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Carta.

Foglio sottile ottenuto da un impasto di fibre diverse: serve per scrivere, stampare, avvolgere, ricoprire superfici. La fabbricazione della c. si fa risalire comunemente ai Cinesi nel corso del III sec. a.C. Successivamente tale scoperta venne diffusa presso gli Arabi e, attraverso i contatti che questi ebbero nella penisola iberica, si spostò presso le popolazioni europee. In un primo periodo veniva fabbricata dagli arabi secondo tecniche importate direttamente dall'estremo oriente; in un secondo tempo cominciarono a prevalere tecniche di derivazione italiana; in un terzo momento si affermò definitivamente la tecnica di fabbricazione di Fabriano. È possibile che, fin dalla seconda metà del XIII sec. a Fabriano si facesse già commercio di c. Altri importanti centri di fabbricazione erano Genova, Padova e Venezia. La tecnica fabrianese, che consisteva in un perfezionamento di quella araba, era basata sull'uso del maglio con il quale gli stracci venivano ridotti a fibra. Venne inoltre introdotta la collatura con gelatina animale che eliminò l'insorgere di microrganismi distruttori che, fino a quel momento, avevano impedito la generalizzazione dell'uso della c. a causa del suo deterioramento. Pure fabrianese è la prima scoperta della filigrana. Tecnica di fabbricazione. Le materie prime per la fabbricazione della c. sono le fibre di cellulosa, sali vari fra cui il carbonio di calcio, di bario e di magnesio e la colla animale usata come materiale collante. La prima operazione consiste nell'isolare le fibre di cellulosa dal resto della materia prima. Tali fibre vengono in seguito ridotte ad una poltiglia che, dopo essere stata opportunamente asciugata, viene versata su un graticcio per costituire il foglio. Il miglior tipo di materia prima per la fabbricazione della c. sono gli stracci che, inviati dagli straccivendoli alle cartiere, vengono sottoposti ad un processo di spolverazione, selezionati in base alla natura della fibra e alla resistenza che presentano. Vengono in seguito tagliati in pezzi estremamente minuti, fatti bollire con liscivie alcaline, lavati e passati alle macchine sfilacciatrici dette “pile olandesi”. Queste ultime sono vasche di ghisa o di cemento a forma di parallelepipedo e terminanti ai capi con due mezzi cilindri. Sono divise nel senso della lunghezza da una parete che però non giunge sino alle estremità della vasca. In uno dei due compartimenti così ottenuti, detto canale di lavoro, si trova un cilindro orizzontale munito di coltelli e girevole. Questo cilindro ha il compito di mantenere in perpetuo movimento la massa degli stracci e di lacerarli fino a ridurli in poltiglia. Nel corso di questa operazione le fibre non vengono stracciate e possono così mantenere la loro capacità di coesione. Il risultato ultimo dell'operazione è una poltiglia che viene in seguito decolorata e, impiegata con altri materiali come il legno e la cellulosa, viene impiegata per la fabbricazione della c. La preparazione della pasta di legno parte dall'utilizzazione di legni dolci, abeti, pioppi, ecc. Questi vengono scortecciati a macchina, privati dei nodi e tagliati in pezzi. Questi pezzi vengono in seguito introdotti in macine che raspano il legno in presenza d'acqua traendone una poltiglia che viene successivamente asciugata mediante correnti di aria calda. Le diverse paste ottenute con questi procedimenti vengono poi raffinate in altre olandesi in modo da ottenere poltiglie uniformi. A seconda del tipo di c. che si vuole ottenere viene variata la proporzione fra le varie paste. Alla pasta viene solitamente aggiunto del materiale collante per evitare che la c. ottenuta sia non assorbente e quindi in grado di ricevere la scrittura. La trasformazione della poltiglia in c. avviene attraverso procedimenti a mano oppure a macchina. Quest'ultima, ormai largamente diffusa, fa uso di speciali macchinari detti “continui” con i quali si ottiene un quantitativo orario di c. corrispondente a parecchie tonnellate. Tale macchina consiste essenzialmente in una rete metallica che corre sopra due rulli e in più coppie di cilindri dette presse. La poltiglia viene fatta cadere sulla rete dove si distribuisce in modo uniforme. Lo strato che ne risulta viene introdotto nei cilindri che lo liberano dai residui di acqua. La c. esce dalla macchina sotto forma di nastro. Esso viene avvolto in una bobina e sottoposto successivamente ad altre operazioni a seconda degli scopi cui viene destinato.