Scienza che studia le sostanze (cioè tutte le varie
specie di materia esistenti) nella loro costituzione, le loro forme elementari,
la loro struttura, la loro trasformazione in altre sostanze secondo fenomeni che
sono detti appunto
chimici. Per questa sua vastità essa ha
contatti con tutte le altre discipline, dalla fisica alla biologia,
dall'astronomia all'ingegneria. Benché tutte le civiltà antiche
avessero rozze nozioni di
c., questa scienza è relativamente
moderna; il suo sviluppo su basi razionali ha poco più di un secolo di
vita. Ciononostante essa costituisce una delle più vaste branche dello
scibile umano e un campo sempre aperto a nuove strabilianti scoperte. Essa
è uno dei pilastri su cui si basa la moderna civiltà tecnologica,
e il suo sviluppo è stato una condizione senza la quale l'attuale
benessere dell'umanità non sarebbe stato raggiungibile. Oggi la
c.
ci veste, ci nutre, ci fornisce mezzi di trasporto ed energia; la nostra stessa
vita - o almeno la sua sussistenza - è legata al verificarsi di complesse
reazioni chimiche che avvengono incessantemente nel nostro organismo e in tutta
la natura. Nonostante i grandissimi progressi fatti in questo campo, ogni giorno
appaiono nuove conquiste e nuovi obiettivi; lo sviluppo della fisica atomica e
la migliore comprensione della materia che ne è derivata hanno permesso
lo sviluppo della
c. teorica - basata essenzialmente su un vasto uso di
elaborazioni matematiche - che comincia a dare i suoi frutti. Oggi si può
veramente dire che la
c. è appena agli inizi. ║
Fisica e
C. La
c. è stata per molto tempo una parte integrante della
fisica ed è divenuta una scienza a parte solo quando le conoscenze
chimiche erano abbastanza sviluppate. In effetti il legame tra queste due
scienze è molto stretto, tanto è vero che esiste oggi una scienza,
detta
c.-fisica o
fisica-c., che si occupa dei fenomeni sia un
punto di vista chimico che fisico. Generalmente si usa però fare una
netta distinzione - almeno dove è possibile - fra
fenomeni fisici
e
fenomeni chimici. La materia può esistere in tre diversi stati
di aggregazione:
solido, liquido e
gassoso. Oggi si è
propensi ad introdurre un quarto stato, quello di
plasma, ma noi ci
riferiremo solo ai primi tre. A tutti è noto che l'acqua nelle condizioni
in cui si svolge la nostra vita può essere sia liquida sia gassosa (vapor
d'acqua) sia solida (ghiaccio). Il passaggio da uno di questi stati ad un altro
o
cambiamento di stato avviene facilmente; gli studi dimostrano che esso
non è accompagnato da variazioni nella natura dell'acqua, ma
semplicemente da una diversa disposizione e mobilità delle sue molecole.
Si tratta quindi di un fenomeno fisico, che non altera la natura della sostanza.
Se però in un po' di acqua resa conduttrice, per aggiunta di qualche
goccia di acido solforico o soda caustica, si fa passare una corrente elettrica
continua (immergendovi due elettrodi) si vede che l'acqua si trasforma in gas;
questo gas anche se raffreddato e compresso non si trasforma più in
liquido e tantomeno in acqua. Esso è infatti una miscela di ossigeno e
idrogeno; l'esperimento descritto si basa sulla decomposizione dell'acqua negli
elementi che la costituiscono, che è un fenomeno chimico. Se però
nel gas sopra ottenuto si fa scorrere una scintilla si ha un'esplosione, e il
gas che si produce si può ancora condensare: all'analisi risulta ancora
acqua. Si è così provocata la reazione di combinazione di ossigeno
e idrogeno a dare acqua (fenomeno chimico), che è la reazione inversa di
quella di decomposizione sopra descritta. Mentre in un passaggio di stato
occorre fornire o togliere calore (e quindi si ha uno scambio di energia
termica), nel caso della decomposizione vista si è fornita energia
elettrica e si è ottenuta energia termica (il calore liberato durante
l'esplosione). Così, per portare un altro esempio, si scaldi un filo di
platino all'aria fino a farlo diventare rovente: se lo si lascia raffreddare lo
si riottiene uguale a quello di partenza (e dello stesso peso) in quanto si sono
avuti solo dei fenomeni fisici. Se invece il filo scaldato è di magnesio,
dopo raffreddamento si ha una massa bianca che ha un peso maggiore del filo di
partenza: il magnesio ha reagito con l'ossigeno dell'aria (fenomeno chimico) e
si è trasformato in ossido di magnesio che è una nuova sostanza.
Da questa il magnesio può ottenersi solo con un'altra reazione
c.:
ad es. trattando la polvere bianca con idrogeno il quale sottrae all'ossido di
magnesio l'ossigeno (producendo acqua) e lascia il magnesio metallico sotto
forma di una massa porosa. Questa può essere rifusa (fenomeno fisico) e
formata di nuovo a filo. Ancora: se si scalda dello iodio (solido rosso bruno)
esso scompare in quanto sublima e passa nell'atmosfera; se i vapori che si
svolgono si fanno passare su una parete fredda si riottiene però lo iodio
solido: l'unica cosa che sarà cambiata è la forma e dimensione dei
granelli. Se invece si riscalda del bicromato di ammonio, un sale arancio di
formula (NH
4) Cr
2O
7, si liberano dei vapori i
quali - condensati in qualsiasi modo - non danno più il prodotto di
partenza: il bicromato si è decomposto in ossido di azoto, acqua e una
polvere (che non evapora) costituita da cromo metallico. In questo caso il
fenomeno è chimico in quanto una sostanza (bicromato) si è
trasformata in altre (acqua, ossido di azoto e cromo). Se si ripete questa
esperienza con del cloruro ammonico, un sale bianco di formula NH
4Cl,
dalla condensazione dei vapori si riottiene il sale di partenza: si direbbe
quindi un fenomeno fisico. Si tratta invece di un fenomeno chimico e fisico:
infatti il cloruro ammonico sublimando si trasforma in gran parte in ammoniaca
NH
3 e acido cloridrico HCl i quali vengono poi ricondensati: durante
questa operazione si ha la loro ricombinazione a dare il cloruro ammonico.
Questo fatto si può mettere in evidenza in molti modi: anche con metodi
puramente fisici si può infatti separare ammoniaca e acido cloridrico dal
gas. Come si vede la distinzione - benché abbastanza netta - è
tutt'altro che facile e i fenomeni chimici e fisici sono spesso accoppiati.
║
Definizioni base. Nella
c. si studiano, come si è
detto, le
sostanze, cioè i tipi di materia che costituiscono i
corpi. Nelle priorità di questi occorre fare una distinzione. La
c. infatti si disinteressa delle proprietà cosidette
contingenti quali forma, dimensioni, peso, ecc. Così per la
c. una bottiglia, un bicchiere, il bulbo di un lampadina, ecc. sono la
stessa cosa: ciò che importa è il vetro che li costituisce (che
può essere uguale o diverso nei vari casi.) I corpi sono
solidi (e
quindi è tale la sostanza che li costituisce nelle stesse condizioni) se
hanno forma e dimensioni proprie; sono
liquidi se hanno dimensioni
proprie ma assumono la forma del recipiente in cui si trovano; sono
gassosi se assumono forma e dimensioni del recipiente. Questo almeno in
prima approssimazione. Le sostanze che compongono i corpi si distinguono in
omogenee ed
eterogenee. Una sostanza è
omogenea se
in essa le proprietà fisiche (densità, durezza, trasparenza,
assorbimento di radiazioni X o altre, ecc.) sono uguali in ogni punto. Una
sostanza è
eterogenea se esistono in essa almeno due punti tra i
quali almeno una proprietà fisica ha valori diversi. In una sostanza
eterogenea si possono a volte distinguere delle regioni omogenee: essa
può inoltre essere considerata omogenea rispetto ad una sola o ad alcune
proprietà fisiche. Alcune sostanze eterogenee possono essere separate con
operazioni meccaniche (macinazione, levigazione, flottazione, forze magnetiche,
ecc., ma esclusi i cambiamenti di stato) in parti più piccole omogenee
almeno ad una ad una, che sono dette
fasi. In tal caso la materia di
partenza è detta
miscuglio. Ad esempio il granito è
costituito da una miscela di cristalli di mica (visibili ad occhio nudo),
quarzo, apatite e ortoclasio; un pezzo di granito può essere macinato e
le 4 fasi dette possono essere separate. Allo stesso modo una dispersione di
goccioline di olio in acqua può essere separata in due fasi omogenee
(olio e acqua) lasciandola a riposo o centrifugandola, e così via.
Naturalmente occorre fissare una dimensione in quanto a livello molecolare o
atomico tutte le sostanze sono eterogenee: generalmente si considerano omogenee
quelle sostanze nelle quali non si osservano differenze anche in punti distanti
fra loro solo 10 o 100 Å. Questa è quindi la dimensione minima che
può avere una fase. Le sostanze omogenee si distinguono in
individui
chimici e
soluzioni. Gli individui chimici mantengono la loro
individualità attraverso tutte le trasformazioni fisiche (cambiamenti di
stato o di forma, ecc.); la loro composizione è fissa e costante e non
può essere variata nemmeno minimamente (altrimenti si trasformerebbero in
altri individui chimici). Le soluzioni sono invece una miscela omogenea di
almeno 2 individui chimici: la loro composizione può essere variata a
piacere almeno entro certi limiti più o meno ampi secondo i casi. La loro
caratteristica principale è che si possono separare negli individui
chimici che le compongono per mezzo di trasformazioni puramente fisiche
(evaporazione, cristallizzazione, fusione, sublimazione, condensazione, ecc.).
Ad esempio l'acqua (distillata) è un individuo chimico: se in essa
sciogliamo del cloruro sodico otteniamo una soluzione. Da essa però si
può riottenere acqua pura per evaporazione: sul fondo del recipiente
rimane il cloruro sodico che si era introdotto. Gli individui chimici sono in
numero grandissimo (si parla di due milioni e oltre già conosciuti;
quelli pensabili sono infiniti) e si dividono in due grandi classi: gli
elementi e i
composti. Gli
elementi - dei quali ne sono
oggi noti 103 - sono degli individui chimici che non possono essere decomposti
in altri individui chimici con mezzi puramente chimici; essi sono infatti
costituiti da atomi fra loro tutti uguali. Essi, combinandosi fra loro in vario
modo e in vari rapporti, danno origine a tutti i
composti, i quali
però possono sempre essere di nuovo decomposti con mezzi chimici negli
elementi che li costituiscono. L'operazione di formazione di composti a partire
dagli elementi si chiama
combinazione o
sintesi; quella opposta si
dice
decomposizione o
analisi. Gli elementi chimici sono
organizzabili in una
tavola detta di
Mendeleev, che ne mostra la
periodicità, derivante dalla loro stessa costituzione. Non è
escluso che il loro numero possa aumentare. •
St. - Come la maggior parte delle scienze applicate anche la
c. si
può pensare nata in Cina: in questa nazione già 5.000 anni prima
della nascita di Cristo vi erano delle nozioni - affatto sperimentali - di
c. applicata, sotto forma di ricette per la produzione e il trattamento
di seta, carta, polvere pirica, ecc. Le tappe principali dell'evoluzione
dell'uomo sono legate proprio allo sviluppo di certe conoscenze di
c.
applicata o, se si vuole, di metallurgia: dall'età del bronzo a quella
del ferro e successivamente fino all'era attuale dell'acciaio e dell'energia
atomica. La ricerca dei popoli primitivi era volta al ritrovamento di metalli
che potessero servire per la produzione di utensili e armi; in seguito si
diffusero le conoscenze necessarie per la fabbricazione del vetro, di coloranti,
di medicamenti, ecc. Tutte queste conquiste richiedevano la conoscenza delle
condizioni in cui si poteva provocare una certa reazione chimica, proprio come
la scoperta della combustione - o se si vuole - del fuoco. La fabbricazione -
antichissima - della birra è un esempio di processo chimico tuttora in
auge senza grandi modificazioni; lo stesso dicasi della preparazione di bevande
(vino) e di aceto per fermentazione di succhi naturali zuccherini. Naturalmente
tutte queste nozioni erano puramente empiriche. I primi a tentare uno studio -
se così si può dire - razionale della
c. furono i Greci.
Essi non portarono nessun contributo alle conoscenze, dato il punto di vista
filosofico e speculativo con cui affrontarono questo campo (la
c.
è stata fino ai nostri giorni una scienza essenzialmente sperimentale) ma
lasciarono ai posteri due grandi concetti: quello di
elemento e quello di
atomo. Empedocle (V sec. a.C.) affermava che tutta la materia era
costituita da quattro elementi (terra, aria, acqua, fuoco) i quali si trovavano
in certe condizioni (oggi si potrebbe suggerire la parola
stati)
descrivibili con due degli aggettivi seguenti: caldo, freddo, secco, umido. Il
concetto di atomo si va evolvendo e precisando attraverso le opere di Leucippo
(V sec. a.C.) e di Democrito (460-370 a.C.) che furono poi riprese dal romano
Lucrezio (99-55 a.C.). Ancora oggi l'atomo - almeno in
c. elementare -
è definito come una particella elementare indivisibile. La scienza - se
così la si può chiamare - da cui deriva la
c. è
l'
alchimia. Essa nacque probabilmente presso gli Arabi (il suo nome
deriva dall'arabo) ed ebbe molti cultori in Europa durante tutto il Medioevo e
anche dopo (dal IV al XVI sec.). Lo scopo principale degli alchimisti era la
trasformazione di un "elemento" in un altro e in particolare la trasformazione
in metalli preziosi di metalli o materie vili. Naturalmente erano destinati a
fallire (la trasformazione di un elemento in un altro è possibile solo
con reazioni nucleari), ma a volte riuscirono apparentemente a produrre piccole
quantità di oro (presente come impurezza nel materiale di partenza) al
seguito di lunghe elaborazioni. Ciò spiega la perseveranza degli
alchimisti, che senza dubbio contribuì se non altro a creare una certa
esperienza nella manualità chimica, oltre a portare alla scoperta di
alcuni elementi e di vari sali. Nel tardo Medioevo si sviluppò un'altra
importante scienza (o pseudo-scienza): la
iatrochimica o
c. dei
medicamenti. Senza dubbio una grande influenza su questo nuovo corso
è dovuta all'opera del medico Teofrasto Paracelso (1493-1541) il quale
attribuiva la buona salute o l'insorgere di malattie al buon decorso dei
processi chimici dell'organismo. Data questa premessa, la guarigione da una
malattia poteva ottenersi solo con mezzi chimici i quali favorissero il ritorno
dell'organismo al suo normale funzionamento. Lo scopo della
c. era quindi
la ricerca di questi medicamenti: la iatrochimica può essere senz'altro
considerata la madre dalla farmacologia o della
c. farmaceutica, dato che
molti dei rimedi (specialmente estratti vegetali o animali) suggeriti dai
seguaci di Paracelso sono tutt'ora in uso. I primi studi effettivi della
c. nacquero solo con l'applicazione del metodo sperimentale di Galileo.
Nonostante i molti studiosi che ebbero felici intuizioni, la nascita della
c. come vera scienza si colloca nel XVII sec.: ne è considerato
padre lo studioso inglese Robert Boyle (1626-1691) il quale si dedicò
soprattutto alla
pneumatica, cioè allo studio delle
proprietà dei gas. Uno dei problemi che suscitò la maggior
quantità di polemiche fu la teoria della combustione e dell'ossidazione
dei metalli durante la calcinazione. Come i combustibili bruciavano nell'aria,
lo stesso alcuni metalli in polvere (rame, stagno, piombo, zinco, ecc.) se
scaldati all'aria si trasformavano in una massa polverulenta, non più
metallica, che veniva detta
calce. Si suppose che i combustibili - e i
metalli detti - contenessero un'essenza di infiammabilità, che fu
chiamato
flogisto. Le reazioni venivano quindi spiegate con la perdita
del fiogisto, e in
particolare:
combustibile
→ ceneri +
flogisto
metallo
→ calce +
flogisto
Le sostanze che davano poche
ceneri (come il carbon fossile o quello di legna) erano molto ricche in
flogisto. Anche la reazione di riduzione a metallo degli ossidi da parte del
carbone veniva spiegata immaginando che questo cedesse alla
calce del
flogisto, e quindi si scriveva:
calce +
flogisto →
metallo
in accordo con quanto detto prima.
Quando nel 1766 H. Cavendish scoprì l'idrogeno si credette di aver
trovato il flogisto puro: esso infatti brucia nell'aria senza dare alcun residuo
solido ed è capace di ridurre gli ossidi a metallo. Nel 1756 però
già il russo Lomonosov aveva affermato che i processi di ossidazione dei
metalli e la combustione dovevano spiegarsi mediante una combinazione dei
combustibili o del metallo con particelle di aria (oggi si direbbe dell'ossigeno
contento nell'aria). Solo con Lavoisier (1743-1794) questo fu però
chiaro; questo studioso diede per primo una base quantitativa alla
c. con
la legge della conservazione della massa. Successivamente (1803) vi fu un grande
passo avanti con l'introduzione della
teoria atomica ad opera di J.
Dalton al quale è dovuto anche il concetto di
peso atomico che
tanta importanza ha in
c. A questo punto persisteva però una
notevole confusione fra atomi e molecole, eliminata solo ad opera dell'italiano
Amedeo Avogadro, che enunciò nel 1811 il suo famoso principio.
Successivamente, un altro italiano, Stanislao Cannizzaro, enunciò un
criterio di scelta del peso atomico fra tutti i possibili multipli del peso di
combinazione di un dato elemento. Contemporaneamente era proseguito un immenso
lavoro di identificazione e studio di elementi e composti: fra tutti gli
studiosi merita di essere ricordato in primo luogo lo svedese J.J. Berzelius il
quale da solo determinò il peso atomico di ben 46 elementi e la
composizione di circa 2.000 composti. Nel 1852 E. Frankland introdusse il
concetto di
valenza, su basi sperimentali, che oggi posa invece sulla
stessa struttura dell'atomo. A.M. Butlerov si rifece a questo concetto ma lo
applicò in
c. organica, mostrando che la composizione elementare
non basta ad individuare completamente una sostanza. Il prossimo grande passo fu
la scoperta dell'esistenza di una legge periodica che regola le proprietà
degli elementi secondo il loro peso atomico (oggi ci si riferisce al numero
atomico). Ad essa giunsero contemporaneamente in modo indipendente Lothar Meyer
e Dimitri Mendeleev (o Mendelejeff) nel 1869. L'organizzazione del russo
Mendeleev è però più completa, tanto che il suo autore
poté prevedere l'esistenza e le proprietà di alcuni elementi
(scandio, gallio e germanio) che non erano ancora stati scoperti. Ad H.G. Hess
è dovuto (1840) l'enunciato della legge che ne porta il nome e che
costituisce il cardine della
termochimica, in quanto esprime il principo
di conservazione dell'energia in termini validi per le reazioni chimiche. Nel
1833-34 M. Faraday enunciò le leggi che reggono l'elettrolisi e
formulò il concetto di
ione che fu poi ripreso da S. Arrhenius
nella sua teoria della dissociazione. Questo autore è anche il padre
della
cinetica c. Ad H.J. Van't Hoff si deve uno studio approfondito
delle soluzioni, con particolare riguardo alla
pressione osmotica, e la
famosa analogia fra le molecole di soluto e quelle di gas. Le definizioni di
fase, sistema, ecc. e uno studio quantitativo della cinetica
c. (anche
nei sistemi eterogenei, e quindi con scambio interfase) è dovuta a J.W.
Gibbs, che è considerato il fondatore della
c.-fisica, e della
termodinamica
c. Particolarmente importante è la sua regola delle
fasi, che permette di stabilire i gradi di libertà di un sistema
chimico-fisico. Degli sviluppi successivi è quasi impossibile parlare,
tanto furono rapidi e tanti furono gli illustri studiosi. Le strutture delle
molecole sono state indagate a fondo con molti strumenti, tanto che se ne
possono ormai fare dei modelli geometrici precisi; nuovi elementi sono stati
scoperti, fra i quali diversi sono stati creati in laboratorio; molte sostanze
naturali assai complesse sono state sintetizzate, e così via. Oggi non
siamo lontani dal giorno in cui la
c. saprà leggere - con l'aiuto
di molte altre discipline e di tecniche oltremodo raffinate - dalle molecole di
DNA di una singola cellula di un neonato quale sarà il suo aspetto futuro
e forse anche altre informazioni. La meravigliosa avventura della
c.
è appena agli inizi; tutte le conquiste dell'uomo, anche la conquista
recente della Luna, sono condizionate da questa scienza. Domani forse - se le
teorie di Malthus si dimostreranno vere come oggi sembrano - la
c.
verrà in aiuto dell'uomo fornendogli tutto il cibo necessario per la sua
sostentazione. ║
Leggi fondamentali della c. Ci si limita
naturalmente a citare solo le principali (che nello stesso tempo sono anche le
più semplici): a)
Legge della conservazione della massa. Dice che
in ogni reazione chimica la massa dei prodotti uguaglia quella dei reagenti.
Ciò perché nella reazione chimica non si ha né creazione
né scomparsa di materia, ma semplicemente un riarrangiamento di atomi che
assumono una nuova disposizione, in quanto si trasformano alcune specie chimiche
in altre specie. Ad es. se si brucia del carbone con ossigeno, si può
dire che il peso del carbone bruciato più quello dell'ossigeno consumato
è uguale al peso complessivo dei prodotti della combustione (ceneri,
acqua, anidride carbonica, ossido di carbonio e altri eventuali). In
realtà è oggi dimostrato che questa legge è solo una prima
approssimazione, che cade in grossolano difetto nelle reazioni atomiche. Infatti
ogni reazione chimica è accompagnata da assorbimento di calore (reazione
endotermica) o da svolgimento di calore (reazione esotermica). Si prenda ad es.
il secondo di questi casi: la fisica atomica insegna che la distinzione fra
materia ed energia è formale, e che quindi al calore liberato dalla
reazione deve corrispondere una variazione di peso in quanto il peso complessivo
dei prodotti è minore di quello dei reagenti. Date le energie in gioco
nelle reazioni chimiche, questa variazione di peso è però tanto
piccola da non essere riscontrabile nemmeno con la bilancia più raffinata
esistente. Non è così invece nelle reazioni atomiche, date le
grandissime energie in gioco. b)
Legge delle proporzioni definite e
costanti o
di Proust. Secondo questa in ogni combinazione di due o
più elementi a dare un certo composto, gli elementi reagiscono in
proporzioni fisse, ben definite e costanti. c)
Legge di Dalton. Dice che,
quando due elementi si combinano fra loro in diversi rapporti (a dare
altrettanti composti diversi), le quantità di un elemento che si
combinano con una stessa quantità dell'altro stanno fra loro in rapporti
razionali semplici. Così ad esempio l'ossigeno può combinarsi con
l'azoto a dare 5 diversi composti; la quantità minima che se ne combina
con un grammo di azoto è 0,5711 grammi. Le altre quantità stanno a
questa come 2:1, 3:1, 4:1, 5:1. d)
Legge dei pesi di combinazione. E una
legge più generale, nella quale le due precedenti sono contenute come
casi particolari. Si enuncia così: il rapporto fra i pesi di due elementi
A e B che si combinano con uno stesso elemento C è costante, ed è
pari al rapporto con cui A e B si combinano eventualmente fra di loro.
Ciò significa che - assunto arbitrariamente un certo peso di un elemento
come riferimento - si possono attribuire a tutti gli elementi dei
pesi
equivalenti, secondo i quali (o secondo multipli di questi) tutti gli
elementi si combinano. Ad esempio la quantità di cloro e la
quantità di bromo che si combinano con un metallo a dare il cloruro e il
bromuro rispettivamente stanno fra loro nel rapporto 1:2,2539, indipendentemente
dal metallo considerato. e)
Legge di Gay-Lussac o
delle combinazioni
gassose. Vale per reazioni fra gas, e si enuncia in questo modo: se due gas
si combinano fra loro per dare un nuovo composto, lo fanno in rapporti
volumetrici semplici e razionali; se il composto prodotto è esso pure
gassoso il suo volume sta in rapporto razionale e semplice con quelli dei gas
reagenti. f)
Principio di Avogadro. Dice: uguali volumi di gas diversi,
nelle stesse condizioni di temperatura e pressione, contengono ugual numero di
molecole. Questo numero, detto
numero di Avogadro, si è poi
trovato per varie vie e vale 6,02257 x 10
23. Di conseguenza una mole
di un qualsiasi composto allo stato gassoso alla pressione di 760 mm Hg e alla
temperatura di O °C occupa un volume di 22,4135 litri. Di qui viene un
semplice metodo per la determinazione del peso molecolare di un composto
qualsiasi vaporizzabile; basta pesarne un certo volume allo stato gassoso. Nello
stesso modo si può prevedere la densità di un composto (di cui
è noto il peso molecolare) allo stato gassoso. g)
Regola di
Cannizzaro. Serve per sapere esattamente il peso atomico di un elemento, o
meglio, a dire se esso è uguale al suo peso di combinazione o ad un suo
multiplo (e quale). Per fare ciò occorre esaminare quanto più
possibili specie chimiche in cui questo elemento compare, e vedere quanti grammi
di questo elemento si trovano in una mole di ognuno dei composti. Il numero
più piccolo fra quelli trovati si assume come peso atomico dell'elemento.
Il rapporto fra il peso atomico dell'elemento e il suo peso di combinazione in
un certo composto è detto
valenza dell'elemento in quel certo
composto. Come unità di misura dei pesi di combinazione si usò in
un primo tempo l'idrogeno, che fra i vari pesi ha quello più piccolo. In
seguito si assunse l'ossigeno (il cui peso di combinazione si pose uguale ad 8).
Oggi si usa una scala diversa (basata sull'isotopo 12 del carbonio) più
precisa. h)
Legge di Van't Hoff. Dice: la pressione osmotica esercitata
da una quantità fissata di una sostanza in un certo volume di solvente
è uguale (numericamente) alla pressione che avrebbe quella sostanza se
fosse gassificata in un volume uguale a quello del solvente. i)
Leggi di
Faraday. Sono tre, e si enunciano: 1° la quantità di un
qualsiasi elettrolita che è decomposta dal passaggio di corrente
elettrica in esso è proporzionale alla carica circolata nell'elettrolita;
2° una stessa carica circolata separa in diversi elettroliti
quantità chimicamente equivalenti di differenti sostanze (cioè
quantità di sostanze proporzionali ai loro equivalenti); 3° per
separare un equivalente di una qualsiasi sostanza (cioè ad es. 1,008
grammi di idrogeno o quantità equivalenti di altre sostanze) è
necessario far circolare esattamente 96,487 coulomb. ║
Indirizzi della
c. La mole sempre più vasta di conoscenze (ogni anno vengono ormai
pubblicati più di 2.000.000 di articoli, libri, brevetti, ecc. nel campo
delle ricerche o tecnologie chimiche) ha costretto lo specializzarsi della
c. in branche che sono in numero notevole. Il processo d'altronde
è automatico, dato che la specializzazione dei ricercatori e dei
laboratori diventa una necessità sia per la grande mole di conoscenze che
sono già necessarie per operare in un singolo campo, sia per la
complessità delle apparecchiature necessarie per operare in un singolo
settore. La prima suddivisione della
c. è stata in
c.
generale (che tratta delle leggi fondamentali e dei concetti generali),
c. inorganica e
c. organica o
c. del carbonio. La prima si
occupa dello studio dei composti che derivano dalla combinazione fra di loro di
tutti gli elementi, eccetto quelli in cui il carbonio gioca un ruolo dominante;
la
c. organica invece si occupa dei composti del carbonio con pochi altri
elementi. La distinzione non ha più il significato che aveva nei primi
decenni del secolo scorso (quando si credeva che le sostanze cosiddette
organiche fossero sintetizzabili solo da organismi viventi). Come ausilio di
queste branche nacque ben presto la
c. analitica, che ha per scopo la
ricerca dei metodi di riconoscimento, determinazione quantitativa e di dosaggio
delle sostanze. Essa si avvale oggi di moltissimi strumenti. Nei fenomeni al
limite fra la
c. e la fisica, la studio quantitativo delle reazioni
chimiche e degli equilibri chimici è oggetto della
c.-fisica;
questa si avvale moltissimo della termodinamica e della
cinetica c., che
studia la velocità con cui avvengono le reazioni e i loro meccanismi. La
biochimica, o
c. biologica, si occupa dello studio delle reazioni
interessanti i processi vitali nelle piante e negli animali. La
c.
farmaceutica si occupa della ricerca di sostanze medicinali naturali o
sintetiche; essa è assistita dalla
c. tossicologica che studia gli
effetti di queste sostanze sugli organismi viventi. La
c. agraria si
interessa dei problemi che riguardano l'agricoltura e l'allevamento. La
c.
industriale si occupa della ricerca delle condizioni in cui, a partire da
materie prime disponibili, si possono fabbricare tutti i prodotti utili al
nostro benessere, e della progettazione di massima degli impianti necessari a
queste trasformazioni; la realizzazione degli impianti è affidata
all'
impiantistica c. L'
elettrochimica si occupa dei fenomeni
chimici in cui si ha produzione o assorbimento di corrente elettrica. La
fotochimica si occupa dei problemi chimici in cui interviene la
radiazione luminosa. La
geochimica studia la composizione chimica del
nostro pianeta, la distribuzione degli elementi su di esso, ecc. La
c.
mineralogica si occupa invece dello studio da un punto di vista chimico dei
minerali, dell'indagine su giacimenti sfruttabili, ecc. La
c. applicata
si interessa delle tecnologie necessarie per la fabbricazione di un dato
prodotto; essa si specializza ulteriormente in
metallurgia, c. delle materie
plastiche, delle fibre tessili, del legno, delle fermentazioni, dei materiali da
costruzione, delle gomme, ecc. La
c. nucleare si occupa delle
reazioni atomiche e delle trasformazioni e della utilizzazione dei minerali
radioattivi, oltre che di fenomeni in cui intervengono radiazioni ad elevato
contenuto energetico. La
c. teorica, utilizzando i metodi della meccanica
atomica, cerca di prevedere con calcoli le proprietà e la
possibilità di esistenza di certi composti; essa elabora anche - dove
possibile - basi teoriche in sostituzione di quelle sperimentali, e migliora la
comprensione di certi fenomeni chimici. Lo studio della struttura delle molecole
e degli ioni è oggetto della
strutturistica c. Esistono poi altre
branche della
c. che si tralasciano o perché molto specializzate o
perché si possono far rientrare in una di quelle citate (ad es. la
termochimica rientra nella
c. fisica).
TABELLA CRONOLOGICA DELLA SCOPERTA DEI PRINCIPALI ELEMENTI CHIMICI
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Elemento
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Simbolo
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Scopritore e data
d'isolamento
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Oro Carbonio Rame Stagno Argento Zolfo Ferro Piombo Mercurio Zinco Antimonio Fosforo Arsenico Cobalto Platino Nichel Idrogeno Azoto Ossigeno Cloro Uranio Titanio Cromo Potassio Boro Calcio Iodio Silicio Alluminio Bromo Torio Vanadio Elio Fluoro Radio Neon Polonio Afnio Tecnezio Nettunio Plutonio Curio Lorenzio Kurciatovio
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Au C Cu Sn Ag S Fe Pb Hg Zn Sb P As Co Pt Ni H N O Cl U Ti Cr K B Ca I Si Al Br Th V He F Ra Ne Po Hf Tc Np Pu Cm Lw Ku
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Noto nella
preistoria Noto nella
preistoria Noto nella
preistoria Noto nella
preistoria Noto nell'antica
Roma Noto nell'antica
Roma Noto nell'antica
Roma Noto nell'antica
Roma Noto nell'antica
Roma Noto nel
Medioevo Basilio Valentino (XV
sec.) H. Brand
(1669) N. Lémery
(1685) G. Brandt
(1735) A. de Ulloa
(1735) A.F. Cronstedt
(1751) H. Cavendish
(1766) D. Rutheford
(1772) J. Priestley
(1774) C.W. Scheele
(1774) M.H. Klaproth
(1789) W. Gregor
(1791) L.N. Vauquelin
(1798) H. Davy
(1807) H. Davy - Gay Lussac - Thenard
(1807) H. Davy
(1808) Courtois (1811) – Gay Lussac
(1815) J.J. Berzelius
(1823) H. Oersted
(1825) A.J. Balard
(1826) J.J. Berzelius
(1828) Sefstrom
(1830) Lockyer – Frankland
(1868) M. Moissan
(1886) Coniugi Curie
(1898) Ramsay – Travers
(1898) M. Curie
(1898) Urbain
(1923) Perrier – Segre
(1937) McMillan – Abelson
(1940) Seaborg – McMillan
(1940) Seaborg
(1944) Ghiorso e coll.
(1961) Flerov e coll.
(1967)
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