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Cina.

Stato (Repubblica Popolare Cinese) dell'Asia orientale. Superficie: 9.572. 900 kmq; popolazione: 1.296.075.000 ab.; capitale: Pechino (7.441.000 ab.; 14.230.000 ab. l'agglomerato urbano). La C. confina a Nord con la Mongolia e la Russia, a Nord-Est con la Corea del Nord, a Sud col Vietnam, il Laos, Myanmar, l'India, il Nepal e il Bhutan, a Ovest con il Kazakistan, il Kirghizistan, il Tagikistan, l'Afghanistan, a Sud-Ovest con il Pakistan, e l'India. Ad Est e a Sud-Est le coste sono bagnate dal Mar Giallo, dal Mar Cinese orientale e da quello meridionale. Per vastità di territorio è il terzo Stato del mondo, mentre è il primo per numero di abitanti. Si parlano numerose lingue e dialetti; il gruppo linguistico principale è quello parlato dagli Han (lingua cinese). Altri gruppi sono l'uiguro, parlato soprattutto nel Xinjiang, il mongolo, proprio della Mongolia ma parlato anche altrove, e il tibetano d'uso oltre che nel Tibet, nel Qinghai e nello Sichuan occidentale. L'unità monetaria è lo yuan. La religione più diffusa è il confucianesimo, poi il buddhismo; in C. sono presenti anche gruppi numericamente rilevanti di taoisti, musulmani, cattolici e protestanti. L'attuale ordinamento politico fa riferimento alla Costituzione del 4 dicembre 1982 che definisce la C. come Stato socialista nel quale il Partito comunista ha preminenza assoluta; alcuni emendamenti del 1999 hanno introdotto il diritto alla proprietà privata, il principio dello Stato di diritto e lo svolgimento pubblico dei processi. La C. è divisa in province, regioni autonome e speciali, municipalità. L'organo supremo dello Stato è l'Assemblea nazionale del popolo, che si riunisce una volta l'anno e i cui membri sono eletti per un mandato di 5 anni dalle province, dalle regioni autonome e speciali, dalle municipalità e dalle Forze armate (sottoposte queste ultime a una Commissione militare centrale, presieduta dal presidente della Repubblica); essa elegge il presidente della Repubblica, il primo ministro e il Consiglio di Stato e svolge funzioni legislative. Tra una sessione e l'altra, i compiti dell'Assemblea nazionale vengono assolti da un Comitato permanente.

GEOGRAFIA

Morfologia: oltre il 70% della C. è montuoso, con altezza media intorno ai 1.000 m. Imponenti sistemi montuosi si estendono con direzione longitudinale: il Kunlun, il Tien Shan, l'Altaj e l'imponente l'Himalaya. Al confine con il Nepal s'innalza la più alta cima del mondo, l'Everest (8.848 m). Numerosi gli altipiani, il maggiore dei quali è quello tibetano, la cui altitudine media è prossima ai 4.000 m. Esteso anche l'altopiano del Löss, che si estende nella Mongolia. La parte sud-orientale della C. è occupata da formazioni collinari che verso Est lasciano il posto alla grande pianura della Manciuria. • Geol. - Formazioni cristalline e metamorfiche di origine anteriore al periodo paleozoico costituiscono il basamento della regione. La struttura di questo basamento si è modificata attraverso i movimenti orogenetici caledoniano, ercinico e alpino. Nella parte orientale e in genere nelle pianure, si hanno sedimenti mesozoici e neozoici con depositi alluvionali e löss (deposito eolico). Nel centro e nella parte settentrionale del Paese vi sono invece vasti depositi di sedimenti marini e continentali. ║ Clima: le regioni dell'interno presentano un clima nettamente continentale, con scarse precipitazioni e notevoli escursioni di temperatura. Le precipitazioni sono scarse anche nelle zone più occidentali e settentrionali, mentre abbondano nella fascia orientale. Le coste cinesi sono interessate, durante la stagione estiva, da masse d'aria umida, che provocano frequenti alluvioni, e talvolta anche da tifoni. Un aspetto particolarissimo presenta il clima delle regioni situate nella parte sud-orientale, dove l'anno risulta diviso in due sole stagioni, frammezzate da due brevissimi periodi primaverile e autunnale. Inoltre tutto il territorio è interessato dai monsoni. ║ Idrografia: accanto ai grandi sistemi montuosi, la C. presenta estesi laghi salati e d'acqua dolce. Il maggiore d'acqua salata è il Koko Nor (4.300 kmq). Tra quelli d'acqua dolce: Hanka (al confine sovietico), Hungtze-Hu, Tung-ting-Hu e Poyang-Hu (nella regione attraversata dallo Yangtze). I fiumi principali nascono dall'altopiano del Tibet e sfociano nel Mare Cinese. Tra essi: lo Yang-tze kiang, il Huang Ho e il Si Kiang. Importanti nel sistema idrografico cinese, il Min Kiang, il Peh Ho e il Wei Ho. Al confine con la Corea scorre lo Yalu, al confine con la Russia, l'Amur. I due fiumi Tarim e Esdin non giungono al mare, terminando nei deserti con formazioni paludose. Nella C. scorrono poi altri fiumi che interessano solo parzialmente il territorio; i maggiori tra questi sono il Brahmaputra e l'Indo, che si dirigono verso l'India.
Cartina della Cina


ECONOMIA

Di fondamentale importanza nell'economia cinese è l'agricoltura, basata soprattutto sulla cerealicoltura. Tradizionale e importantissima la risicoltura, anche se la produzione non soddisfa il fabbisogno nazionale. Essa è praticata quasi ovunque, ma principalmente nella parte meridionale del Paese, specie nella vallata del Chang Jiang. Nella grande piana alluvionale dello Huang He e in quella mancese del Liao prevale la coltura del frumento. Nel Tibet, nello Sichuan, in Manciuria e nello Qinghai prevalgono le colture di mais, orzo e caoliang (questo è simile al sorgo). Produzione tipica della Manciuria è la soia. Estese anche le aree destinate alla coltivazione del sesamo, dell'arachide, del girasole e del tung, tutte piante oleoginose. Lungo le coste cinesi è coltivata soprattutto la canna da zucchero. Il tè, bevanda molto diffusa, è coltivato nel Fujian, nel Zhejiang e lungo il medio corso dello Yangtze. Un'importante attività industriale prende via dal tabacco; anche le colture di cotone, iuta e canapa alimentano le relative industrie. Molto diffusa è la bachicoltura, soprattutto a Nanking, Chengtu e Hangchow. Tra le risorse offerte dall'allevamento, la più cospicua è quella data dagli animali da cortile; seguono per importanza i bovini, i suini, gli ovini, i caprini e gli equini. La principale risorsa mineraria è costituita dal carbone (Hebei, Shandong, Shanxi, Jiauxi e Manciuria). Il petrolio è estratto soprattutto nello Sichuan e in Manciuria. Gli scisti bituminosi frequenti nelle province di Guandong e di Liaoning, hanno dato vita alla grande industria di distillazione di Fushun. Altri giacimenti importanti sono quelli di manganese, bauxite, antimonio, rame, mercurio, fosforo e uranio. La principale industria è quella cotoniera; sempre nel settore tessile, si hanno buone produzioni di lana, tappeti e rayon. Sta acquistando un interesse sempre crescente l'industria siderurgica, attiva principalmente in Manciuria. Le industrie della brillatura del riso e della molitura dei cereali sono attive soprattutto a Shanghai. In Manciuria è particolarmente sviluppata l'industria olearia. Diffusa ovunque l'industria della raffinazione dello zucchero. A Changchun, Kumming e a Pechino sorgono importanti industrie automobilistiche. A Dairen vi sono varie industrie metalmeccaniche. Prevalentemente mancese è l'industria meccanica, del materiale elettrico e dei macchinari per l'industria pesante. L'industria chimica produce prevalentemente acido solforico, ceneri di soda e soda caustica. I fertilizzanti chimici e la soda hanno i loro maggiori centri in Kaifeng e in Dairen. Tipicamente cinese l'industria del vetro, attiva un po' ovunque, ma soprattutto a Dairen e a Shanghai. Altrettanto caratteristiche quelle della porcellana, dei ventagli, degli ombrelli e della lacca.

STORIA

Abitata presumibilmente da 500 mila anni circa, la C. ospitò i primi insediamenti umani. In epoche naturalmente più recenti, la C. fu abitata nella sua parte settentrionale, lungo il corso del fiume Giallo. Da queste sedi, le popolazioni si spostarono parzialmente verso Sud sotto la minaccia delle genti barbare. Nel XVI sec. a.C. venne fondato il primo vero e proprio Stato cinese, con la Dinastia Shang-Yin che tenne il potere sino al 1027 a.C. In quest'ultimo anno subentrò la dinastia Chou, fondata da Wu Wang. Nel periodo di questa dinastia, durata sino al 256 a.C., l'ordinamento politico-amministrativo assunse caratteri molto vicini al feudalesimo medioevale europeo; sorsero gli Stati feudali detti, per le lotte combattute dal 481 al 221 a.C., Regni combattenti. Sotto la dinastia Chou il Regno raggiunse più ampi confini e l'agricoltura, base dell'economia, ricevette un fortissimo impulso; anche la filosofia e la cultura in genere si affermarono, soprattutto nelle persone di Lao Tsu e più ancora di Confucio. Il crollo del regime feudale segnò anche la fine della dinastia Chou, che nel 256 a.C. fu costretta a cedere al principe di Ch'in. Questi conferì l'unità politica alla C., dandole una struttura amministrativa, conservatasi per oltre venti secoli. Egli non solo unificò il Regno, ma anche la scrittura, i sistemi di misurazione, ecc. A lui risale anche la grande Muraglia, costruita per proteggere le frontiere del Nord contro le invasioni barbare. Nel 213, dopo aver lungamente perseguitato i letterati, ordinò la distruzione di tutti i libri confuciani. Con la sua morte, avvenuta nel 210 a.C., terminò il periodo delle riforme e all'interno del Regno il disordine culminò nella rivolta del 206, in seguito alla quale ebbero il potere gli Han. Quest'ultima dinastia, durata sino al 220 d.C., viene suddivisa nei due periodi compresi l'uno tra il 206 e il 24 d.C. e l'altro tra il 25 d.C. e il 220. In tutti e due i periodi scoppiarono molte rivolte contadine provocate dalla profonda differenza esistente tra le condizioni delle masse contadine e quelle delle classi dirigenti, oltre che dalle periodiche carestie e dalle altrettanto periodiche invasioni barbariche. Nel 184 d.C. scoppiò la rivolta dei Turbanti gialli, anche questa partita dalla classe contadina, ma originata dall'imposizione del taoismo come religione ufficiale. Infatti da tempo si era andato diffondendo il buddhismo e gran parte della popolazione vi aveva aderito. Crollata la dinastia Han, l'impero venne diviso nei tre Regni di Wu (a Sud), di Wei (a Nord) e di Shu Han (a Ovest). Questo periodo, che va dal 201 al 265, si chiuse con l'unificazione dei tre Regni da parte di Ssuma Yen, il fondatore della dinastia Chin. Dal 265 al 420 l'impero ebbe una storia piuttosto tranquilla, ma alla caduta della dinastia Chin l'unità politica venne nuovamente spezzata, con la formazione di due Regni (a Sud e a Nord). Tale divisione perdurò dal 420 al 589; la dinastia settentrionale Wei si divise nei due rami orientale e occidentale, denominati in seguito Ch'i e Chou, rispettivamente. In questo periodo nella parte meridionale dell'impero si succedettero varie dinastie. L'impero fu nuovamente riunito nel 589 da Yang Chien, il fondatore della dinastia Sui durata sino al 618. Con la successiva dinastia T'ang (618-907) la C. ebbe più ampi confini e all'interno riprese nuovo vigore la vita culturale. Una rivolta contadina pose termine allo splendido periodo, inaugurando quello detto delle Cinque dinastie (o "posteriori"). Esse furono: Liang, T'ang, Chin, Han, Chou. Nel 960 la C. riacquistò l'unità, con l'ascesa al potere dei Sung. Sino al 1127 la capitale dei Sung settentrionali fu Pienliang; da questa data sino al 1279 si succedettero Nanchino e Linon. Questi cambiamenti furono provocati dalle pressioni dei Tartari, che avevano per loro capitale Chung In (Pechino), e che avevano fondato la dinastia dei Tartari Chin. Le campagne di conquista di Gengis-Khan, e poi dei suoi successori, determinarono il trasferimento della capitale dei Chin a K'aifeng, città che venne però occupata dagli invasori Quibilav nella seconda metà del XIII sec. occupò stabilmente tutta la C. meridionale; nel 1279 anche la dinastia Sung dovette cedere all'invasore. Questi prese il nome di Yüan, dando origine all'omonima dinastia, al potere dal 1280 al 1368, con capitale Pechino. A questo periodo di prosperità e di tolleranza religiosa pose termine Chu Yüan-chang, che riconquistato lo Yunnan, divenne imperatore (1368-1398) col nome di Hung Wu. Egli fu il fondatore della dinastia Ming, che mantenne per sua capitale Nanchino sino a quando l'imperatore Yung Lo non la trasferì a Pechino. Nel XVI sec. la C. entrò in contatto con l'Occidente: penetrarono i primi missionari europei, Formosa venne occupata dagli Olandesi, le Filippine dagli Spagnoli e Canton fu aperta ai Portoghesi. Nel 1644 la dinastia Ming fu costretta a lasciare il potere agli invasori mancesi, che fondarono la dinastia dei Ts'ing, più comunemente nota come Ch'ing mantenutasi sino al 1912. L'imperatore K'ang Hsi, che regnò dal 1661 al 1772, ampliò grandemente i confini territoriali della C. Nel 1793 le ambascerie inglesi denunciarono un'assoluta decadenza nelle strutture politico-economiche cinesi; la popolazione si trovava in uno stato di oppressione e di miseria. Indebolito dalle guerre e dalle rivoluzioni, nel XIX sec. il Paese non seppe opporre resistenza all'espansionismo europeo. Per quanto imposto in maniera indiretta e inizialmente piuttosto blanda, il dominio europeo andò facendosi sempre più pressante e comportò una serie di "trattati ineguali" con le maggiori potenze europee. Una posizione di privilegio, rispetto alle altre potenze occidentali, fu conquistata dalla Gran Bretagna che, a conclusione della cosiddetta "guerra dell'oppio" (1839-1842) si assicurò, col trattato di Nanchino, il possesso dell'isola di Hong Kong e ottenere l'apertura di vari porti al proprio commercio, nonché il pagamento di un forte indennizzo. Questo primo trattato fu seguito da vari altri che la C. dovette sottoscrivere con la Gran Bretagna e le maggiori potenze coloniali europee, così da essere ridotta in una condizione di semicolonialismo. L'apertura dell'immenso territorio al commercio e all'industria europea, immise violentemente la C. in un ciclo economico incompatibile con la sua tradizionale autosufficienza produttiva di tipo agricolo-artigianale. Il Paese, già fortemente indebolito dalla politica imperiale, non riuscì a trovare un nuovo equilibrio di tipo capitalistico-industriale, com'era invece riuscito al Giappone. Ciò comportò un processo rivoluzionario in cui la rivolta contro il dominio straniero si associò a quella antifeudale e comportò la ricerca di un'ideologia che sostituisse il Confucianesimo. La prima tappa di questo processo di rinnovamento fu la rivolta dei T'ai P'ing (1848-64), la cui componente ideologica associava le motivazioni che avevano guidato le precedenti rivolte contadine, con una nuova dottrina, nata dalla libera interpretazione dell'egualitarismo cristiano. Essa aveva il suo maggiore interprete in Hung Hsiu-ch'uan, fondatore del T'aip'ing Tien Kuo (Celeste Impero della Grande Pace) con capitale Nanchino. La rivoluzione dilagò presto in tutto il Sud e fu sconfitta solo grazie alla mobilitazione congiunta delle forze conservatrici, appoggiate dalle armi delle potenze coloniali europee. Essa comunque segnò la fine del vecchio ordine imperiale, anche se la classe burocratica tentò un'operazione di salvataggio, adottando riforme marginali. Frattanto era andato costituendosi un movimento riformatore capeggiato da K'ang Yu-wei, fattosi interprete della necessità di creare una monarchia costituzionale, animata da propositi di profondo rinnovamento. Il diffuso malcontento per la crescente ingerenza delle potenze occidentali, che avevano diviso il territorio cinese in rispettive zone d'influenza, favorì la crescita del movimento riformatore. Esso si appoggiava soprattutto sulla nuova classe borghese e intellettuale conscia dell'influenza paralizzante del vecchio sistema. Inoltre il movimento d'opposizione riformista trovò alimento nella pesante sconfitta subita nel 1905 ad opera del Giappone, da sempre considerato come un vicino debole e inferiore. L'adesione del giovane imperatore Kuang Hsü al programma dei riformatori diede inizio nel giugno 1898 ad una profonda e vasta opera di rinnovamento, destinata a sconvolgere l'assetto amministrativo del Paese. La pronta reazione delle forze conservatrici, capeggiate dalla vecchia imperatrice vedova Tsu Hsi, provocò la caduta del "regime dei cento giorni". Il giovane imperatore fu condannato alla segregazione e tutti i ministri riformatori subirono condanne capitali, fatta eccezione per lo stesso K'ang Yu-wei che, insieme con Liang Cho'i-ch'ao, riuscì a fuggire all'estero, dove furono ricostituite le file del movimento riformatore. Contemporaneamente, all'interno andarono rafforzandosi le società segrete, particolarmente attive nelle campagne. Tra queste, all'inizio del secolo, emerse la Società dei "pugni armoniosi" (I Ho Tüan), divenuta famosa in Occidente come Movimento dei boxers. La componente xenofoba di questo movimento finì col prevalere su quella antidinastica, provocando l'intervento armato delle potenze occidentali che, nel 1901, imposero alla C. una pace umiliante, riducendola in uno stato di pressoché totale sudditanza. La riscossa nazionale non tardò a manifestarsi attraverso scioperi, rivolte e manifestazioni varie organizzate dalla Lega rivoluzionaria costituitasi nel 1905, dall'unione dei vari movimenti repubblicani, sotto la direzione di Sun Yat-sen. Queste manifestazioni si susseguirono durante il primo decennio del nuovo secolo, finché il 1° ottobre 1911 si ebbe l'ammutinamento di una parte delle truppe imperiali e la costituzione, a Nanchino, di un governo provvisorio. Il 12 febbraio 1912 la casa imperiale rinunciava ufficialmente al trono, e con tale atto, veniva anche posto fine alla lotta tra repubblicani ed ex-imperiali, con la rinuncia da parte dei primi al potere centrale, dietro la promessa formale di rispettare il nuovo assetto costituzionale. Presidente della nuova Repubblica fu eletto il generale Yan Shih-kai, mentre il leader repubblicano Sun Yat-sen riuniva i vari movimenti rivoluzionari, dando vita al Partito nazionalista (Kuomintang). Questi eventi furono l'inizio di un dramma conclusosi solo cinquant'anni più tardi. Infatti, alla lotta tra imperiali e repubblicani, subentrò un'assai più drammatica lotta tra i nazionalisti del Kuomintang e i comunisti. Ottenuta la presidenza della Repubblica, il generale Yuan Shih-kai, forte del suo controllo sull'esercito, cercò di sbarazzarsi del Kuomintang, espresso dal Sud repubblicano e maggioritario all'Assemblea di Nanchino. Il Partito nazionalista di Sun Yat-sen venne messo fuori legge mentre la capitale veniva riportata a Pechino, con evidenti propositi di restaurazione monarchica. Le pressioni da parte del governo giapponese (che nel gennaio 1915 presentò le cosiddette "21 domande", tendenti a ridurre la C. a colonia) e la morte del presidente Yuan Shih-kai, aggravarono la situazione, lasciando il governo centrale completamente in balìa di generali che ambivano costituirsi dei feudi personali nelle varie province. In opposizione a questo governo centrale, Sun Yat-sen costituì, a Canton, un governo nazionalista. Il malcontento popolare andò diffondendosi in tutto il Paese e, nel maggio 1919, si ebbe a Pechino un'imponente manifestazione studentesca, considerata un evento rivoluzionario. Mentre il governo centrale rimaneva completamente in mano ai cosiddetti "signori della guerra" (Tu-chün), in lotta tra di loro per la spartizione del Paese, il leader nazionalista Sun Yatsen, tra il 1923 e il 1924, procedeva alla riorganizzazione del Kuomintang, servendosi della collaborazione di inviati dell'Internazionale comunista e conferendogli il carattere di un fronte popolare. La morte del prestigioso leader nazionalista, nel marzo 1925, portò alla luce le profonde lacerazioni esistenti all'interno del Kuomintang, diviso tra un'ala destra, costituita dai gruppi nazionalisti borghesi e dai quadri militari, (capeggiata da Chiang Kai-shek), e una sinistra moderata e radicaleggiante (raccolta attorno a Sun Ch'in-ling, vedova di Sun Yat-sen), mentre all'estrema sinistra si trovavano i comunisti. Il partito comunista cinese (Kung Ch'an Tang) si era costituito nel maggio 1921 a Shanghai, per iniziativa di un gruppo di giovani, tra cui figurava Mao Tse-tung. In pochi anni esso riuscì ad assumere le caratteristiche di un'organizzazione capace di mobilitare le masse lavoratrici urbane, creando preoccupazioni nelle file nazionaliste. Il dissidio tra le varie componenti del Kuomintang era stato favorito dalle numerose insurrezioni contadine, scoppiate nelle regioni centrali, e dalle rivolte armate operaie che, nel marzo 1927, erano culminate nella grandiosa insurrezione di Shanghai, capeggiata dai comunisti. Quest'azione rivoluzionaria accrebbe la tensione all'interno del Kuomintang. Dietro pressione delle potenze occidentali che avevano interessi in C., il generale Chiang Kai-shek ruppe improvvisamente con il partito comunista e, iniziando da Shanghai, lanciò nell'aprile 1927 una sanguinosa offensiva controrivoluzionaria, senza abbandonare la vittoriosa avanzata verso Nord. Nel giro di pochi mesi i nazionalisti, ormai apertamente appoggiati dalle potenze occidentali, in particolare dagli Stati Uniti, riuscirono a impadronirsi di pressoché tutto il territorio e a conquistare nel luglio 1928 la stessa Pechino. Frattanto il partito comunista, costretto alla clandestinità, aveva operato una profonda trasformazione dei propri organi direttivi e modificato radicalmente la propria strategia. Non fu facile per i comunisti cinesi superare le profonde divergenze fra quanti, come il segretario del partito Ch'en Tu-hsiu, seguivano le direttive dei comunisti russi e intendevano adottare una linea strategica guidata dal proletariato cittadino, e il gruppo capeggiato da Mao Tse-tung che sosteneva la necessità di condurre la lotta di classe nelle campagne. Già nell'autunno del 1927 questo gruppo aveva costituito il primo soviet cinese nella regione montagnosa del Chinkan-shang, iniziando contemporaneamente un'opera di propaganda politica e di lotta armata. Attraverso gli sparsi soviet rurali costituiti nelle montagne del territorio sud-orientale (Fuchien-Chianghsi), i comunisti si conquistarono una discreta base territoriale e, adottando la tattica della guerriglia, cominciarono a forgiare quella che sarebbe divenuta la loro arma di conquista. L'area territoriale controllata si andò gradualmente allargando e nel 1931 fu costituito a Juichin un governo comunista, presieduto da Mao Tse-tung. Contro la regione "rossa", il Kuomintang scatenò una massiccia offensiva, ma i comunisti riuscirono a resistere sino all'ottobre del 1934, quando, per sfuggire all'accerchiamento, decisero di forzare il blocco e trasferire la base operativa del loro governo in una zona più sicura. Ebbe così inizio la "lunga marcia" verso la regione nord-occidentale dello Shensi, dove operava un altro gruppo comunista, e che fu raggiunta dopo un percorso di oltre dodicimila chilometri, attraverso zone scarsamente controllate per la loro asperità. Lungo tutto il percorso, furono lasciati focolai di guerriglia e fermenti rivoluzionari tra le masse contadine. La "lunga marcia" costò peraltro anche la morte della grande maggioranza di centotrentamila uomini che erano partiti dal Kiangsi. Circa un anno dopo la partenza, i superstiti (meno di trentamila) dell'armata comunista raggiunsero la regione settentrionale dello Shensi dove poterono congiungersi con le forze guerrigliere che controllavano la zona, dedicandosi con esse all'organizzazione della nuova base. Nel dicembre 1936 fu conquistata la piccola città di Yenan che, per vari anni, fu la capitale della nuova repubblica comunista. Oltre a dover sostenere la lotta contro le forze del Kuomintang i comunisti dovettero affrontare problemi organizzativi di grande difficoltà, in una regione poverissima, scarsamente popolata, in cui vennero attuate importanti riforme agrarie, politiche ed educative. Progressivamente, ricorrendo alla tattica della guerriglia, il nuovo soviet cominciò ad espandersi sviluppando una rete di contatti con il resto della C. sotto l'incalzare della pressione giapponese, che aveva portato sin dal 1931 all'occupazione della Manciuria, si rafforzò la posizione di quanti erano favorevoli a una riconciliazione nazionale, tanto che lo stesso Chiang Kai-shek, attirato nel dicembre 1936 in un agguato a Siam, fu costretto a sottoscrivere una tregua con i comunisti. L'attacco giapponese del luglio successivo, che portò all'occupazione di Pechino e di vaste aree del centro-Sud, accelerò la costituzione di un Fronte unico di resistenza. I piani giapponesi, che prevedevano la conquista dell'intero territorio nel giro di pochi mesi, incontrarono un forte ostacolo nelle forze comuniste che costrinsero i giapponesi a battersi sul terreno della guerriglia. Da parte sua, Chiang Kai-shek aveva attuato una serie di ripiegamenti, attestandosi a Chungking, dove attese, per tre anni, l'evolvere della situazione internazionale, sino all'attacco giapponese alla base aereo-navale di Pearl Harbor e all'entrata in guerra degli Stati Uniti. L'aiuto statunitense consentì al leader nazionalista di riassumere il controllo dei principali centri urbani e al termine della guerra, nel 1945, egli cercò di riprendere in mano la situazione, facendo alcune concessioni formali ai comunisti che avevano assunto il controllo della Manciuria e di vaste regioni dell'interno. Chiang Kai-shek elaborò una costituzione di tipo democratico-parlamentare, promettendo ai comunisti la partecipazione al governo, in cambio dello scioglimento delle forze armate di liberazione. Nel 1946, di fronte alla risoluta opposizione della destra e dell'ancor più ferma intenzione dei comunisti di salvaguardare le riforme attuate nelle regioni sottoposte al loro controllo, Chiang Kai-shek ritenne che il Kuomintang appoggiato dagli Stati Uniti, fosse abbastanza forte per annientare la resistenza comunista. Venne sferrata un'offensiva a largo raggio che, dopo i successi conseguiti inizialmente, vide le forze nazionaliste sempre più in difficoltà. Gli stessi aiuti americani cominciarono presto a contribuire al rafforzamento militare dei "rossi", a causa della defezione d'interi reparti nazionalisti. Nel gennaio 1949 i comunisti occuparono Pechino e nei mesi seguenti s'impadronirono di tutto il territorio, costringendo Chiang kai-shek a trasferirsi dapprima a Canton poi nell'isola di Formosa, difesa dalla flotta americana. Il 1° ottobre 1949 veniva proclamata la Repubblica Popolare Cinese. Essa ottenne l'immediato riconoscimento dell'Unione Sovietica e dei paesi dell'Europa orientale e, successivamente, quello di vari Stati asiatici, africani ed europei, mentre gli Stati Uniti e i loro più stretti alleati continuarono a ignorare ufficialmente il governo di Pechino, opponendosi al suo riconoscimento da parte dell'ONU. Pur partecipando al conflitto coreano e a quello indocinese, negli anni seguenti il governo di Pechino s'impegnò soprattutto a risolvere i più urgenti problemi interni causati da secoli di arretratezza e a riparare i danni provocati dalla guerra. Venne rivolto un appello a tutte le forze progressiste perché s'impegnassero a collaborare e si procedette allo smantellamento del vecchio assetto. Nel 1953 fu inaugurato il primo di una serie di piani quinquennali, destinati a trasformare radicalmente l'economia cinese. Nel settembre 1954 fu promulgata la nuova costituzione e, con essa, ebbe ufficialmente inizio la prima fase dell'"edificazione socialista". La più importante manifestazione ideologica di questa prima fase fu la "campagna dei cento fiori", che prese il nome da una massima di Confucio ("Lasciate che cento fiori diversi fioriscano nello stesso giardino e che cento scuole diverse competano per il possesso della verità"), intendendo esprimere il principio della libertà critica costruttiva. Nel 1958 ebbe inizio una nuova fase, detta del "grande balzo in avanti", basata sulla mobilitazione delle masse, per accelerare il ritmo delle trasformazioni economiche, e che comportò il lancio delle "comuni del popolo". Il fallimento di questo grande piano coincise col deterioramento dei rapporti con l'India, aggravati dalla rivolta tibetana e dall'occupazione del territorio indiano lungo la linea Mac Mahon (novembre 1962). Frattanto andava emergendo il contrasto con l'Unione Sovietica e si verificò un indebolimento della posizione di Mao, messo in minoranza dalla corrente moderata, facente capo al presidente della Repubblica Liu Chao ch'i. La riscossa maoista ebbe inizio nel maggio 1966, col lancio della Rivoluzione culturale che intendeva affermare un nuovo sistema di valori e di organizzazione politico-sociale, antitetico sia a quello cinese prerivoluzionario sia a quello del mondo occidentale. Un sistema in cui la funzione dirigente spettasse direttamente al popolo, "impegnato nella rivoluzione permanente all'interno e nella rivoluzione antimperialista all'esterno". Dopo aver incoraggiato l'offensiva delle "guardie rosse" ed essere riusciti a rafforzare il proprio potere, nel corso del 1968 i dirigenti del partito provvidero a bloccare tale offensiva e a smobilitare il movimento rivoluzionario, pur continuando a richiamarsi alla lotta di classe come atteggiamento politico permanente e a ribadire alcuni temi fondamentali della Rivoluzione culturale. Frattanto nell'ambito della politica internazionale, era andata delineandosi la fine dell'isolamento cinese, con il riconoscimento diplomatico da parte di un numero crescente di paesi dello schieramento occidentale, mentre venivano avviati i negoziati con gli stessi Stati Uniti. Notevoli anche i risultati ottenuti nei rapporti coi paesi del terzo mondo e la vasta risonanza che le impostazioni teoriche maoiste, diffuse su larga scala internazionale, andavano provocando tra le correnti politiche di sinistra. Rimaneva invece aperta l'offensiva verso l'Unione Sovietica, culminata negli scontri armati sul fiume Ussuri nel marzo 1969. La consacrazione della linea maoista si ebbe nell'aprile 1969, in occasione del IX congresso del Partito, che approvò il rapporto politico del ministro della Difesa, Lin Piao, designato come successore di Mao. Nonostante l'apparente ritorno alla normalità, dopo il periodo della Rivoluzione culturale, rimaneva tuttavia aperta la lotta tra due linee opposte che doveva portare al tentativo, da parte del gruppo capeggiato da Lin Piao, di conquistare il potere e di sostituire la direzione politica civile con elementi in prevalenza militari. Fallito il tentativo, Lin Piao cercava di fuggire in Unione Sovietica e trovava la morte in un incidente aereo il 12 settembre 1971 (l'annuncio veniva però dato solo nel luglio 1972). Nel complotto erano implicate alte personalità militari e civili, tra cui Chen Po-ta, già segretario personale di Mao. Con la scomparsa di Lin Piao, si rafforzava decisamente la linea alternativa, sostenuta da Chou En-lai, soprattutto nell'ambito della politica estera, con l'inaugurazione, dopo l'ingresso alle Nazioni Unite nel 1971, di una politica di apertura diplomatica nei confronti dell'Occidente e soprattutto degli Stati Uniti, alla quale Lin Piao era contrario. All'interno, si riapriva il problema della successione a Mao e quello, più immediato, della riorganizzazione del partito, dopo l'allontanamento di vari dirigenti a tutti i livelli. Inoltre, la perdita di influenza del gruppo di Lin Piao comportava un ridimensionamento del ruolo dell'esercito. Tuttavia, nonostante tale ridimensionamento, l'esercito, insieme col partito, rimane ancor oggi il pilastro fondamentale della struttura cinese, tenuto anche conto dell'alto grado di integrazione dei militari nella vita sociale e politica, che non trova riscontro in nessun altro paese. Sulla base della riforma attuata nel 1965, non sono riconosciuti gradi e l'unica distinzione nell'uniforme tra ufficiali e soldati è costituita dal numero dalle tasche della giubba (due per i soldati, quattro per gli ufficiali). Nell'ambito dei rapporti esterni, particolare importanza assumevano le aperture verso la C. nazionalista, tendenti alla riunificazione di Formosa (Taiwan), e il miglioramento dei rapporti con l'Unione Sovietica. Quanto all'impegno per lo sviluppo economico, i governanti cinesi lasciavano all'agricoltura la priorità, seguita dall'industria leggera e da quella pesante. Ciò in quanto, pur avendo la produzione industriale, in termini monetari, un valore triplo rispetto a quella agricola, oltre l'80% della popolazione cinese vive tuttora nelle campagne, dove il partito e l'esercito hanno radici molto profonde. Inoltre, sulla base di alcuni principi fondamentali della Rivoluzione culturale, la C. continuava a rifiutare ogni programma che non fosse partito dalla base e che non coinvolgesse larghe masse di popolazione. Anche col passare del tempo le cause che avevano portato all'eliminazione di Lian Piao non si chiarirono nella loro complessità, risultando insufficienti le motivazioni personalistiche che accusavano l'ex delfino di Mao di "carrierismo", "revisionismo", "combutta con l'estero", ecc., cercando inoltre di screditare la figura con riferimenti anche al passato più lontano. La versione ufficiale fatta circolare in Occidente un anno dopo la scomparsa di Lin Piao, parlava di un fallito tentativo di colpo di Stato e di un tentativo di fuga in URSS, interrotto da un incidente aereo in Mongolia. Come risultato della caduta e morte di Lin Piao, si aveva l'accantonamento di alcune premesse della Rivoluzione culturale, il declino del culto della figura di Mao, e il regresso della militarizzazione del potere. Inoltre, veniva attuata la ristrutturazione di varie organizzazioni fiancheggiatrici del partito, in particolare della lega della gioventù comunista e dei sindacati. Il lungo e tormentato processo di rinnovamento politico culminava nel X congresso del partito comunista, svoltosi a Pechino nell'agosto 1973, che confermava la leadership votata dal congresso del 1969, fatta eccezione per il piccolo gruppo dei seguaci di Lin Piao. Veniva inoltre eletto un comitato esecutivo composto di cinque vicepresidenti, confermando la decisione del congresso di adottare una direzione collegiale. Tra gli uomini nuovi, emergeva il giovane esponente della sinistra Wang Hung-wen, ex operaio tessile, organizzatore del partito, incaricato di presentare, insieme col primo ministro Chou En-lai, il rapporto politico congressuale. Frattanto, nell'ambito dei rapporti internazionali, si erano andati intensificando i contatti con gli Stati Uniti e l'attività diplomatico-commerciale con i paesi dell'Europa occidentale, concretatasi nel corso del 1972-73 con la stipulazione di numerosi accordi. Quanto alla situazione interna si avevano manifestazioni che indicavano come nel Paese si fosse messo in moto un processo politico di grandi dimensioni, paragonabile a quello della Rivoluzione culturale. Uno dei sintomi più indicativi era costituito dalla vasta campagna anti-Confucio, iniziata in tono dimesso e trasformatasi in breve tempo in una lotta politica antirevisionista di vaste proporzioni che investiva, oltre alla sfera politica, quella sociale (emancipazione della donna) ed economica (produttività delle fabbriche). Quanto ai rapporti con l'URSS, dopo un periodo di relativa tranquillità, in cui sembrava che l'unico ostacolo per una totale schiarita fosse la questione confinaria, si aveva un nuovo inasprimento della polemica ideologica e una nuova tensione politica che culminava nel gennaio 1974 con l'espulsione di cinque membri dell'ambasciata sovietica a Pechino. La morte di Mao Tse-tung (settembre 1976) rimise tutto clamorosamente in gioco. Si intensificavano le relazioni con gli USA e con le altre potenze occidentali, anche in funzione antisovietica, mentre all'interno perdeva terreno il gruppo degli amici di Ciang Cing, già potentissima vedova di Mao. Il primo ministro Hua Kuo-feng prendeva in mano le redini del partito, di cui era acclamato presidente (21-X-76), e veniva riabilitato il vecchio Teng Xiao-ping. L'immagine della nuova C. mutava velocemente; Ciang Cing e i suoi amici (la "banda dei quattro") erano messi agli arresti e veniva varata (nel marzo 1978) una nuova costituzione che ampliava i poteri dell'Assemblea nazionale. L'anno seguente la C. interveniva militarmente nel Vietnam e sottoscriveva un nuovo, importante accordo commerciale con gli USA (14-V-79). Nel febbraio 1980 si riuniva a Pechino la V sessione del Comitato centrale che sanciva la tendenza sempre più favorevole a Teng Xiao-ping, venivano così emarginati alcuni collaboratori di Hua Kuo-feng e si riabilitava Liu Shao-chi (il principale bersaglio della Rivoluzione culturale). Sempre nel febbraio dello stesso anno alcune mosse politiche di Teng Xiao-ping isolavano ancora di più Hua Kuo-feng che nel settembre usciva dal governo cedendo a Chao Tzu-yang la carica di primo ministro. Il processo contro la "banda dei quattro" nel gennaio 1981 si trasformava in un attacco ulteriore a Hua Kuo-feng: le contestazioni mosse agli imputati venivano utilizzate per condannare l'intero periodo della Rivoluzione culturale, e altri momenti in cui Hua aveva esercitato particolare influenza. Nel 1982 la C. si avviava verso una profonda trasformazione. Il 1° settembre a Pechino si apriva il XII congresso del PCC che sanciva definitivamente la sconfitta della sinistra maoista e il trionfo di Teng (Deng Xiao-ping secondo la nuova trascrizione fonetica), di Hu Yaobang, segretario del partito, e di Zhao Ziyang, primo ministro. Hua Kuo-feng (Hua Guofeng) veniva confermato nel Comitato centrale ma usciva definitivamente di scena. Nel dicembre 1982 veniva promulgata la nuova costituzione improntata alla modernizzazione e alla riforma del sistema. Tale costituzione dava quindi grande impulso ad un ricambio dei quadri all'interno del partito e a radicali cambiamenti in campo economico. Importanti modifiche venivano poi introdotte in campo industriale: quali incentivi salariali e l'introduzione di imprese individuali. Il corso politico della nuova C., procedeva, con grande difficoltà, verso un disgelo dei rapporti con Mosca e un riavvicinamento con i paesi del terzo mondo. Il nuovo presidente Li Xiannian, eletto nel giugno del 1983, nel gennaio del 1984 si recava in visita ufficiale a Washington ristabilendo così stretti rapporti diplomatici tra il suo Paese e gli Stati Uniti. Miglioravano anche le relazioni col Giappone e si facevano più strette quelle coi paesi dell'ASEAN, col Pakistan, il Bangladesh, lo Sri Lanka e Myanmar. Rimanevano invece tesi i rapporti col Vietnam e con l'URSS. Nel 1984 il presidente Reagan si recava in visita ufficiale in C. e nell'autunno dello stesso anno veniva stipulato un importante accordo con la Gran Bretagna a proposito di Hong Kong, destinato a ritornare sotto la sovranità della C. nel 1997; le autorità di Pechino si impegnano però a mantenerne invariato il sistema economico per cinquant'anni. Per quanto concerne la politica interna, nel 1985 veniva attuato un rimpasto di governo: alcuni ministeri venivano infatti affidati a personalità di formazione tecnico-scientifica piuttosto che a membri dell'apparato; presidente della Repubblica rimaneva Li Xiannian. Nel 1986 si succedevano una serie di agitazioni studentesche, che partite da Hofei e Wuhan si estendevano a numerosi centri, fino a raggiungere Pechino e Shanghai. Gli studenti, che chiedevano maggiore libertà e democrazia, davano vita alle più imponenti manifestazioni dai tempi della Rivoluzione culturale. La rivolta obbligava Deng a esautorare Hu Yaobang criticato per non averla contrastata con la necessaria fermezza. La carica di segretario generale del partito comunista veniva assunta ad interim dal primo ministro Zao Ziyang. Contemporaneamente i vertici del PCC lanciavano una campagna contro il "liberalismo borghese": veniva istituita la censura preventiva; si faceva obbligo agli studenti di seguire le lezioni di marxismo, mentre si ripristinava per gli universitari il dovere di lavorare nelle campagne durante il periodo estivo. Nel 1987 si verificavano gravi disordini nel Tibet, dove si procedeva alla repressione e all'arresto dei monaci buddhisti accusati di fomentare la rivolta, che Pechino poneva in diretta relazione con la visita del Dalai Lama negli Stati Uniti. La situazione veniva normalizzata nell'agosto e l'intera regione era riaperta agli stranieri. Nello stesso anno veniva indetto il XIII congresso del partito comunista, alla presenza di 1936 delegati in rappresentanza dei 46 milioni di iscritti. L'assise decretava la vittoria della linea riformatrice di Deng, cui apparteneva la maggioranza dei 175 membri del comitato centrale, da cui erano esclusi alcuni esponenti della vecchia guardia. Deng si dimetteva da ogni carica, ma rimaneva presidente della potente commissione militare del partito. Nel 1988 l'assemblea nazionale inaugurava una sessione decisiva per definire gli equilibri all'interno del partito, ancora diviso tra coloro che chiedevano un'accelerazione delle riforme e quanti invece si preoccupavano di difendere la stabilità del sistema. Presidente della repubblica veniva nominato il riformista Yang Shangkun, mentre suo vice era il conservatore Weng Zhen; Deng rimaneva al suo posto al vertice della commissione militare, ma veniva affiancato dal segretario Zhao Ziyang e Yang Shangkun; primo ministro era confermato il conservatore Li Peng. L'assemblea approvava inoltre due importanti emendamenti alla Costituzione: il primo a riconoscimento e tutela delle imprese private; il secondo in favore della cessione dei campi a uso privato per i contadini. Alla chiusura dell'assemblea facevano seguito il forte rincaro dei generi alimentari e le proteste degli studenti della capitale che denunciavano apertamente la corruzione e l'inefficienza del regime. Nel 1989, dopo il ritiro dell'Armata Rossa dall'Afghanistan, miglioravano le relazioni cino-sovietiche, tanto che Gorbaciov decideva di recarsi in visita ufficiale a Pechino. Proprio durante la visita del segretario generale del PCUS, una pacifica manifestazione studentesca si svolgeva in piazza Tien An Men. Li Peng e Deng ne ordinavano la repressione armata, che provocava innumerevoli vittime e la riprovazione dell'opinione pubblica mondiale. La Comunità Europea, per protestare contro gli avvenimenti cinesi, decideva di attuare una serie di sanzioni economiche contro il regime di Pechino. Nei giorni seguenti la C. viveva momenti drammatici, ritrovandosi sull'orlo della guerra civile. Dopo la destituzione di Zao Ziyang, prevaleva l'ala conservatrice, appoggiata anche da Deng, che scatenava in tutto il Paese la caccia agli oppositori. Nel frattempo Jiang Zemin veniva nominato segretario del PCC. Nel 1990 la CEE decideva di togliere le sanzioni economiche, spinta più da esigenze di mercato che da un effettivo miglioramento della situazione interna cinese. Per circa due anni dalla repressione di Tien An Men le forze politiche conservatrici si sono opposte ad ogni progetto di riforma economica, portando il Paese a una situazione di stallo. I primi tentativi di uscita dall'isolamento si evidenziavano sul piano diplomatico tra il 1991 e il 1992: la C. normalizzava i rapporti con gli USA - aderendo all'embargo nei confronti dell'Iraq durante la Guerra del Golfo e rilasciando lo scienziato dissidente Fang Lizhi - con il Giappone, il Vietnam, la Corea, l'Indonesia, l'India e Taiwan, e aprendo le porte al mondo occidentale (Gran Bretagna e Italia). Le tensioni con l'ex Unione Sovietica, risalenti a motivazioni ideologiche (opposizione alla politica di rinnovamento di Gorbaciov) e regionali (contrasti in Cambogia) si allentavano gradualmente allorché il leader russo Boris Eltsin si recava a Pechino per stringere accordi commerciali. Sul piano economico, dopo anni di blocco, la C. riprendeva il processo di riforma per instaurare il "socialismo di mercato" con l'impegno di ridurre i pianificatori e di concedere una totale autonomia alle imprese pubbliche. Questa apertura economica in senso occidentale unita alla conservazione del rigore comunista in politica interna favorirono lo sviluppo della produzione industriale e dell'esportazione dei prodotti nazionali. Nel 1993 fu eletto il nuovo presidente della Repubblica, il leader del Partito Comunista Jiang Zemin. Il 1° luglio 1997 l'ex colonia britannica di Hong Kong ritornò alla Repubblica popolare Cinese, mentre l'anno seguente il presidente J. Zemin veniva riconfermato nella carica, iniziando un processo di riorganizzazione della pubblica amministrazione e di riduzione degli effettivi delle forze armate. In politica estera la C. tentava di uscire dal proprio decennale isolamento, giungendo a stringere accordi commerciali anche con gli Stati Uniti (1997) nell'ottica di un possibile ingresso del Paese asiatico nella WTO. Il 20 dicembre 1999 anche la colonia portoghese di Macao ritornava sotto la sovranità cinese, mentre nello stesso mese Zemin concludeva una serie di accordi commerciali con il presidente russo dimissionario B. Eltsin, firmando anche tre protocolli che risolvevano il contenzioso territoriale tra i due Stati. A fronte di evidenti progressi in politica estera, la situazione politica interna si manteneva tuttavia assai critica, a causa dell'azione repressiva nei confronti del Partito democratico cinese e della setta religiosa Falung Gong, tanto che nel marzo 2000 la commissaria delle Nazioni Unite, Mary Robinson, denunciava il peggioramento della situazione dei diritti umani in C.. Nel gennaio 2001 cinque membri del Falun Gong si davano fuoco per protesta: una donna moriva per le ustioni riportate. Il 2001 era un anno caratterizzato da forti attriti con gli Stati Uniti: il presidente George W. Bush, ribaltando la politica di Clinton, assumeva un atteggiamento ostile verso la C. La tensione tra i due Paesi raggiungeva il culmine quando un aereo spia statunitense Ep-3, che volava sul Mar Cinese Meridionale, entrava in collisione con un caccia cinese. Danneggiato, l'aereo spia era costretto a un atterraggio d'emergenza sull'isola di Hainan. L'incidente apriva una lunga crisi diplomatica tra Washington e Pechino, aggravata dal fatto che le autorità cinesi avevano sequestrato e sottoposto a ispezione il velivolo, mentre i membri dell'equipaggio erano stati arrestati. L'incidente si chiudeva in aprile con un compromesso diplomatico: Pechino esigeva scuse ufficiali e l'ammissione di responsabilità per l'accaduto e acconsentiva a rilasciare l'equipaggio e a restituire l'Ep-3, completamente smontato. La crisi seguita agli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001 alle Torri Gemelle e al Pentagono riavvicinò Stati Uniti e C.: in ottobre Bush e Jiang Zemin si incontrarono per la prima volta a Shanghai, in occasione del vertice dell'APEC, e il presidente cinese si impegnò a sostenere Washington nella guerra contro il terrorismo. A novembre la C. venne ufficialmente ammessa al WTO. Nel novembre 2002 il Congresso del Partito comunista cinese si chiuse con delle importantissime novità nel segno della modernizzazione e del ringiovanimento del partito. Jiang Zemin, segretario generale, si dimise, liberando di fatto il campo al suo vice, il sessantenne Hu Jintao, che ottenne quasi l'unanimità dei voti di preferenza dell'assemblea. Con Zemin, che rimase tuttavia a capo della Commissione Centrale Militare, lasciarono gli incarichi, mantenendoli però di fatto fino al marzo 2003, data della scadenza naturale della legislatura, il presidente dell'Assemblea nazionale del popolo Li Peng, il primo ministro Zhu Rongji e il presidente della Conferenza consultiva del popolo cinese Li Ruihuan. Nel marzo 2003 l'Assemblea nazionale del popolo elesse formalmente Hu Jintao al ruolo di presidente in sostituzione del dimissionario Zemin: vennero altresì nominati il presidente del Parlamento Wu Bangguo e il primo ministro Wen Jiabao. Il 2003 si era aperto con una grave emergenza di tipo sanitario che coinvolse ben presto altre Nazioni. Nel Paese venne evidenziato un vasto focolaio di SARS (V.), il pericolosissimo caso di polmonite atipica che causò ben presto la morte di centinaia di persone. In maggio la già precaria situazione della C. venne ulteriormente aggravata dalle difficili condizioni climatiche caratterizzate da pioggie torrenziali e da alluvioni. Nel mese di ottobre venne lanciata in orbita la navicella spaziale Shenzou 5, di fabbricazione interamente cinese, con a bordo il primo astronauta di nazionalità cinese, inserendo di fatto il Paese asiatico tra le grandi potenze dello spazio insieme a Stati Uniti e Russia. Nel marzo 2005, dopo la delibera del Congresso Nazionale cinese della legge "anti-secessione" per prevenire eventuali iniziative d'indipendenza di Taiwan, le relazioni tra Pechino e Taipei si fecero molto tese. In aprile anche le relazioni con il Giappone si inasprirono a causa della pubblicazione, da parte giapponese, di una serie di libri di testo nei quali veniva minimizzato il ruolo dell'Impero nipponico nei massacri perpetrati ai danni del popolo cinese durante la seconda guerra mondiale. Nell'agosto dello stesso anno si assistette alle prime esercitazioni militari congiunte tra Cina e Russia. Nell'ottobre 2006 il presidente Hu Jintao disse al segretario di Stato americano Condoleezza Rice, in visita a Pechino, che la C. si opponeva fermamente ai test nucleari della Corea del Nord, appoggiando le misure sanzionatorie imposte dall'ONU alla stessa, e che la diplomazia cinese avrebbe lavorato per una soluzione pacifica della questione nucleare nella penisola coreana. Nel marzo 2008 una forte protesta tornò a divampare improvvisamente in Tibet contro la politica del governo cinese. Numerosi monaci furono arrestati, mentre il governo cinese accusò il Dalai Lama di fomentare gli scontri in tutto il paese. Il bilancio dei disordini, secondo fonti tibetane, fu di centinaia di morti. Il governo di Pechino smentì ripetutamente le cifre fornite dagli oppositori al regime, anche per rassicurare l'opinione pubblica occidentale che, in prossimità dei giochi olimpici, si mobilitò prontamente rivendicando il rispetto dei diritti civili. Il 12 maggio 2008 una forte scossa di terremoto di magnitudo 7,8 gradi della scala Richter colpì il Sichuan, nel sud-ovest della C. Il governo di Pechino fornì un bilancio di almeno 50 mila morti in tutta la provincia dove venne localizzato l'epicentro del sisma.
Cartina della Cina durante la lotta contro il Giappone

Cartina della Cina durante il periodo T'ang


I GRANDI AVVENIMENTI DELLA STORIA CINESE
2000 a.C.
1766 ca.-1027 ca.
1027-771
771
771-481
551-481
403-222
221-206
206 a.C.- 220 d.C.
141-87 a.C.
9-22 d.C.
25
192-219
265-420
316
357-589
589-618
618-907
630
907
960-1279
1127
1206
1215
1279
1368-1644
1514
1644-1911
1736-1796
1796
1839-1842

1844
1848
1864
1885
1894-1895
1900
1905
1911
1912
1916
1921
1925
1931

1934-1936
1937-1945
1946-1949
1949
1950-1953
1955-1958
1959
1960-1963
1962
1964
1966
1969

1971
1976
1980

1983

1985
1987-1988
1989

1993
2003
Culture agricole e pastorali di Yang-shao e di Lungshan
Dinastia Shang-Yin
Dinastia Chou (Chou occidentali)
Invasione dei Tungusi
Periodo dei Chou orientali
Confucio
Periodo dei “Regni Combattenti”
Dinastia Ch'in. Primo imperatore Shih Huang-ti. Costruzione della Grande Muraglia
Dinastia Han. Primo imperatore Liu P'ang
Conquista della Cina meridionale ad opera di Wu-ti
Dinastia Hsin
Restaurazione degli Han
L'impero viene diviso in tre regni autonomi: Shu, Wei (Nord), Wu (Sud)
Dinastia Chin
Liu Yüan sconfigge i Chin che riparano a Nanchino (Chin orientali)
Invasioni barbariche e nuovo smembramento dell'Impero
Riunificazione ad opera della dinastia Sui
Dinastia T'ang
Conquista della Mongolia
Caduta della dinastia T'ang. Periodo di anarchia
Dinastia Sung
Fondazione nella Cina settentrionale di un regno ad opera dei Kitai
Gengis Khan è proclamato capo dei Mongoli
Mongoli conquistano Pechino e la Cina settentrionale
Dinastia Yüan (Kubilay Khan)
Dinastia Ming, fondata da Chu Yüan-chang (Hung-wu)
Penetrazione portoghese a Canton
Dinastia Ch'ing
Regno di Ch'ien-lung. Conquista dell'Asia centrale
Abdicazione di Ch'ien-lung e rivolte contadine (setta del loto bianco)
Guerra dell'oppio con la Gran Bretagna. Trattato di Nanchino: cessione dell'isola Victoria (Hong Kong)
Trattati di Wampoa a Wanghsia, stipulati con Francia e USA
Rivolta dei T'ai-p'ing
Sconfitta dei T'ai-p'ing
Guerra franco-cinese
Guerra cino-giapponese. Cessione di Formosa al Giappone
Rivolta dei Boxers
Sun Yat-sen fonda la T'ung Meng Hui (Lega dei Congiurati)
Proclamazione della Repubblica a Nanchino
L'imperatore P'u Yi abdica. Yüan Shih-k'ai succede a Sun Yat-sen
Guerra civile tra i capi militari (signori della guerra)
Fondazione del partito comunista cinese
Nomina di Chiang Kai-shek a capo militare del Kuomintang
Fondazione della Repubblica Sovietica Cinese degli operai e dei contadini della Cina meridionale; Mao Tse-tung ne è il presidente
La “Lunga Marcia”: i comunisti cinesi si rifugiano nello Shensi
Guerra cino-giapponese
Guerra civile tra nazionalisti e comunisti. Ritiro di Chiang Kai-shek sull'isola di Formosa
Fondazione della Repubblica Popolare Cinese
Guerra di Corea
Organizzazione dell'agricoltura in “comuni del popolo”
Elezione di Liu Shao-chi a presidente del partito
Rottura ideologica con l'URSS
Conflitto con l'India
Prima bomba atomica cinese
Inizio della Rivoluzione culturale
IX congresso del Partito comunista cinese: ritorno alle istituzioni centralizzate e fine della Rivoluzione culturale
Scomparsa di Lin Piao. Ammissione della Cina all'ONU
Morte di Mao Tze-tung. Hua Kuo-feng assume la direzione del partito e dello Stato
Dimissioni di Hua Kuo-feng e nomina di Zhao Ziyang a capo del governo. Nomina di Deng Xiao-ping a capo del partito
Li Xiannian viene eletto presidente della Repubblica. Zhao Ziyang conserva la carica di primo ministro
Eliminazione della vecchia classe politica fedele al Maoismo
Rivolta duramente repressa in Tibet
Repressione del movimento studentesco nella Piazza Tien-An-Men. Deng Xiao-ping abbandona ufficialmente il potere continuando a detenere, però, grandissima autorità
Jang Zeming, leader del Partito comunista, è eletto presidente
Hu Jintao è il nuovo presidente della Repubblica Popolare Cinese

LETTERATURA E FILOSOFIA

La civiltà cinese è antichissima. Le prime iscrizioni conosciute risalgono al II millennio a.C. La poesia cinese ebbe temi prestabiliti; si imperniava per lo più sulla vita e sulle esperienze dei più umili. La letteratura si divise in due rami: politico-morale ed estetica. Mentre la prima aveva generalmente uno stimolo assai semplice, la seconda aspirava a raggiungere i vertici della poesia pura, trattando temi mistici. Nella poesia cinese è sempre presente l'elemento naturalistico, soprattutto l'amore per la natura. Imponenti raccolte di opere poetiche, storiche e filosofiche, permettono la suddivisione in periodi dell'antichissima civiltà cinese. Strettamente collegata alla letteratura è la filosofia. La prima scuola filosofica di cui si abbia menzione è quella di Confucio, vissuto nel VI-V sec. a.C., il cui insegnamento è largamente riscontrabile in quasi tutti gli autori classici. I testi di questo periodo sono per lo più orazioni, componimenti amorosi o campestri, lamenti funebri. Uno dei più importanti è il Lun Yu, raccolta di massime di Confucio, unica fonte diretta sulla personalità del filosofo. La seconda scuola filosofica è quella taoista, contraddistinta da una tendenza mistica molto accentuata. Altre scuole filosofiche sono: quella dello Yin e dello Yang, in cui il primo rappresenta il principio maschile attivo, il secondo il principio femminile passivo. Queste tre scuole si svilupparono nel primo periodo a cui seguì il secondo dell'epoca Han, sorto nel III sec. Tipica di questo periodo è la poesia cortese e raffinata che trovò il suo maggior rappresentante in Ssu ma Hisiangju. Oltre a questo tipo di poesia, se ne sviluppò un altro, più popolare. Il terzo periodo, tormentato da numerose guerre, vide il sorgere di una letteratura di carattere estetico e nello stesso tempo la comparsa di un nuovo tipo di manifestazioni artistiche, cioè la pittura e la calligrafia. Il quarto periodo, della dinastia Tang, fu caratterizzato dalla controversia tra buddhismo e confucianesimo. Il genere di letteratura più coltivato fu la poesia di stile composito, affiancata anche da una notevole produzione di novelle e racconti. Il quinto periodo segnò una svolta decisiva nell'interpretazione dei classici, visti in una luce nuova e antitradizionale. La caratteristica di questo periodo è l'estrema semplicità di linguaggio, l'introduzione della lingua parlata e anche il sorgere di un nuovo genere letterario, cioè il romanzo. Il sesto periodo, in cui si affermò la dinastia Yüan in seguito all'invasione mongola, segnò l'inizio di un'altra forma letteraria: quella teatrale, che continuò il suo sviluppo anche durante il settimo periodo della dinastia Ming, che vide al contrario la decadenza degli altri generi letterari, eccezion fatta per il romanzo che si suddivise in romanzo storico avventuroso e realista. L'ottavo periodo, della dinastia Manciù, segnò l'inizio dello studio critico delle opere classiche e del crescente sviluppo dei romanzi sentimentali e satirico-sociali. La letteratura cinese venne a contatto con quella europea e si incominciarono a tradurre opere di scrittori europei. Nella seconda metà del XIX sec. i Cinesi entrarono in contatto con la cultura occidentale attraverso traduzioni in gran parte dall'inglese e dal giapponese. Si determinò conseguentemente un notevole allargamento nel campo delle conoscenze: l'avvento della repubblica nel 1911 fece ritenere ad alcuni intellettuali che fosse giunto il momento di compiere una rivoluzione anche in campo letterario. Nel 1917 Hu Shih e Ch'en Tu-hsiu si fecero promotori di un modo di scrivere più semplice, corrispondente alla lingua parlata (Pai-Hua). Nonostante le notevoli opposizioni, il movimento ebbe successo: nel marzo 1920 il governo cinese stabilì che la lingua nazionale (Kuo Yu) parlata e scritta fosse da considerarsi il dialetto più diffuso e conosciuto in C., quello cioè delle regioni a N dello Yangtzechiang. Nello stesso anno ordinava che i libri delle scuole elementari fossero tutti scritti in Kuo Yu. Negli anni dal 1920 al 1937 si moltiplicarono le pubblicazioni sia letterarie sia scientifiche scritte in Pai Hua; videro la luce i primi romanzi, le prime poesie, i primi drammi scritti nel nuovo stile; alcuni scrittori si distinsero e, primo fra tutti, Lu Hsun, il più noto dei novellieri cinesi moderni. Contemporaneamente lo studio della letteratura classica e della storia veniva ripreso con criteri scientifici. Il conflitto cino-giapponese interruppe questo sviluppo culturale; i centri di studio si dispersero, trasferendosi nella C. occidentale; gli scrittori furono spinti a trattare temi propagandistici e patriottici. La vittoria del comunismo e i nuovi ideali marxisti condizionano completamente la letteratura degli ultimi anni, nella quale spiccano i nomi di Shen Yen-ping e Kuo Mo-jo. Il mezzo di espressione scritta si è venuto semplificando e affinando, concedendo largo posto anche a forme dialettali, mentre l'antico stile classico, lo Wen Yen, è ormai in abbandono, come in abbandono sono nelle scuole gli studi di letteratura classica.

RELIGIONE

Prima dell'avvento del confucianesimo, la religione predominante della C. era formata di due elementi fondamentali, cioè il culto della natura e quello degli antenati. Questi due elementi si mantennero anche in epoche successive, pur subendo varie trasformazioni. Erano venerate le potenze spirituali del cielo, dei corpi celesti, delle stagioni, del suolo; divinità tutelari delle città, dello Stato, ecc.; spiriti di uomini illustri; penati e mani familiari. L'imperatore (detto il figlio del cielo) era il capo religioso della nazione; egli compiva le più alte cerimonie che erano quelle dedicate alle divinità del cielo e della terra, considerate le maggiori. I privati potevano soltanto sacrificare agli spiriti tutelari della casa e, al pari della famiglia imperiale, dovevano avere il culto dei propri antenati. Tale culto era connesso con la profonda reverenza tributata all'avo, al padre, al fratello maggiore viventi. In epoca posteriore venne posto a capo di tutte le divinità naturali il Cielo, detto pertanto Sublime Sovrano. Con Confucio (fondatore del confucianesimo) e con Lao-tzu (fondatore del taoismo) si formarono delle scuole che, già a partire dal VI sec. a.C., propugnavano dottrine filosofiche e religiose. Nel campo strettamente religioso Confucio si limitò a confermare e a trasmettere le tradizioni a lui antecedenti; la sua opera più originale si svolse nel campo dell'etica, in quanto pose a fondamento di ogni altra virtù quella dell'affetto fraterno e della pietà filiale e inoltre eresse a regola della condotta umana la reciprocità. Famosa a quest'ultimo proposito la massima: "Paga l'offesa con giustizia, la bontà con bontà". Confucio diede un modello di uomo superiore, il quale doveva essere in grado di discernere in ogni circostanza il Giusto e di praticarlo con correttezza, sviluppando la disposizione al Bene infusa dal Cielo in ogni uomo. Tra le successive rielaborazioni della dottrina di Confucio, la più importante fu quella di Mengtzu, comunemente conosciuto in Occidente con il nome di Mencio, nella quale venne riconfermato il concetto fondamentale della bontà insita in ogni uomo dal primo momento della sua esistenza. Nella filosofia taoista è praticamente enunciata la presenza di un Essere esistente prima di ogni altro, inizio e conclusione di ogni cosa. Essa giunge pertanto a una conclusione metafisica. Il principio primo, chiamato tao, può essere compreso, anche se indefinibile, perché procede ordinatamente nei vari stadi della natura. Gli insegnamenti della filosofia di Lao-tzu sono basati su queste osservazioni e si imperniano sulle virtù dell'umiltà della gentilezza e della semplicità, tenendo sempre presente questa massima: " Ricompensare le ingiurie con gentilezza". Il carattere metafisico e speculativo di queste teorie non poteva però venir completamente e giustamente capito dalla moltitudine che volle portare sul piano della realtà oggettiva l'armonia ultraterrena della beatitudine. Dopo la morte Lao-tzu venne divinizzato accanto a due altre divinità, formando così la triade dei Tre puri, affiancata da numerosi geni. Venne anche istituito un vero e proprio culto taoista, e Maestro celeste venne nominato il capo di tale istituzione religiosa. Più tardi il confucianesimo venne introdotto nel culto ufficiale e a Confucio vennero tributati onori divini e innalzati templi. Ufficialmente il buddhismo penetrò in C. solo verso il I sec. d.C., diffondendosi rapidamente e assumendo caratteristiche particolari in relazione all'indole e alla tradizione religiosa del popolo. È da rilevare a questo punto che il popolo cinese, pur sensibile alla penetrazione di varie religioni, ha sempre sentito l'esigenza di credere in un unico Dio. L'islamismo penetrò in C. verso il VI sec. ad opera di mercanti ed ebbe la sua massima espansione nel XIII e nel XIV sec. Il cristianesimo fece la sua prima comparsa nel VII sec. con il nestorianesimo e per quasi tre secoli conobbe una certa diffusione finché fu represso nel IX sec. dall'imperatore Wu Tsung. Pur mancando notizie certe intorno ai secoli successivi, di preciso si sa che nel XII sec. il nestorianesimo tornò a diffondersi specialmente nelle provincie del N, e queste notizie ci sono confermate da Marco Polo nei suoi racconti di viaggio. La prima personalità di rilievo del cristianesimo fu il minorita Giovanni da Montecorvino, nominato da Papa Clemente V arcivescovo e patriarca dell'Estremo Oriente. Dalla sua sede di Pechino tentò di dare al movimento cattolico cinese le sue prime strutture organizzative su basi occidentali. Più tardi e precisamente nel XIV sec. incominciò la penetrazione di numerose missioni francescane che facevano capo a Oderico da Pordenone e a Giovanni de' Marignolli: il loro successo fu testimoniato dal gran numero di seguaci che riuscirono a guadagnare alla loro causa. Nel 1368 tuttavia, con la deposizione della dinastia mongola, il cristianesimo fu nuovamente represso e per oltre un secolo i suoi seguaci vennero perseguitati. Nel XVI sec. appare l'importante figura del gesuita Matteo Ricci, il quale riprese e sviluppò grandemente l'opera missionaria, ben tollerato e molto stimato anche a corte. La sua opera fu poi continuata da Adam Schall e da altri intelligenti gesuiti ai quali la corte aveva affidato la correzione del calendario cinese. Questo fu certamente il periodo di massimo splendore del cristianesimo e se il merito va in parte attribuito alle primitive missioni francescane e in massima parte a quello dei gesuiti, ciò nonostante va rilevato che accanto ad essi altri ordini, come quelli degli agostiniani e dei domenicani, operarono con successo in tutto il Paese, portando ad oltre 300.000 il numero dei proseliti. Ma una grave divergenza tra domenicani e gesuiti, in merito ai riti cinesi, controversia protrattasi per oltre cinquant'anni, fece perdere al cristianesimo il suo antico prestigio e ai suoi missionari il credito di cui godevano a corte. Di questa caotica situazione seppero abilmente approfittare gruppi politici e movimenti contrari al cristianesimo i quali fomentarono un malcontento generale che si concluse con uccisioni, spargimenti di sangue e distruzioni di chiese. Ha così inizio un difficile periodo per il cristianesimo che venne bandito da tutto il Paese. Soltanto nel 1842, dopo il trattato con l'Inghilterra e con la Francia (1844) che conclusero la tragica politica europea della guerra dell'oppio, i cristiani cattolici furono nuovamente tollerati da parte delle autorità. Le missioni ripresero l'antico vigore, trovando nuova forza per espandersi in tutto il Paese nella comparsa dei primi nuclei del protestantesimo. Nel 1870 viene registrato il cruento moto xenofobo di Tientsin e nel 1900 la sommossa dei boxers durante la quale la folla imbestialita di Pechino massacrò cristiani, preti, diplomatici, ecc. Il cristianesimo tuttavia continuò nella sua opera di espansione che si accrebbe ulteriormente con la caduta della dinastia Manciù e la costituzione della Repubblica Cinese che faceva capo al rivoluzionario Sun Yat-sen, convertitosi al cristianesimo protestante. Prima della seconda guerra mondiale il numero dei cristiani cattolici e protestanti cinesi si avvicinava ai 3 milioni, mentre si assisteva in tutto il Paese alla nascita di un clero indigeno: nel 1946, per la prima volta nella storia un vescovo cinese veniva insignito della porpora cardinalizia. Attualmente in C. vi sono circa 4 milioni di cattolici, 700.000 protestanti, 48 milioni di musulmani, 30 milioni di taoisti, 150 milioni di buddhisti, 200 milioni di confuciani. Nel 1957 gli organismi ecclesiastici cattolici hanno disconosciuto l'autorità della Chiesa romana. In C. non è riconosciuta una religione di Stato.

ARTE

Antichissima è la tradizione artistica cinese; sono stati rinvenuti infatti oggetti, risalenti anche al periodo neolitico, in materiali vari: madreperla, bronzo, giada. Tipiche e molto belle sono le ceramiche (XVI-IX sec. a.C.) e le opere in bronzo (XI-III sec. a. C). Il VII, VIII, IX e X sec. segnano il massimo fulgore dell'arte cinese che si manifesta in opere di scultura estremamente plastiche e nei dipinti che hanno essenzialmente funzione ornamentale. La pittura si venne poi evolvendo nei secoli successivi, assumendo caratteri piuttosto convenzionali anche per la concorrenza esercitata dal mercato europeo. Molto poco è rimasto dell'antica architettura cinese. Una delle caratteristiche dell'architettura è il sostegno ligneo delle case che presentano sempre il classico tetto ricurvo. Ben conservati sono i templi che presentano gli stessi elementi dell'architettura profana. Dell'architettura funeraria rimane molto poco: è testimoniata però la grandiosità e l'imponenza soprattutto delle tombe imperiali. ║ Bronzi: i Cinesi furono grandi collezionisti di bronzi. È quasi certo che fin dal V sec. a.C. furono fabbricati bronzi d'eccellente qualità; questi venivano usati per scopi pratici e per cerimonie. Il loro colore varia dal rosso rame, attraverso tutta la gamma dei rossi meno vivi e del giallo dorato, fino alla tonalità quasi argentea degli specchi di bronzo. Caratteristiche le antiche campane bronzee decorate con bugne sporgenti; notevoli anche gli specchi pressoché introvabili prima della dinastia Han. L'uso del bronzo si diffuse sotto la dinastia Han (206 a.C. - 220 d.C.); vennero fuse in questa lega raffigurazioni assai belle di animali. Sotto le sei dinastie (265-589 d.C.), si fecero figure votive in bronzo dorato e si riprodussero quei particolari recipienti di ceramica chiamati po shan lu. Dalla fine della dinastia Chou in poi si ebbe una maggiore semplicità di forme e si ricorse all'uso di decorazioni a intarsio o incisione invece dell'antica decorazione a rilievo. Le decorazioni dei bronzi più antichi si avvalgono di forme e raffigurazioni immaginarie e di un motivo a sottili linee intersecate. Le linee erano assai fitte e in forte rilievo. I bronzi più tardi, che riproducevano questo tipo di decorazioni, mancavano della freschezza e nitidezza caratteristica delle decorazioni precedenti. La testa d'orco era uno dei motivi preferiti dell'epoca della dinastia Chou. Con le dinastie Sung e Ming si diffusero soggetti ed emblemi del confucianesimo, del taoismo e del buddhismo. ║ Porcellana d'esportazione: termine che indica la porcellana eseguita in C. e destinata ai mercati esteri. Esempi tipici ne sono la porcellana Lowestoft, il Lowestoft araldico e stemmato, e la porcellana detta dei gesuiti. ║ Porcellana di pasta tenera: tipo di porcellana fatta con un'argilla speciale: sembra si tratti di una specie di pegmatite e steatite che rende la pasta della porcellana particolarmente idonea a ricevere una decorazione eseguita in blu sotto vernice. La porcellana di pasta tenera bianco blu venne eseguita per la prima volta durante il Regno K'ang Hsi e quindi nei successivi Regni di Yung Che'ng e Ch'ien Lung durante la dinastia Ching. ║ Lacche cinesi: la lacca propriamente detta si ottiene dalla resina di un albero, originario della C., e coltivato anche in Giappone. La tecnica della laccatura usata in C. è completamente simile a quella giapponese. La lacca veniva applicata in strati successivi, a seconda dell'effetto desiderato; la superficie era poi incisa a disegni vari. Nella lacca detta Coromandel il disegno veniva intagliato e rifinito con diversi colori o con oro. I paraventi Coromandel importati soprattutto dalla Compagnia delle Indie erano molto ricercati nell'Europa occidentale verso la fine del XVII sec. ║ Ricami: l'arte del ricamo cinese ha origini remote ed è famosa per l'esecuzione perfetta e delicata. I ricami che ripropongono gli antichi disegni, sono opera sia di donne che di uomini. Notevole la lavorazione complessa che in certi oggetti, come gli abiti di gala e i paraventi, copre completamente il fondo del tessuto. Il ricamo cinese si avvale di una grande varietà di punti; i più importanti sono eseguiti con fili di bavella, d'oro e d'argento, in una infinita varietà di disegni, quali draghi, mostri mitologici, figure, motivi simbolici, fiori di ciliegio, crisantemi, uccelli e farfalle.

MUSICA

L'esistenza da epoche remote di una notevole fioritura musicale cinese è provata da numerosi documenti. Il substrato arcaico della musica cinese è comune a quella di tutto l'Estremo Oriente asiatico; sotto molti aspetti esso si contrappone all'Europa occidentale e, in una certa misura, all'India. Le più antiche scritture pittografiche (1300-1500 a.C.) su osso sembrano in diversi casi raffigurare strumenti musicali: tamburi, campane, pietre triangolari che si sospendevano ad un telaio e venivano percosse con una bacchetta di legno. La scoperta di alcuni esempi di flauto globulare a cinque buchi che consentivano l'emissione di note nell'ambito di una quinta è ulteriore prova di pentatonismo che sta alla base della musica cinese più antica. La struttura e la curva melodica della musica vocale autoctona può osservarsi tuttora nei canti popolari che conservano il cosiddetto tetracordo enarmonico (sovrapposizione di una terza maggiore e una seconda minore) e forme di pentatonismo puro non più in uso nella musica colta cinese. Ancora oggi, come nel passato, la musica è considerata "potenza trascendente": si riteneva infatti che avesse la virtù di rispecchiare l'armonia cosmica che un impiego non adeguato dei suoni avrebbe potuto turbare. Vennero stabiliti parallelismi tra la regolare successione delle quinte e gli ordini dell'universo: i punti cardinali, le stagioni, ecc. Al salterio, che era lo strumento più usato dai monaci buddisti e taoisti, si attribuivano virtù magiche: durante la dinastia Ming era vietato alle donne e si poteva suonare solo se erano presenti persone colte. Gli scritti di Lueh Pu-wei (239 a.C. circa) testimoniano la sistemazione teorica della pratica musicale cinese. ║ Strumenti: il salterio a cinque corde (in seguito sette) era il più importante. Lo sheng, organo a bocca, consisteva in una camera d'aria (generalmente una zucca vuota) con una serie di canne di bambù di lunghezza diversa (attualmente è in uso con la camera d'aria di legno). Il liuto corto a quattro corde pare si suonasse cavalcando: è il capostipite degli attuali liuti. I liuti ad arco hanno la cassa armonica esagonale con una membrana tesa e due corde intonate per quinta. I bassorilievi dei templi degli Han e delle tombe della famiglia Wu raffigurano flauti verticali, organi a bocca, pietre sonore, siringhe, tamburi.
Pechino: piazza Tien An Men

Pechino: il Tempio del Cielo

Indigena cinese

Cina: scene di vita

Canton: piazzale della stazione

Bambina cinese

Cina: panorama della regione del Sichuan

La Grande Muraglia cinese

Cina: panorama sul Fiume Giallo