, se
è costante il moto è uniformemente vario (accelerato o ritardato),
se è variabile allora il moto è comunque vario.
║
Moto
armonico semplice: è il movimento della proiezione sul diametro di un
punto che descrive una circonferenza con moto circolare uniforme. Le
caratteristiche principali di questo tipo di moto si possono elencare nel modo
seguente: in primo luogo la proiezione che il punto compie sul diametro delle
escursioni portandosi da un estremo all'altro un numero indefinito di volte in
modo alternativo e in versi opposti; in secondo luogo la velocità si
annulla agli estremi del diametro, è massima al centro e cambia direzione
e verso a ogni semicirconferenza descritta dal punto; in terzo luogo
l'accelerazione è costantemente diretta verso il centro (in cui assume
valore nullo) e ha valore massimo agli estremi (come del resto è ovvio
essendo l'accelerazione la derivata della velocità fatta rispetto al
tempo).
║
Moto centrale: è quel tipo di moto di un punto
materiale nel quale l'accelerazione è costantemente diretta verso un
punto chiamato centro del moto. La caratteristica principale di questo tipo di
moto è che in esso risulta costante il rapporto tra la velocità
areolare e il tempo impiegato a descriverla (con velocità areolare
s'intende l'area descritta dal raggio vettore che collega il centro del moto al
punto materiale).
║
Moto Kepleriano: questo moto è un tipo
particolare di moto centrale studiato da Keplero, è descritto e definito
dalle leggi enunciate da questo grande fisico, ed è il tipico moto dei
pianeti che girano attorno al sole.
║
Moto elastico: questo tipo di
movimento, che è un altro esempio notevole di moto centrale, studia le
vibrazioni di un corpo elastico una volta che quest'ultimo sia leggermente
deformato. quindi lasciato successivamente libero a sé.
║
Moto
elicoidale uniforme: questo è un moto non di tipo piano (come quelli
fin ora descritti), bensì di tipo spaziale, ed è precisamente
quello descritto da un corpo che descrive una traiettoria ad elica cilindrica;
si può considerare come un moto composto di due moti piani ortogonali e
precisamente: di un moto di traslazione rettilineo uniforme e di un moto
circolare uniforme. "composizione di movimenti": questa parte della
c.
basata sulla legge di Galileo che dice "se un punto materiale è soggetto
a più movimenti e ognuno di questi avviene in modo indipendente dagli
altri, alla fine di un certo tempo il punto occupa quella stessa posizione in
cui si troverebbe se i movimenti avvenissero successivamente (e non
contemporaneamente) e per lo stesso tempo", ci permette di studiare il movimento
di un corpo che si muove secondo le leggi più diverse, come una
composizione dei moti elementari descritti precedentemente. Dalla legge di
Galileo discendono facili considerazioni e corollari, come ad esempio quelli che
ci permettono di dedurre che: la velocità risultante di una serie di
moti, è sempre la somma vettoriale delle velocità componenti; il
moto risultante è rettilineo uniforme se i moti componenti sono
rettilinei uniformi: il moto risultante è accelerato uniforme se i moti
componenti sono rettilinei uniformi; il moto risultante è accelerato
uniforme se tali sono i moti componenti; e così via. Di più
recente studio è la cosiddetta
c. relativistica, che si basa sulla
teoria della relatività di Einstein.