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Cartografìa.

Scienza che studia i problemi relativi alla rappresentazione in piano della superficie terrestre o anche di parte di essa. Tradizionalmente si usa riconoscere in Alessandro di Mileto (VI sec. a.C.) colui che per primo affrontò il problema cartografico tentando di rappresentare la terra e i mari allora conosciuti. Un'idea di tale figurazione ci è data da una tavoletta di argilla di scuola babilonese pervenuta fino a noi, in cui è rappresentato il mondo allora noto. La tradizione attribuisce anche ad Ecateo l'opera di perfezionamento dei concetti cartografici di Anassimandro, opera che fu poi proseguita da Democrito e da Dicearco (326-296 a.C.), che tracciò il primo parallelo, il parallelo di Rodi. Solo con Eratostene (270-196 a.C.) si ebbe però la prima carta fornita di paralleli e meridiani. Durante la romanità la scienza cartografica andò rapidamente evolvendosi e segnò notevoli progressi che trovarono il culmine nell'opera di Mario da Tiro e Claudio Tolomeo (90-168 d.C.), che calcolò i valori di latitudine e di longitudine di numerose località e costruì una carta geografica che teneva conto della sfericità della Terra. Di questo periodo è giunta a noi una sola carta geografica, la Tabula Peutingeriana (IV sec. d.C.), in cui è rappresentato l'impero romano con le strade principali e la loro lunghezza espressa in miglia, le città più importanti e i principali centri di cure termali. Nel Medioevo, a causa del rigore con cui fu seguito e applicato in tutti i campi dello scibile il principio dell'ipse dixit, soprattutto riferito alla Bibbia e quindi anche ad alcune nozioni geografiche da essa riportate, la c. segnò un netto regresso, giungendo a produzioni di carte di tipo circolare, costruite ancora secondo la concezione di Anassimandro, o addirittura a rappresentazioni dell'Universo sul tipo del tabernacolo di Gerusalemme, come nel Cosma Idicopleuste. Nello stesso periodo furono però compiuti progressi notevoli nell'ambito della c. nautica, anche per la scoperta di alcuni strumenti scientifici, in particolar modo della bussola. Tali studi furono compiuti per lo più in Italia e giunsero alla delineazione delle coste mediterranee e atlantiche europee, con una notevole precisione. La più antica carta nautica pervenutaci è la Carta Pisana (XIII sec.). Essa, e tutte le altre carte nautiche di questo periodo, è a rombi di vento, cioè caratterizzata dalla presenza di un reticolo di direzioni in corrispondenza dei punti cardinali. In seguito alle grandi scoperte geografiche del '400 e del '500, nuovi problemi di rappresentazione della superficie terrestre dovettero essere affrontati dalla scienza cartografica, che dal XVI sec. in poi seguì un indirizzo rigorosamente scientifico e matematico, segnando così l'inizio della c. moderna. Gli studiosi che maggiormente contribuirono a tale evoluzione furono l'italiano Giacomo Gastaldi, gli olandesi Gerardo Mercatore e Abramo Ortelio, e, più tardi, anche se in modo indiretto, ma pur sempre determinate, Snellius, con i suoi studi sulla triangolazione, Galileo, con le sue osservazioni sperimentali, e Newton, con gli studi astronomici, volti tutti alla determinazione della forma e delle dimensioni della Terra. Il primato degli studi cartografici, passò poi dall'Italia e Olanda alla Francia, con Cassini, Guglielmo Delisle e Giovanni D'Auville, e gli studi stessi divennero per la prima volta ufficiali, effettuati cioè per iniziativa dei governi. I metodi di rilevamento moderni si sono ancor più affinati con l'ausilio della fotogrammetria e della stereogrammetria. Il problema fondamentale della scienza cartografica è quello della riduzione in piano della superficie sferica della Terra con il minor numero di deformazioni ed errori possibili. È noto che tale riduzione non può mai essere perfetta poiché la sfera non è svilluppabile. Altro problema fondamentale strettamente connesso al primo è quello della conoscenza ed esatta determinazione degli errori e delle deformazioni commesse. Per risolvere tali problemi si sono adottate le proiezioni su una superficie sferica del reticolo geografico. Sono quindi costruzioni puramente geometriche, che sono state sempre più trasformate con procedimenti matematico analitici. In ogni caso, però non è mai possibile costruire una carta che possegga tutte le proprietà fondamentali di una proiezione perfetta, cioè l'equivalenza, l'equidistanza e l'isogonia, ma solo carte che posseggono una di queste proprietà. In seguito alla diversa procedura di costruzione le proiezioni possono così essere classificate: proiezioni geometriche pure, proiezioni geometriche modificate, proiezioni convenzionali. Le prime risultano dalla proiezione su una superficie avvolgente o su una superficie piana del reticolato geografico. Nel primo caso si chiamano proiezioni di sviluppo, nel secondo proiezioni prospettiche. Le proiezioni di sviluppo possono essere cilindriche, coniche o poliedriche a seconda che la superficie avvolgente sia cilindrica, conica o poliedrica. Le proiezioni prospettiche invece possono essere centrografiche, quando il centro di proiezioni coincide con il centro della sfera, stereografiche, quando è sulla superficie terrestre, scenografiche, quando è al di sopra della superficie terrestre, ortografiche quando i raggi coincidono ortogonalmente sul piano prospettico. Le proeizioni geografiche modificate derivano da quelle geometriche pure a cui sono apportate delle modifiche per renderle più rispondenti a determinate esigenze pratiche. Se derivano in seguito alla modificazione del cono, sono dette pseudoconiche, se da quella del cilindro pseudocilindriche. Le proiezioni convenzionali sono quelle in cui il reticolo geografico è costruito con procedimenti puramente matematici. Esse assumono quasi sempre il nome del loro ideatore.