Stato (Repubblica Popolare Cinese) dell'Asia orientale.
Superficie: 9.572. 900 kmq; popolazione: 1.296.075.000 ab.; capitale: Pechino
(7.441.000 ab.; 14.230.000 ab. l'agglomerato urbano). La
C. confina a Nord con
la Mongolia e la Russia, a
Nord-Est con la Corea del Nord, a Sud col Vietnam, il Laos, Myanmar, l'India, il
Nepal e il Bhutan, a Ovest con il Kazakistan, il Kirghizistan, il Tagikistan,
l'Afghanistan, a Sud-Ovest con il Pakistan, e l'India. Ad Est e a Sud-Est le
coste sono bagnate dal Mar Giallo, dal Mar Cinese orientale e da quello
meridionale. Per vastità di territorio è il terzo Stato del mondo,
mentre è il primo per numero di abitanti. Si parlano numerose lingue e dialetti;
il gruppo linguistico principale è quello parlato dagli
Han
(lingua cinese). Altri gruppi sono l'
uiguro, parlato soprattutto nel
Xinjiang, il
mongolo, proprio della Mongolia ma parlato anche altrove, e
il
tibetano d'uso oltre che nel Tibet, nel Qinghai e nello Sichuan
occidentale. L'unità monetaria è lo
yuan. La religione
più diffusa è il confucianesimo, poi il buddhismo; in
C.
sono presenti anche gruppi numericamente rilevanti di taoisti, musulmani,
cattolici e protestanti. L'attuale ordinamento politico fa riferimento alla
Costituzione del 4 dicembre 1982 che definisce la
C. come Stato
socialista nel quale il Partito comunista ha preminenza assoluta; alcuni
emendamenti del 1999 hanno introdotto il diritto alla proprietà privata,
il principio dello Stato di diritto e lo svolgimento pubblico dei processi. La
C. è divisa in province, regioni autonome e speciali,
municipalità. L'organo supremo dello Stato è l'Assemblea
nazionale del popolo, che si riunisce una volta l'anno e i cui membri sono eletti
per un mandato di 5 anni dalle province,
dalle regioni autonome e speciali, dalle municipalità e dalle Forze armate (sottoposte
queste ultime a una Commissione militare centrale, presieduta dal presidente
della Repubblica); essa elegge il presidente della Repubblica, il primo ministro e
il Consiglio di Stato e svolge funzioni legislative. Tra una sessione e l'altra, i compiti
dell'Assemblea nazionale vengono assolti da un Comitato permanente.
GEOGRAFIA
Morfologia: oltre il 70% della
C. è montuoso, con altezza media intorno ai 1.000 m. Imponenti
sistemi montuosi si estendono con direzione longitudinale: il Kunlun, il Tien
Shan, l'Altaj e l'imponente l'Himalaya. Al confine con il Nepal s'innalza la
più alta cima del mondo, l'Everest (8.848 m). Numerosi gli altipiani, il
maggiore dei quali è quello tibetano, la cui altitudine media è
prossima ai 4.000 m. Esteso anche l'altopiano del Löss, che si estende
nella Mongolia. La parte sud-orientale della
C. è occupata da
formazioni collinari che verso Est lasciano il posto alla grande pianura della
Manciuria. • Geol. - Formazioni cristalline e
metamorfiche di origine anteriore al periodo paleozoico costituiscono il
basamento della regione. La struttura di questo basamento si è modificata
attraverso i movimenti orogenetici caledoniano, ercinico e alpino. Nella parte
orientale e in genere nelle pianure, si hanno sedimenti mesozoici e neozoici con
depositi alluvionali e löss (deposito eolico). Nel centro e nella parte
settentrionale del Paese vi sono invece vasti depositi di sedimenti marini e
continentali. ║
Clima: le regioni dell'interno presentano un clima
nettamente continentale, con scarse precipitazioni e notevoli escursioni di
temperatura. Le precipitazioni sono scarse anche nelle zone più
occidentali e settentrionali, mentre abbondano nella fascia orientale. Le coste
cinesi sono interessate, durante la stagione estiva, da masse d'aria umida, che
provocano frequenti alluvioni, e talvolta anche da tifoni. Un aspetto
particolarissimo presenta il clima delle regioni situate nella parte
sud-orientale, dove l'anno risulta diviso in due sole stagioni, frammezzate da
due brevissimi periodi primaverile e autunnale. Inoltre tutto il territorio
è interessato dai monsoni. ║
Idrografia: accanto ai grandi
sistemi montuosi, la
C. presenta estesi laghi salati e d'acqua dolce. Il
maggiore d'acqua salata è il Koko Nor (4.300 kmq). Tra quelli d'acqua
dolce: Hanka (al confine sovietico), Hungtze-Hu, Tung-ting-Hu e Poyang-Hu (nella
regione attraversata dallo Yangtze). I fiumi principali nascono dall'altopiano
del Tibet e sfociano nel Mare Cinese. Tra essi: lo Yang-tze kiang, il Huang Ho e
il Si Kiang. Importanti nel sistema idrografico cinese, il Min Kiang, il Peh Ho
e il Wei Ho. Al confine con la Corea scorre lo Yalu, al confine con la Russia,
l'Amur. I due fiumi Tarim e Esdin non giungono al mare, terminando nei deserti
con formazioni paludose. Nella
C. scorrono poi altri fiumi che
interessano solo parzialmente il territorio; i maggiori tra questi sono il
Brahmaputra e l'Indo, che si dirigono verso
l'India.
Cartina della Cina
ECONOMIA
Di fondamentale importanza nell'economia cinese
è l'agricoltura, basata soprattutto sulla cerealicoltura. Tradizionale e
importantissima la risicoltura, anche se la produzione non soddisfa il
fabbisogno nazionale. Essa è praticata quasi ovunque, ma principalmente
nella parte meridionale del Paese, specie nella vallata del Chang Jiang. Nella
grande piana alluvionale dello Huang He e in quella mancese del Liao prevale la
coltura del frumento. Nel Tibet, nello Sichuan, in Manciuria e nello Qinghai
prevalgono le colture di mais, orzo e
caoliang (questo è simile al
sorgo). Produzione tipica della Manciuria è la soia. Estese anche le aree
destinate alla coltivazione del sesamo, dell'arachide, del girasole e del
tung, tutte piante oleoginose. Lungo le coste cinesi è coltivata
soprattutto la canna da zucchero. Il tè, bevanda molto diffusa, è
coltivato nel Fujian, nel Zhejiang e lungo il medio corso dello Yangtze.
Un'importante attività industriale prende via dal tabacco; anche le
colture di cotone, iuta e canapa alimentano le relative industrie. Molto diffusa
è la bachicoltura, soprattutto a Nanking, Chengtu e Hangchow. Tra le
risorse offerte dall'allevamento, la più cospicua è quella data
dagli animali da cortile; seguono per importanza i bovini, i suini, gli ovini, i
caprini e gli equini. La principale risorsa mineraria è costituita dal
carbone (Hebei, Shandong, Shanxi, Jiauxi e Manciuria). Il petrolio è
estratto soprattutto nello Sichuan e in Manciuria. Gli scisti bituminosi
frequenti nelle province di Guandong e di Liaoning, hanno dato vita alla grande
industria di distillazione di Fushun. Altri giacimenti importanti sono quelli di
manganese, bauxite, antimonio, rame, mercurio, fosforo e uranio. La principale
industria è quella cotoniera; sempre nel settore tessile, si hanno buone
produzioni di lana, tappeti e rayon. Sta acquistando un interesse sempre
crescente l'industria siderurgica, attiva principalmente in Manciuria. Le
industrie della brillatura del riso e della molitura dei cereali sono attive
soprattutto a Shanghai. In Manciuria è particolarmente sviluppata
l'industria olearia. Diffusa ovunque l'industria della raffinazione dello
zucchero. A Changchun, Kumming e a Pechino sorgono importanti industrie
automobilistiche. A Dairen vi sono varie industrie metalmeccaniche.
Prevalentemente mancese è l'industria meccanica, del materiale elettrico
e dei macchinari per l'industria pesante. L'industria chimica produce
prevalentemente acido solforico, ceneri di soda e soda caustica. I fertilizzanti
chimici e la soda hanno i loro maggiori centri in Kaifeng e in Dairen.
Tipicamente cinese l'industria del vetro, attiva un po' ovunque, ma
soprattutto a Dairen e a Shanghai. Altrettanto caratteristiche quelle della
porcellana, dei ventagli, degli ombrelli e della lacca.
STORIA
Abitata presumibilmente da 500 mila anni circa,
la
C. ospitò i primi insediamenti umani. In epoche naturalmente
più recenti, la
C. fu abitata nella sua parte settentrionale,
lungo il corso del fiume Giallo. Da queste sedi, le popolazioni si spostarono
parzialmente verso Sud sotto la minaccia delle genti barbare. Nel XVI sec. a.C.
venne fondato il primo vero e proprio Stato cinese, con la Dinastia Shang-Yin
che tenne il potere sino al 1027 a.C. In quest'ultimo anno subentrò la
dinastia Chou, fondata da Wu Wang. Nel periodo di questa dinastia, durata sino
al 256 a.C., l'ordinamento politico-amministrativo assunse caratteri molto
vicini al feudalesimo medioevale europeo; sorsero gli Stati feudali detti, per
le lotte combattute dal 481 al 221 a.C.,
Regni combattenti. Sotto la
dinastia Chou il Regno raggiunse più ampi confini e l'agricoltura, base
dell'economia, ricevette un fortissimo impulso; anche la filosofia e la cultura
in genere si affermarono, soprattutto nelle persone di Lao Tsu e più
ancora di Confucio. Il crollo del regime feudale segnò anche la fine
della dinastia Chou, che nel 256 a.C. fu costretta a cedere al principe di
Ch'in. Questi conferì l'unità politica alla
C., dandole una
struttura amministrativa, conservatasi per oltre venti secoli. Egli non solo
unificò il Regno, ma anche la scrittura, i sistemi di misurazione, ecc. A
lui risale anche la grande Muraglia, costruita per proteggere le frontiere del
Nord contro le invasioni barbare. Nel 213, dopo aver lungamente perseguitato i
letterati, ordinò la distruzione di tutti i libri confuciani. Con la sua
morte, avvenuta nel 210 a.C., terminò il periodo delle riforme e
all'interno del Regno il disordine culminò nella rivolta del 206, in
seguito alla quale ebbero il potere gli Han. Quest'ultima dinastia, durata sino
al 220 d.C., viene suddivisa nei due periodi compresi l'uno tra il 206 e il 24
d.C. e l'altro tra il 25 d.C. e il 220. In tutti e due i periodi scoppiarono
molte rivolte contadine provocate dalla profonda differenza esistente tra le
condizioni delle masse contadine e quelle delle classi dirigenti, oltre che
dalle periodiche carestie e dalle altrettanto periodiche invasioni barbariche.
Nel 184 d.C. scoppiò la rivolta dei Turbanti gialli, anche questa partita
dalla classe contadina, ma originata dall'imposizione del taoismo come religione
ufficiale. Infatti da tempo si era andato diffondendo il buddhismo e gran parte
della popolazione vi aveva aderito. Crollata la dinastia Han, l'impero venne
diviso nei tre Regni di Wu (a Sud), di Wei (a Nord) e di Shu Han (a Ovest).
Questo periodo, che va dal 201 al 265, si chiuse con l'unificazione dei tre
Regni da parte di Ssuma Yen, il fondatore della dinastia Chin. Dal 265 al 420
l'impero ebbe una storia piuttosto tranquilla, ma alla caduta della dinastia
Chin l'unità politica venne nuovamente spezzata, con la formazione di due
Regni (a Sud e a Nord). Tale divisione perdurò dal 420 al 589; la
dinastia settentrionale Wei si divise nei due rami orientale e occidentale,
denominati in seguito Ch'i e Chou, rispettivamente. In questo periodo nella
parte meridionale dell'impero si succedettero varie dinastie. L'impero fu
nuovamente riunito nel 589 da Yang Chien, il fondatore della dinastia Sui durata
sino al 618. Con la successiva dinastia T'ang (618-907) la
C. ebbe
più ampi confini e all'interno riprese nuovo vigore la vita culturale.
Una rivolta contadina pose termine allo splendido periodo, inaugurando quello
detto delle Cinque dinastie (o "posteriori"). Esse furono: Liang, T'ang, Chin,
Han, Chou. Nel 960 la
C. riacquistò l'unità, con l'ascesa
al potere dei Sung. Sino al 1127 la capitale dei Sung settentrionali fu
Pienliang; da questa data sino al 1279 si succedettero Nanchino e Linon. Questi
cambiamenti furono provocati dalle pressioni dei Tartari, che avevano per loro
capitale Chung In (Pechino), e che avevano fondato la dinastia dei Tartari Chin.
Le campagne di conquista di Gengis-Khan, e poi dei suoi successori,
determinarono il trasferimento della capitale dei Chin a K'aifeng, città
che venne però occupata dagli invasori Quibilav nella seconda metà
del XIII sec. occupò stabilmente tutta la
C. meridionale; nel 1279
anche la dinastia Sung dovette cedere all'invasore. Questi prese il nome di
Yüan, dando origine all'omonima dinastia, al potere dal 1280 al 1368, con
capitale Pechino. A questo periodo di prosperità e di tolleranza
religiosa pose termine Chu Yüan-chang, che riconquistato lo Yunnan, divenne
imperatore (1368-1398) col nome di Hung Wu. Egli fu il fondatore della dinastia
Ming, che mantenne per sua capitale Nanchino sino a quando l'imperatore Yung Lo
non la trasferì a Pechino. Nel XVI sec. la
C. entrò in
contatto con l'Occidente: penetrarono i primi missionari europei, Formosa venne
occupata dagli Olandesi, le Filippine dagli Spagnoli e Canton fu aperta ai
Portoghesi. Nel 1644 la dinastia Ming fu costretta a lasciare il potere agli
invasori mancesi, che fondarono la dinastia dei Ts'ing, più comunemente
nota come Ch'ing mantenutasi sino al 1912. L'imperatore K'ang Hsi, che
regnò dal 1661 al 1772, ampliò grandemente i confini territoriali
della
C. Nel 1793 le ambascerie inglesi denunciarono un'assoluta
decadenza nelle strutture politico-economiche cinesi; la popolazione si trovava
in uno stato di oppressione e di miseria. Indebolito dalle guerre e dalle
rivoluzioni, nel XIX sec. il Paese non seppe opporre resistenza
all'espansionismo europeo. Per quanto imposto in maniera indiretta e
inizialmente piuttosto blanda, il dominio europeo andò facendosi sempre
più pressante e comportò una serie di "trattati ineguali" con le
maggiori potenze europee. Una posizione di privilegio, rispetto alle altre
potenze occidentali, fu conquistata dalla Gran Bretagna che, a conclusione della
cosiddetta "guerra dell'oppio" (1839-1842) si assicurò, col trattato di
Nanchino, il possesso dell'isola di Hong Kong e ottenere l'apertura di vari
porti al proprio commercio, nonché il pagamento di un forte indennizzo.
Questo primo trattato fu seguito da vari altri che la
C. dovette
sottoscrivere con la Gran Bretagna e le maggiori potenze coloniali europee,
così da essere ridotta in una condizione di semicolonialismo. L'apertura
dell'immenso territorio al commercio e all'industria europea, immise
violentemente la
C. in un ciclo economico incompatibile con la sua
tradizionale autosufficienza produttiva di tipo agricolo-artigianale. Il Paese,
già fortemente indebolito dalla politica imperiale, non riuscì a
trovare un nuovo equilibrio di tipo capitalistico-industriale, com'era invece
riuscito al Giappone. Ciò comportò un processo rivoluzionario in
cui la rivolta contro il dominio straniero si associò a quella
antifeudale e comportò la ricerca di un'ideologia che sostituisse il
Confucianesimo. La prima tappa di questo processo di rinnovamento fu la rivolta
dei T'ai P'ing (1848-64), la cui componente ideologica associava le motivazioni
che avevano guidato le precedenti rivolte contadine, con una nuova dottrina,
nata dalla libera interpretazione dell'egualitarismo cristiano. Essa aveva il
suo maggiore interprete in Hung Hsiu-ch'uan, fondatore del
T'aip'ing Tien
Kuo (Celeste Impero della Grande Pace) con capitale Nanchino. La rivoluzione
dilagò presto in tutto il Sud e fu sconfitta solo grazie alla
mobilitazione congiunta delle forze conservatrici, appoggiate dalle armi delle
potenze coloniali europee. Essa comunque segnò la fine del vecchio ordine
imperiale, anche se la classe burocratica tentò un'operazione di
salvataggio, adottando riforme marginali. Frattanto era andato costituendosi un
movimento riformatore capeggiato da K'ang Yu-wei, fattosi interprete della
necessità di creare una monarchia costituzionale, animata da propositi di
profondo rinnovamento. Il diffuso malcontento per la crescente ingerenza delle
potenze occidentali, che avevano diviso il territorio cinese in rispettive zone
d'influenza, favorì la crescita del movimento riformatore. Esso si
appoggiava soprattutto sulla nuova classe borghese e intellettuale conscia
dell'influenza paralizzante del vecchio sistema. Inoltre il movimento
d'opposizione riformista trovò alimento nella pesante sconfitta subita
nel 1905 ad opera del Giappone, da sempre considerato come un vicino debole e
inferiore. L'adesione del giovane imperatore Kuang Hsü al programma dei
riformatori diede inizio nel giugno 1898 ad una profonda e vasta opera di
rinnovamento, destinata a sconvolgere l'assetto amministrativo del Paese. La
pronta reazione delle forze conservatrici, capeggiate dalla vecchia imperatrice
vedova Tsu Hsi, provocò la caduta del "regime dei cento giorni". Il
giovane imperatore fu condannato alla segregazione e tutti i ministri
riformatori subirono condanne capitali, fatta eccezione per lo stesso K'ang
Yu-wei che, insieme con Liang Cho'i-ch'ao, riuscì a fuggire
all'estero, dove furono ricostituite le file del movimento riformatore.
Contemporaneamente, all'interno andarono rafforzandosi le società
segrete, particolarmente attive nelle campagne. Tra queste, all'inizio del
secolo, emerse la Società dei "pugni armoniosi" (
I Ho Tüan),
divenuta famosa in Occidente come
Movimento dei boxers. La componente
xenofoba di questo movimento finì col prevalere su quella antidinastica,
provocando l'intervento armato delle potenze occidentali che, nel 1901, imposero
alla
C. una pace umiliante, riducendola in uno stato di pressoché
totale sudditanza. La riscossa nazionale non tardò a manifestarsi
attraverso scioperi, rivolte e manifestazioni varie organizzate dalla Lega
rivoluzionaria costituitasi nel 1905, dall'unione dei vari movimenti
repubblicani, sotto la direzione di Sun Yat-sen. Queste manifestazioni si
susseguirono durante il primo decennio del nuovo secolo, finché il
1° ottobre 1911 si ebbe l'ammutinamento di una parte delle truppe imperiali
e la costituzione, a Nanchino, di un governo provvisorio. Il 12 febbraio 1912 la
casa imperiale rinunciava ufficialmente al trono, e con tale atto, veniva anche
posto fine alla lotta tra repubblicani ed ex-imperiali, con la rinuncia da parte
dei primi al potere centrale, dietro la promessa formale di rispettare il nuovo
assetto costituzionale. Presidente della nuova Repubblica fu eletto il generale
Yan Shih-kai, mentre il leader repubblicano Sun Yat-sen riuniva i vari movimenti
rivoluzionari, dando vita al Partito nazionalista (Kuomintang). Questi eventi
furono l'inizio di un dramma conclusosi solo cinquant'anni più tardi.
Infatti, alla lotta tra imperiali e repubblicani, subentrò un'assai
più drammatica lotta tra i nazionalisti del Kuomintang e i comunisti.
Ottenuta la presidenza della Repubblica, il generale Yuan Shih-kai, forte del
suo controllo sull'esercito, cercò di sbarazzarsi del Kuomintang,
espresso dal Sud repubblicano e maggioritario all'Assemblea di Nanchino. Il
Partito nazionalista di Sun Yat-sen venne messo fuori legge mentre la capitale
veniva riportata a Pechino, con evidenti propositi di restaurazione monarchica.
Le pressioni da parte del governo giapponese (che nel gennaio 1915
presentò le cosiddette "21 domande", tendenti a ridurre la
C. a
colonia) e la morte del presidente Yuan Shih-kai, aggravarono la situazione,
lasciando il governo centrale completamente in balìa di generali che
ambivano costituirsi dei feudi personali nelle varie province. In opposizione a
questo governo centrale, Sun Yat-sen costituì, a Canton, un governo
nazionalista. Il malcontento popolare andò diffondendosi in tutto il
Paese e, nel maggio 1919, si ebbe a Pechino un'imponente manifestazione
studentesca, considerata un evento rivoluzionario. Mentre il governo centrale
rimaneva completamente in mano ai cosiddetti "signori della guerra"
(
Tu-chün), in lotta tra di loro per la spartizione del Paese, il
leader nazionalista Sun Yatsen, tra il 1923 e il 1924, procedeva alla
riorganizzazione del Kuomintang, servendosi della collaborazione di inviati
dell'Internazionale comunista e conferendogli il carattere di un fronte
popolare. La morte del prestigioso leader nazionalista, nel marzo 1925,
portò alla luce le profonde lacerazioni esistenti all'interno del
Kuomintang, diviso tra un'ala destra, costituita dai gruppi nazionalisti
borghesi e dai quadri militari, (capeggiata da Chiang Kai-shek), e una sinistra
moderata e radicaleggiante (raccolta attorno a Sun Ch'in-ling, vedova di Sun
Yat-sen), mentre all'estrema sinistra si trovavano i comunisti. Il partito
comunista cinese (
Kung Ch'an Tang) si era costituito nel maggio 1921 a
Shanghai, per iniziativa di un gruppo di giovani, tra cui figurava Mao Tse-tung.
In pochi anni esso riuscì ad assumere le caratteristiche di
un'organizzazione capace di mobilitare le masse lavoratrici urbane, creando
preoccupazioni nelle file nazionaliste. Il dissidio tra le varie componenti del
Kuomintang era stato favorito dalle numerose insurrezioni contadine, scoppiate
nelle regioni centrali, e dalle rivolte armate operaie che, nel marzo 1927,
erano culminate nella grandiosa insurrezione di Shanghai, capeggiata dai
comunisti. Quest'azione rivoluzionaria accrebbe la tensione all'interno del
Kuomintang. Dietro pressione delle potenze occidentali che avevano interessi in
C., il generale Chiang Kai-shek ruppe improvvisamente con il partito
comunista e, iniziando da Shanghai, lanciò nell'aprile 1927 una
sanguinosa offensiva controrivoluzionaria, senza abbandonare la vittoriosa
avanzata verso Nord. Nel giro di pochi mesi i nazionalisti, ormai apertamente
appoggiati dalle potenze occidentali, in particolare dagli Stati Uniti,
riuscirono a impadronirsi di pressoché tutto il territorio e a
conquistare nel luglio 1928 la stessa Pechino. Frattanto il partito comunista,
costretto alla clandestinità, aveva operato una profonda trasformazione
dei propri organi direttivi e modificato radicalmente la propria strategia. Non
fu facile per i comunisti cinesi superare le profonde divergenze fra quanti,
come il segretario del partito Ch'en Tu-hsiu, seguivano le direttive dei
comunisti russi e intendevano adottare una linea strategica guidata dal
proletariato cittadino, e il gruppo capeggiato da Mao Tse-tung che sosteneva la
necessità di condurre la lotta di classe nelle campagne. Già
nell'autunno del 1927 questo gruppo aveva costituito il primo
soviet
cinese nella regione montagnosa del Chinkan-shang, iniziando contemporaneamente
un'opera di propaganda politica e di lotta armata. Attraverso gli sparsi
soviet rurali costituiti nelle montagne del territorio sud-orientale
(Fuchien-Chianghsi), i comunisti si conquistarono una discreta base territoriale
e, adottando la tattica della guerriglia, cominciarono a forgiare quella che
sarebbe divenuta la loro arma di conquista. L'area territoriale controllata si
andò gradualmente allargando e nel 1931 fu costituito a Juichin un
governo comunista, presieduto da Mao Tse-tung. Contro la regione "rossa", il
Kuomintang scatenò una massiccia offensiva, ma i comunisti riuscirono a
resistere sino all'ottobre del 1934, quando, per sfuggire all'accerchiamento,
decisero di forzare il blocco e trasferire la base operativa del loro governo in
una zona più sicura. Ebbe così inizio la "lunga marcia" verso la
regione nord-occidentale dello Shensi, dove operava un altro gruppo comunista, e
che fu raggiunta dopo un percorso di oltre dodicimila chilometri, attraverso
zone scarsamente controllate per la loro asperità. Lungo tutto il
percorso, furono lasciati focolai di guerriglia e fermenti rivoluzionari tra le
masse contadine. La "lunga marcia" costò peraltro anche la morte della
grande maggioranza di centotrentamila uomini che erano partiti dal Kiangsi.
Circa un anno dopo la partenza, i superstiti (meno di trentamila) dell'armata
comunista raggiunsero la regione settentrionale dello Shensi dove poterono
congiungersi con le forze guerrigliere che controllavano la zona, dedicandosi
con esse all'organizzazione della nuova base. Nel dicembre 1936 fu conquistata
la piccola città di Yenan che, per vari anni, fu la capitale della nuova
repubblica comunista. Oltre a dover sostenere la lotta contro le forze del
Kuomintang i comunisti dovettero affrontare problemi organizzativi di grande
difficoltà, in una regione poverissima, scarsamente popolata, in cui
vennero attuate importanti riforme agrarie, politiche ed educative.
Progressivamente, ricorrendo alla tattica della guerriglia, il nuovo
soviet cominciò ad espandersi sviluppando una rete di contatti con
il resto della
C. sotto l'incalzare della pressione giapponese, che aveva
portato sin dal 1931 all'occupazione della Manciuria, si rafforzò la
posizione di quanti erano favorevoli a una riconciliazione nazionale, tanto che
lo stesso Chiang Kai-shek, attirato nel dicembre 1936 in un agguato a Siam, fu
costretto a sottoscrivere una tregua con i comunisti. L'attacco giapponese del
luglio successivo, che portò all'occupazione di Pechino e di vaste aree
del centro-Sud, accelerò la costituzione di un Fronte unico di
resistenza. I piani giapponesi, che prevedevano la conquista dell'intero
territorio nel giro di pochi mesi, incontrarono un forte ostacolo nelle forze
comuniste che costrinsero i giapponesi a battersi sul terreno della guerriglia.
Da parte sua, Chiang Kai-shek aveva attuato una serie di ripiegamenti,
attestandosi a Chungking, dove attese, per tre anni, l'evolvere della situazione
internazionale, sino all'attacco giapponese alla base aereo-navale di Pearl
Harbor e all'entrata in guerra degli Stati Uniti. L'aiuto statunitense
consentì al leader nazionalista di riassumere il controllo dei principali
centri urbani e al termine della guerra, nel 1945, egli cercò di
riprendere in mano la situazione, facendo alcune concessioni formali ai
comunisti che avevano assunto il controllo della Manciuria e di vaste regioni
dell'interno. Chiang Kai-shek elaborò una costituzione di tipo
democratico-parlamentare, promettendo ai comunisti la partecipazione al governo,
in cambio dello scioglimento delle forze armate di liberazione. Nel 1946, di
fronte alla risoluta opposizione della destra e dell'ancor più ferma
intenzione dei comunisti di salvaguardare le riforme attuate nelle regioni
sottoposte al loro controllo, Chiang Kai-shek ritenne che il Kuomintang
appoggiato dagli Stati Uniti, fosse abbastanza forte per annientare la
resistenza comunista. Venne sferrata un'offensiva a largo raggio che, dopo i
successi conseguiti inizialmente, vide le forze nazionaliste sempre più
in difficoltà. Gli stessi aiuti americani cominciarono presto a
contribuire al rafforzamento militare dei "rossi", a causa della defezione
d'interi reparti nazionalisti. Nel gennaio 1949 i comunisti occuparono Pechino e
nei mesi seguenti s'impadronirono di tutto il territorio, costringendo Chiang
kai-shek a trasferirsi dapprima a Canton poi nell'isola di Formosa, difesa dalla
flotta americana. Il 1° ottobre 1949 veniva proclamata la Repubblica
Popolare Cinese. Essa ottenne l'immediato riconoscimento dell'Unione Sovietica e
dei paesi dell'Europa orientale e, successivamente, quello di vari Stati
asiatici, africani ed europei, mentre gli Stati Uniti e i loro più
stretti alleati continuarono a ignorare ufficialmente il governo di Pechino,
opponendosi al suo riconoscimento da parte dell'ONU. Pur partecipando al
conflitto coreano e a quello indocinese, negli anni seguenti il governo di
Pechino s'impegnò soprattutto a risolvere i più urgenti problemi
interni causati da secoli di arretratezza e a riparare i danni provocati dalla
guerra. Venne rivolto un appello a tutte le forze progressiste perché
s'impegnassero a collaborare e si procedette allo smantellamento del vecchio
assetto. Nel 1953 fu inaugurato il primo di una serie di piani quinquennali,
destinati a trasformare radicalmente l'economia cinese. Nel settembre 1954 fu
promulgata la nuova costituzione e, con essa, ebbe ufficialmente inizio la prima
fase dell'"edificazione socialista". La più importante manifestazione
ideologica di questa prima fase fu la "campagna dei cento fiori", che prese il
nome da una massima di Confucio ("Lasciate che cento fiori diversi fioriscano
nello stesso giardino e che cento scuole diverse competano per il possesso della
verità"), intendendo esprimere il principio della libertà critica
costruttiva. Nel 1958 ebbe inizio una nuova fase, detta del "grande balzo in
avanti", basata sulla mobilitazione delle masse, per accelerare il ritmo delle
trasformazioni economiche, e che comportò il lancio delle "comuni del
popolo". Il fallimento di questo grande piano coincise col deterioramento dei
rapporti con l'India, aggravati dalla rivolta tibetana e dall'occupazione del
territorio indiano lungo la linea Mac Mahon (novembre 1962). Frattanto andava
emergendo il contrasto con l'Unione Sovietica e si verificò un
indebolimento della posizione di Mao, messo in minoranza dalla corrente
moderata, facente capo al presidente della Repubblica Liu Chao ch'i. La riscossa
maoista ebbe inizio nel maggio 1966, col lancio della Rivoluzione culturale che
intendeva affermare un nuovo sistema di valori e di organizzazione
politico-sociale, antitetico sia a quello cinese prerivoluzionario sia a quello
del mondo occidentale. Un sistema in cui la funzione dirigente spettasse
direttamente al popolo, "impegnato nella rivoluzione permanente all'interno e
nella rivoluzione antimperialista all'esterno". Dopo aver incoraggiato
l'offensiva delle "guardie rosse" ed essere riusciti a rafforzare il proprio
potere, nel corso del 1968 i dirigenti del partito provvidero a bloccare tale
offensiva e a smobilitare il movimento rivoluzionario, pur continuando a
richiamarsi alla lotta di classe come atteggiamento politico permanente e a
ribadire alcuni temi fondamentali della Rivoluzione culturale. Frattanto
nell'ambito della politica internazionale, era andata delineandosi la fine
dell'isolamento cinese, con il riconoscimento diplomatico da parte di un numero
crescente di paesi dello schieramento occidentale, mentre venivano avviati i
negoziati con gli stessi Stati Uniti. Notevoli anche i risultati ottenuti nei
rapporti coi paesi del terzo mondo e la vasta risonanza che le impostazioni
teoriche maoiste, diffuse su larga scala internazionale, andavano provocando tra
le correnti politiche di sinistra. Rimaneva invece aperta l'offensiva verso
l'Unione Sovietica, culminata negli scontri armati sul fiume Ussuri nel marzo
1969. La consacrazione della linea maoista si ebbe nell'aprile 1969, in
occasione del IX congresso del Partito, che approvò il rapporto politico
del ministro della Difesa, Lin Piao, designato come successore di Mao.
Nonostante l'apparente ritorno alla normalità, dopo il periodo della
Rivoluzione culturale, rimaneva tuttavia aperta la lotta tra due linee opposte
che doveva portare al tentativo, da parte del gruppo capeggiato da Lin Piao, di
conquistare il potere e di sostituire la direzione politica civile con elementi
in prevalenza militari. Fallito il tentativo, Lin Piao cercava di fuggire in
Unione Sovietica e trovava la morte in un incidente aereo il 12 settembre 1971
(l'annuncio veniva però dato solo nel luglio 1972). Nel complotto erano
implicate alte personalità militari e civili, tra cui Chen Po-ta,
già segretario personale di Mao. Con la scomparsa di Lin Piao, si
rafforzava decisamente la linea alternativa, sostenuta da Chou En-lai,
soprattutto nell'ambito della politica estera, con l'inaugurazione, dopo
l'ingresso alle Nazioni Unite nel 1971, di una politica di apertura diplomatica
nei confronti dell'Occidente e soprattutto degli Stati Uniti, alla quale Lin
Piao era contrario. All'interno, si riapriva il problema della successione a Mao
e quello, più immediato, della riorganizzazione del partito, dopo
l'allontanamento di vari dirigenti a tutti i livelli. Inoltre, la perdita di
influenza del gruppo di Lin Piao comportava un ridimensionamento del ruolo
dell'esercito. Tuttavia, nonostante tale ridimensionamento, l'esercito, insieme
col partito, rimane ancor oggi il pilastro fondamentale della struttura cinese,
tenuto anche conto dell'alto grado di integrazione dei militari nella vita
sociale e politica, che non trova riscontro in nessun altro paese. Sulla base
della riforma attuata nel 1965, non sono riconosciuti gradi e l'unica
distinzione nell'uniforme tra ufficiali e soldati è costituita dal numero
dalle tasche della giubba (due per i soldati, quattro per gli ufficiali).
Nell'ambito dei rapporti esterni, particolare importanza assumevano le aperture
verso la
C. nazionalista, tendenti alla riunificazione di Formosa
(Taiwan), e il miglioramento dei rapporti con l'Unione Sovietica. Quanto
all'impegno per lo sviluppo economico, i governanti cinesi lasciavano
all'agricoltura la priorità, seguita dall'industria leggera e da quella
pesante. Ciò in quanto, pur avendo la produzione industriale, in termini
monetari, un valore triplo rispetto a quella agricola, oltre l'80% della
popolazione cinese vive tuttora nelle campagne, dove il partito e l'esercito
hanno radici molto profonde. Inoltre, sulla base di alcuni principi fondamentali
della Rivoluzione culturale, la
C. continuava a rifiutare ogni programma
che non fosse partito dalla base e che non coinvolgesse larghe masse di
popolazione. Anche col passare del tempo le cause che avevano portato
all'eliminazione di Lian Piao non si chiarirono nella loro complessità,
risultando insufficienti le motivazioni personalistiche che accusavano l'ex
delfino di Mao di "carrierismo", "revisionismo", "combutta con l'estero", ecc.,
cercando inoltre di screditare la figura con riferimenti anche al passato
più lontano. La versione ufficiale fatta circolare in Occidente un anno
dopo la scomparsa di Lin Piao, parlava di un fallito tentativo di colpo di Stato
e di un tentativo di fuga in URSS, interrotto da un incidente aereo in Mongolia.
Come risultato della caduta e morte di Lin Piao, si aveva l'accantonamento di
alcune premesse della Rivoluzione culturale, il declino del culto della figura
di Mao, e il regresso della militarizzazione del potere. Inoltre, veniva attuata
la ristrutturazione di varie organizzazioni fiancheggiatrici del partito, in
particolare della lega della gioventù comunista e dei sindacati. Il lungo
e tormentato processo di rinnovamento politico culminava nel X congresso del
partito comunista, svoltosi a Pechino nell'agosto 1973, che confermava la
leadership votata dal congresso del 1969, fatta eccezione per il piccolo gruppo
dei seguaci di Lin Piao. Veniva inoltre eletto un comitato esecutivo composto di
cinque vicepresidenti, confermando la decisione del congresso di adottare una
direzione collegiale. Tra gli uomini nuovi, emergeva il giovane esponente della
sinistra Wang Hung-wen, ex operaio tessile, organizzatore del partito,
incaricato di presentare, insieme col primo ministro Chou En-lai, il rapporto
politico congressuale. Frattanto, nell'ambito dei rapporti internazionali, si
erano andati intensificando i contatti con gli Stati Uniti e l'attività
diplomatico-commerciale con i paesi dell'Europa occidentale, concretatasi nel
corso del 1972-73 con la stipulazione di numerosi accordi. Quanto alla
situazione interna si avevano manifestazioni che indicavano come nel Paese si
fosse messo in moto un processo politico di grandi dimensioni, paragonabile a
quello della Rivoluzione culturale. Uno dei sintomi più indicativi era
costituito dalla vasta campagna anti-Confucio, iniziata in tono dimesso e
trasformatasi in breve tempo in una lotta politica antirevisionista di vaste
proporzioni che investiva, oltre alla sfera politica, quella sociale
(emancipazione della donna) ed economica (produttività delle fabbriche).
Quanto ai rapporti con l'URSS, dopo un periodo di relativa tranquillità,
in cui sembrava che l'unico ostacolo per una totale schiarita fosse la questione
confinaria, si aveva un nuovo inasprimento della polemica ideologica e una nuova
tensione politica che culminava nel gennaio 1974 con l'espulsione di cinque
membri dell'ambasciata sovietica a Pechino. La morte di Mao Tse-tung (settembre
1976) rimise tutto clamorosamente in gioco. Si intensificavano le relazioni con
gli USA e con le altre potenze occidentali, anche in funzione antisovietica,
mentre all'interno perdeva terreno il gruppo degli amici di Ciang Cing,
già potentissima vedova di Mao. Il primo ministro Hua Kuo-feng prendeva
in mano le redini del partito, di cui era acclamato presidente (21-X-76), e
veniva riabilitato il vecchio Teng Xiao-ping. L'immagine della nuova
C. mutava
velocemente; Ciang Cing e i suoi amici (la "banda dei quattro") erano messi agli
arresti e veniva varata (nel marzo 1978) una nuova costituzione che ampliava i
poteri dell'Assemblea nazionale. L'anno seguente la
C. interveniva
militarmente nel Vietnam e sottoscriveva un nuovo, importante accordo
commerciale con gli USA (14-V-79). Nel febbraio 1980 si riuniva a Pechino la V
sessione del Comitato centrale che sanciva la tendenza sempre più
favorevole a Teng Xiao-ping, venivano così emarginati alcuni
collaboratori di Hua Kuo-feng e si riabilitava Liu Shao-chi (il principale
bersaglio della Rivoluzione culturale). Sempre nel febbraio dello stesso anno
alcune mosse politiche di Teng Xiao-ping isolavano ancora di più Hua
Kuo-feng che nel settembre usciva dal governo cedendo a Chao Tzu-yang la carica
di primo ministro. Il processo contro la "banda dei quattro" nel gennaio 1981 si
trasformava in un attacco ulteriore a Hua Kuo-feng: le contestazioni mosse agli
imputati venivano utilizzate per condannare l'intero periodo della Rivoluzione
culturale, e altri momenti in cui Hua aveva esercitato particolare influenza.
Nel 1982 la
C. si avviava verso una profonda trasformazione. Il 1°
settembre a Pechino si apriva il XII congresso del PCC che sanciva
definitivamente la sconfitta della sinistra maoista e il trionfo di Teng (Deng
Xiao-ping secondo la nuova trascrizione fonetica), di Hu Yaobang, segretario del
partito, e di Zhao Ziyang, primo ministro. Hua Kuo-feng (Hua Guofeng) veniva
confermato nel Comitato centrale ma usciva definitivamente di scena. Nel
dicembre 1982 veniva promulgata la nuova costituzione improntata alla
modernizzazione e alla riforma del sistema. Tale costituzione dava quindi grande
impulso ad un ricambio dei quadri all'interno del partito e a radicali
cambiamenti in campo economico. Importanti modifiche venivano poi introdotte in
campo industriale: quali incentivi salariali e l'introduzione di imprese
individuali. Il corso politico della nuova
C., procedeva, con grande
difficoltà, verso un disgelo dei rapporti con Mosca e un riavvicinamento
con i paesi del terzo mondo. Il nuovo presidente Li Xiannian, eletto nel giugno
del 1983, nel gennaio del 1984 si recava in visita ufficiale a Washington
ristabilendo così stretti rapporti diplomatici tra il suo Paese e gli
Stati Uniti. Miglioravano anche le relazioni col Giappone e si facevano
più strette quelle coi paesi dell'ASEAN, col Pakistan, il Bangladesh, lo
Sri Lanka e Myanmar. Rimanevano invece tesi i rapporti col Vietnam e con l'URSS.
Nel 1984 il presidente Reagan si recava in visita ufficiale in
C. e
nell'autunno dello stesso anno veniva stipulato un importante accordo con la
Gran Bretagna a proposito di Hong Kong, destinato a ritornare sotto la
sovranità della
C. nel 1997; le autorità di Pechino si
impegnano però a mantenerne invariato il sistema economico per
cinquant'anni. Per quanto concerne la politica interna, nel 1985 veniva attuato
un rimpasto di governo: alcuni ministeri venivano infatti affidati a
personalità di formazione tecnico-scientifica piuttosto che a membri
dell'apparato; presidente della Repubblica rimaneva Li Xiannian. Nel 1986 si
succedevano una serie di agitazioni studentesche, che partite da Hofei e Wuhan
si estendevano a numerosi centri, fino a raggiungere Pechino e Shanghai. Gli
studenti, che chiedevano maggiore libertà e democrazia, davano vita alle
più imponenti manifestazioni dai tempi della Rivoluzione culturale. La
rivolta obbligava Deng a esautorare Hu Yaobang criticato per non averla
contrastata con la necessaria fermezza. La carica di segretario generale del
partito comunista veniva assunta
ad interim dal primo ministro Zao
Ziyang. Contemporaneamente i vertici del PCC lanciavano una campagna contro il
"liberalismo borghese": veniva istituita la censura preventiva; si faceva
obbligo agli studenti di seguire le lezioni di marxismo, mentre si ripristinava
per gli universitari il dovere di lavorare nelle campagne durante il periodo
estivo. Nel 1987 si verificavano gravi disordini nel Tibet, dove si procedeva
alla repressione e all'arresto dei monaci buddhisti accusati di fomentare la
rivolta, che Pechino poneva in diretta relazione con la visita del Dalai Lama
negli Stati Uniti. La situazione veniva normalizzata nell'agosto e l'intera
regione era riaperta agli stranieri. Nello stesso anno veniva indetto il XIII
congresso del partito comunista, alla presenza di 1936 delegati in
rappresentanza dei 46 milioni di iscritti. L'assise decretava la vittoria della
linea riformatrice di Deng, cui apparteneva la maggioranza dei 175 membri del
comitato centrale, da cui erano esclusi alcuni esponenti della vecchia guardia.
Deng si dimetteva da ogni carica, ma rimaneva presidente della potente
commissione militare del partito. Nel 1988 l'assemblea nazionale inaugurava una
sessione decisiva per definire gli equilibri all'interno del partito, ancora
diviso tra coloro che chiedevano un'accelerazione delle riforme e quanti invece
si preoccupavano di difendere la stabilità del sistema. Presidente della
repubblica veniva nominato il riformista Yang Shangkun, mentre suo vice era il
conservatore Weng Zhen; Deng rimaneva al suo posto al vertice della commissione
militare, ma veniva affiancato dal segretario Zhao Ziyang e Yang Shangkun; primo
ministro era confermato il conservatore Li Peng. L'assemblea approvava inoltre
due importanti emendamenti alla Costituzione: il primo a riconoscimento e tutela
delle imprese private; il secondo in favore della cessione dei campi a uso
privato per i contadini. Alla chiusura dell'assemblea facevano seguito il forte
rincaro dei generi alimentari e le proteste degli studenti della capitale che
denunciavano apertamente la corruzione e l'inefficienza del regime. Nel 1989,
dopo il ritiro dell'Armata Rossa dall'Afghanistan, miglioravano le relazioni
cino-sovietiche, tanto che Gorbaciov decideva di recarsi in visita ufficiale a
Pechino. Proprio durante la visita del segretario generale del PCUS, una
pacifica manifestazione studentesca si svolgeva in piazza Tien An Men. Li Peng e
Deng ne ordinavano la repressione armata, che provocava innumerevoli vittime e
la riprovazione dell'opinione pubblica mondiale. La Comunità Europea, per
protestare contro gli avvenimenti cinesi, decideva di attuare una serie di
sanzioni economiche contro il regime di Pechino. Nei giorni seguenti la
C. viveva momenti drammatici, ritrovandosi sull'orlo della guerra civile.
Dopo la destituzione di Zao Ziyang, prevaleva l'ala conservatrice, appoggiata
anche da Deng, che scatenava in tutto il Paese la caccia agli oppositori. Nel
frattempo Jiang Zemin veniva nominato segretario del PCC. Nel 1990 la CEE
decideva di togliere le sanzioni economiche, spinta più da esigenze di
mercato che da un effettivo miglioramento della situazione interna cinese. Per
circa due anni dalla repressione di Tien An Men le forze politiche conservatrici
si sono opposte ad ogni progetto di riforma economica, portando il Paese a una
situazione di stallo. I primi tentativi di uscita dall'isolamento si
evidenziavano sul piano diplomatico tra il 1991 e il 1992: la
C.
normalizzava i rapporti con gli USA - aderendo all'embargo nei confronti
dell'Iraq durante la Guerra del Golfo e rilasciando lo scienziato dissidente
Fang Lizhi - con il Giappone, il Vietnam, la Corea, l'Indonesia, l'India e
Taiwan, e aprendo le porte al mondo occidentale (Gran Bretagna e Italia). Le
tensioni con l'ex Unione Sovietica, risalenti a motivazioni ideologiche
(opposizione alla politica di rinnovamento di Gorbaciov) e regionali (contrasti
in Cambogia) si allentavano gradualmente allorché il leader russo Boris
Eltsin si recava a Pechino per stringere accordi commerciali. Sul piano
economico, dopo anni di blocco, la
C. riprendeva il processo di riforma
per instaurare il "socialismo di mercato" con l'impegno di ridurre i
pianificatori e di concedere una totale autonomia alle imprese pubbliche. Questa
apertura economica in senso occidentale unita alla conservazione del rigore
comunista in politica interna favorirono lo sviluppo della produzione
industriale e dell'esportazione dei prodotti nazionali. Nel 1993 fu eletto il
nuovo presidente della Repubblica, il leader del Partito Comunista Jiang Zemin.
Il 1° luglio 1997 l'ex colonia britannica di Hong Kong ritornò
alla Repubblica popolare Cinese, mentre l'anno seguente il presidente J.
Zemin veniva riconfermato nella carica, iniziando un processo di
riorganizzazione della pubblica amministrazione e di riduzione degli effettivi
delle forze armate. In politica estera la
C. tentava di uscire dal
proprio decennale isolamento, giungendo a stringere accordi commerciali anche
con gli Stati Uniti (1997) nell'ottica di un possibile ingresso del Paese
asiatico nella WTO. Il 20 dicembre 1999 anche la colonia portoghese di Macao
ritornava sotto la sovranità cinese, mentre nello stesso mese Zemin
concludeva una serie di accordi commerciali con il presidente russo
dimissionario B. Eltsin, firmando anche tre protocolli che risolvevano il
contenzioso territoriale tra i due Stati. A fronte di evidenti progressi in
politica estera, la situazione politica interna si manteneva tuttavia assai
critica, a causa dell'azione repressiva nei confronti del Partito
democratico cinese e della setta religiosa Falung Gong, tanto che nel marzo 2000
la commissaria delle Nazioni Unite, Mary Robinson, denunciava il peggioramento
della situazione dei diritti umani in
C.. Nel gennaio 2001 cinque membri del
Falun Gong si davano fuoco per protesta: una donna moriva per le ustioni riportate.
Il 2001 era un anno caratterizzato da forti attriti con gli Stati Uniti: il presidente
George W. Bush, ribaltando la politica di Clinton, assumeva un atteggiamento ostile verso
la
C. La tensione tra i due Paesi raggiungeva il culmine quando un aereo spia
statunitense Ep-3, che volava sul Mar Cinese Meridionale, entrava in collisione con un
caccia cinese. Danneggiato, l'aereo spia era costretto a un atterraggio d'emergenza
sull'isola di Hainan. L'incidente apriva una lunga crisi diplomatica tra Washington
e Pechino, aggravata dal fatto che le autorità cinesi avevano sequestrato e
sottoposto a ispezione il velivolo, mentre i membri dell'equipaggio erano stati
arrestati. L'incidente si chiudeva in aprile con un compromesso diplomatico: Pechino
esigeva scuse ufficiali e l'ammissione di responsabilità per l'accaduto e
acconsentiva a rilasciare l'equipaggio e a restituire l'Ep-3, completamente smontato.
La crisi seguita agli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001 alle Torri Gemelle
e al Pentagono riavvicinò Stati Uniti e
C.: in ottobre Bush e Jiang Zemin si
incontrarono per la prima volta a Shanghai, in occasione del vertice dell'APEC, e il
presidente cinese si impegnò a sostenere Washington nella guerra contro il terrorismo.
A novembre la
C. venne ufficialmente ammessa al WTO. Nel novembre 2002 il
Congresso del Partito comunista cinese si chiuse con delle importantissime novità
nel segno della modernizzazione e del ringiovanimento del partito. Jiang Zemin, segretario
generale, si dimise, liberando di fatto il campo al suo vice, il sessantenne Hu Jintao,
che ottenne quasi l'unanimità dei voti di preferenza dell'assemblea. Con Zemin, che rimase
tuttavia a capo della Commissione Centrale Militare, lasciarono
gli incarichi, mantenendoli però di fatto fino al marzo 2003, data della scadenza naturale
della legislatura, il presidente dell'Assemblea nazionale del popolo Li Peng, il primo
ministro Zhu Rongji e il presidente della Conferenza consultiva del popolo cinese Li Ruihuan.
Nel marzo 2003 l'Assemblea nazionale del popolo elesse formalmente Hu Jintao al ruolo di
presidente in sostituzione del dimissionario Zemin: vennero altresì nominati il
presidente del Parlamento Wu Bangguo e il primo ministro Wen Jiabao. Il 2003 si era aperto
con una grave emergenza di tipo sanitario che coinvolse ben presto altre Nazioni.
Nel Paese venne evidenziato un vasto focolaio di SARS (V.), il pericolosissimo caso di
polmonite atipica che causò ben presto la morte di centinaia di persone. In maggio
la già precaria situazione della
C. venne ulteriormente aggravata
dalle difficili
condizioni climatiche caratterizzate da pioggie torrenziali e da alluvioni. Nel mese di
ottobre venne lanciata in orbita la navicella spaziale Shenzou 5, di fabbricazione
interamente cinese, con a bordo il primo astronauta di nazionalità cinese, inserendo di
fatto il Paese asiatico tra le grandi potenze dello spazio insieme a Stati Uniti e Russia.
Nel marzo 2005, dopo la delibera del Congresso Nazionale
cinese della legge "anti-secessione" per prevenire eventuali
iniziative d'indipendenza di Taiwan, le relazioni tra Pechino
e Taipei si fecero molto tese. In
aprile anche le relazioni con il Giappone si inasprirono a causa
della pubblicazione, da parte giapponese, di una serie di libri di testo nei quali
veniva minimizzato il ruolo dell'Impero nipponico nei massacri perpetrati ai danni
del popolo cinese durante
la seconda guerra mondiale. Nell'agosto dello stesso anno si assistette alle prime
esercitazioni militari congiunte tra Cina e Russia. Nell'ottobre 2006 il presidente
Hu Jintao disse al segretario di Stato americano Condoleezza Rice, in visita a
Pechino, che la
C. si opponeva fermamente ai test nucleari
della Corea del Nord, appoggiando le misure sanzionatorie
imposte dall'ONU alla stessa, e che la diplomazia cinese avrebbe lavorato
per una soluzione pacifica della questione nucleare nella penisola coreana. Nel marzo 2008
una forte protesta tornò a divampare improvvisamente in Tibet contro la politica del
governo cinese. Numerosi monaci furono arrestati, mentre il governo cinese accusò il
Dalai Lama di fomentare gli scontri in tutto il paese. Il bilancio dei disordini, secondo
fonti tibetane, fu di centinaia di morti. Il governo di Pechino smentì ripetutamente le cifre
fornite dagli oppositori al regime, anche per rassicurare l'opinione pubblica occidentale
che, in prossimità dei giochi olimpici, si mobilitò prontamente rivendicando il rispetto dei
diritti civili. Il 12 maggio 2008 una forte scossa di terremoto di magnitudo 7,8 gradi della scala Richter colpì il Sichuan, nel sud-ovest
della
C. Il governo di Pechino fornì un bilancio di almeno 50 mila morti in tutta la provincia dove venne localizzato
l'epicentro del sisma.
Cartina della Cina durante la lotta contro il Giappone
Cartina della Cina durante il periodo T'ang
I GRANDI AVVENIMENTI DELLA STORIA CINESE
|
2000
a.C. 1766 ca.-1027
ca. 1027-771 771 771-481 551-481 403-222 221-206 206
a.C.- 220 d.C. 141-87
a.C. 9-22
d.C. 25 192-219 265-420 316 357-589 589-618
618-907 630 907 960-1279 1127 1206 1215 1279
1368-1644 1514 1644-1911 1736-1796 1796 1839-1842
1844 1848 1864 1885 1894-1895 1900 1905 1911 1912
1916 1921 1925 1931
1934-1936 1937-1945 1946-1949
1949 1950-1953 1955-1958 1959 1960-1963 1962 1964
1966 1969
1971 1976 1980
1983
1985
1987-1988 1989
1993 2003
|
Culture agricole e pastorali di Yang-shao e di
Lungshan Dinastia
Shang-Yin Dinastia Chou (Chou
occidentali) Invasione dei
Tungusi Periodo dei Chou
orientali Confucio Periodo
dei “Regni
Combattenti” Dinastia Ch'in.
Primo imperatore Shih Huang-ti. Costruzione della Grande
Muraglia Dinastia Han. Primo imperatore
Liu P'ang Conquista della Cina
meridionale ad opera di Wu-ti Dinastia
Hsin Restaurazione degli
Han L'impero viene diviso in tre
regni autonomi: Shu, Wei (Nord), Wu
(Sud) Dinastia
Chin Liu Yüan sconfigge i Chin che
riparano a Nanchino (Chin
orientali) Invasioni barbariche e nuovo
smembramento
dell'Impero Riunificazione ad
opera della dinastia Sui Dinastia
T'ang Conquista della
Mongolia Caduta della dinastia
T'ang. Periodo di
anarchia Dinastia
Sung Fondazione nella Cina
settentrionale di un regno ad opera dei
Kitai Gengis Khan è proclamato
capo dei Mongoli Mongoli conquistano
Pechino e la Cina
settentrionale Dinastia Yüan
(Kubilay Khan) Dinastia Ming, fondata da
Chu Yüan-chang
(Hung-wu) Penetrazione portoghese a
Canton Dinastia
Ch'ing Regno di Ch'ien-lung.
Conquista dell'Asia
centrale Abdicazione di
Ch'ien-lung e rivolte contadine (setta del loto
bianco) Guerra dell'oppio con la
Gran Bretagna. Trattato di Nanchino: cessione dell'isola Victoria (Hong
Kong) Trattati di Wampoa a Wanghsia,
stipulati con Francia e USA Rivolta dei
T'ai-p'ing Sconfitta dei
T'ai-p'ing Guerra
franco-cinese Guerra cino-giapponese.
Cessione di Formosa al Giappone Rivolta
dei Boxers Sun Yat-sen fonda la
T'ung Meng Hui (Lega dei
Congiurati) Proclamazione della
Repubblica a Nanchino L'imperatore
P'u Yi abdica. Yüan Shih-k'ai succede a Sun
Yat-sen Guerra civile tra i capi
militari (signori della
guerra) Fondazione del partito comunista
cinese Nomina di Chiang Kai-shek a capo
militare del Kuomintang Fondazione della
Repubblica Sovietica Cinese degli operai e dei contadini della Cina meridionale;
Mao Tse-tung ne è il
presidente La “Lunga
Marcia”: i comunisti cinesi si rifugiano nello
Shensi Guerra
cino-giapponese Guerra civile tra
nazionalisti e comunisti. Ritiro di Chiang Kai-shek sull'isola di
Formosa Fondazione della Repubblica
Popolare Cinese Guerra di
Corea Organizzazione
dell'agricoltura in “comuni del
popolo” Elezione di Liu Shao-chi a
presidente del partito Rottura
ideologica con l'URSS Conflitto
con l'India Prima bomba atomica
cinese Inizio della Rivoluzione
culturale IX congresso del Partito
comunista cinese: ritorno alle istituzioni centralizzate e fine della
Rivoluzione culturale Scomparsa di Lin
Piao. Ammissione della Cina
all'ONU Morte di Mao Tze-tung. Hua
Kuo-feng assume la direzione del partito e dello
Stato Dimissioni di Hua Kuo-feng e
nomina di Zhao Ziyang a capo del governo. Nomina di Deng Xiao-ping a capo del
partito Li Xiannian viene eletto
presidente della Repubblica. Zhao Ziyang conserva la carica di primo
ministro Eliminazione della vecchia
classe politica fedele al
Maoismo Rivolta duramente repressa in
Tibet Repressione del movimento
studentesco nella Piazza Tien-An-Men. Deng Xiao-ping abbandona ufficialmente il
potere continuando a detenere, però, grandissima
autorità Jang Zeming, leader del
Partito comunista, è eletto presidente
Hu Jintao è il nuovo presidente della Repubblica Popolare Cinese
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LETTERATURA E FILOSOFIA
La civiltà cinese è
antichissima. Le prime iscrizioni conosciute risalgono al II millennio a.C. La
poesia cinese ebbe temi prestabiliti; si imperniava per lo più sulla vita
e sulle esperienze dei più umili. La letteratura si divise in due rami:
politico-morale ed estetica. Mentre la prima aveva generalmente uno stimolo
assai semplice, la seconda aspirava a raggiungere i vertici della poesia pura,
trattando temi mistici. Nella poesia cinese è sempre presente l'elemento
naturalistico, soprattutto l'amore per la natura. Imponenti raccolte di opere
poetiche, storiche e filosofiche, permettono la suddivisione in periodi
dell'antichissima civiltà cinese. Strettamente collegata alla letteratura
è la filosofia. La prima scuola filosofica di cui si abbia menzione
è quella di Confucio, vissuto nel VI-V sec. a.C., il cui insegnamento
è largamente riscontrabile in quasi tutti gli autori classici. I testi di
questo periodo sono per lo più orazioni, componimenti amorosi o
campestri, lamenti funebri. Uno dei più importanti è il
Lun
Yu, raccolta di massime di Confucio, unica fonte diretta sulla
personalità del filosofo. La seconda scuola filosofica è quella
taoista, contraddistinta da una tendenza mistica molto accentuata. Altre scuole
filosofiche sono: quella dello
Yin e dello
Yang, in cui il primo
rappresenta il principio maschile attivo, il secondo il principio femminile
passivo. Queste tre scuole si svilupparono nel primo periodo a cui seguì
il secondo dell'epoca Han, sorto nel III sec. Tipica di questo periodo è
la poesia cortese e raffinata che trovò il suo maggior rappresentante in
Ssu ma Hisiangju. Oltre a questo tipo di poesia, se ne sviluppò un altro,
più popolare. Il terzo periodo, tormentato da numerose guerre, vide il
sorgere di una letteratura di carattere estetico e nello stesso tempo la
comparsa di un nuovo tipo di manifestazioni artistiche, cioè la pittura e
la calligrafia. Il quarto periodo, della dinastia Tang, fu caratterizzato dalla
controversia tra buddhismo e confucianesimo. Il genere di letteratura più
coltivato fu la poesia di stile composito, affiancata anche da una notevole
produzione di novelle e racconti. Il quinto periodo segnò una svolta
decisiva nell'interpretazione dei classici, visti in una luce nuova e
antitradizionale. La caratteristica di questo periodo è l'estrema
semplicità di linguaggio, l'introduzione della lingua parlata e anche il
sorgere di un nuovo genere letterario, cioè il romanzo. Il sesto periodo,
in cui si affermò la dinastia Yüan in seguito all'invasione mongola,
segnò l'inizio di un'altra forma letteraria: quella teatrale, che
continuò il suo sviluppo anche durante il settimo periodo della dinastia
Ming, che vide al contrario la decadenza degli altri generi letterari, eccezion
fatta per il romanzo che si suddivise in romanzo storico avventuroso e realista.
L'ottavo periodo, della dinastia Manciù, segnò l'inizio dello
studio critico delle opere classiche e del crescente sviluppo dei romanzi
sentimentali e satirico-sociali. La letteratura cinese venne a contatto con
quella europea e si incominciarono a tradurre opere di scrittori europei. Nella
seconda metà del XIX sec. i Cinesi entrarono in contatto con la cultura
occidentale attraverso traduzioni in gran parte dall'inglese e dal giapponese.
Si determinò conseguentemente un notevole allargamento nel campo delle
conoscenze: l'avvento della repubblica nel 1911 fece ritenere ad alcuni
intellettuali che fosse giunto il momento di compiere una rivoluzione anche in
campo letterario. Nel 1917 Hu Shih e Ch'en Tu-hsiu si fecero promotori di un
modo di scrivere più semplice, corrispondente alla lingua parlata
(Pai-Hua). Nonostante le notevoli opposizioni, il movimento ebbe successo: nel
marzo 1920 il governo cinese stabilì che la lingua nazionale (Kuo Yu)
parlata e scritta fosse da considerarsi il dialetto più diffuso e
conosciuto in
C., quello cioè delle regioni a N dello
Yangtzechiang. Nello stesso anno ordinava che i libri delle scuole elementari
fossero tutti scritti in Kuo Yu. Negli anni dal 1920 al 1937 si moltiplicarono
le pubblicazioni sia letterarie sia scientifiche scritte in Pai Hua; videro la
luce i primi romanzi, le prime poesie, i primi drammi scritti nel nuovo stile;
alcuni scrittori si distinsero e, primo fra tutti, Lu Hsun, il più noto
dei novellieri cinesi moderni. Contemporaneamente lo studio della letteratura
classica e della storia veniva ripreso con criteri scientifici. Il conflitto
cino-giapponese interruppe questo sviluppo culturale; i centri di studio si
dispersero, trasferendosi nella
C. occidentale; gli scrittori furono
spinti a trattare temi propagandistici e patriottici. La vittoria del comunismo
e i nuovi ideali marxisti condizionano completamente la letteratura degli ultimi
anni, nella quale spiccano i nomi di Shen Yen-ping e Kuo Mo-jo. Il mezzo di
espressione scritta si è venuto semplificando e affinando, concedendo
largo posto anche a forme dialettali, mentre l'antico stile classico, lo Wen
Yen, è ormai in abbandono, come in abbandono sono nelle scuole gli studi
di letteratura classica.
RELIGIONE
Prima dell'avvento del confucianesimo, la
religione predominante della
C. era formata di due elementi fondamentali,
cioè il culto della natura e quello degli antenati. Questi due elementi
si mantennero anche in epoche successive, pur subendo varie trasformazioni.
Erano venerate le potenze spirituali del cielo, dei corpi celesti, delle
stagioni, del suolo; divinità tutelari delle città, dello Stato,
ecc.; spiriti di uomini illustri; penati e mani familiari. L'imperatore (detto
il figlio del cielo) era il capo religioso della nazione; egli compiva le
più alte cerimonie che erano quelle dedicate alle divinità del
cielo e della terra, considerate le maggiori. I privati potevano soltanto
sacrificare agli spiriti tutelari della casa e, al pari della famiglia
imperiale, dovevano avere il culto dei propri antenati. Tale culto era connesso
con la profonda reverenza tributata all'avo, al padre, al fratello maggiore
viventi. In epoca posteriore venne posto a capo di tutte le divinità
naturali il Cielo, detto pertanto
Sublime Sovrano. Con Confucio
(fondatore del confucianesimo) e con Lao-tzu (fondatore del taoismo) si
formarono delle scuole che, già a partire dal VI sec. a.C., propugnavano
dottrine filosofiche e religiose. Nel campo strettamente religioso Confucio si
limitò a confermare e a trasmettere le tradizioni a lui antecedenti; la
sua opera più originale si svolse nel campo dell'etica, in quanto pose a
fondamento di ogni altra virtù quella dell'affetto fraterno e della
pietà filiale e inoltre eresse a regola della condotta umana la
reciprocità. Famosa a quest'ultimo proposito la massima: "Paga l'offesa
con giustizia, la bontà con bontà". Confucio diede un modello di
uomo superiore, il quale doveva essere in grado di discernere in ogni
circostanza il Giusto e di praticarlo con correttezza, sviluppando la
disposizione al Bene infusa dal Cielo in ogni uomo. Tra le successive
rielaborazioni della dottrina di Confucio, la più importante fu quella di
Mengtzu, comunemente conosciuto in Occidente con il nome di Mencio, nella quale
venne riconfermato il concetto fondamentale della bontà insita in ogni
uomo dal primo momento della sua esistenza. Nella filosofia taoista è
praticamente enunciata la presenza di un Essere esistente prima di ogni altro,
inizio e conclusione di ogni cosa. Essa giunge pertanto a una conclusione
metafisica. Il principio primo, chiamato
tao, può essere compreso,
anche se indefinibile, perché procede ordinatamente nei vari stadi della
natura. Gli insegnamenti della filosofia di Lao-tzu sono basati su queste
osservazioni e si imperniano sulle virtù dell'umiltà della
gentilezza e della semplicità, tenendo sempre presente questa massima: "
Ricompensare le ingiurie con gentilezza". Il carattere metafisico e speculativo
di queste teorie non poteva però venir completamente e giustamente capito
dalla moltitudine che volle portare sul piano della realtà oggettiva
l'armonia ultraterrena della beatitudine. Dopo la morte Lao-tzu venne
divinizzato accanto a due altre divinità, formando così la triade
dei
Tre puri, affiancata da numerosi geni. Venne anche istituito un vero
e proprio culto taoista, e
Maestro celeste venne nominato il capo di tale
istituzione religiosa. Più tardi il confucianesimo venne introdotto nel
culto ufficiale e a Confucio vennero tributati onori divini e innalzati templi.
Ufficialmente il buddhismo penetrò in
C. solo verso il I sec.
d.C., diffondendosi rapidamente e assumendo caratteristiche particolari in
relazione all'indole e alla tradizione religiosa del popolo. È da
rilevare a questo punto che il popolo cinese, pur sensibile alla penetrazione di
varie religioni, ha sempre sentito l'esigenza di credere in un unico Dio.
L'islamismo penetrò in
C. verso il VI sec. ad opera di mercanti ed
ebbe la sua massima espansione nel XIII e nel XIV sec. Il cristianesimo fece la
sua prima comparsa nel VII sec. con il nestorianesimo e per quasi tre secoli
conobbe una certa diffusione finché fu represso nel IX sec.
dall'imperatore Wu Tsung. Pur mancando notizie certe intorno ai secoli
successivi, di preciso si sa che nel XII sec. il nestorianesimo tornò a
diffondersi specialmente nelle provincie del N, e queste notizie ci sono
confermate da Marco Polo nei suoi racconti di viaggio. La prima
personalità di rilievo del cristianesimo fu il minorita Giovanni da
Montecorvino, nominato da Papa Clemente V arcivescovo e patriarca dell'Estremo
Oriente. Dalla sua sede di Pechino tentò di dare al movimento cattolico
cinese le sue prime strutture organizzative su basi occidentali. Più
tardi e precisamente nel XIV sec. incominciò la penetrazione di numerose
missioni francescane che facevano capo a Oderico da Pordenone e a Giovanni
de' Marignolli: il loro successo fu testimoniato dal gran numero di
seguaci che riuscirono a guadagnare alla loro causa. Nel 1368 tuttavia, con la
deposizione della dinastia mongola, il cristianesimo fu nuovamente represso e
per oltre un secolo i suoi seguaci vennero perseguitati. Nel XVI sec. appare
l'importante figura del gesuita Matteo Ricci, il quale riprese e sviluppò
grandemente l'opera missionaria, ben tollerato e molto stimato anche a corte. La
sua opera fu poi continuata da Adam Schall e da altri intelligenti gesuiti ai
quali la corte aveva affidato la correzione del calendario cinese. Questo fu
certamente il periodo di massimo splendore del cristianesimo e se il merito va
in parte attribuito alle primitive missioni francescane e in massima parte a
quello dei gesuiti, ciò nonostante va rilevato che accanto ad essi altri
ordini, come quelli degli agostiniani e dei domenicani, operarono con successo
in tutto il Paese, portando ad oltre 300.000 il numero dei proseliti. Ma una
grave divergenza tra domenicani e gesuiti, in merito ai riti cinesi,
controversia protrattasi per oltre cinquant'anni, fece perdere al cristianesimo
il suo antico prestigio e ai suoi missionari il credito di cui godevano a corte.
Di questa caotica situazione seppero abilmente approfittare gruppi politici e
movimenti contrari al cristianesimo i quali fomentarono un malcontento generale
che si concluse con uccisioni, spargimenti di sangue e distruzioni di chiese. Ha
così inizio un difficile periodo per il cristianesimo che venne bandito
da tutto il Paese. Soltanto nel 1842, dopo il trattato con l'Inghilterra e con
la Francia (1844) che conclusero la tragica politica europea della
guerra
dell'oppio, i cristiani cattolici furono nuovamente tollerati da parte delle
autorità. Le missioni ripresero l'antico vigore, trovando nuova forza per
espandersi in tutto il Paese nella comparsa dei primi nuclei del
protestantesimo. Nel 1870 viene registrato il cruento moto xenofobo di Tientsin
e nel 1900 la sommossa dei boxers durante la quale la folla imbestialita di
Pechino massacrò cristiani, preti, diplomatici, ecc. Il cristianesimo
tuttavia continuò nella sua opera di espansione che si accrebbe
ulteriormente con la caduta della dinastia Manciù e la costituzione della
Repubblica Cinese che faceva capo al rivoluzionario Sun Yat-sen, convertitosi al
cristianesimo protestante. Prima della seconda guerra mondiale il numero dei
cristiani cattolici e protestanti cinesi si avvicinava ai 3 milioni, mentre si
assisteva in tutto il Paese alla nascita di un clero indigeno: nel 1946, per la
prima volta nella storia un vescovo cinese veniva insignito della porpora
cardinalizia. Attualmente in
C. vi sono circa 4 milioni di cattolici,
700.000 protestanti, 48 milioni di musulmani, 30 milioni di taoisti, 150 milioni
di buddhisti, 200 milioni di confuciani. Nel 1957 gli organismi ecclesiastici
cattolici hanno disconosciuto l'autorità della Chiesa romana. In
C. non è riconosciuta una religione di Stato.
ARTE
Antichissima è la tradizione artistica
cinese; sono stati rinvenuti infatti oggetti, risalenti anche al periodo
neolitico, in materiali vari: madreperla, bronzo, giada. Tipiche e molto belle
sono le ceramiche (XVI-IX sec. a.C.) e le opere in bronzo (XI-III sec. a. C). Il
VII, VIII, IX e X sec. segnano il massimo fulgore dell'arte cinese che si
manifesta in opere di scultura estremamente plastiche e nei dipinti che hanno
essenzialmente funzione ornamentale. La pittura si venne poi evolvendo nei
secoli successivi, assumendo caratteri piuttosto convenzionali anche per la
concorrenza esercitata dal mercato europeo. Molto poco è rimasto
dell'antica architettura cinese. Una delle caratteristiche dell'architettura
è il sostegno ligneo delle case che presentano sempre il classico tetto
ricurvo. Ben conservati sono i templi che presentano gli stessi elementi
dell'architettura profana. Dell'architettura funeraria rimane molto poco:
è testimoniata però la grandiosità e l'imponenza
soprattutto delle tombe imperiali. ║
Bronzi: i Cinesi furono grandi
collezionisti di bronzi. È quasi certo che fin dal V sec. a.C. furono
fabbricati bronzi d'eccellente qualità; questi venivano usati per scopi
pratici e per cerimonie. Il loro colore varia dal rosso rame, attraverso tutta
la gamma dei rossi meno vivi e del giallo dorato, fino alla tonalità
quasi argentea degli specchi di bronzo. Caratteristiche le antiche campane
bronzee decorate con bugne sporgenti; notevoli anche gli specchi
pressoché introvabili prima della dinastia Han. L'uso del bronzo si
diffuse sotto la dinastia Han (206 a.C. - 220 d.C.); vennero fuse in questa lega
raffigurazioni assai belle di animali. Sotto le sei dinastie (265-589 d.C.), si
fecero figure votive in bronzo dorato e si riprodussero quei particolari
recipienti di ceramica chiamati
po shan lu. Dalla fine della dinastia
Chou in poi si ebbe una maggiore semplicità di forme e si ricorse all'uso
di decorazioni a intarsio o incisione invece dell'antica decorazione a rilievo.
Le decorazioni dei bronzi più antichi si avvalgono di forme e
raffigurazioni immaginarie e di un motivo a sottili linee intersecate. Le linee
erano assai fitte e in forte rilievo. I bronzi più tardi, che
riproducevano questo tipo di decorazioni, mancavano della freschezza e nitidezza
caratteristica delle decorazioni precedenti. La testa d'orco era uno dei motivi
preferiti dell'epoca della dinastia Chou. Con le dinastie Sung e Ming si
diffusero soggetti ed emblemi del confucianesimo, del taoismo e del buddhismo.
║
Porcellana d'esportazione: termine che indica la porcellana
eseguita in
C. e destinata ai mercati esteri. Esempi tipici ne sono la
porcellana
Lowestoft, il
Lowestoft araldico e stemmato, e la
porcellana detta dei gesuiti. ║
Porcellana di pasta tenera: tipo di
porcellana fatta con un'argilla speciale: sembra si tratti di una specie di
pegmatite e steatite che rende la pasta della porcellana particolarmente idonea
a ricevere una decorazione eseguita in blu sotto vernice. La
porcellana di
pasta tenera bianco blu venne eseguita per la prima volta durante il Regno
K'ang Hsi e quindi nei successivi Regni di Yung Che'ng e Ch'ien Lung
durante la dinastia Ching. ║
Lacche cinesi: la lacca propriamente
detta si ottiene dalla resina di un albero, originario della
C., e
coltivato anche in Giappone. La tecnica della laccatura usata in
C.
è completamente simile a quella giapponese. La lacca veniva applicata in
strati successivi, a seconda dell'effetto desiderato; la superficie era poi
incisa a disegni vari. Nella lacca detta
Coromandel il disegno veniva
intagliato e rifinito con diversi colori o con oro. I paraventi
Coromandel importati soprattutto dalla Compagnia delle Indie erano molto
ricercati nell'Europa occidentale verso la fine del XVII sec. ║
Ricami: l'arte del ricamo cinese ha origini remote ed è famosa per
l'esecuzione perfetta e delicata. I ricami che ripropongono gli antichi disegni,
sono opera sia di donne che di uomini. Notevole la lavorazione complessa che in
certi oggetti, come gli abiti di gala e i paraventi, copre completamente il
fondo del tessuto. Il ricamo cinese si avvale di una grande varietà di
punti; i più importanti sono eseguiti con fili di bavella, d'oro e
d'argento, in una infinita varietà di disegni, quali draghi, mostri
mitologici, figure, motivi simbolici, fiori di ciliegio, crisantemi, uccelli e
farfalle.
MUSICA
L'esistenza da epoche remote di una notevole
fioritura musicale cinese è provata da numerosi documenti. Il substrato
arcaico della musica cinese è comune a quella di tutto l'Estremo Oriente
asiatico; sotto molti aspetti esso si contrappone all'Europa occidentale e, in
una certa misura, all'India. Le più antiche scritture pittografiche
(1300-1500 a.C.) su osso sembrano in diversi casi raffigurare strumenti
musicali: tamburi, campane, pietre triangolari che si sospendevano ad un telaio
e venivano percosse con una bacchetta di legno. La scoperta di alcuni esempi di
flauto globulare a cinque buchi che consentivano l'emissione di note nell'ambito
di una quinta è ulteriore prova di pentatonismo che sta alla base della
musica cinese più antica. La struttura e la curva melodica della musica
vocale autoctona può osservarsi tuttora nei canti popolari che conservano
il cosiddetto tetracordo enarmonico (sovrapposizione di una terza maggiore e una
seconda minore) e forme di pentatonismo puro non più in uso nella musica
colta cinese. Ancora oggi, come nel passato, la musica è considerata
"potenza trascendente": si riteneva infatti che avesse la virtù di
rispecchiare l'armonia cosmica che un impiego non adeguato dei suoni avrebbe
potuto turbare. Vennero stabiliti parallelismi tra la regolare successione delle
quinte e gli ordini dell'universo: i punti cardinali, le stagioni, ecc. Al
salterio, che era lo strumento più usato dai monaci buddisti e taoisti,
si attribuivano virtù magiche: durante la dinastia Ming era vietato alle
donne e si poteva suonare solo se erano presenti persone colte. Gli scritti di
Lueh Pu-wei (239 a.C. circa) testimoniano la sistemazione teorica della pratica
musicale cinese. ║
Strumenti: il salterio a cinque corde (in
seguito sette) era il più importante. Lo
sheng, organo a bocca,
consisteva in una camera d'aria (generalmente una zucca vuota) con una serie di
canne di bambù di lunghezza diversa (attualmente è in uso con la
camera d'aria di legno). Il liuto corto a quattro corde pare si suonasse
cavalcando: è il capostipite degli attuali liuti. I liuti ad arco hanno
la cassa armonica esagonale con una membrana tesa e due corde intonate per
quinta. I bassorilievi dei templi degli Han e delle tombe della famiglia Wu
raffigurano flauti verticali, organi a bocca, pietre sonore, siringhe, tamburi.
Pechino: piazza Tien An Men
Pechino: il Tempio del Cielo
Indigena cinese
Cina: scene di vita
Canton: piazzale della stazione
Bambina cinese
Cina: panorama della regione del Sichuan
La Grande Muraglia cinese
Cina: panorama sul Fiume Giallo