Ciascuna delle parti in cui si divide un libro, generalmente
contraddistinta da un numero progressivo. I
c. possono articolarsi
ulteriormente al loro interno attraverso i paragrafi. ║ Articolo di un
testo legislativo, clausola o paragrafo di un contratto o di un trattato
diplomatico, di una regola monastica o canonica. ║ Termine con cui si
designa una delle classi in cui vengono ripartite le voci di entrata e di uscita
del bilancio di previsione dello Stato. Il
c., inteso come "unità
base del bilancio", viene numerato seguendo le necessità della
codificazione meccanografica. ║ Breve passo delle Sacre Scritture che
viene letto dopo l'ultimo salmo, prima dell'inno delle lodi e dei vespri e prima
della risposta delle piccole ore e della compieta. ║ Componimento poetico,
usato a partire dal Duecento e derivato dalla terzina dantesca. Precisamente si
compone di una serie di ternari incatenati in cui il verso finale della strofa
è in rima con il secondo dell'ultimo ternario. Ebbe, fino al
Quattrocento, carattere politico, didascalico e amoroso, poi dal XVI sec.
divenne la forma più adatta alla satira; venne in seguito abbandonato in
favore della prosa in latino e in volgare. Famosi i
c. del Berni e quelli
del Cellini. Nella prosa contemporanea, il
c. è sinonimo di
elzeviro. ║ Collegio di religiosi addetto a una chiesa (
c.
collegiale) o a una cattedrale (
c. cattedrale o
diocesano).
Nel diritto canonico vigente i
c. sono riconosciuti come corporazioni
autonome munite di personalità giuridica, la cui fondazione,
modificazione o soppressione competono esclusivamente alla Santa Sede. ║
Nome dato a certe officine massoniche aventi il compito di conferire i gradi
superiori a quello di maestro. ║ Adunanza dei membri di una congregazione
religiosa o laica e luogo dove essa si tiene. ║ Fig. -
Avere voce in
c.: godere di prestigio, autorevolezza e competenza in un determinato campo,
così da veder legittimato il proprio intervento. ║
Chiudere un
c.: esaurire un'esperienza, ricominciare daccapo.