Importante famiglia etno-linguistica dell'America
centro-meridionale, che ancor oggi conta, probabilmente, più di un
milione di individui. I
C. in senso stretto (oggi forse 300.000
individui), erano stanziati nella regione centro-orientale dell'odierna
Colombia; di lingua
C. sono vari gruppi etnici stanziati nell'America
istmica e dal Perù al Venezuela. Le più recenti indagini
archeologiche ed etnologiche hanno rivelato che quella dei
C. fu la
quarta grande civiltà precolombiana: agricoltori, metallurgisti e
tessitori, colonizzarono terre e domesticarono varie piante (mais, cacao,
cotone, ecc.). Al tempo dell'invasione spagnola, i
C. erano organizzati
in città-Stato; quella corrispondente all'odierna Bogotà era retta
da un capo elettivo (
zipa) con funzioni sacerdotali: la sua investitura,
nel corso della quale veniva cosparso di polvere d'oro per essere poi lavato
nelle acque sacre del lago Guatavita, diede origine alla leggenda di El Dorado.
La società
C. era organizzata in
clan patrilineari e
ammetteva due classi (nobili e liberi); schiavi, procacciati con azioni
belliche, provvedevano ai lavori più onerosi; le cariche sociali e
religiose venivano trasmesse per via materna. La religione dei
C., ancora
poco nota, era basata sul culto del sole, dal quale facevano discendere il loro
eroe eponimo (Bochica); secondo i
conquistadores effettuavano il
sacrifico dei fanciulli, ma di ciò non vi è traccia; le tombe
rivelano anche un culto dei morti per i quali usavano la doppia sepoltura, dopo
averne dipinte le ossa di ocra rossa. Il gruppo più importante, quello
dei Muisca, che sembra sia da riallacciarsi con l'antica cultura protostorica di
San Augustin (Colombia sud-occidentale), era diviso in nove città-Stato
che, oltre a Bogotà avevano come centro egemone Tunja, più a Nord,
retta da un capo elettivo detto
zaque, tali centri furono completamente
distrutti, fra il 1538 e il 1576 dalle spedizioni dei
conquistadores. Il
gruppo linguistico
C. si estende in una vasta area dell'America centrale
e meridionale, dal Nicaragua all'Ecuador, ed è suddiviso in quattro
famiglie:
C.-Pacifica, Talamanca, Interandina-Barbacoa,
C.-Orientale. L'arte dei
C. è nota soprattutto per i suoi
prodotti di coroplastica e oreficeria; quest'ultima tecnica, secondo ipotesi
assai attendibili, ebbe forse origine in questa area. Le ceramiche raffigurano
per lo più busti umani; la parte inferiore del corpo, anche se
rappresentata, scompare di fronte all'esaltazione della testa e del busto,
quest'ultimo attraversato dagli ornamenti a bandoliera caratteristici dei capi
locali: il modellato è vigoroso, i tratti del volto realistici, ma
nell'insieme la produzione è alquanto rozza e monotona per l'assenza di
colorazione. Di ben diverso livello è l'oreficeria, che qui tocca le
vette più alte dell'intera America indigena. Erano già conosciute
e usate tutte le tecniche note al mondo moderno; tipicamente indigena la tecnica
nota con il nome di
mise-en-couleur, in cui il metallo veniva trattato
con succhi e acidi vegetali. Raramente l'oro era puro, ma quasi sempre lavorato
con rame, in una lega chiamata localmente
tumbaga (lavori eseguiti con
questa tecnica sono conservati a Roma al Museo Pigorini). Si producevano
figurine umane, nude o ricoperte di vesti e ornamenti pletorici, scene di genere
(famosissima la replica in miniatura della zattera su cui annualmente il sovrano
compiva la sua navigazione sacrale), figure zoomorfe, ornamenti per scettri,
bottiglie, bicchieri, gambiere e guanti, corone, scudi, gioielli di ogni genere.
Spesso con l'aggiunta di smeraldi di cui la Colombia è
ricchissima.