Pseudonimo di
Cenni di Pepo. Pittore fiorentino.
È stato maestro d'arte di Giotto. Sebbene sia tra i personaggi più
menzionati nella letteratura artistica e nelle cronache del Medioevo (ricordiamo
tra l'altro la citazione di Dante nel
Purgatorio, XI, 94-96), sono
pochissime le notizie riguardanti la sua vita e la sua evoluzione artistica. Gli
unici dati sicuri della sua vita si riferiscono al 1272 (
C. è a
Roma) e al periodo 1301-1302, in cui l'artista è impegnato a Pisa ad
eseguire un cartone per il
San Giovanni del mosaico dell'abside del Duomo
della città, ed esegue una
Madonna in Maestà, con Giovanni
d'Apparecchiato da Lucca, attualmente conservata al Louvre. Per tutte le altre
vicende, l'attribuzione e la datazione delle opere, occorre rifarsi alle notizie
tramandateci dal Vasari e da altri studiosi posteriori, e ad osservazioni di
carattere stilistico-formale. Pare comunque siano da attribuire al
C.
oltre le due opere già citate: la
Maestà per la chiesa di
Santa Trinità in Firenze (ora agli Uffizi); gli affreschi del presbiterio
e dei bracci del transetto della basilica superiore di Assisi; il
Crocefisso per la chiesa di Santa Croce a Firenze, gravemente danneggiato
durante l'alluvione del 1966; i mosaici con
Le storie di San Giuseppe
della cupola del Battistero di Firenze, e il
Crocefisso di San Domenico
d'Arezzo, considerata senza dubbio l'opera più matura del periodo
giovanile. Quest'ultima opera permette anzi di individuare il punto di partenza
di
C. in Coppo di Marcovaldo, soprattutto nel volto, inciso da linee
profondamente marcate che creano una singolare asprezza espressiva; anche se,
nell'arcuata plasticità del Corpo di Cristo,
C. sembra piuttosto
aver assimilato i modi caratteristici dell'arte di Giunta Pisano, ripresi
comunque con più accentuata tensione drammatica. Nella
Madonna in
Maestà di Santa Trinità, agli Uffizi,
C. dimostra
già di aver abbandonato gli schemi di Coppo e della cultura pittorica
precedente, per una più complessa e intensa composizione volumetrica,
raggiunta mediante una sapiente dosatura di valori chiaroscurali e definita
dalla precisione delle linee di contorno. Tale monumentalità volumetrica,
impostata sul moltiplicarsi dei piani e delle immagini, è soprattutto
realizzata compiutamente nella parte inferiore dell'opera, con le quattro figure
dei profeti. Il complesso pittorico più vasto legato al nome di
C., è comunque quello costituito dagli affreschi della basilica
superiore di Assisi, che occupano il transetto, il presbiterio e il coro, con la
Crocefissione, le
Storie ispirate all'Apocalisse (ormai quasi
indecifrabili), la raffigurazione degli
Evangelisti, le
Storie della
Vergine, la scena della
Guarigione dello storpio, mentre altri
affreschi contigui ai citati vanno probabilmente attribuiti ad allievi.
Benché l'avanzato stato di deperimento di queste opere abbia notevolmente
alterato i colori, provocando un semi-capovolgimento dei valori chiaroscurali,
raggiungendo quasi un effetto di negativo fotografico, è possibile ancor
oggi ammirare la complessa e movimentata struttura compositiva dell'articolato
schema architettonico, entro il quale si svolge la scena del Cristo crocefisso
tra i due gruppi di persone della parte inferiore: quello raccolto delle Marie e
di San Giovanni e quello più agitato dei soldati. Di epoca posteriore
sembra la
Madonna in trono tra gli angeli e
San Francesco, nella
Basilica inferiore d'Assisi. Rispetto agli affreschi della Basilica superiore,
C. tende qui ad attuare la raffigurazione drammatica, adottando schemi
compositivi più dilatati e una più morbida plasticità.
Caratteristiche simili riscontriamo in due opere analoghe stilisticamente: la
Madonna del Louvre e il
Crocefisso di Santa Croce, di cui si
è già detto prima. In particolare nel
Crocefisso, C.
riprende il motivo del precedente
Crocefisso d'Arezzo, soprattutto per il
modo di tratteggiare il volto di Cristo, ma vi introduce sostanziali differenze
nell'attenuare il troppo schematico linearismo, adottando una maggior
sinuosità descrittiva e una più attenuata plasticità, con
sottili passaggi di colore: la composizione assume un significato più
sommesso e dolente che in quella giovanile d'Arezzo. L'ultima opera di
C., il mosaico della figura di
San Giovanni nell'abside della
cattedrale di Pisa, risale agli inizi del XIV sec. Qui il ritmo si fa ancora
più disteso nell'architettura compositiva. E forse tale evoluzione
progressivamente notata nelle opere della maturità, deriva anche da una
particolare interpretazione del linguaggio di Giotto (1240 circa -
1302).
Cimabue: “Maestà con S. Francesco” (Assisi, basilica Inferiore)