Città fondata dai Fenici provenienti da Tiro verso la
fine del IX sec., sull'odierno golfo di Tunisi. Divenne in breve tempo la
più fiorente colonia fenicia in Africa. Si espanse dapprima verso
l'entroterra ma successivamente, con il declinare della potenza di Tiro,
iniziò ad affermarsi come potenza marittima. L'espansione greca nel
Mediterraneo portò le colonie fenicie a stringersi attorno a
C.
per salvaguardare i propri interessi. Attorno al 550 a.C. Magone
consolidò la potenza cartaginese impadronendosi di numerose città
iberiche fra cui Cadice e Malaga e arrestando l'espansione dei Greci.
Successivamente i Cartaginesi occuparono anche alcuni centri della Sicilia
meridionale che in questo modo veniva ad essere compresa nella sfera d'influenza
della nascente potenza africana. In seguito
C. si espanse anche verso il
Marocco e la Sardegna, imponendosi contemporaneamente alle altre colonie
fenicie. La Sicilia divenne il centro dello scontro che opponeva la potenza di
C. a quella delle città greche. I Cartaginesi riuscirono ad
impedire lo stabilirsi di nuove colonie greche in Sicilia, mentre cacciarono i
Focesi dalla costa meridionale della Corsica. In seguito tentarono di abbattere
definitivamente la potenza greca in Sicilia muovendo guerra, aiutati anche dal
re persiano Serse, contro Gelone signore di Siracusa. Tuttavia Amilcare,
sbarcato in Sicilia con un forte esercito, venne sconfitto da Gelone nella
battaglia di Imera (480 a.C.). La sconfitta bloccò per tutto il corso del
V sec. a.C. l'espansione cartaginese in Sicilia, costringendo i Cartaginesi a
badare maggiormente al rafforzamento del loro dominio in Africa continuamente
minacciato dalle rivolte degli indigeni. Rafforzata la loro posizione in Africa,
i Cartaginesi ripresero l'offensiva in Sicilia. La spedizioni venne affidata al
comando di Annibale, nipote di Amilcare. L'offensiva portò alla conquista
e alla distruzione di Selinunte e Imera (409 a.C.) e alla presa, in un secondo
tempo, di Agrigento. In seguito
C. entrò in contrasto con Dionisio
il Vecchio tiranno di Siracusa che aveva maturato il proposito di unificare
tutti i Greci di Sicilia. Dopo una prima fase di lotta che si concluse nel 405
a.C., la lotta riprese nel 398 con una sollevazione generale dei Greci nei
confronti dei Cartaginesi. Le forze dei Cartaginesi, al comando di Imilcone,
posero l'assedio a Siracusa ma vennero poi sconfitte da Dionisio e dalle forze
spartane accorse in suo aiuto (390 a.C.).
C. mandò una nuova
spedizione in Sicilia al comando di Magone ma il conflitto si concluse
successivamente con una pace di compromesso che lasciò a
C. i
territori delle colonie fenicie. Nel 383 a.C. Dionisio riprese nuovamente la
guerra nel tentativo di espellere definitivamente i Cartaginesi dall'isola.
C. si alleò con quelle città greche della Sicilia che erano
in contrasto con Dionisio e, dopo aver sconfitto Dionisio a Cronio presso
Palermo, lo costrinsero ad una nuova pace più sfavorevole della
precedente. La guerra riprese nel 366 ma venne interrotta poco dopo dalla morte
di Dionisio. Il successore di questi, Dionisio il Giovane, concluse con i
Cartaginesi un accordo che sanciva la presenza cartaginese sull'occidente della
Sicilia. Successivamente
C. riprese la politica di penetrazione in
Sicilia ma venne sconfitta dal generale corinzio Timoleone nella battaglia del
Crimiso (341 a.C.). I contrasti fra le varie città greche resero
però possibile ai Cartaginesi di conservare i loro possedimenti siciliani
ad occidente dell'Alico. Il conflitto riprese nel 317 a.C. quando Agatocle prese
il potere a Siracusa e tentò di unificare le città greche e di
procedere all'espulsione dei Cartaginesi dalla Sicilia. Nel 312 i Cartaginesi
persero Agrigento ma riuscirono in seguito a sconfiggere Agatocle presso il
monte Ecnomo. I Cartaginesi, guidati da Amilcare, assediarono Siracusa, ma
Agatocle portò direttamente la guerra in Africa tentando di suscitare una
rivolta fra gli indigeni sottomessi a
C. La guerra si concluse nel 306
a.C. con una pace che riconosceva ai Cartaginesi i loro possessi in Sicilia.
Alla morte di Agatocle
C. profittò della situazione di disordine
che si venne a creare e tentò di impadronirsi di Siracusa. I Greci
chiamarono in loro difesa il re dell'Epiro Pirro, già vincitore dei
Romani. Pirro riuscì a sconfiggere i Cartaginesi ma, entrato in contrasto
con le città greche, si vide costretto ad abbandonare la Sicilia
nonostante avesse riportato solo vittorie. Successivamente
C.
entrò in conflitto con Gerone tiranno di Siracusa che aveva tentato di
stabilire il proprio dominio sui Mamertini, mercenari italici un tempo al
servizio di Agatocle. Sconfitto Gerone, i Mamertini timorosi della potenza
cartaginese, si rivolsero per aiuto a Roma, dando inizio al conflitto
romano-cartaginese che si sarebbe concluso con la scomparsa definitiva di
C. come città egemone nel Mediterraneo. Malgrado la precedente
conclusione di due trattati commerciali, i Romani non potevano fare a meno di
occuparsi della Sicilia e del dominio cartaginese che vi si era stabilito. Nel
264 Roma stabilì l'alleanza con i Mamertini e diede in questo modo inizio
alla prima guerra punica.
C. era essenzialmente una potenza navale e i
Romani, per mettersi in grado di affrontare il nemico sul suo stesso terreno,
approntarono una forte flotta che inflisse ai Cartaginesi numerose sconfitte.
Tentarono anche di portare la guerra in Africa ma il corpo di spedizione,
guidato da Attilio Regolo, venne sconfitto. Nel 242 avvenne la decisiva
battaglia navale alle isole Egadi nel corso della quale i Cartaginesi vennero
sconfitti e costretti a concludere la pace. Con essa veniva stabilito che i
Cartaginesi abbandonassero ai Romani la Sicilia con le Lipari e le Egadi. Alla
fine della guerra con Roma i mercenari tornati dalla Sicilia provocarono una
ribellione che venne domata con estrema fatica.
C. tentò allora di
riconquistare la Sardegna, parte della quale era stata ceduta ai Romani come
conseguenza della guerra perduta. All'interno del gruppo dirigente di
C.
prevalse la linea di coloro che intendevano preparare la guerra di rivincita con
Roma attraverso un'espansione nella penisola iberica. Amilcare e Asdrubale
furono i responsabili militari di questa espansione che si concluse nel 255 a.C.
con un trattato con i Romani che fissava il fiume Ebro come limite
dell'espansione cartaginese in Spagna. Nel 218 Annibale, figlio di Amilcare,
pose l'assedio alla città di Sagunto, alleata ai Romani e provocò
in questo modo lo scoppio della seconda guerra punica. Annibale scelse,
contrariamente alle aspettative dei Romani, di portare il suo esercito in
Italia. Sconfitti in più occasioni, i Romani seppero riprendersi e, sotto
il comando di Scipione, portarono la guerra in Africa sconfiggendo i Cartaginesi
nella battaglia di Zama (202 a.C.). A
C. vennero imposte gravissime
condizioni di pace; venne privata di gran parte del territorio, lasciata senza
marina da guerra e obbligata al pagamento di una fortissima indennità.
Malgrado queste difficoltà, Annibale, assunto il governo della
città, riuscì a riportarla verso una nuova fase di sviluppo.
Tuttavia i Romani lo obbligarono ad abbandonare
C. e, qualche anno
più tardi, lo costrinsero al suicidio. Sebbene il suo dominio
territoriale fosse sempre ristretto,
C. riuscì a riemergere
economicamente. Entrò successivamente in contrasto con il re di Numidia
Massinissa, appoggiato dai Romani che tolse ai Cartaginesi numerose colonie
della costa africana. In Roma prevalse nel frattempo il partito di coloro che
credevano indispensabile, per il definitivo affermarsi di Roma come potenza
mediterranea, la definitiva distruzione di
C. e l'occupazione del suo
territorio. Nel 151 a.C. i Cartaginesi, violando una delle condizioni del
trattato di pace, mossero guerra a Massinissa. I Romani colsero l'occasione per
sbarcare in Africa un forte esercito con il quale posero l'assedio alla
città. I Cartaginesi, guidati da Asdrubale, resistettero per tre anni ma,
nel 146 a.C., la città dovette capitolare.
C. venne interamente
distrutta, i suoi abitanti deportati e il suo territorio venne a costituire la
provincia romana d'Africa. In seguito, sul luogo dove era sorta
C., venne
costituita la
Colonia Julia Concordia Carthago che divenne una delle
maggiori città dell'impero. Nel 439 venne occupata da Genserico che ne
fece la capitale del regno dei Vandali. Nel 533 fu occupata dai Bizantini e nel
695 cadde sotto la dominazione degli Arabi. In questi secoli fu uno dei maggiori
centri della diffusione del cristianesimo nelle regioni dell'Africa del Nord. Fu
sede vescovile a partire dal II secolo e sede di un Concilio nel corso del quale
si vennero precisando, nel pensiero ufficiale della Chiesa, i rapporti che
intercorrono tra Grazia e natura. Dopo la conquista araba non si hanno notizie
certe delle attività dei cristiani in
C., che riebbe il suo
vescovado nel 1884 con una bolla del papa Leone XIII. A 2131 anni dalla
distruzione di
C. ad opera dei Romani, il 3 febbraio 1985 è stato
firmato un trattato di pace, dal valore simbolico, tra Roma e
C. per
sancire la ritrovata amicizia e collaborazione tra le due
città.
Cartina raffigurante le vestigia archeologiche dell'antica Cartagine