Corifeo italiano del pelagianismo, verso il 405 si
incontrò con Pelagio e ne accettò le dottrine. Prevedendo il
saccheggio di Roma da parte dei Visigoti, andò a Siracusa (409) e a
Cartagine (410). Le sue dottrine attirarono l'attenzione del diacono Paolino,
che lo denunciò ad Aurelio, vescovo di Cartagine. Questi lo fece
condannare dal Concilio del 411.
C. partì per Efeso. Innocenzo I
confermò la condanna (417). Espulso da Efeso, tornò a Roma. Gli
sono attribuiti vari scritti:
Tre lettere sulla vita monastica; Il libro
contro la trasmissione del peccato originale; Le definizioni (V.
sec.).