Geografia Ex Stato dell'Europa dal 1918 al 1992 La Cecoslovàcchia.
Cecoslovàcchia.Denominazione con cui si è indicato, dal 1918 al 1992, lo Stato dell'Europa comprendente la Repubblica Ceca (Ceca, Repubblica) e la Slovacchia. Capitale: Praga. Confinava a Nord con la Polonia, a Est con l'Ucraina, a Sud con l'Austria e l'Ungheria, a Ovest con la Germania. Ordinamento: Repubblica federativa che riuniva gli Stati ceco (Boemia e Moravia) e slovacco, entrambi dotati di Assemblee legislative e governi propri. Lingua ufficiale: ceco e slovacco. Religione: cattolica. Moneta: corona. ║ Per la geografia Ceca, Repubblica e Slovacchia. ECONOMIA La C. disponeva di importanti bacini carboniferi nella Slesia cecoslovacca, quelli di Rosice e di Kladno. I grandi corsi d'acqua venivano sfruttati dalle centrali idroelettriche. Possedeva giacimenti di ferro, di grafite; le sabbie quarzose e le argille caoliniche sono impiegate nella fabbricazione delle celeberrime porcellane e dei cristalli di Boemia. La produzione di acciaio, di 8 milioni di tonnellate annue, poneva la C. immediatamente dopo il Belgio e il Lussemburgo nel quoziente di produzione pro-capite. Dopo la crisi del periodo intercorrente tra le due guerre mondiali, le industrie siderurgiche e metallurgiche presero un nuovo impulso. Il centro principale dell'industria tessile era Liberec, mentre l'industria chimica era localizzata soprattutto nelle zone produttrici di carbone e lignite. Attive anche le industrie dei calzaturifici, alimentari, gioielleria, della carta e delle arti grafiche. I commerci erano attivi con gli altri Paesi. Le fiere di Praga erano frequentate da espositori e compratori, praticamente, di tutta l'Europa centrale. Improntata ai più moderni sistemi tecnici, l'agricoltura cecoslovacca si differenziava notevolmente a seconda delle varie regioni. Nella Moravia, nelle pianure di Bratislava e nelle estremità delle catene carpatiche, si avevano frutteti e vigneti. Il Polabi produceva grano, barbabietole da zucchero, foraggi; inoltre si allevava bestiame. Nella Boemia, sugli altipiani, si coltivavano patate e segale. STORIA Durante la rivoluzione del 1848 si manifestò l'idea di riunire le popolazioni ceche e slovacche, separate dal X sec. Tomas Masaryk riprese questa idea alla fine del 1800; organizzò un comitato cecoslovacco esterno, divenuto nel 1916 il Consiglio nazionale dei Paesi cechi: approntò un esercito nazionale che combatté con gli Alleati dal 1917. La Repubblica Cecoslovacca venne riconosciuta a Turciansky Sväty Martin il 30 ottobre 1918. I tentativi tedeschi di secessione sorsero, praticamente, con la proclamazione del nuovo Stato. La Slovacchia venne annessa nel 1919, insieme alla Rutenia subcarpatica. I trattati di Versailles del 1919, di Saint-Germain e del Trianon del 1920 definirono le sue frontiere. La C. godette di un periodo di grande prosperità economica, grazie alle massicce esportazioni, periodo che terminò con la crisi internazionale del 1929. Nel 1935, Praga concluse un patto con l'URSS. Konrad Henlein, capo del Partito tedesco dei Sudeti, reclamò l'autonomia dei Tedeschi-Boemi, spalleggiato dall'ascesa al potere di Hitler. Nel 1938 Benes dovette accettare l'annessione da parte del Reich dei distretti a maggioranza tedesca. In seguito, approfittando della sua debolezza, la Polonia occupò Teschen e Bohumin, l'Ungheria e il Sud della Slovenia. Il presidente Hacha fu convocato a Berlino da Hitler che gli impose di firmare un documento a seguito del quale il Paese fu trasformato nel protettorato di Boemia e Moravia; la Slovenia divenne uno Stato satellite del Reich. La resistenza ceca, iniziata dal 1939, fu più volte repressa; gli Ebrei furono sterminati o deportati in massa. Benes, ex presidente della C. concluse nel 1943 un trattato di mutua assistenza con l'URSS. Con le elezioni del 1946, Gottwald formò un nuovo governo di Fronte nazionale; l'anno successivo cominciarono gli intensi scambi commerciali con l'Unione Sovietica. Con la Costituzione del 9 maggio 1948, la C. divenne una democrazia popolare; i partiti socialista e comunista, entrambi epurati, si fusero. La C. si trasformò in una Repubblica socialista con la Costituzione dell'11 luglio 1960. Con l'entrata in vigore della nuova costituzione, la terza dalla fondazione della Repubblica, iniziò un processo di eliminazione dei vecchi quadri staliniani che nel 1963 portò a un ampio rimpasto governativo e alla destituzione dello stesso primo ministro Vilem Siroky, sostituito da Josef Lenart. Contemporaneamente aveva inizio la riabilitazione delle vittime dello stalinismo. La continuità col passato era però assicurata dalla permanenza in alcuni ministeri-chiave di esponenti della vecchia guardia, in particolare di Antonin Novotny che conservava le due più alte cariche politiche, ossia la segreteria del Partito e la presidenza della Repubblica. La lotta tra conservatori e innovatori andò tuttavia intensificandosi, sia pure in forma indiretta, trovando una piattaforma nel dibattito tra i difensori della pianificazione centralizzata e i fautori di una riforma economica sul tipo di quella proposta dallo studioso Ota Sik. La caduta in URSS di Krusciov (ottobre 1964) rallentò la marcia del "nuovo corso", ma la lotta continuò, dapprima in forme sotterranee, poi sempre più apertamente, e si ebbero clamorose agitazioni studentesche, fermenti intellettuali, proteste contro la censura, richieste di una maggiore apertura verso i Paesi occidentali, ecc. Nel gennaio 1968, Novotny dovette cedere ad Alexander Dubcek la carica di primo segretario del Partito e in marzo egli fu costretto a lasciare anche la presidenza della Repubblica, sostituito dal generale Ludvik Svoboda. Ai primi di aprile fu costituito un nuovo governo presieduto da Oldrich Cernik e del quale faceva parte anche l'economista Ota Sik. Per quanto il segretario del Partito Dubcek non mancasse di appellarsi alla "democrazia socialista", di richiamarsi alla teoria del marxismo-leninismo e di confermare l'amicizia con l'URSS, ciò non bastò a tranquillizzare i dirigenti sovietici. A Mosca si temeva che il "nuovo corso" potesse profondamente intaccare il potere del Partito comunista cecoslovacco e aprire la strada verso la socialdemocrazia e addirittura verso un potere antisocialista. A nulla valsero una serie di incontri bilaterali e plurilaterali tra i dirigenti cecoslovacchi e quelli sovietici e degli altri Paesi del patto di Varsavia. La notte del 20 agosto 1968, le forze armate sovietiche, affiancate da contingenti polacchi, tedesco-orientali, ungheresi e bulgari, invasero il territorio cecoslovacco. Fallito il tentativo di creare un governo disposto ad avallare l'occupazione i sovietici furono costretti ad aderire alla richiesta del presidente Svoboda di liberare Dubcek, Smrkovsky e Cernik, ripiegando su un accordo (26 agosto). Solo in un secondo tempo i sovietici riuscirono ad ottenere quanto si erano ripromessi, ossia l'allontanamento dei protagonisti del "nuovo corso". Nell'aprile 1969, Dubcek fu sostituito da Gustav Husák alla segreteria del Partito e la sua totale liquidazione si ebbe con l'allontanamento dal presidium del Partito e dalla presidenza dell'Assemblea federale nel settembre successivo e, nel gennaio 1970, anche dal Comitato Centrale. Pur discostandosi nettamente dalla politica del "nuovo corso" i nuovi dirigenti cecoslovacchi, e in primo luogo Gustav Husák, si allontanarono altrettanto nettamente dal dogmatismo e burocratismo del passato regime, adottando un indirizzo politico ed economico sufficientemente elastico. Ai primi del 1974 Husák, sempre in virtù dell'indirizzo politico adottato, tentò la via di una riappacificazione interna. Nel maggio del 1975 Husák, già segretario generale del comitato centrale del PCC, venne eletto anche presidente dello Stato, sostituendo Ludvik Svoboda. Nel frattempo però le condizioni economiche del Paese versavano in grave crisi, e proprio all'apertura del XV Congresso del Partito Comunista venne reso pubblico il 6° piano quinquennale, in cui si denunciò chiaramente il fallimento degli obiettivi prefissati. Nonostante ciò Husák godette sempre della fiducia del Paese, e nel 1976 venne rieletto per la terza volta segretario del PCC. Nel gennaio 1977 venne divulgato Charta 77, manifesto di dissidenti in difesa dei diritti umani, che però, a breve distanza dal suo nascere, fu soffocato con la repressione e il carcere. Nel maggio 1980 fu nuovamente eletto presidente Husák, allineato all'URSS, che procedette nell'intento di "normalizzare" il Paese. Nel maggio 1984 venne rilasciato, dopo cinque anni di carcere, Peter Uhl, uno dei fondatori del movimento dissidente Charta 77. I vertici dello Stato e del partito rimasero immutati fino al 1987, quando dopo la visita di Michail Gorbaciov - il partito accolse, sia pure senza entusiasmo, i principi del nuovo corso moscovita - Husák abbandonò la carica di segretario del partito cedendola a Milos Jakes, il dirigente che nel 1968 guidò la purga contro la primavera di Praga. Il neo segretario, nel 1988, pur essendo decisamente contrario alla riabilitazione di Dubcek, diede inizio ad una cauta ristrutturazione del partito emarginando alcuni elementi dell'ala "dura". Alla fine del 1989 Milos Jakes venne destituito dalla sua carica di segretario generale del partito. Nel frattempo, con manifestazioni quasi quotidiane, la popolazione sollecitava il cambiamento del regime. Si invocavano le dimissioni di tutti i dirigenti implicati nella repressione della "primavera" del 1968, compreso il capo dello Stato Gustav Husák. Il Politburo e la segreteria del PC rassegnarono le dimissioni e il Comitato centrale elesse un nuovo segretario: Karel Urbanek, un riformista moderato. Nel dicembre 1989, però, l'opposizione anticomunista ottenne le dimissioni di Husák e la sua sostituzione con Vaclav Havel, massimo esponente del dissenso, mentre Alexander Dubcek divenne presidente del Parlamento. La C. intraprese subito la via della liberalizzazione economica e fra i Paesi dell'Europa orientale fu il più rapido a evolversi in senso occidentale. In politica estera la C. allentò i rapporti con l'URSS, che nel 1991 ritirò le proprie truppe dal Paese; venne inoltre seguita una linea di avvicinamento all'Europa che nel novembre dello stesso anno portò all'associazione alla CEE. Le riforme liberiste acuirono però le differenze economiche fra Boemia e Slovacchia, caratterizzate la prima da un'industria leggera dedita alle esportazioni, la seconda da un'industria pesante obsoleta e destinata alla parziale smobilitazione. La paura del nuovo e delle riforme spinse la Slovacchia a un indipendentismo conservatore e nostalgico dell'antico immobilismo e assistenzialismo. Nelle elezioni del giugno 1992 prevalse in Slovacchia il leader nazionalista Vladimir Meciar, conservatore di sinistra e contrario al liberismo in economia. A livello federale - ma in particolar modo in Boemia - si impose invece il Partito civico democratico di Vaclav Klaus, favorevole a una politica decisamente liberista. Le insanabili differenze di vedute in materia economica, unite al dilagante nazionalismo, portarono la Slovacchia alla richiesta di scioglimento dei legami federali con la Boemia, richiesta accolta, dopo una breve trattativa, nel giugno 1992, dal primo ministro Klaus, onde evitare una possibile guerra civile. In agosto Klaus e Meciar raggiunsero un accordo con il quale stabilirono lo scioglimento della Cecoslovacchia a partire dal 1° gennaio 1993. LETTERATURA Della letteratura ceca, tra le prime opere in latino ci è pervenuta la Chronica Bohemorum di Cosma. L'affermarsi del tedesco nella poesia si ricollega al mecenatismo della nobiltà, nelle cui dimore venivano accolti i Minnesänger germanici. Le espressioni letterarie ceche s'imposero con l'Alessandreide e con la Cronaca di Dalimil. Nel XIII sec. la letteratura ceca assunse nuove forme: ciclo delle nuove leggende, composizioni didattiche, moralistiche, satiriche, poesia profana. Dal 1415, anno della morte sul rogo di Janus, la letteratura cadde nella schiavitù del periodo cosiddetto della Tenebra, schiavitù protrattasi sino al 1918. Nel campo filologico sono da ricordare J. Dobrovsky e J. Jungmann, i lavori dei quali hanno il loro fondamento nella versione cinquecentesca della Bibbia, nota col nome di Králicka Bible. Nel XVII sec. apparvero le prime figure di letterati nutriti di concezioni cosmopolite; contemporaneamente nasceva una letteratura popolare di carattere epico. Nel XVIII sec. la lirica religiosa dominò incontrastata e temi religiosi si affermarono anche nella prosa. Dall'opera di Bernolak, primo teorico di una lingua letteraria slovacca (bernolácina) presero le mosse i letterati illuministi e il primo poeta slovacco di autentico valore, Holly. La poesia ebbe una sua più accentuata fisionomia con Hanka, Celakovsky, Erben e Macha, autore del celebre poema Maggio. Il teatro romantico trova la sua migliore espressione nell'opera di Tyl. Con Neruda, Cech, Sladek, Virchlichy, Zeyer, Brezina e molti altri, la poesia ottocentesca assunse importanza internazionale. Tra i prosatori ricordiamo Nemcova, Svetla, Jirasek e Capek-Chod, esponente della corrente naturalista. L'opera di J. Wolker, il massimo rappresentante della corrente proletaria, segnò uno dei momenti più significativi di una intensa fioritura poetica. Al poeta Nezval si affiancò una decisa affermazione della prosa, da Hasek a Olbracht, Majerova, Vancura, Capek, Pujmanova, Drda. Per influsso del romanticismo, cui diede un decisivo apporto l'opera di L. Stur, si affermò una nuova lingua letteraria (sturovcina) e con essa la nuova poesia rappresentata soprattutto da Hurban e Sladkovic. Il Realismo è rappresento da Hurban-Vajanski, Hviezdoslav, Kukucin. All'inizio di questo secolo la vita letteraria slovacca cercò di adeguarsi al rinnovamento della cultura europea; si ebbe così il Modernismo slovacco, rappresentato da Krasko, Jesensky e dai poeti V. Roy e M. Razus. Tra le scrittrici si distinsero soprattutto T. Vansovà e Timrava (B. Slančikova). Nel secondo dopogerra numerosi nuovi poeti si sono imposti all'attenzione del mondo letterario rinnovando il linguaggio poetico e le tematiche. Fra di essi sono da ricordare V. Mihàlik e M. Vàlek, i quali affrontano il problema dei rapporti tra sfera privata e pubblica nella vita dell'uomo. Nella narrativa si sono segnalati scrittori come L. Mňačko, A. Bednàr, D. Tatarka, che riflettono sulla condizione umana, mostrando un atteggiamento molto critico nei confronti della realtà. Tra gli scrittori per il teatro citiamo Š. Kràlik, L. Lahola, P. Karvaš. Guadagnare navigando! Acquisti prodotti e servizi. Guadagnare acquistando online. ARTE I monasteri sloveni e moravi del IX sec. costituiscono le prime manifestazioni architettoniche della C. Contemporaneamente si svilupparono la pittura, con influssi europei, e la miniatura. Teoderich, pittore del XIII sec. diede un nuovo impulso alla pittura. Sempre nel XIII sec., influenze austriache, bavaresi e tedesche diffusero in C. lo stile gotico, che si protrasse a Praga fino al XV sec., quando la presenza di architetti italiani diede il via al Rinascimento ceco. All'inizio del XVIII sec. trionfò il Barocco renano per opera dell'architetto J.K. Hildebrandt e poi di J.K. Dienzenhofer e dei pittori V.V. Reiner e P. Brandl, seguito dall'evento del Rococò. Terminata la breve parentesi neoclassica, J. Manes e i suoi allievi furono capostipiti di una pittura tipicamente ceca; artisti di una certa importanza diedero vita anche alle correnti dell'Impressionismo, dell'Espressionismo e del Cubismo. Le nuove generazioni sono orientate verso un'architettura razionale, secondo l'indirizzo promosso da J. Kopéra, allievo di O. Wagner. MUSICA Testimonianze della tarda età romana indicano che nell'area culturale cecoslovacca esistevano forme di musica colta, prima ancora che nel X sec. della nostra era. Di questo periodo è il gregoriano, intonato anche in lingua volgare, come è dimostrato dall'inno Hospodine pomilujny. Poco più tardi vennero introdotte le prime forme polifoniche. Nel 1259, nel duomo di Praga, esisteva la Cappella dei buoni pueri, la quale praticava correntemente la tecnica del discanto. Una fioritura musicale rigogliosa si produsse nel XIV sec., a seguito del soggiorno di Guillaume de Machault, al servizio di Giovanni di Boemia. Sotto la spinta del movimento religioso hussita, fu dato impulso al canto liturgico. Una particolare fama raggiunsero i compositori Franz e Georg Benda (XVIII sec.), J.W. Stamitz (1717-1757), J.L. Dussek (1760-1812) e I. Moscheles (1794-1870), nonché B. Smetana (1824-1884), A. Dvorák (1841-1904) e Z. Fibich (1850-1900), L. Janacek (1854-1928) e J. Suck (1874-1935). |
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