Elemento chimico di numero atomico 20, peso atomico 40,08 e
simbolo Ca. Nella tavola periodica degli elementi si colloca nel II gruppo,
sottogruppo A, avendo come omologo inferiore il magnesio e superiore lo
stronzio. È un elemento molto diffuso ed essenziale alla vita di tutte le
forme animali superiori. ║
Stato naturale: Il
c. è il
quinto elemento in ordine di presenza nella crosta terrestre (dopo ossigeno,
silicio, alluminio e ferro), della quale costituisce il 3,38% in peso; anche
nell'universo è molto diffuso; si stima che ne esistano 49.000 atomi per
ogni milione di atomi di silicio. I suoi minerali sono presenti un po' ovunque;
fra i più comuni ricordiamo la
calcite, carbonato di
c.:
CaCO
3 trigonale, l'
aragonite carbonato di
c.:
CaCO
3 rombico, la
dolomite carbonato di
c. e magnesio:
CaCO
3 · MgCO
3, la
fluorite, fluoruro di
c.: CaF
2, il
gesso, solfato idrato: CaSO
4
· 2H
2O, ecc. Molti altri composti di
c. sono presenti in
natura (come le fosforiti, le apatiti, ecc.) in grandi quantità. Il
comune
calcare contiene poi quantità considerevoli di
c.,
come pure pressoché tutte le rocce silicee. Nell'organismo umano il
c. è presente in ragione dell'1,5% circa in peso, per cui un uomo
medio ne contiene circa 1 kg, distribuito soprattutto nello scheletro; il
tessuto osseo è infatti costituito essenzialmente da carbonato e fosfato
di
c. L'apporto raccomandato è di circa 0,8 g/giorno, che sale a
1,4÷1,5 per i ragazzi fra i 10 e 15 anni e le donne ai primi mesi di
gravidanza. Gli alimenti più ricchi di
c. sono certi formaggi
stagionati come il parmigiano (1,2 g di
c. per 100 g), l'emmental (1,1 g
di
c. per 100 g), il camembert, ecc., ma quantità consistenti si
trovano anche in altri alimenti quali il latte di vacca (1,38 g di
c. per
litro), il pane integrale, le mandorle, il prezzemolo e certe varietà di
fagioli. ║
Preparazione: la prima preparazione del
c. allo
stato metallico risale al 1808 e fu opera di H. Davy che lo ottenne per
elettrolisi di una soluzione di cloruro di
c. operando con catodo di
mercurio: il
c. che si depositava formava un amalgama con questo
elemento, per distillazione del quale poteva ottenersi allo stato metallico.
Oggi il
c. viene prodotto per due vie: (a) elettrolitica e (b) termica.
Il metodo elettrolitico opera l'elettrolisi del cloruro di
c. anidro a
790 ÷ 800°C in presenza di fluorite (fluoruro di
c.) per
facilitare la fusione. Si lavora in celle di grafite con anodi pure di grafite e
catodi di ferro raffreddati ad acqua che hanno la forma di una campana: il
c. si libera all'interno di questa e viene quindi mantenuto fuori dal
contatto dell'aria perché alla temperatura di lavoro è molto
reattivo con ossigeno e azoto. Si opera con tensioni molto elevate: circa 30
Volt (dopo un picco iniziale di 120 Volt necessari per iniziare il processo)
contro i 3,2 Volt teorici della dissociazione del cloruro di
c. Il
consumo di energia, inclusa quella consumata per mantenere in temperatura il
bagno fuso, si aggira sui 40 kWh per kg di
c. metallico prodotto. Il
processo termico parte da un ossido depurato e ne esegue una riduzione
con alluminio metallico in un reattore riscaldato e sotto vuoto, secondo la
reazione:
6CaO + 2Al
→ 3Ca + 3CaO ·
Al
2O
3Alla
temperatura di lavoro il
c. evapora e condensa su una parte del reattore
mantenuta fredda: il
c. infatti fonde a 838 °C e bolle a 1.440
°C per cui nelle condizioni operative, a 1.200 °C circa e pressione
ridotta, evapora assai facilmente. Il processo termico, più recente,
è ancora meno diffuso dell'elettrolitico, ma appare più
conveniente; con tutte e due le vie però la preparazione è
complessa e i dettagli dei processi sono mantenuti gelosamente segreti dai
produttori. ║
Proprietà fisiche: il
c. si presenta
come un metallo bianco-argento, splendente, se tagliato di fresco; per
esposizione all'aria diventa scuro per formazione di una patina di passivazione.
È alquanto duttile ma può essere trafilato solo verso i 400
°C o più; è più duro del sodio ma più molle
dell'alluminio. Fonde a 838 °C e bolle a 1.440 °C; a temperatura
ambiente ha peso specifico 1,55 ed è cristallizzato nel sistema cubico a
facce centrate; sopra i 460 °C passa a una forma cubica a corpo centrato.
Il calore specifico è 0,131 cal/g, quello di trasformazione cristallina
6,0 cal/g, quello di fusione 52 cal/g, quello di vaporizzazione 1.000 cal/g,
quello di combustione 3.787 cal/g. La conducibilità elettrica di volume
è il 47% dello IACS il campione internazionale di rame ricotto usato come
standard; questo significa una resistività elettrica di 3,91 microohm-cm
a 0 °C. La conducibilità elettrica del
c. è quindi
assai alta, superiore a quella della maggior parte dei metalli; essa diminuisce
sensibilmente all'aumentare della pressione: a 45.000 atmosfere è circa
pari alla metà di quella a pressione ambiente. Le proprietà
meccaniche di questo metallo sono alquanto scadenti: il carico di rottura a
trazione si aggira sui 4,5 kg/mm
2, quello di snervamento sugli 1,2
kg/mm
2; l'allungamento a rottura è superiore al 50%. Per il
c. laminato questi valori possono salire rispettivamente a 12 e 8,5
kg/mm
2, mentre l'allungamento a rottura si riduce al 7%. Per le
colate si deve operare in atmosfera inerte o sotto vuoto; gli stampi possono
essere in ferro, nichel o tantalio. La lavorabilità meccanica è
buona, pur di tener presente l'elevata reattività che esso presenta,
soprattutto allo stato di truciolo o polvere, che può essere fonte di
pericolo. ║
Proprietà chimiche: il
c. è un
elemento molto reattivo, anche se meno degli altri metalli dello stesso gruppo.
All'aria si ricopre di una patina di ossido CaO e anche nitruro
Ca
3N
2; a caldo l'ossidazione continua anche in
profondità. Per questo motivo deve essere conservato protetto dall'aria,
cioè sotto vuoto o sotto petrolio. Per riscaldamento forte può
bruciare all'aria; la reazione è violenta se si trova allo stato di fine
suddivisione. Con l'acqua reagisce lentamente a freddo, abbastanza velocemente a
caldo, formando l'idrossido Ca(OH)
2 e liberando idrogeno; questo
però è impuro per ammoniaca e idrocarburi che derivano dal nitruro
e carburo di
c., che sono sempre presenti in piccole quantità nel
prodotto commerciale. Per riscaldamento con idrogeno forma un idruro a carattere
salino, CaH
2, assai stabile, che è un fortissimo riducente.
Con gli alogeni reagisce facilmente, sempre a caldo. ║
Usi: per la
sua scarsa resistenza agli agenti chimici e per le sue scadenti caratteristiche
meccaniche, il
c. non viene mai impiegato come metallo strutturale, ma
soprattutto come reagente chimico. Le applicazioni più comuni sono le
seguenti: 1) come agente disossidante nella preparazione di vari elementi come
cromo, torio, uranio, zirconio, vanadio e terre rare; 2) come agente
decarburante, disossidante e desolfurante per la preparazione di varie leghe
ferrose e non; 3) come agente fissatore del bismuto nel piombo destinato alla
fabbricazione delle piastre per accumulatori o altre leghe di piombo, delle
quali costituisce un agente indurente e migliorante della resistenza al creep;
4) come elemento di alligazione per diversi metalli, fra i quali alluminio,
berillio, piombo, rame, magnesio, ecc.; 5) come agente affinatore della grana
per alluminio e magnesio; 6) come agente controllante del carbonio grafitico in
getti di ghisa; 7) come agente purificante di flussi di gas inerti (ad es.
argon) dalle ultime tracce di ossigeno od azoto; 8) come
getter per tubi
termoionici o simili: all'atto della chiusura di questi, ne viene immessa una
piccola quantità che assorbe le ultime tracce di ossigeno, azoto, ecc.
rimaste, migliorando il funzionamento del dispositivo. In tutti questi casi il
c. viene impiegato allo stato metallico; i suoi impieghi
quantitativamente più importanti si hanno invece in forma di composti.
Almeno un centinaio fra questi, sono oggetto di corrente produzione industriale,
alcuni dei quali in quantitativi grandissimi. ║
Composti
principali: ci limitiamo qui a citare solo alcuni fra i più comuni,
rimandando ai testi specializzati per gli altri. Nei suoi composti il
c.
presenta sempre valenza +2 e un comportamento tipicamente metallico, in accordo
alla sua bassissima elettronegatività (1,0 nella scala Pauling, come il
litio e lo stronzio, mentre il sodio ha 0,9 e il potassio 0,8). L'
ossido di
c. CaO, detto commercialmente calce viva o semplicemente
calce, si
forma per riscaldamento del
c. in aria o per calcinazione di diversi suoi
composti. Industrialmente si produce per calcinazione del carbonato di
c., in forma di pietre o rocce naturali, secondo un processo vecchio di
secoli che sfrutta la
reazione:
CaCO
3
→ CaO +
CO
2endotermica, che avviene, a
pressione atmosferica, a 825 °C. Nella pratica corrente si opera a
850÷900 °C, mescolando il carbonato ad es. con carbone di legna che,
bruciando con aria, fornisce il calore necessario alla reazione. L'operazione
è condotta nelle cosiddette
fornaci o, più modernamente,
nei
forni da calce, grandi tini cilindrici verticali, costruiti in
refrattario: dall'alto si carica la miscela carbonato più combustibile,
mentre dal basso si estrae la calce, di solito in continuo. L'ossido di
c. è una massa bianca molto igroscopica, con peso specifico 2,65
g/ml; puro è un ottimo refrattario (fonde a 2.570 °C) per cui
è largamente usato come tale da solo, o in miscela con altri ossidi, di
solito MgO. La miscela CaO + MgO si ottiene direttamente per calcinazione della
dolomite CaCO
3·MgCO
3; il carbonato di magnesio
si decompone però molto prima del CaCO
3, a soli 230 °C,
per cui dalla dolomite è possibile estrarre ossido di magnesio per
moderata calcinazione. Viene preparato essenzialmente perché, trattato
con acqua, si idrata a dare l'idrossido Ca(OH)
2 secondo una reazione
fortemente esotermica. L'
idrossido di c. Ca(OH)
2, detto
comunemente
calce spenta (o anche solo
calce, impropriamente), si
ottiene per idratazione dell'ossido secondo la
reazione:
CaO + H
2O
→
Ca(OH)
2È un solido di
peso specifico 2,24 g/ml, che per riscaldamento perde acqua a 580 °C
ridando l'ossido; è poco solubile in acqua fredda (un litro di questa ne
scioglie 1,85 grammi a 0 °C) e meno ancora in acqua calda. Si impiega di
solito sotto forma di una sospensione acquosa detta
latte di calce per il
suo aspetto lattescente. Viene impiegato come legante di materiali da
costruzione (mattoni, pietre, ecc.): una miscela di 3 ÷ 4 parti (in volume)
di sabbia per una parte di calce, impastata con acqua, dà la cosiddetta
malta che viene interposta fra i materiali da costruzione e li cementa
insieme indurendo. La calce fa presa in base a un meccanismo relativamente
semplice, nel quale interviene l'anidride carbonica dell'atmosfera che, reagendo
con la calce spenta, riforma il carbonato di
c. secondo la
reazione:
Ca(OH)
2 +
CO
2 → CaCO
3 +
H
2O
Per questo motivo i muri
nuovi facilmente trasudano acqua e l'indurimento è maggiore negli
ambienti abitati, dove si ha di solito un tenore superiore di anidride
carbonica. Il
cemento è invece una miscela di ossidi di
c.
silicio e alluminio, fra i quali solitamente predomina CaO; il suo meccanismo di
presa è sia chimico, per la reazione vista, sia e soprattutto fisico.
L'idrossido di
c. Ca(OH)
2 è una base forte e molto
economica; viene quindi impiegato in grandi quantitativi nell'industria chimica
per precipitazioni di sali, basificazione di soluzioni, ecc. Il
carbonato di
c. CaCO
3 esiste in natura come
calcite, trigonale, con
peso specifico 2,71 g/ml, e come
aragonite rombica, peso specifico 2,93.
Depositi sedimentari di carbonato di
c. precipitato da acque
costituiscono il
travertino, diffusamente usato come materiale da
costruzione per edifici pubblici. Il marmo è pure costituito
essenzialmente da carbonato di
c. (calcite), mentre i calcari
concrezionati sono costituiti da aragonite. Questi materiali sono assai
abbondanti in Italia e sono da tempo oggetto di un fiorente commercio. Dalle
soluzioni di sali solubili di
c. o di idrossido di
c., trattate
con anidride carbonica CO
2, precipita facilmente CaCO
3
bianco fioccoso, che si trasforma poi in una polvere microcristallina; in
eccesso di anidride carbonica il CaCO
3 si può ridisciogliere
per formazione del
bicarbonato di c. Ca(HCO
3)
2. La
reazione è diretta preferenzialmente in un senso o nell'altro secondo la
concentrazione di CO
2 e la temperatura, per cui si può
scrivere come un
equilibrio:
CaCO
3 +
CO
2 + H
2O

Ca(HCO
3)
2che
è spostato completamente verso sinistra all'ebollizione. Nell'acqua
potabile o industriale, il
c. è presente soprattutto come
bicarbonato, abbastanza solubile ma non isolabile (per riscaldamento od
evaporazione si separa sempre il carbonato), dato che il carbonato è poco
solubile. La semplice ebollizione dell'acqua elimina quasi tutta questa durezza
dell'acqua (detta
temporanea), perché precipita CaCO
3.
L'equilibrio sopra scritto gioca un ruolo fondamentale nel ciclo del carbonio
sulla Terra, dato che il tenore di CO
2 nell'aria è in
equilibrio con quello nelle acque e in queste esso è regolato appunto
dalla reazione sopra vista. Il fondo degli oceani e dei mari costituisce un
grande deposito di carbonato di
c. precipitato dall'acqua o dovuto alle
conchiglie degli organismi marini che, alla morte di questi, cadono sul fondo.
Il carbonato di
c. trova numerose applicazioni sia in chimica che in
altri campi. Il
solfato di c. esiste in natura sia come
anidrite
anidra CaSO
4, che come
gesso, in forma idrata CaSO
4
· 2H
2O, che è assai abbondante. Altre varietà
più rare, usate anche a scopo ornamentale, sono l'
alabastro
gessoso e la
selenite. Il gesso ha peso specifico 2,32; per
riscaldamento si trasforma a 128 °C in
semiidrato CaSO
4
· 1/2 H
2O e a 163 °C in
anidrite solubile, sopra i
600 °C passa a una forma di anidrite insolubile detta gesso morto o
bruciato. Il semiidrato o
gesso di Parigi è una polvere bianca che
mantiene il reticolo cristallino del gesso ed è poco solubile in acqua (3
grammi/litro a 20 °C), ma tende a riacquistare la sua acqua di idratazione
ritrasformandosi in gesso. Impastato con acqua dà una massa plastica che
può essere modellata con estrema facilità, ma che nel giro di
qualche decina di minuti, al massimo di qualche ora (in funzione della
temperatura, che può essere quella ambiente o anche superiore, fino a 150
°C circa) fa presa, cioè indurisce fino a formare una massa solida
coerente anche se alquanto porosa. Un comportamento simile è presentato
dall'anidrite solubile. Il gesso viene prodotto come semiidrato in grandi
quantità (circa 50 milioni di tonnellate/anno) e impiegato per stucchi,
modelli, cornici, rosoni, ecc. e come componente di molti cementi. Una miscela
di anidrite solubile e di cloruro di
c. anidro è usata col nome
drierite come essiccante di gas, in sostituzione del gel di silice.
Il
cloruro di c. CaCl
2 esiste in natura come sale doppio col
magnesio: è pure contenuto nelle acque marine in ragione dello 0,15% in
peso circa. Si presenta in cristalli bianchi deliquescenti, cristallizzanti nel
sistema cubico, con peso specifico 2,152. Fonde a 772 °C e bolle oltre i
1.600 °C. È assai solubile in acqua: un litro di questa ne scioglie
595 grammi a 0 °C e circa 3,5 kg a 260 °C (punto di ebollizione della
soluzione satura). Una salamoia con il 32,5% di CaCl
2 congela solo a
-51 °C, per cui viene usata per bagni refrigeranti. È
straordinariamente igroscopico, tanto che si possono preparare dei bagni
refrigeranti che possono scendere a -30 °C o anche a temperature inferiori
partendo da solo ghiaccio. Si opera in questo modo: in un recipiente coibentato
si pone del ghiaccio tritato e lo si cosparge di CaCl
2; la tendenza
di questo a dare una soluzione fa sì che una parte del ghiaccio si
sciolga, sottraendo calore alla parte residua che viene quindi raffreddata.
L'operazione può essere continuata, aggiungendo ghiaccio e cloruro di
c. e asportando ogni tanto una parte della soluzione che si forma. Lo
stesso effetto si può avere anche con cloruri di
c. idrati come
CaCl
2 · H
2O, CaCl
2 · 2H
2O
e CaCl
26H
2O, tutti igroscopici. Il CaCl
2
(anidro) viene anche impiegato correntemente in essiccatori di gas per ambienti
chiusi o per strumenti di analisi. È raramente prodotto come tale,
perché grandi quantitativi sono ottenuti come sottoprodotto della
fabbricazione della soda Solvay (carbonato di sodio). Il suo uso più
diffuso si ha sotto forma di granulato da spargere sulle strade durante
l'inverno per impedire la formazione di ghiaccio o per sciogliere il ghiaccio
già formato; in questo è molto più efficace del comune sale
da cucina (cloruro di sodio). Viene anche impiegato in soluzione concentrata
nelle miniere, dove è spruzzato per impedire la formazione di miscele
esplosive di aria e polvere di carbone. Il
fluoruro di c. CaF
2
esiste in natura come
fluorite o
spatofluore, alquanto comune, che
talvolta presenta dei bei cristalli variamente colorati e anche fluorescenti. Ha
un'elevata trasparenza alle radiazioni infrarosse e un alto indice di rifrazione
(1,4339, in tutte le direzioni perché è isotropo); inoltre
è insolubile in acqua e resistente agli acidi. Viene usato per lenti per
microscopi, vetri per strumenti, ecc., in forma molto pura, sovente preparata
sinteticamente. In quantità massicce si usa come fondente in metallurgia
e come materia di partenza per la produzione di acido fluoridrico, oggi
diffusamente impiegato nella fabbricazione di idrocarburi fluorurati impiegati
come solventi o per sintesi di resine di qualità. Il
nitrato di c.
esiste in natura come
nitrocalcite variamente idrato; comunemente si
commercia idrato con 4 molecole d'acqua Ca(NO
3)
2 ·
4H
2O, solubilissimo in acqua. Con un grado di idratazione variabile
viene venduto in quantitativi grandissimi e impiegato come fertilizzante, in
sostituzione del nitrato di sodio. Si produce per azione dell'acido nitrico sul
calcare. Il
solfuro di c. CaS si trova anche in natura come
oldhamite, talvolta fosforescente per effetto di impurezze; si prepara
per riduzione del solfato con carbone. È incolore e si decompone per
azione dell'acqua. Si impiega come base per agenti depilatori perché
esplica un'azione solubilizzatrice sui peli. L'
idruro di c.
CaH
2 si forma da
c. metallico e idrogeno a caldo; si presenta
come una polvere cristallina bianca, con peso specifico 1,7, che si decompone
per contatto con l'acqua o per riscaldamento sopra i 650 °C. Viene usato
come energico disidratante anche ad alta temperatura, come sorgente di idrogeno,
come riducente e come catalizzatore in molte reazioni di chimica organica. Il
cloruro di calce non è un composto ma una miscela di cloruro di
c. CaCl
2 e di ipoclorito di
c. Ca(HClO)
2
· 4H
2O che si ottiene per azione di cloro su idrossido di
c
. Viene impiegato come agente sbiancante, dato che l'ipoclorito è
un ossidante. Il
carburo di c. CaC
2 si ottiene industrialmente
da una miscela di CaO e carbone, scaldata in forno elettrico ad almeno
2.000°; si presenta come una polvere cristallina grigia di peso specifico
2,22. La reazione di formazione è la
seguente:
CaO + 3C
→ CaC
2 +
CO
ed è molto endotermica. Fonde a
2.160 °C ma si decompone a contatto con acqua, dando
acetilene:
CaC
2 +
2H
2O → Ca(OH)
2 + HC
≡
CH
Per anni questa è stata la
principale via per preparare acetilene sia su scala industriale sia su scala
domestica: le cosiddette
lampade ad acetilene consistevano in un
recipiente contenente carburo di
c. (detto comunemente solo
carburo) nel quale gocciolava acqua; l'acetilene che si formava veniva
raccolto e bruciato in aria con una fiamma molto luminosa. Oggi la produzione di
acetilene viene fatta su scala industriale preferenzialmente da idrocarburi per
piroscissione; su scala domestica altri tipi di illuminazione hanno sostituito
le lampade a acetilene. Dal carburo di
c. si produce tutt'ora la
calciocianammide CaCN
2, secondo la
reazione:
CaC
2 + N
2
→ CaCN
2 +
C
esotermica, che avviene a 1.000 ÷
1.200 °C facendo passare una corrente di azoto sul carburo granulato
finemente. A contatto con il terreno la calciocianammide idrolizza lentamente,
liberando composti di ammonio; viene quindi impiegata in agricoltura come
fertilizzante a lungo effetto. ║
Funzione fisiologica: il
c.
è un elemento importantissimo per l'organismo umano: è presente in
quasi tutti i tessuti, nel sangue nella bile, nella saliva, nello sperma, nei
succhi gastrici e così via. Il tessuto osseo, come si è detto,
è costituito essenzialmente da carbonato e fosfato di
c. che,
ingerito attraverso gli alimenti, subisce un complesso processo di
mineralizzazione nel quale interviene la vitamina D in funzione di stimolatore
dell'assorbimento del
c. e regolatore dell'equilibrio
c.-fosforo.
La carenza di
c. o ipocalcemia, comporta quindi una demineralizzazione
delle ossa che nei casi più gravi può assumere le manifestazioni
di un rachitismo, soprattutto nei bambini. Naturalmente, affinché il
processo di mineralizzazione proceda correttamente, occorre che sia presente una
sufficiente quantità di
c., attraverso l'apporto alimentare, e di
vitamina D
3 (l'unica vitamina del gruppo D che interessi l'uomo) che
esiste in natura in certi alimenti noti da tempo come spiccatamente
antirachitici (olio di fegato di merluzzo, salmone fresco, aringhe fresche, uova
crude, ecc.) e in misura minore anche in altri quali latte, panna, carne di
cavallo e di manzo cruda e così via. La vitamina D
3 (o
colecalciferolo) viene poi sintetizzata per via fotochimica dall'organismo, per
effetto dell'esposizione ai raggi solari. Come altre azioni, il
c.
esercita: 1) un'azione di facilitazione della coagulazione del sangue e
precisamente della conversione della protrombina in trombina; 2) un'azione
sedativa sul sistema nervoso centrale; 3) azioni antiallergiche; 4) azioni
diverse contro vari disturbi. Una normale alimentazione con regime vario
fornisce all'organismo la quantità di
c. di cui esso necessita:
nei casi di insufficiente apporto di questo elemento è preferibile
ricorrere a un maggior consumo di qualche particolare alimento, ad es. il latte
(in ragione di un litro o più per giorno) piuttosto che alla
somministrazione di
c. per assunzione di medicinali, salvo ovviamente i
casi gravi. Un'eccesso di
c. (ipercalcemia), facile da generare nella
somministrazione di dosi massicce, può avere delle conseguenze
gravi.