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Carbónchio.

(dal latino carbunculus, dim. di carbo: carbone). Veter. - C. ematico: malattia infettiva che colpisce bovini, caprini ed equini, trasmissibile, attraverso questi animali, anche all'uomo. I germi del c. conservano la loro capacità di aggredire anche dopo molti anni e penetrano nell'organismo attraverso l'apparato digerente. La malattia, se contratta dagli animali nella sua forma acuta, porta assai rapidamente alla morte. Una volta accertata la diagnosi, occorre procedere con una serie di misure di carattere profilattico che circoscrivano l'infezione e ne evitino la trasmissione ad altri soggetti. Il contagio all'uomo può avvenire sia attraverso spore, sia attraverso bacilli. Le persone maggiormente colpite dall'infezione per spore sono quelle addette a lavori di conciatura delle pelli, i lavoratori della lana e di prodotti di derivazione animale, come pure i macellai e i pastori. L'infezione da c. può essere di due tipi: la più frequente è quella interna, che si manifesta quando la spora penetra nell'organismo attraverso la cute. La forma esterna si manifesta con l'apparire di pustole o di edemi maligni. La cura del c. si basa sulla somministrazione di forti dosi di siero anticarbonchioso e di penicillina. Il metodo migliore resta comunque la prevenzione, che consiste soprattutto nella distruzione delle carcasse e delle carni di animali morti per c., e nella vaccinazione preventiva di tutti i soggetti che, per ragioni di lavoro, possono venire a contatto con bestie infette o con sostanze apportatrici di infezione. ║ C. sintomatico: causato principalmente dal Bacillus chauvoei, colpisce soprattutto i giovani bovini e, meno frequentemente, ovini e caprini. Provoca febbre alta, arresto della ruminazione, gonfiori, ecc., e il suo decorso (1-3 giorni) termina normalmente con la morte. Non sembra contagioso per l'uomo. Anche in questo caso, la legge prescrive l'isolamento del bestiame affetto e la denuncia alle autorità veterinarie.