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Carbonerìa.

Società politica segreta, sorta nell'Italia meridionale, in particolare nel Napoletano, agli inizi del XIX sec., con il proposito di rendere indipendente il Regno e di promuovere l'unione dei vari Stati italiani, e con chiaro atteggiamento antibonapartista, antimurattiano e antiborbonico. Fece proseliti in ogni ceto, anche nel clero, ma soprattutto nelle classi borghesi e militari. Si differenziò nettamente dalla Massoneria, che aveva radici illuministiche e razionalistiche; non mancarono in essa fermenti religiosi e cattolici, e San Teobaldo fu il suo protettore. La C. traeva i suoi simboli dall'arte del carbonaio, cosicché i luoghi di riunione vennero chiamati vendite e gli associati cugini. In verità, essa mancò di un programma unitario e, spesso, le sue differenti sezioni avevano aspirazioni diverse: in Sicilia, i carbonari erano separatisti, in Lombardia (dove la C. si diffuse subito dopo il Congresso di Vienna) erano indipendentisti, a Napoli invocavano la Costituzione. I principali moti carbonari furono quelli di Napoli (1820-21), di Torino (1821), del Regno Lombardo-Veneto (1820-21) e di Modena (1831), che dimostrarono l'immaturità e la disorganizzazione degli esponenti della C., perseguitata in tutta Italia. Molti fra i suoi affiliati, tra i quali nobili figure di patrioti (Oroboni, Maroncelli, Pellico), subirono la prigionia e la morte. Dopo il fallimento dei moti del 1831, la C. si frantumò in varie società segrete. Si può, forse, affermare che la sua parte migliore passò alla Giovine Italia di Giuseppe Mazzini.