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Cinema.

Abbreviazione di cinematografo (V.).
║ Tutto ciò che concerne lo spettacolo cinematografico e concorre alla sua realizzazione.

TECNICA
La tecnica cinematografica fu introdotta dai fratelli Louis e Auguste Lumière che, nel 1895, costruirono la prima macchina da presa. Nello stesso anno, a Parigi, ebbe luogo la prima proiezione.
Mezzi tecnici: la realizzazione di un film si articola nelle seguenti fasi: progettazione e organizzazione, adattamento della pellicola, distribuzione e proiezione. Stabilito il soggetto, si passa a dedurre la scaletta, lo scenario e la sceneggiatura. Conclusa la parte amministrativa, il direttore di produzione stabilisce un ordine del giorno dei lavori. Sotto la guida del regista inizia la ripresa, che si svolge, a seconda delle esigenze, in interni o esterni. La ripresa si effettua con apposite macchine da presa. Grande importanza ha l'illuminazione della scena. La velocità standard di ripresa è di 24 fotogrammi al secondo. La pellicola impressionata viene sottoposta ai procedimenti di sviluppo e stampa. Il negativo viene accantonato. Il positivo passa al montaggio. La registrazione sonora può essere effettuata in diretta o con il metodo del doppiaggio; dopo la sincronizzazione con la pellicola, avviene il missaggio. La proiezione della pellicola, effettuata alla stessa velocità della ripresa, sfrutta il fenomeno della persistenza delle immagini sulla retina e la capacità del cervello di legare dinamicamente ogni fotogramma. Il problema del colore fu inizialmente risolto con la colorazione manuale di ogni fotogramma, cui fece seguito, dopo il 1908, un procedimento consistente nel sovrapporre diverse matrici, ognuna di un colore diverso; a ogni matrice veniva asportata la parte corrispondente ad un determinato colore, trasmesso alla copia positiva mediante un tampone. L'avvento del sonoro, nel 1928, pose fine a questi tentativi e aprì un periodo d'intensi studi diretti a realizzare tecnicamente il c. a colori. Si affermò il procedimento di sintesi sottrattiva, la cui caratteristica principale è l'uso di una pellicola a tre strati, ognuno dei quali è sensibile a un dato colore. Il sistema a sviluppo colorante permette di ottenere sia una stampa diretta a colori, sia tre monocromi, utilizzabili poi per la stampa a imbibizione. A tale metodo si ispirano i procedimenti Agfacolor, Eastmancolor, Ferraniacolor e Kodachrome. Il Technicolor adotta invece un metodo parzialmente diverso: eseguito lo sviluppo, si stampano tre monocromi, che vengono poi posti a contatto con una pellicola gelatinata. La copia positiva si ottiene con un procedimento di stampa meccanica. I tentativi di realizzare la c. stereoscopica, tridimensionale, non hanno avuto successo, poiché imponevano allo spettatore una fatica visiva non indifferente.

CORRENTI ARTISTICHE

Il muto: il c., da mezzo di divertimento popolare o di elementare rievocazione storica, cominciò a diventare espressione artistica nel primo dopoguerra. Già nell'anteguerra erano sorte le prime rubriche di critica cinematografica. Nel 1911 lo scrittore Ricciotto Canudo definì il c. settima arte. Leone Tolstoj, in Russia, sentiva già l'esigenza di un c. realista. Ma solo dopo il 1919 artisti e intellettuali si accorsero di esso. Intorno al 1920 si affermò in Francia il movimento estetico facente capo a Delluc, chiamato Impressionismo o cinema d'avanguardia. La nuova dinamica cinematografica portò all'Espressionismo tedesco, che influenzò gran parte dei movimenti avanguardisti europei dell'epoca. Esso fu caratterizzato da una deformazione della realtà, tendente a presentare la visione soggettiva del regista nei riguardi del mondo esteriore. Ne risultano film allucinanti, pieni di esseri mostruosi. In America, intanto, l'arte cinematografica di Chaplin segnava il culmine delle possibilità espressive del cinema muto. In Francia, come evoluzione della scuola di Delluc, si sviluppò (1924-30) un nuovo movimento di ricerca, ispirato alle teorie estetiche del Surrealismo e del Dadaismo, chiamato Seconda avanguardia, che segnò un ritorno al c. puro, formato da concatenazioni ritmiche di immagini. Fra i nuovi registi rivelati dall'avanguardia, il più importante fu René Clair; egli si staccò progressivamente dal c. sperimentale, creando un c. valido sia per il pubblico che per la critica: primo esempio fu il Cappello di paglia di Firenze (1927). Intanto s'imponeva Jacques Feyder, che tradusse in immagini il Realismo alla Zola. Altro importante esponente della scuola realista nata dall'intellettualismo fu Jean Renoir, figlio del pittore Auguste. Nello stesso periodo si sviluppava il film documentario con Grémillon, Epstein e Painlevé. Il danese Dreyer, con la sua Passione di Giovanna d'Arco (1927-28), inaugurò il Realismo d'atmosfera, creato attraverso la ricerca di particolari d'ambiente fortemente suggestivi. Nel c. tedesco l'Espressionismo sfociò in un realismo crudo e spietato. In America, Hollywood affermò la sua importanza con la realizzazione di film in costume a soggetto storico, nei quali si specializzarono De Mille, Vidor e Ford. Nel genere del cartone animato si affermò, nel 1927, Walt Disney, che lanciò il suo Topolino. Uno degli avvenimenti più notevoli del periodo muto fu la rivelazione del cinema sovietico, a partire dal 1925. Dopo la Rivoluzione, sorsero infatti i teorici del realismo socialista, fra i quali il più determinante fu senz'altro Vertov, fondatore del cosiddetto cinema-verità. Nel 1924, ispirandosi a Vertov, Eisenstein impose il suo talento con La corazzata Potëmkin (1925). Nel 1926 si affermò Pudovkin con La Madre, tratto da Gorki e nel 1930 Dovzenko con Terra.
Il sonoro: il film sonoro fu imposto nel 1927 da una pellicola musicale americana, Il cantante di jazz, di Crosland. Il grande successo di pubblico che ottenne portò alla realizzazione di film sonori lontani da preoccupazioni artistiche. Nel 1931 Clair dimostrò con Il milione come fosse possibile realizzare film sonori d'alto livello artistico. Il c. americano, con l'avvento del sonoro, applicò la formula del film d'evasione di genere leggero; nacque poi, con Greta Garbo, il divismo. Frank Capra, con Accadde una notte (1934), si specializzò nella commedia. Il film-rivista si affermò con la famosa coppia di ballerini Fred Astaire e Ginger Rogers. Nel 1931 Murnau realizzò il capolavoro sul piano artistico del film esotico: Tabù. Il western ebbe come modello insuperato Ombre rosse (1939) di Ford. Nel genere realistico si affermò il filone del film-gangster, a cui si affiancò il film drammatico a sfondo sociale, rappresentato ottimamente da Fritz Lang e William Wyler. Fra i registi che affrontarono il tema della guerra sono da citare Lewis Milestone e Howard Hawks; nel genere sentimentale va ricordato Frank Borzage. Nel filone comico, Charlie Chaplin mantenne sempre un posto di primo piano; nel 1936 realizzò Tempi moderni, che resta uno dei capolavori del c. Per quanto riguarda al disegno animato, Walt Disney continuò la sua ascesa producendo lungometraggi, di cui il primo fu Biancaneve e i sette nani (1938). In Germania, prima dell'avvento del Nazismo, che disperse i maggiori registi, furono prodotti film notevoli quali: Westfront 1918 (1930), L'opera da quattro soldi (1931), La tragedia della miniera (1931) di Pabst; Il mostro di Düsseldorf (1931) di Fritz Lang; L'angelo azzurro (1930), di Sternberg; Ragazze in uniforme (1931) di Leontine Sagan. Il risveglio del c. francese, che si può far risalire al 1931, giunse, verso il 1937, a dominare artisticamente la produzione mondiale. La tendenza di questo periodo, denominata Verismo pessimista, fu inaugurata da Jean Renoir con La chienne (1931); al Verismo appartenne anche Duviver, rivelatosi con Pel di carota (1932). Maggiori meriti artistici ebbe Marcel Carné, che esordì come documentarista e finì per diventare uno dei maestri del Naturalismo. Jean Vigo, morto giovanissimo, primeggiò nella corrente verista per il suo anticonformismo: Zéro de conduite (1933). Il c. sovietico sonoro fu rappresentato massimamente nel 1938 da Eisenstein, che diresse Alessandro Nevsky. Il c. italiano, verso il 1930, ebbe i suoi massimi esponenti in Blasetti (Un'avventura di Salvator Rosa, 1940); Camerini (Gli uomini che mascalzoni, 1932; Grandi magazzini, 1939; Una romantica avventura, 1940). Gallone, con la sua produzione di film d'evasione di stampo hollywoodiano, dette inizio all'epoca dei "telefoni bianchi", così chiamata per l'impiego che si faceva di telefoni bianchi, che davano un'impronta lussuosa all'arredamento realizzato con poca spesa. Durante questo periodo anche la produzione inglese manifestò una certa attività. Il rappresentante più tipico fu Alfred Hitchcock che in I 39 scalini (1935) e in Sabotaggio (1936), manifestava già la sua predilezione per il film del brivido. Durante la seconda guerra mondiale, in Francia, si fece strada una corrente ispirata all'Irrealismo, in contrasto con la realtà dell'occupazione tedesca. I massimi esponenti di questo movimento furono Carné, L'Herbier, Delannoy, Bresson. Questa produzione fu caratterizzata dalla collaborazione di famosi scrittori, quali Prévert e Cocteau. Un'altra importante corrente del c. francese in epoca bellica fu quella del film nero, in cui si distinsero Clouzot e Becker. In America, durante la guerra, Chaplin realizzò Il dittatore (1940), pungente satira della tirannia nazista. Wyler ottenne un enorme successo con la Signora Miniver (1942). Walt Disney produsse Fantasia (1940). Dopo l'attacco di Pearl Harbor i migliori registi americani furono mobilitati per dirigere film documentari e di propaganda. Le nuove personalità che apparvero in questo periodo furono: Billy Wilder che, con Giorni perduti (1945), dette inizio ad un realismo carico di tensione emotiva; Orson Welles, realizzatore e interprete di Quarto potere (1941). Il c. italiano del periodo bellico preannunciò il Neorealismo. I registi più significativi di questo periodo furono: Blasetti (Quattro passi fra le nuvole, 1942); Visconti (Ossessione, 1942); Rossellini (La nave bianca, 1941); De Sica (I bambini ci guardano, 1943); Castellani (Zazà, 1942); Lattuada (Giacomo l'idealista, 1942); Poggioli (Addio giovinezza. 1940). In Inghilterra, intanto, Lawrence Olivier, celebre attore teatrale, si accostò allo schermo, dirigendo Enrico IV (1944), di Shakespeare. In questi anni il c. nordico fu caratterizzato da una grande opera di Dreyer, Dies Irae (1943), considerato uno dei capolavori dello schermo. Per il c. sovietico Eisenstein, nel 1945, finì di realizzare Ivan il Terribile. Nel dopoguerra si fece strada, in Italia, il fenomeno del Neorealismo, nuovo modo di concepire la realtà come semplice documento. Fondatore del Neorealismo fu Roberto Rossellini, con Roma, città aperta (1945) e Paisà (1946). Il regista ebbe numerosi imitatori: Lattuada (Il bandito, 1946), Blasetti (Un giorno nella vita, 1946); De Sica (Sciuscià, 1946). Nel 1947-1949 altri lo seguirono: De Sica con Ladri di biciclette; Germi con In nome della legge; Visconti con La terra trema; Castellani con Sotto il sole di Roma; Zampa con L'onorevole Angelina e Anni difficili; De Santis con Caccia tragica e Riso amaro; Lattuada con Senza pietà. Il c. americano, intanto, sotto l'influsso del Neorealismo, ebbe un notevole risveglio. A dargli un aspetto anticonformista contribuirono Dassin, Dmytryk, Rossen, Kazan e Huston. Questi ultimi, in particolare, furono le maggiori personalità del c. americano del dopoguerra. Elia Kazan, nel 1954, realizzò la sua opera più convincente: Fronte del porto. Huston diede la sua vena migliore in Giungla d'asfalto (1950). In questo periodo acquistavano sempre maggior rilievo due registi già segnalatisi nell'anteguerra: Wyler e Wilder. Nel 1952 Chaplin, abbandonato il personaggio di Charlot, realizzò Luci della ribalta. Intanto il giallo di Hitchcock prendeva toni macabro-umoristici in La finestra sul cortile, 1953 e la Congiura degli innocenti, 1955. Altri registi come Mankiewicz, Mann, Orson Welles, Flaherty, si imponevano all'attenzione del pubblico e della critica. In Francia, accanto ai vecchi maestri, si facevano strada Autant-Lara (Diavolo in corpo, 1946); Clément (Giochi proibiti, 195I); Delannoy (Dio ha bisogno degli uomini, 1950); Clouzot (I diabolici, 1955); Cayatte (Giustizia è fatta, 1950); Bresson (Diario di un curato di campagna, 1950); ma la personalità più importante di questo periodo nel cinema francese fu Jacques Tati (Le vacanze del signor Hulot, 1953), inventore di un nuovo tipo di comicità, fredda e misurata. Tra il 1956 e il 1959 sorse in Italia una nuova scuola, facente capo a due nuovi registi: Fellini e Antonioni, che affrontarono il dramma della solitudine e dell'angoscia esistenziale dell'uomo. Fellini si affermò con I vitelloni (1953) e convalidò la sua fama con La Strada (1954); Il bidone (1955); Le notti di Cabiria (1956); La dolce vita (1959); Otto e mezzo (1962) e Giulietta degli spiriti (1965). Antonioni affrontò il tema dell'alienazione nella trilogia: L'avventura (1960); La notte (1960); L'eclisse (1961). Realizzò poi Deserto rosso (1964). Nell'ambito della nuova scuola dell'Introspezione psicologica si affermarono registi di genio quali Rosi, Pietrangeli, Zurlini, Pontecorvo. Un caso a parte è considerato Pasolini, passato con successo dalla letteratura al c. Intorno al 1957 nacque in Francia la cosiddetta Nouvelle vague, con intenti anticonformisti e di reazione ai vecchi modi espressivi: Resnais (L'anno scorso a Marienbad, 1961); Chabrol (Le beau Serge); Astruc (Una vita); Truffaut (Fahrenheit 451); Godard (Fino all'ultimo respiro); Camus (Orfeo negro); Franja (Teresa Desqueyroux); Malle (Fuoco fatuo). Nel 1966 Lelouch diede vita a un nuovo tipo di romanticismo (Un uomo, una donna). Mentre in Giappone si notava un insospettato risveglio cinematografico (Onibaba), in Inghilterra nacque il c. dei "giovani arrabbiati", il cui migliore rappresentante è Richardson. Negli anni '60 anche il c. americano conobbe una evoluzione in senso anticonformista, con una evidente accentuazione dei temi antieroici; Kubrick (Orizzonti di gloria, Il dottor Stranamore), Mann (Uomini in guerra), Aldrich (Il grande coltello). Si affermarono nuovi registi, come S. Kramer e S. Lumet, mentre il c. di grande effetto e spettacolo conobbe un periodo fortunato grazie ad alcuni film che ottennero un enorme successo di pubblico; Ben Hur, di Wyler; Lawrence d'Arabia e Il dottor Zivago di Lean. Il genere della commedia si avvicinò sempre più alla satira (A qualcuno piace caldo, L'appartamento di Wilder). Dal 1955 il c. svedese venne dominato dall'opera di I. Bergman, regista che ritrasse l'angoscia del soprannaturale e l'angosciata ricerca di Dio, nella forma di una rappresentazione fortemente simbolica e di non sempre facile lettura (Sorrisi di una notte d'estate, Settimo sigillo, Il posto delle fragole, Silenzio). A partire dal 1965 si accentuò la spinta verso il c. d'autore, già manifestatasi in precedenza, voluta soprattutto dai registi della nuova generazione, sostenitori di un c. impegnato ad affrontare le tematiche legate alla realtà socio-politica. Il c. di pura evasione perse così terreno di fronte a quello di tipo impegnato e drammatico, e un solco sempre più profondo venne a formarsi tra il c. d'autore e quello di tipo apertamente commerciale, che venne sempre più legandosi a un uso spettacolare e superficiale del sesso e della violenza. Negli anni che vanno dal '65 al '75 non comparvero nuove correnti artistiche e il c. rimase in una posizione oscillante tra i modi del più crudo realismo e quelli del Simbolismo e dell'Astrattismo. Le firme più autorevoli del nostro c. continuarono ad essere quelle di Fellini (Fellini Story, 1959; Roma, 1972; Amarcord, 1973), Visconti (La caduta degli dei, 1969; Ludwig, 1974), Antonioni (Blow up, 1966; Zabriskie Point, 1970) e, accanto ad essi, De Sica e Germi. Il c. di forte e polemico impegno sociale e politico conobbe in questo decennio una stagione molto fortunata e trovò i suoi migliori interpreti in E. Petri, D. Damiani, N. Loy, F. Rosi. Nuovi registi portarono un contributo di novità e coraggio nel nostro c., rompendo con la tradizione del passato, e tra questi vanno segnalati M. Ferreri, B. Bertolucci, M. Bellocchio e L. Cavani. Il genere satirico, uno dei filoni più importanti del nostro c. si affermò con le opere di numerosi e validi registi; Monicelli, Risi, Lattuada, Comencini. Clamoroso successo di pubblico ottenne un genere del tutto nuovo per il c. italiano, il "western all'italiana", che ebbe in S. Leone il suo miglior rappresentante. Il c. americano del decennio '65-'75, superata una fase iniziale di difficoltà (crisi di soggetti, difficoltà finanziarie, decadenza di Hollywood) continuò a esercitare un ruolo di primo piano sulla scena internazionale. Ai generi classici del c. americano (western, musical, commedia di costume) si aggiunse un nuovo genere, basato sulla rievocazione della società statunitense degli anni 1920-40 (Gangster Story, Il grande Gatsby), mentre le tematiche legate alla condizione giovanile trovarono espressione in pellicole come Easy Rider di Hopper, Lo spaventapasseri e Panico a Niddle Street di Schatzberg. Fra i registi della vecchia generazione ancora presenti sulla scena cinematografica con opere di successo si segnalarono B. Wilder, S. Lumet e R. Brooks. Si distinsero inoltre, costituendo quasi un caso a sé per l'originalità e la validità artistica delle loro opere, S. Kubrick (2001 Odissea nello spazio, Arancia meccanica, Barry Lindon) e R. Altman (Mash, I compari, Images). Tra i registi della nuova leva si distinsero S. Peckinpah, A. Penn, M. Nichols, S. Pollack, S. Spielberg, F. Coppola. Il genere comico conobbe il fine "humor" di W. Allen (Il dittatore dello stato libero di Bananas, Il dormiglione). Il c. francese conobbe invece, a partire dal 1965, la progressiva decadenza della Nouvelle vague, determinata dal mutamento di stile espressivo di alcuni dei suoi più autorevoli rappresentanti, come Resnais e Godard. Anche Truffaut e Malle si diedero ad un c. di diversa ispirazione (Effetto notte, Soffio al cuore). Nel panorama cinematografico francese un posto a parte continuava ad avere l'opera di R. Bresson, senza dubbio una delle figure più significative del c. francese dell'intero dopoguerra (Mouchette, 1967; Lancillotto e Ginevra, 1974). Il c. inglese conobbe un periodo di felice vena, guidato dal movimento "Free Cinema" (Reisz, Richardson), caratterizzato dall'anticonformismo e dalla collaborazione con autori teatrali. Il c. britannico si specializzò comunque in questo periodo nel genere dell'introspezione psicologica e un vero maestro in questo genere si rivelò J. Losey, regista di origine americana. Sempre nel periodo '65-'75 A. Kluge, R. W. Fassbinder e P. Fleischmann segnarono il risveglio del c. tedesco. Il c. sovietico trovò in A. Tarkovskij (Infanzia di Ivan, Andrej Rublev, Solaris) e in Barazanov i continuatori della grande tradizione cinematografica di Eisenstein e Pudovkin. Con l'inizio degli anni Settanta si approfondì anche in Italia la grave crisi di pubblico che negli Stati Uniti interessava i cinematografi già dalla seconda metà degli anni Quaranta. Le cause di questa recessione -ancora in atto e comune a tutti i paesi industrializzati -sono varie e complesse, ma la principale sembra essere l'espandersi della televisione, che ha sostituito nel tempo la sala cinematografica come mezzo di fruizione delle immagini. All'interno della programmazione televisiva, poi, l'espandersi dello spazio riservato allo spettacolo filmico portò alla diffusione di un grandissimo numero di film, vecchi e recenti. Per frenare l'abbandono delle sale da parte del pubblico, la produzione si indirizzò verso film e generi molto costosi e spettacolari, come quelli di fantascienza che per le loro caratteristiche potevano essere apprezzati solo sul grande schermo. Accanto ai film di fantascienza, un altro genere "usato" per attirare il pubblico fu quello legato ai temi dell'"horror", truculento e catastrofico; con le stesse finalità fu impiegato anche il sesso, nelle sue manifestazioni più esplicite. Il c. italiano del periodo non conobbe rilevanti novità tematiche e di indirizzi. Ancora una volta il nostro c. trovò nelle opere di Fellini la sua miglior espressione artistica (Casanova, Prova d'orchestra, La città delle donne, E la nave va). Accanto a Fellini si segnalarono con opere di indubbio valore artistico E. Olmi (L'albero degli zoccoli, 1978), i fratelli Taviani (Padre padrone, La notte di San Lorenzo), L. Cavani (Al di là del bene e del male), F. Brusati (Dimenticare Venezia), E. Scola (La terrazza, Una giornata particolare). Occorre ancora ricordare tra i registi già affermatisi in precedenza i nomi di M. Ferreri (L'ultima donna, Ciao maschio), B. Bertolucci (Novecento, La luna), Rosi (Cristo si è fermato a Eboli) e M. Bellocchio (Marcia trionfale). Il c. americano del periodo '75-'80 confermò la ripresa produttiva, manifestatasi già agli inizi degli anni Settanta, prediligendo temi avventurosi e fantastici legati all'evasione. Tutto ciò fu sì frutto - come già detto - della volontà di attirare pubblico con spettacoli grandiosi, ma era anche il segnale che, dopo circa un ventennio di impegno e di predilezione del sociale, il c. americano appariva stanco e spostava ormai l'attenzione sul campo dei sentimenti privati. Si affermò così la fantascienza ad alto contenuto spettacolare, ricca di trucchi cinematografici e strutturata quasi come una favola (Guerre stellari di G. Lucas, Incontri ravvicinati del terzo tipo di S. Spielberg); gli stessi contenuti di spettacolarità erano presenti anche nei film del nuovo genere "catastrofico" (Airport 75 di Smight, Inferno di cristallo di Guillermin, Lo squalo di S. Spielberg) dove i protagonisti erano praticamente gli effetti speciali stessi. Numerosi film rivisitarono la guerra del Vietnam in modo autocritico, ma lontani dalla denuncia e dal documentarismo e attenti invece alle vicende psicologiche di chi vi era stato coinvolto (Il cacciatore di M. Cimino, Tornando a casa di H. Ashby, Apocalypse now di F. Coppola). Tra i registi più interessanti si segnalarono R. Altman (Nashville, Un matrimonio), J. Cassavetes (Una moglie, La sera della prima), M. Scorsese (Mean Street, Taxi driver, New York New York), e altri come Pakula, Pollack, Kazan, Lumet. Nel genere comico-satirico W. Allen ebbe un'evoluzione verso forme di comicità più sottile, data da un'attenta analisi delle nevrosi dell'uomo metropolitano (Io e Annie, Manhattan, Interiors), mentre M. Brooks continuava la sua vena surreale (Frankenstein Junior, L'ultima follia di Mel Brooks). Un periodo non certo vitale e ricco di novità fu quello attraversato dal c. francese in questi anni, specie se il raffronto è fatto con i tempi della nouvelle vague. Il c. francese apparve così dominato dalla presenza e dalla personalità di L. Truffaut (Adele H, La camera verde), Malle (Luna nera), A. Resnais (Mio zio d'America), tutti ex-maestri della nouvelle vague. Uno degli avvenimenti più importanti della storia del c. degli anni '70-'80 fu invece il risveglio del c. tedesco occidentale, che ebbe in V. Schlondorff (Il caso di Katharina Blum, Il tamburo di latta), R. W. Fassbinder (Il matrimonio di Maria Braun, Querelle), e W. Wenders (Lo stato delle cose) i suoi maggiori artefici. Il c. svedese continuò a essere rappresentato dal suo "grande maestro" I. Bergman (Scene da un matrimonio, Immagini allo specchio, Sinfonia d'autunno, Fanny e Alexander), mentre quello spagnolo rivelava accanto al suo massimo rappresentante L. Buñuel (Quell'oscuro oggetto del desiderio), altri interessanti registi come C. Saura e F. Treuba. Sintomi di risveglio produttivo e opere di rilevante contenuto artistico e culturale vennero invece in questi anni dal c. dei paesi dell'Europa orientale. In particolar modo notevole fu il c. polacco, che ebbe in A. Wajda (L'uomo di marmo, L'uomo di ferro, Danton) e in K. Zanussi (Il contratto) due registi di coraggioso impegno civile e politico, e il c. ungherese, con P. Gabor e M. Jancso. Il c. giapponese continuò ad essere caratterizzato dalla presenza di A. Kurosawa (Dersu Uzala, Kagemusha) e N. Oshima (L'impero dei sensi). Gli anni '80 confermarono e approfondirono le tendenze che avevano caratterizzato la fine del precedente decennio: predilezione dell'evasione, abbandono del sociale, attenzione al privato con tematiche sentimentali e intimistiche, caratterizzate a volte da minimalismo o surrealismo. Il c. americano, in particolare, è stato caratterizzato dal binomio avventura fantastica-sentimenti privati. L'avventura, fantascientifica e non, ha trovato in S. Spielberg (I predatori dell'arca perduta, E.T., L'impero del sole) il suo maggiore regista. Altri registi, invece, hanno abbandonato gli aspetti più favolistici della fantascienza per renderla più pensosa e angosciata (Alien e Blade runner di R. Scott, War games di Badham, Terminator di N. Cameron, 1997: fuga da New York di J. Carpenter), segno di una progressiva incertezza e paura verso un futuro indecifrabile, che sembra sfuggire alla volontà dell'uomo. L'abbandono del sociale e il ripiegarsi sulla vita privata, favorito dallo scomparire delle illusioni degli anni '60 e delle ideologie, è stato invece rappresentato da film come Il grande freddo (L. Kasdan) e Voglia di tenerezza (James Brooks); su di un piano diverso, rappresentante la superficialità, la nervosità e la fragilità sentimentale degli anni '80 si è invece trovato A. Lyne (Nove settimane e mezzo, Attrazione fatale). Pochi, come si è detto, i film di denuncia (Urla dal silenzio, Mission di R. Joffé, Silkwood di M. Nichols, Missing di C. Gavras), mentre invece è proseguito il filone della rivisitazione della guerra del Vietnam (Platoon, Nato il 4 luglio di O. Stone). Nel campo comico W. Allen ha accentuato anch'egli la penetrazione psicologica e intimistica dei suoi personaggi (Hanna e le sue sorelle, Settembre, Alice, Crimini e misfatti), giungendo a un'ironia sottile e a volte malinconica sui quotidiani rapporti interpersonali. Un discorso a parte merita invece S. Kubrick (Shining, Full metal jacket) che, insensibile alle mode, ha continuato a utilizzare i generi come contenitori delle sue analisi sulla distruttività umana e sul binomio freudiano sesso-morte che domina l'uomo. Il motivo del disimpegno, degli affetti e della nostalgia è stato comune anche ad altre cinematografie, come quella italiana. Accanto ai vecchi autori, sotto tono (F. Fellini con Ginger e Fred, L'intervista, M. Antonioni con Identificazione di una donna, M. Ferreri con Il futuro è donna, Come sono buoni i bianchi), è sorta infatti negli anni '80 una nuova serie di autori (M. Nichetti con Ratataplan, Ladri di saponette, Volere volare, N. Moretti con Sogni d'oro, Bianca, La messa è finita) caratterizzati da una vena sognante, surreale e a volte nostalgica. Essi hanno trasformato la commedia italiana da satira sociale a sogno ed evasione da una realtà quotidiana a loro sgradita. Motivi di questa nuova linea sono stati ripresi anche da autori collaudati quali P. Avati per la nostalgia (Una gita scolastica, Festa di laurea, Storia di ragazzi e di ragazze) ed E. Olmi per il surreale (Lunga vita alla signora, La leggenda del santo bevitore). Minimalista anche il cinema francese, che a fronte degli epigoni di una terminata nouvelle vague (Prenom: carmen di J.-L. Godard) ha "trovato" autori come E. Rhomer (Le notti di luna piena, Il raggio verde), B. Tavernier (Una domenica in campagna), L. Malle (Arrivederci ragazzi!). Il cinema britannico di tutto il decennio è stato invece dominato da P. Greenway e dalla sua vena surreale (I misteri del giardino di Compton House, Il ventre dell'architetto, Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante). Il cinema tedesco, dopo aver iniziato gli anni '80 all'insegna della denuncia e di un crudo realismo (Anni di piombo di M. von Trotta, I ragazzi dello zoo di Berlino di E. Udel) si è adeguato anch'esso ai sentimenti e al sogno (Il cielo sopra Berlino di W. Wenders). Degno della sua grande tradizione è stato il c. scandinavo, con i danesi B. August (Pelle il conquistatore) e G. Axel (Il pranzo di Babette) mentre la cinematografia spagnola è stata grande protagonista con C. Saura (Carmen, L'amore stregone) e P. Almodovar (Donne sull'orlo di una crisi di nervi, Matador). Il cinema giapponese è stato ancora una volta dominato dalla figura di A. Kurosawa (Ran, Morte di un maestro del tè, Sogni) con Oshima (Furyo) e Kurohara (Antarctica) come validi comprimari. Il cinema sovietico, infine, grazie alla progressiva liberalizzazione di quel paese ha posto in luce importanti personalità quali A. Conchalowsky (Siberiade), N. Michalkov (Oci Ciornie) e P. Lounguine (Taxi blues), che hanno riscosso successo nel panorama cinematografico internazionale.

I fratelli Lumière, inventori del cinema

"Il cinema dell'indeterminazione" di Guido Aristarco

"Verifica dei contenuti del film" di Guido Aristarco


LE TAPPE DEL CINEMA DAL MUTO AL SONORO
1895
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1901
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1927
1927
1927
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L'arrivo del treno alla stazione di La Ciotat (L. Lumière, Francia)
The Burglar on the roof (J.S. Blackton, USA)
Histoire d'un crime (F. Zecca, Francia)
Il viaggio nella Luna (G. Méliès, Francia)
L'assalto al treno (E.S. Porter, USA)
I quattrocento scherzi del diavolo (G. Méliès, Francia)
The haunted hotel (J.S. Blackton, USA)
Zigomar (V. Jasset, Francia)
I miserabili (A. Capellani, Italia)
Quo vadis (E. Guazzoni, Italia)
Fantomas (L. Feuillade, Francia)
Gli ultimi giorni di Pompei (M. Caserini, Italia)
Cabiria (G. Pastrone, Italia)
Max l'illusionista (M. Linder, Francia)
Assunta Spina (G. Serena, Italia)
La nascita di una nazione (D.W. Griffith, USA)
Intolerance (D.W. Griffith, USA)
L'emigrante (C. Chaplin, USA)
J'accuse (A. Gance, Francia)
Il gabinetto del dottor Caligari (R. Wiene, Germania)
Femmine folli (E. von Stroheim, USA)
Destino o Le tre luci (F. Lang, Germania)
Il monello (C. Chaplin, USA)
Eldorado (M. L'Herbier, Francia)
Nosferatru il vampiro (F.W. Murnau, Germania)
Dottor Mabuse F. Lang, Germania)
Cops (B. Keaton, USA)
Nanook of the North (R.J. Flaherty, USA)
Preferisco l'ascensore (H. Lloyd, USA)
La leggenda di Gösta Berling (M. Stiller, Svezia)
L'ultimo uomo (F.W. Murnau, Germania)
Entr'acte (R. Clair, Francia)
Il cavallo d'acciaio (J. Ford, USA)
Il ladro di Bagdad (R. Walsh, USA)
I Nibelunghi (F. Lang, Germania)
Rapacità (E. von Stroheim, USA)
Tre donne (E. Lubitsch, USA)
Sciopero (S.M. Eisentein, Unione Sovietica)
Moana (R.J. Flaherty, USA)
La febbre dell'oro (C. Chaplin, USA)
La via senza gioia (G.W. Pabst, Austria)
La corazzata Potëmkin (S.M. Eisentein, Unione Sovietica)
Variété (E.A. Dupont, Germania)
La grande parata (K. Vidor, USA)
Il ventaglio di lady Windermere (E. Lubitsch, USA)
Io e la vacca (B. Keaton, USA)
Metropolis (F. Lang, Germania)
Come vinsi la guerra (B. Keaton, USA)
La madre (V. Pudovkin, Unione Sovietica)
Ben Hur (F. Niblo, USA)
La sesta parte del mondo (D. Vertov, Unione Sovietica)
Sinfonia nuziale (E. von Stroheim, USA)
La fine di San Pietroburgo (V. Pudovkin, Unione Sovietica)
Ottobre (S.M. Eisentein, Unione Sovietica)
Un cappello di paglia di Firenze (R. Clair, Francia)
Il cantante di jazz (A. Crosland, USA)

"Jazz e cinema" di Lino Patruno