1 | INTRODUZIONE |
Calendario Sistema di ripartizione del tempo in giorni, settimane, mesi e anni, indispensabile all'organizzazione della vita civile. Il giorno è il tempo medio in cui avviene una rotazione completa della Terra attorno al suo asse; l'anno, detto anno solare, o tropico, o stagionale, è determinato dal tempo di rivoluzione della Terra attorno al Sole, ed è composto da 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 46 secondi; infine il mese, la cui durata varia da 28 a 31 giorni, è approssimativamente un dodicesimo dell'anno solare.
Presso alcuni popoli antichi si definiva mese l'intervallo di tempo che intercorre tra due fasi lunari identiche, ad esempio tra una luna piena e la successiva, oppure il numero di giorni che impiega la Luna a compiere una rotazione completa attorno alla Terra (29,5 giorni); dodici mesi, detti lunari o sinodici, formavano un anno lunare, che risultava composto da 354 giorni, quindi più corto dell'anno solare. I calendari che assumevano come riferimento le fasi lunari non erano in accordo con il ciclo delle stagioni, di conseguenza, si ricorreva spesso a calendari, detti lunisolari, che prevedevano l'aggiunta di un giorno, o di un mese, a intervalli di tempo regolari.
La settimana nasce dalla tradizione giudaico-cristiana che imponeva un giorno di riposo ogni sette, e non fa riferimento ad alcun fenomeno naturale; furono i romani ad assegnare i relativi nomi ai giorni della settimana, in onore del Sole, della Luna e dei vari pianeti.
2 | ANTICHI CALENDARI |
Gli antichi babilonesi usavano un calendario lunisolare di 12 mesi lunari di 29 o 30 giorni ciascuno e, per recuperare l'accordo con il ciclo delle stagioni nonché con la durata dell'anno solare, aggiungevano 5 mesi ogni 19 anni. Gli antichi egizi, i primi a sostituire il calendario lunare con quello solare, fissarono la durata dell'anno in 365 giorni, ripartiti in 12 mesi di 30 giorni ciascuno con l'aggiunta di 5 giorni supplementari. Perché l'inizio dell'anno cadesse sempre nello stesso giorno, coincidente perlopiù con l'inondazione del Nilo, intorno al 239 a.C. il re Tolomeo III ordinò che si aggiungessero un giorno ogni quattro anni e dieci giorni ogni 40 anni, introducendo così una sorta di moderno anno bisestile. Nell'antica Grecia invece era in uso un calendario lunisolare, con un anno di 354 giorni e l'aggiunta di un mese supplementare a intervalli di tempo regolari ma definiti separatamente per le singole póleis.
3 | IL CALENDARIO ROMANO |
Il calendario romano primitivo, introdotto probabilmente nel VII secolo a.C., prevedeva che l'anno fosse composto da 304 giorni ripartiti in 10 mesi e che iniziasse con marzo; i mesi gennaio e febbraio furono forse aggiunti più tardi. Inoltre poiché i mesi erano di soli 29 o 30 giorni, era necessario introdurre un mese circa ogni due anni. I giorni del mese erano indicati rispetto a tre date: le calende o primo giorno del mese; le idi, o giorno di mezzo, che cadevano nel tredicesimo giorno di alcuni mesi e nel quindicesimo di altri, e le none, ovvero il nono giorno prima delle idi. Il calendario romano divenne irrimediabilmente confuso quando i funzionari addetti all'aggiunta dei giorni e dei mesi abusarono della propria autorità per allontanare la scadenza dei loro incarichi e per affrettare o ritardare le elezioni.
Nel 46 a.C. Giulio Cesare, su consiglio dell'astronomo greco Sosigene, decise di promulgare una riforma e di adottare un calendario solare, noto come calendario giuliano, della durata di 365 giorni; egli introdusse un anno bisestile di 366 giorni, ogni quattro anni. L'anno bisestile deve il suo nome al fatto che il giorno che veniva aggiunto era inserito dopo il 23 febbraio (nella denominazione latina il 'sesto' giorno prima delle calende di marzo), divenendo così il 'bisesto'. L'ordine dei mesi e dei giorni della settimana previsto dal calendario giuliano rimane sostanzialmente valido ancora oggi. Nel 44 a.C. Giulio Cesare diede il proprio nome al mese quintilis che divenne julius (luglio); il mese sextilis fu poi rinominato augustus (agosto) in onore del successore di Giulio Cesare, Augusto.
4 | IL CALENDARIO GREGORIANO |
L'anno giuliano era 11 minuti e 14 secondi più lungo dell'anno solare. Questa differenza, accumulatasi nei secoli, fece sì che nel 1582 l'equinozio di primavera fosse in anticipo di dieci giorni rispetto al calendario e che le feste religiose non cadessero nella stagione appropriata. Per correggere l'errore e riportare l'equinozio di primavera intorno al 21 marzo, come fissato nel 325 dal primo concilio di Nicea, il papa Gregorio XIII tolse per decreto dieci giorni dal calendario; inoltre per evitare futuri sfasamenti egli istituì un calendario, noto come calendario gregoriano, in cui si stabilì che fossero bisestili gli anni divisibili per quattro a eccezione di quelli centenari non multipli di 400. Così il 1600 fu un anno bisestile, ma il 1700 e il 1800 furono anni comuni.
Il calendario gregoriano fu gradatamente adottato in tutta Europa e oggi è diffuso nella maggior parte del mondo occidentale e in alcune parti dell'Asia. Fu introdotto nel 1752 in Gran Bretagna, nel 1918 nella neocostituita Unione Sovietica e, nel 1923, in Grecia, anche se molti paesi affiliati alla Chiesa greca mantennero il calendario giuliano per la celebrazione delle feste religiose.
Il calendario gregoriano, detto anche anno cristiano, assume come anno zero quello della nascita di Gesù Cristo, cosicché le date dell'era cristiana (vedi Cronologia) sono accompagnate dalla sigla a.D. (dal latino anno Domini, 'nell'anno del Signore') o d.C. (dopo Cristo), e a.C. (avanti Cristo). La data di nascita di Cristo, inizialmente considerata il 25 dicembre dell'anno 1 a.C., è oggetto di molte discussioni: molti studiosi moderni pongono tale evento nell'anno 4 a.C.
4.1 | Proposte di riforma |
Le critiche mosse al calendario gregoriano riguardano il fatto che i mesi non hanno la stessa durata e che nessuno di essi è esattamente un dodicesimo dell'anno; il numero di settimane comprese nei vari trimestri o nei due semestri è diverso; infine, in anni diversi, alla stessa data corrispondono giorni della settimana diversi.
Il cosiddetto calendario universale, una delle proposte di riforma più note, fu preso in considerazione, ma non adottato, dall'ONU, nel 1954. Esso prevede anni di 364 giorni ripartiti in 52 settimane; il 1° gennaio è sempre domenica e il 365° giorno, detto giorno di fine anno, viene aggiunto senza data e senza nome. Negli anni bisestili viene introdotto un giorno supplementare, anch'esso senza data e senza nome, alla fine della ventiseiesima settimana, tra l'ultimo giorno di giugno e il primo di luglio. I mesi hanno 30 giorni a eccezione dei primi di ogni trimestre che ne comprendono 31. Il principale svantaggio di questo calendario sta nel fatto che l'introduzione del giorno di fine anno rompe il ciclo settimanale sul quale sono basati i regolari riti religiosi.
Il calendario dei tredici mesi si compone invece di 13 mesi di 28 giorni ciascuno, in cui le domeniche cadono regolarmente l'1, l'8, il 15 e il 22; il mese in più rispetto al calendario gregoriano è chiamato 'sole' e viene inserito tra giugno e luglio. Il 365° giorno dell'anno non appartiene ad alcun mese né ad alcuna settimana; un ulteriore giorno viene aggiunto, negli anni bisestili, dopo il 28 giugno.
5 | CALENDARI RELIGIOSI |
Il calendario ufficiale della Chiesa è una tabella che riporta festività e ricorrenze liturgiche fisse, come il Natale, e mobili, come la Pasqua. Dopo la Riforma, la Chiesa luterana tedesca mantenne il calendario romano e così fecero anche la Chiesa d'Inghilterra e alcune altre chiese anglicane. Il calendario della Chiesa episcopale protestante mantenne solo le feste che avevano origine scritturale. Le principali feste e i tempi liturgici osservati dalla maggior parte dei cristiani sono, nell'ordine, Avvento, Natale, Epifania, Quaresima, Pasqua, Ascensione, Pentecoste e Domenica della Santissima Trinità.
Il calendario giudaico, derivato dall'antico calendario ebraico, è basato su mesi lunari di 29 e 30 giorni; un mese supplementare viene intercalato ogni tre anni, secondo un ciclo di 19 anni. Attualmente è il calendario ufficiale dello stato di Israele ed è usato dagli ebrei in tutto il mondo come calendario religioso. Il punto di partenza della cronologia ebraica è l'anno 3761 a.C., data della creazione del mondo secondo la descrizione dell'Antico Testamento.
Tra i maggiori calendari religiosi è da citare il calendario musulmano, usato in molti paesi di religione islamica. Il conto degli anni, costituiti da 12 mesi lunari, inizia con la fuga di Maometto dalla Mecca avvenuta nel 622 (vedi Egira). Trent'anni formano un ciclo nel quale il 2°, 5°, 7°, 10°, 13°, 16°, 18°, 21°, 24°, 26° e 29° anno sono anni bisestili di 355 giorni; gli altri sono anni comuni di 354 giorni. La data del calendario musulmano corrispondente a una data del calendario gregoriano si può calcolare con la seguente regola, con l'errore massimo di un giorno: si moltiplica l'anno musulmano per 0,970224 e si aggiunge 621,5774. La parte del risultato a sinistra della virgola è l'anno cristiano, e la parte decimale moltiplicata per 365 è il giorno dell'anno.