Elemento chimico di numero atomico 48, peso atomico 112,40 e
simbolo
Cd. Nella tavola periodica degli elementi si trova nel II gruppo,
sottogruppo B, insieme con lo zinco e il mercurio dei quali è omologo
rispettivamente superiore e inferiore. Fu scoperto nel 1817 da F. Stromeyer in
un campione di minerale di zinco, precisamente di smithsonite. Non trovò
comunque molte applicazioni fino all'inizio di questo secolo, allorché lo
si cominciò a utilizzare per la fabbricazione di leghe bassofondenti e
per il rivestimento galvanico di materiali metallici a scopo decorativo o
anticorrosivo. ║
Stato naturale: il
c., data la sua scarsa
nobiltà, non esiste libero in natura. È comunque un elemento assai
raro nella crosta terrestre, della quale costituisce solo 1 ·
10
-5% circa. Esso non è molto abbondante nemmeno
nell'universo: si stima che ne esistano circa 0,9 atomi per ogni milione di
atomi di silicio. I suoi minerali sono estremamente rari; l'unico che abbia una
certa diffusione è la
greenokite CdS, cosiddetto dalla
località scozzese Greenok presso la quale fu ritrovato per la prima
volta; è presente in piccole quantità negli Stati Uniti e in
Scozia, comunemente associato a solfuro di zinco (blenda), più raramente
a solfuri di rame o di piombo. Per l'estrazione questi minerali non hanno in
pratica interesse, in quanto pressoché tutto il
c. prodotto nel
mondo (poco più di 10.000 t/anno) viene ottenuto come sottoprodotto della
lavorazione dello zinco mediante metodi di recupero che sono sempre eseguiti
quando il tenore è sufficiente, in quanto il costo del
c. è
pari a 10÷12 volte quello dello zinco. I minerali di zinco ricchi in
c. ne contengono lo 0,1÷0,3%, nei casi più favorevoli si
giunge allo 0,5%. Essi abbondano soprattutto negli USA, nell'Africa centrale e
in Australia; in Italia si hanno minerali di questo tipo in Sardegna, ma troppo
poveri per permettere uno sfruttamento economico. Il
c. presenta ben 8
isotopi stabili e precisamente (tra parentesi le abbondanze relative):
106Cd (1,21%),
108Cd (0,88%),
110Cd (12,39%),
111Cd (12,75%);
112Cd (24,07%),
113Cd (12,26%),
114Cd (28,86%),
116Cd (7,58%). Oltre a questi sono stati
preparati tutti gli altri isotopi dal
104Cd al
118Cd che
sono però instabili. ║
Proprietà fisiche: il
c. si presenta come un metallo di colore bianco-argenteo, dotato di
caratteristiche intermedie fra quelle dello zinco e dello stagno. Ha una durezza
intermedia fra quelle di zinco e stagno, è un poco più tenero
dello zinco ma un poco più duro dello stagno e può essere
trafilato, laminato, estruso, ecc., in quanto è molto duttile. Piegato a
freddo crepita come lo stagno; all'aria è stabile ma si ricopre di una
pellicola di ossido come lo zinco. Fonde a 320 °C e bolle a 778 °C,
mentre stagno e zinco fondono rispettivamente a 231,9 °C e 419,5 °C e
bollono a 2.270 °C e 906 °C. Cristallizza nel sistema esagonale
compatto come lo zinco ma ha un raggio atomico superiore a questo (1,54 Å
contro 1,38 Å dello zinco) per cui i solfuri di zinco che contengono del
c. sostituito nelle posizioni dello zinco tendono a segregarlo, con
formazione di greenokite. Il
c. presenta per l'uomo una tossicità
abbastanza elevata, molto superiore a quella dello stagno e dello zinco, potendo
provocare dei fenomeni di avvelenamento simili a quelli da piombo. Per questo
motivo non ne è ammessa la presenza a contatto con prodotti alimentari.
Il
c. ha peso specifico 8,65 a 20 °C (zinco 7,14; stagno 7,30); il
suo calore specifico è 0,055 cal/g; la sua conducibilità termica
è 0,22 cal/(cm · sec · °C). La sua resistività
elettrica a 0 °C è 6,83 micro-ohm per cm; a 0,6 °K o meno
è superconduttore. Ha un equivalente elettrochimico di 0,5824 mg/Coulomb
e si deposita con un potenziale normale di idrogeno di -0,40 Volt (lo zinco
invece -0,76 Volt); esso è quindi più nobile dello zinco che
pertanto lo sposta dalle soluzioni dei suoi sali. Un'interessante caratteristica
del
c. è l'elevatissima sezione di cattura di neutroni termici
(2.500 barn) per cui viene impiegato per la fabbricazione di barre moderatrici
di reattori nucleari e, in forma di composti, come additivo per occhiali di
sicurezza contro neutroni. Per la sua tossicità il
c. deve essere
fuso con precauzione, in ambienti ben ventilati: la massima concentrazione dei
suoi vapori ammessi dalle norme è 1 mg di metallo ogni 10 mc di aria. La
fusione viene spesso condotta sotto un letto di soda caustica che ha il duplice
effetto di limitare la quantità di vapori emessi e di impedire
l'ossidazione del metallo ad opera dell'aria atmosferica. ║
Proprietà chimiche: chimicamente il
c. assomiglia alquanto
allo zinco, se non che non ha alcuna tendenza a un comportamento anfotero; esso
è sempre bivalente, salvo il caso di formazione di
autocomplessi
nei quali ha valenza formale diversa ma valenza effettiva sempre +2. Esso viene
attaccato praticamente da tutti gli acidi forti, anche se meno velocemente dello
zinco; in presenza di umidità anche atmosferica viene aggredito da
ammoniaca e da anidride solforosa. Le soluzioni concentrate di nitrato ammonico
lo sciolgono abbastanza facilmente; non è invece attaccato dagli idrati
alcalini anche se concentrati. Tutti i suoi sali sono incolori, salvo il solfuro
CdS che presenta un bellissimo colore giallo-arancio e il seleniuro CdSe che
è rosso vivo (tanto è vero che viene detto
rosso c.).
Entrambi questi sali colorati sono impiegati come sostanze coloranti. Il
c. presenta una forte tendenza alla formazione di ioni complessi; ad
esempio con ammoniaca forma il

, con lo ione cianuro forma il

con lo
ione ioduro forma il

e così via. Particolarmente
interessante è quest'ultimo caso. Lo ioduro di
c. CdI
2
cristallizza in un curioso reticolo a strati e in soluzione ha un comportamento
elettrolitico anomalo; inoltre è solubile in alcool, in etere e in
soluzione acquosa di ammoniaca. Questo comportamento anomalo si spiega con la
formazione del complesso sopra visto ovvero di uno ione

per cui
tre molecole di ioduro di
c. possono associarsi per dare un autocomplesso
del genere:
3CdI
2

Cd(CdI
3)
2nel quale
il
c. è presente sia come catione che come anione. Questo composto
esiste effettivamente in soluzione, come è stato provato da misure di
diverso tipo. ║
Composti: come si è detto, il
c.
manifesta nei suoi composti un numero di ossidazione +2; pertanto il complesso
delle reazioni del
c., formazione di complessi a parte, è
abbastanza semplice. Ci limitiamo qui a citare fra i suoi composti solo i
principali. L'
ossido CdO è una polvere bruna, che esiste sia allo
stato cristallino, nel sistema cubico, sia allo stato amorfo. Si forma per
combustione del metallo in polvere o per riscaldamento prolungato dello stesso
in aria. È insolubile in acqua sia calda che fredda, come pure negli
alcali; si scioglie invece con facilità negli acidi e nei sali di
ammonio. In ambiente riducente di idrogeno o di carbone viene ridotto a metallo
più facilmente dello zinco, cosa che facilita il recupero del
c.
ll
solfuro CdS precipita dalle soluzioni di
c. anche debolmente
acide per passaggio di idrogeno solforato H
2S. Questa reazione viene
sfruttata in chimica analitica qualitativa: il
c. viene precipitato con i
cationi del II gruppo analitico riducendo l'acidità della soluzione e
passando di nuovo H
2S. Il solfuro è riconoscibile dal bel
colore giallo tendente all'arancio, ma può essere inquinato da solfuro di
arsenico e solfuro di stagno; a differenza di questi però CdS non
è solubile negli acidi minerali diluiti a freddo: è invece
solubile negli acidi forti. In natura esiste come
greenokite. Il
solfato di c. CdSO
4 precipita normalmente idrato 8/3 di
molecole di acqua cioè come 3CdSO
4 · 8H
2O,
cristallizzato nel sistema monoclino. È ben solubile in acqua calda e
fredda, insolubile negli alcali. È l'elettrolita utilizzato nella
pila
campione di Weston che fornisce a 18 °C una tensione a circuito aperto
pari a 1,0183 Volt. Questa pila è costituita da due scomparti separati
fra loro da un setto poroso: nel primo è posta una soluzione satura di
3CdSO
4 · 8H
2O nella quale si trova un elettrodo
costituito da amalgama di
c. in mercurio; nel secondo è posta una
soluzione satura sempre dello stesso solfato di
c. e in più della
pasta di Hg
2SO
4 e del mercurio libero, metallico, che
costituisce anche l'elettrodo di questa semicella. Il solfato di
c.
può cristallizzare anche con 1,4 o 7 molecole di acqua; la comune forma
in commercio è quella sopra detta. Il
cloruro di c. può
cristallizzare anidro o idrato, rispettivamente CdCl
2 o CdCl
2
· 2½H
2O; in entrambi i casi è ben solubile in
acqua e un po' solubile in alcool etilico. Esso, come anche il
bromuro
CdBr
2 o CdBr
2 · 4H
2O trova qualche impiego
nella preparazione delle emulsioni sensibili per fotografia. L'
idrossido di
c. Cd(OH)
2, bianco, cristallizzato nel trigonale, si decompone
per riscaldamento a circa 300 °C; è pochissimo solubile in acqua e
negli alcali, mentre è ben solubile negli acidi e nei sali di ammonio. Un
comportamento simile quanto a solubilità è presentato anche dal
sottossido Cd
2O, l'unico composto stabile in cui il
c.
presenti stato di ossidazione +1 anziché +2; si presenta come un solido
verde, amorfo, che si decompone a 900÷1.000 °C. ║
Metallurgia
estrattiva: come si è già detto si tratta essenzialmente di un
recupero effettuato durante la produzione di zinco, sia per via termica che
elettrolitica. Durante questo processo si hanno due punti di separazione del
c.: 1) durante l'arrostimento dei minerali solforati di zinco
(tipicamente blenda) per trasformarli in ossidi; 2) durante la purificazione
delle soluzioni di zinco per la produzione di zinco elettrolitico. Consideriamo
separatamente i due casi. Nell'arrostimento delle blende o la sinterizzazione
degli arrostiti si hanno perdite di fumi che vengono recuperati mediante
precipitatori elettrostatici in forma di polvere sottile che contiene
c.,
zinco, stagno, piombo, arsenico e altri elementi in tenori minori. Queste
polveri vengono sottoposte a una lisciviazione con acido solforico che scioglie
tutti i metalli presenti, eccezione fatta per il piombo che resta sul fondo come
PbSO
4 insolubile. Per trattamento della soluzione con zinco metallico
in polvere o graniglia si precipita il
c., che, essendo più nobile
dello zinco, viene da questo spostato quasi completamente dalla soluzione. Si
ottiene in questo modo una
spugna metallica di
c. che contiene
ancora zinco e quantità minori di altre impurezze (arsenico, stagno,
tallio, ecc.). Essa viene sottoposta a fusione per renderla compatta;
l'operazione viene condotta in presenza di soda caustica che ha l'effetto di
eliminare la maggior parte delle impurezze, particolarmente lo zinco. Il
prodotto ottenuto ha titolo attorno al 99,95% e può essere ulteriormente
purificato per distillazione. Se nello stesso impianto si opera una
distillazione dello zinco per purificarlo, il
c. si accumula nelle
frazioni basso bollenti che possono essere quindi separate e mandate al recupero
del
c. col metodo elettrolitico oppure unite alla spugna durante la
fusione. Le soluzioni solforiche di zinco da inviare alla produzione
elettrochimica di questo metallo provengono dalla lisciviazione dei minerali
arrostiti e quindi contengono quasi tutte le impurezze di questi, eccezione
fatta per il piombo che, in ambiente solforico, ha una solubilità assai
bassa. Essendo il
c. più nobile dello zinco, nell'elettrolisi
passerebbe tutto al catodo, inquinando il prodotto. La sua separazione quindi
è necessaria anche in assenza di convenienza al recupero. Si usa quindi
trattare le soluzioni da elettrolizzare con dello zinco in polvere in leggero
eccesso (operazione detta
cementazione) col che si produce una polvere
metallica, detta
cemento, che contiene essenzialmente
c., zinco e
rame, con quantità minori di piombo, ferro, manganese, tallio, nichel,
cobalto e arsenico. Questo cemento costituisce la materia prima per l'estrazione
del
c. per via elettrolitica; occorre naturalmente effettuarne una
depurazione. Si inizia con un arrostimento ossidante per portare il prodotto in
una forma facilmente solubile; indi si opera una lisciviazione con una soluzione
solforica (80÷100 g/l di H
2SO
4) contenente anche
c. e zinco, che non è altro che la soluzione esausta prelevata
dalle celle di elettrolisi del
c. La soluzione ottenuta con la
lisciviazione non può essere ritornata direttamente alle celle
perché contiene impurezze che depositerebbero al catodo. Si operano
quindi delle depurazioni. Inizialmente si precipita il rame con una cementazione
mediante aggiunta di piccole quantità di cemento fresco, non arrostito;
questo metallo precipita come cemento di rame che viene inviato a un recupero.
Si opera quindi l'eliminazione dell'arsenico che viene effettuata aggiungendo
alla soluzione del solfato ferroso, ossidando questo a solfato ferrico con
MnO
2 neutralizzando poi con calce: si forma un precipitato di idrato
ferrico che, oltre a contenere il ferro, trascina con sé anche
l'arsenico. Si opera quindi una nuova precipitazione del cemento di
c.
aggiungendo di nuovo dello zinco metallico: la soluzione, ricca di zinco, viene
inviata al recupero di questo metallo unendola a quella delle celle di zinco. Il
cemento ora, ben più ricco di quello di partenza, viene sottoposto a un
nuovo ciclo analogo a quello già visto. Si opera quindi una nuova
ossidazione seguita da lisciviazione e depurazione, ottenendo finalmente una
soluzione abbastanza pura da poter essere inviata all'elettrolisi del
c.
Questa viene condotta con tensioni sui 2,5÷3 Volt e densità di
corrente sui 100÷200 A/m
2 con anodi insolubili in piombo all' 1%
di argento e catodi di alluminio che vengono estratti ogni 24 ore per asportare
da essi il
c. depositato. Le celle sono di tipo comune, simili a quelle
usate per l'elettrolisi di altri metalli (nichel, rame, zinco, ecc.) se non che,
per la tendenza del
c. a dare
depositi dendritici (cioè in
forma di
barbe o filamenti che si accrescono perpendicolarmente alla
superficie catodica) occorre adottare un sistema per mantenere in movimento i
catodi oppure mantenere nelle celle una circolazione di soluzione con
velocità elevata. Dato che s'impiegano anodi insolubili si lavora a
esaurimento della soluzione: questa a inizio elettrolisi contiene circa
100÷120 g/l di
c. e 5÷10 g/l di zinco (che non si deposita
perché meno nobile del Cd) mentre a fine elettrolisi, quando è
esausta, contiene 30÷35 g/l di
c. e 15÷20 g/l di zinco.
Questa soluzione
esausta viene inviata alla prima lisciviazione del
cemento di
c. arrostito, come detto sopra. In questo modo si effettua un
recupero dello zinco e dell'acido solforico contenuto nella soluzione stessa. Di
conseguenza però l'impianto di produzione del
c. è
strettamente associato a quello dello zinco; questo non è un
inconveniente perché questa associazione esiste già nei minerali.
Il consumo di energia per l'elettrolisi si aggira sugli 1,5÷1,75 kWh per kg
di
c. prodotto, con una incidenza relativamente bassa sul costo del
prodotto finito. Il metallo elettrolitico ha una purezza che va dal 99,90 al
99,95%; esso viene sottoposto a una o due rifusioni in presenza di soda per
essere poi colato in pani che rappresentano la comune forma commerciale; in tal
modo la sua purezza raggiunge il 99,95÷99,99%. È da notare che, dato
il costo del
c. sul mercato mondiale, dovuto alla richiesta in aumento e
all'impossibilità di produrlo indipendentemente dallo zinco, il recupero
di questo metallo, un tempo d'importanza secondaria, è diventato assai
importante per tutti i produttori di zinco. Sovente s'incontrano degli impianti
di lavorazione di minerali di zinco che lavorano alla pari sullo zinco e che
hanno nel recupero del
c. la vera fonte di utili. ║
Applicazioni: il
c. metallico massiccio non ha praticamente alcuna
applicazione importante, eccezione fatta per il caso citato delle barre
moderatrici di reattori nucleari. Il suo impiego principale si ha sotto forma di
anodi o di sali per la
cadmiatura (V.),
cioè il rivestimento galvanico a scopo protettivo o decorativo di
superfici di altri materiali, generalmente ferrosi. Il
c. viene
generalmente adottato come rivestimento in sostituzione dello zinco, rispetto al
quale presenta forti analogie ma anche alcune differenze significative. Come lo
zinco esso ha comportamento anodico in confronto al ferro, nel senso che
è un rivestimento secrifiziale (V.
CORROSIONE) e quindi, in presenza di pori, rigature, ecc., protegge
comunque il metallo sottostante, sia pure sciogliendosi lentamente. Rispetto
allo zinco però il suo potenziale normale di idrogeno è tale per
cui minimizza la corrosione galvanica anche in presenza di giunzioni fra
materiali dissimili e presenta in misura minore l'infragilimento del materiale
base ad opera dell'idrogeno svolto durante la deposizione. La protezione di un
sottostrato ferroso è circa identica a quella dello zinco in ambienti
rurale o marino non inquinato; in ambiente industriale e in molte zone marine
è invece alquanto superiore. Il
c. inoltre produce meno prodotti
di corrosione rispetto allo zinco: questo consente una miglior conservazione
dell'aspetto nel tempo e anche un miglior comportamento funzionale nei casi (ad
esempio parti di precisione, parti elettriche, ecc.) in cui i prodotti di
corrosione possono compromettere il funzionamento delle attrezzature. Migliore
è inoltre la durezza e il comportamento all'abrasione. Povera è la
resistenza agli agenti chimici, eccezione fatta per gli alcali: per questo
motivo il
c. non viene mai impiegato come rivestimento anticorrosivo
contro agenti non atmosferici. Inoltre la sua tossicità ne impedisce
l'impiego per i contenitori di alimentari e per le stesse attrezzature destinate
alla lavorazione di prodotti alimentari. Nonostante questo il
c., come
rivestimento, trova numerosissimi campi di applicazione, sia suoi propri, sia in
sostituzione dello zinco. Il maggior ostacolo alla sua diffusione è dato
dal suo costo elevato (a parità di spessore una cadmiatura costa
13÷15 volte di più di una zincatura, ma di solito un po' meno di una
nichelatura) e dal fatto che, pur esistendo dei bagni a base di fluoborato,
comunemente si impiegano per la sua deposizione dei bagni contenenti cianuro
sodico, che è altamente tossico. Il
c. trova però anche
altri impieghi, soprattutto come elemento di alligazione. Numerose leghe
bassofondenti, usate per brasature, contengono
c., come pure leghe
antifrizione, leghe per fusibili e così via. Queste leghe contengono di
solito bismuto, stagno, piombo e
c., con l'eventuale assenza di qualcuno
di questi e presenza di altri metalli quali indio, antimonio, argento e zinco.
Il loro campo di temperatura di fusione va dai 47 °C (lega al 44,7% di Bi,
22,6% di Pb, 19,1% di In, 8,3% di Sn e 5,3% di Cd) ai 236 °C (lega al 79,7%
di Pb, 17,7% di Cd e 2,6% di Sb). Molto impiegata è la cosiddetta
lega
di Wood (al 50% di Bi, 26,7% di Pb, 13,3% di Sn e 10,0% di Cd) che fonde a
70 °C ed è usata per saldature, polvere per molatura di lenti, anime
fusibili di stampi o matrici, modellismo, copie di pezzi e così via. Fra
le altre leghe di
c. ricordiamo il
rame al c. il quale presenta
una conducibilità prossima a quella del rame puro accoppiata a una molto
maggiore durezza e resistenza all'abrasione: viene usato per fili telefonici e
per i fili aerei di linee tramviarie e ferroviarie. Come additivo per leghe
leggere, particolarmente di alluminio, il
c. ha l'effetto di ritardare
l'invecchiamento naturale che fa seguito al trattamento termico di tempra di
soluzione. Nelle fusioni dell'argento o di sue leghe il
c. metallico
viene impiegato come disossidante. Infine ricordiamo che il
c. metallico
viene anche impiegato nella costruzione degli accumulatori alcalini, detti
comunemente al
nichel-c. che rispetto a quelli al piombo presentano un
maggior costo ma maggior potenza specifica e non richiedono manutenzione. Alcuni
composti di
c. trovano vari impieghi: come coloranti (solfuro e
seleniuro), in medicina (solfato), in galvanica (solfato, cloruro e ossido), in
fotografia (alogenuri), in agricoltura (solfato).