Superficie di terreno circoscritta. ║ Per estens. -
Regione nella quale si presentano particolari condizioni o si verifica un
determinato fenomeno, fisico, linguistico, economico (
a. vulcanica,
ciclonica, ecc.). ║ Fig. - Schieramento, campo, in particolare in
ambito politico. • Trasp. -
A. di
servizio: sulle autostrade, spiazzo dotato di impianti di rifornimento di
carburante, bar, servizi igienici e, talvolta, piccoli supermercati.
• Mat. - Il concetto di
a. fu per lungo
tempo inteso col significato di misura dell'estensione di una superficie.
Nell'antica Grecia fu usato per i vari poligoni, regolari e non;
successivamente, con Archimede, fu esteso anche alle figure aventi contorni non
costituiti da spezzate, come ad esempio il cerchio. Oggi la definizione di
a. ha un carattere razionale: la misura di una superficie ha come
risultato una grandezza (
a.) che è numericamente uguale al numero
delle volte che la superficie può contenere un quadrato avente per lato
un segmento che è l'unità di misura. Si è posta in rilievo
l'uguaglianza solo numerica perché un
a. ha dimensioni
(
L2), cioè lunghezza al quadrato; il suo valore
numerico dipende dall'unità di misura scelta (mm
2,
m
2, km
2, ecc.). La definizione moderna di
a.
è data per le figure piane a contorno poligonale; successivamente viene
estesa alle figure piane di contorno curvilineo o mistilineo e infine alle
superfici curve nello spazio. La definizione delle
a. dei poligoni piani
passa attraverso le nozioni di
uguaglianza e di
equivalenza dei
poligoni (essendo equivalenti due poligoni che hanno uguale
a.) proprie
della geometria elementare. Definita l'equivalenza (che a volte si dice
impropriamente uguaglianza), si può operare con le costruzioni grafiche
della geometria (o per altra via) in modo da ottenere la trasformazione del
poligono da misurare in un altro poligono equivalente (triangolo o quadrato o
rettangolo) di facile misura. Nella sistemazione dovuta a Hilbert si definisce
un'uguaglianza per somma e un'uguaglianza per differenza: sono uguali due
poligoni che possono essere costruiti con un certo numero di poligoni, in modo
che tutti e solo i poligoni necessari per costruire l'uno siano necessari e
sufficienti per costruire l'altro; due poligoni sono anche uguali se possono
essere ottenuti da uno stesso poligono per sottrazione di un egual numero di
poligoni a due a due equivalenti. Per il calcolo delle
a. dei poligoni e
delle superfici laterali o totali dei solidi si vedano le figure allegate. Per
il calcolo delle
a. di superfici aventi forma un po' più complessa
si deve invece ricorrere a una o più integrazioni. Cominciamo con
illustrare qualche caso, limitatamente alle superfici piane. La superficie
assegnata sia rappresentabile come un trapezoide, cioè una superficie
limitata da 3 lati rettilinei (due dei quali paralleli e ortogonali al terzo) e
uno qualsiasi. La superficie ha un'
a. che può essere calcolata
mediante un integrale semplice. Si assuma un sistema di assi cartesiani
x
e
y in modo che l'
a. resti tutta nel primo quadrante e che i due
lati paralleli siano paralleli all'asse
y, mentre il terzo lato
rettilineo coincida con l'asse
x. Se
x =
a e
x =
b sono i punti in cui le rette contenenti i lati paralleli all'asse
y intersecano l'asse
x (supponiamo sia
a ≤ b) e
y =
f(x) è la funzione che rappresenta il lato qualsiasi
nel sistema di coordinate assunto, l'
a. del trapezoide è data
dall'integrale definito della
f(x) fra
a e
b (come valore
numerico). Simbolicamente
scriveremo:

È immediata l'estensione a
figure che si possono considerare come somma o differenza di trapezoidi, per le
quali il calcolo dell'
a. (o
quadratura, come si dice talvolta) si
riduce a più integrali definiti, e successivamente alla somma algebrica
dei risultati. Spesso il calcolo delle
a. di figure piane è
semplificato mediante un passaggio dalle coordinate cartesiane ad altri sistemi
di coordinate, come ad esempio, le coordinate polari. In un tale sistema, detto
ρ raggio vettore e detta
θ l'anomalia, l'
a. del settore definito
dalle
disuguaglianze:
θ'
≤ θ
≤
θ''; ≤
ρ ≤
ρ
(θ)
è
data da:

Ad esempio calcoliamo l'
a.
del cerchio, che è definito in coordinate polari dalla relazione
ρ = cost. =
R (raggio della circonferenza)
per tutti i 360 ° dell'angolo ρ
(anomalia):

che è il risultato ben
noto. Nel caso in cui la superficie da quadrare non sia riducibile in modo
semplice a una somma (algebrica) di trapezoidi nemmeno col passaggio a
coordinate polari, l'
a. A è ancora calcolabile mediante un
integrale doppio. Sia
R la superficie da integrare (o
campo di
integrazione) allora:

Ricordiamo che l'integrale doppio
scritto sopra può sempre ridursi (sotto ipotesi assai poco restrittive) a
due successive integrazioni, rispetto alla
x e poi alla
y o
viceversa. Infatti il campo
R o è della forma tale che soddisfa le
disuguaglianze:
a
≤
x ≤
b;
f(x) ≤ y
≤
g(x)
(col che la
f(x) e la
g(x) rappresentano i confini di
R), oppure si può
suddividere a disuguaglianze di tale tipo. Supponiamo di essere nel primo caso
(il secondo è perfettamente analogo, solo che si devono integrare i vari
settori e infine sommare).
Allora:

onde il calcolo dell'integrale
doppio è ridotto all'integrazione in
y fra limiti variabili,
seguita dall'integrazione in
x. L'
a. del campo
R nel piano
può anche essere calcolata come
integrale di linea. Infatti detto
C il contorno di
R, il teorema di Gauss-Green ci permette di ricavare la
seguente uguaglianza:

Esistono molti metodi per il
calcolo approssimato delle superfici, sia numerici che grafici. Ne diamo solo un
breve cenno. Ci riferiamo a un trapezoide definito dalla curva
y = f(x)
con
a ≤ x ≤
b,
f(x)
≥ 0 in tutto l'intervallo (
a, b) oltre
che continua in tale intervallo. Si suddivida l'intervallo (
a, b) in
n parti uguali di lunghezza
h = (b-a)/n. L'
a. è data
da:

essendo
ai il
generico estremo degli intervalli (
a0,
a1),
(
a1,
a2), ... (
an-1, b) di
lunghezza h in cui è stato diviso (
a,b). La formula riportata si
dice di Bèzout o dei trapezi in quanto l'
a. si ottiene come somma
di n trapezi definiti dalle coordinate dei
vertici:
(
ai, 0);
[
ai,
f(
ai)];
[
ai+1,
f(
ai+1)]; (
ai+1,
0)
al posto dei
trapezoidi:
ai
≤
x
≤
ai+1;
0
≤
y ≤
f(
x)
L'
a. A'
così ottenuta sarà tanto più vicina all'
a. vera
A quanto più grande è
n; A' è approssimato
per eccesso se la curva volge la concavità verso l'alto, per difetto se
la volge verso il basso. Un'altra formula è quella di Simpson. Suddiviso
l'intervallo (
a,b) in n parti uguali (con n pari) sia
yi =
f(ai) con
i = 0, 1, 2, ...
n il valore assunto
dalla funzione in corrispondenza alla generica suddivisione. Evidentemente
y0 = f(a) e
yn = f(b). Allora l'
a.
detto di solito
h = (b-a)/n_, è data
da:

Con la stessa suddivisione, ma
n qualsiasi, si può applicare la
regola di Weddle o dei
tre ottavi:

Ovviamente anche in questi casi la
precisione è tanto più elevata quanto maggiore è
n.
Per quanto concerne le integrazioni grafiche, esse sono tutte basate su una
serie di costruzioni che si possono eseguire con la sola squadra (o con
l'ausilio del compasso), al termine delle quali un segmento è uguale alla
misura dell'
a. della superficie considerata, in una scala che è
data dal prodotto delle scale usate per le ascisse e le ordinate e la lunghezza
di un segmento. Sostanzialmente tali costruzioni sono ancora basate sulla
divisione della superficie in tanti trapezoidi, e sulla loro sostituzione con
trapezi o rettangoli, e sono quindi approssimate. Sono però molto
pratiche, onde si usano spesso in molti campi della tecnica (ingegneria civile e
meccanica, ecc.). Per le superfici, il problema della loro quadratura è
meno semplice. Sia data una funzione
f(x, y) definita in un certo campo
R del piano
x, y. Considerata la superficie
z = f(x, y)
nello spazio, si pongono due problemi: come definire la sua
a. e come
calcolarla. Come già si definiva l'
a. del cerchio, come limite
comune cui tendono l'
a. del poligono regolare inscritto e circoscritto al
tendere all'infinito del loro numero di lati (quando i lati dei due poligoni
siano paralleli), così l'
a. di una superficie è definita
come limite delle superfici di due poliedri (inscritto e circoscritto); va
tuttavia ricordato che non tutte le superfici sono quadrabili; almeno in certi
campi. Un procedimento per stabilire se la superficie è ad
a.
finita (cioè quadrabile) risale a Leonida Tonelli (1926) e consiste nel
vedere se un poliedro a superfici triangolari inscritto nella superficie,
possiede un'
a. che tende a un limite finito al tendere a zero del massimo
dei suoi lati. Stabilita dunque la possibilità di quadrare una
superficie, se la
f(x,y) è continua con le sue derivate parziali
del primo ordine in tutto il campo
R (chiuso, limitato e quadrabile)
l'
a.
A della parte di superficie
z = f(x, y) comprende
tutti i punti (
x, y, z) per cui (
x, y) sono in
R, è
data da:

avendo
posto:

Il calcolo è spesso
complesso, ma si semplifica nel caso di superfici di rotazione (che supporremo
di rotazione attorno all'asse
z). Se allora
z = g(x) è
l'equazione della curva mediana, questa è data
da:

Passando a coordinate polari
può essere semplificata in modo da ridurre l'integrale doppio a un
integrale semplice. Infatti la relazione precedente si può trasformare
nella:

ove
r è il raggio
della proiezione sul piano
x, y della parte di superficie di cui si
calcola l'
a., mentre gli altri simboli hanno il significato solito.
• Fis. -
Legge delle a.: legge formulata
nel 1609 da Keplero sul moto dei pianeti: le
a. descritte dal segmento di
retta che congiunge il pianeta col sole (raggio vettore) sono proporzionali al
tempo impiegato a descriverle. ║
Teorema delle a.: se M è un
punto generico di un sistema in movimento, riferito a una terna di assi x, y, z
di riferimento, con origine in O, vale la proposizione: il momento rispetto a O
della velocità dt/ds del punto mobile M è uguale al doppio della
derivata, eseguita rispetto al tempo, dell'
a. dA descritta dal raggio
vettore OM. Se le forze esterne presentano momento nullo rispetto a una retta
fissa vale la proposizione: la somma dei prodotti delle singole masse per le
proiezioni sul piano normale alla retta, delle
a. descritte dai raggi
vettori che da un punto qualunque della retta vanno alle masse stesse, varia
proporzionalmente al tempo. Se le forze esterne presentano momento nullo
rispetto a un punto fisso, si ha che la somma dei prodotti delle singole masse
per le
a. descritte dai raggi vettori che da quel punto vanno alle masse
stesse, varia proporzionalmente al tempo. Se le forze esterne sono nulle e il
sistema inizialmente in quiete si mette in moto per effetto di sole forze
interne, vale la proposizione: la somma dei prodotti delle singole masse per le
a. descritte dai raggi vettori, che da un punto fisso qualunque vanno
alle masse stesse, è sempre nulla. •
Anat. -
A. corticali: zone della corteccia cerebrale dotate di funzioni
differenti da quelle circostanti. Comprendono le
a. di proiezione, sede
dei punti di arrivo e di partenza delle vie nervose, le
a. di
associazione, sede di centri nervosi che sovraintendono le attività
fisiche o psichiche, le
a. soppressorie, in cui si creano inibizioni
verso le funzioni di altre zone della corteccia.
• Sport - Zona del campo chiaramente segnata sul
terreno con linee bianche nei giochi di palla. ║ Nella pallacanestro, la
parte prospiciente ciascuno dei due canestri e avente forma trapezoidale con la
base maggiore sulla linea di fondo del campo da gioco. L'interno dell'
a.
è lo spazio in cui viene conteggiata l'infrazione dei tre secondi. Lungo
il lato dell'
a. opposto al canestro vengono effettuati i tiri liberi.
║ Nel calcio,
a. d'angolo: piccola
a. di un metro di raggio,
situata all'intersecazione delle linee laterali con le linee di fondo, e dalla
quale viene tirato il calcio d'angolo.
A. del calcio di rigore: porzione
di circolo, costituita da un raggio di m 9,15 che, fatto centro nel punto del
calcio di rigore, viene tracciata all'esterno dell'
a. stessa. L'arbitro
deve osservare che i giocatori, al momento del tiro del calcio di rigore, non si
trovino all'interno dell'
a. del calcio di rigore, ma sostino al di fuori
della linea bianca.
A. di porta: spazio delimitato da due linee, della
lunghezza di 5,50 m ciascuna, perpendicolari alla linea della porta; cominciano
sulla linea di fondo alla distanza di 5,50 m da ciascun palo. Le linee
perpendicolari sono congiunte da una linea parallela alla linea della porta, in
modo da formare un rettangolo. Entro questa
a. (e non oltre) viene posto
il pallone quando il portiere, o un suo compagno di squadra, deve effettuare il
calcio di rinvio.
A. di rigore: è delimitata da due linee della
lunghezza di 16,50 m, congiunte da una linea parallela alla linea della porta,
vengono tracciate a partire dalla linea di fondo, alla distanza di 16,50 m da
ciascuno dei pali. L'
a. di rigore segna il limite ove il portiere
può usare le mani per giocare il pallone. Oltre l'
a. di rigore
può intervenire soltanto con i piedi, come qualsiasi altro giocatore.
Inoltre nell'
a. di rigore i falli intenzionali dei difensori effettuati
ai danni dei giocatori avversari vengono puniti appunto con il calcio di rigore.
║ Nel rugby,
a. dei ventidue: zona del terreno di gioco compresa
tra la linea dei ventidue metri e quella di fondo; in pratica l'
a. dei
ventidue è la parte di terreno antistante la porta.
A. di pallone
morto: zona del terreno di gioco posta al di là della linea di
pallone morto che, raggiunta dal pallone, segna la conclusione dell'azione.
A. di meta: zona del terreno di gioco delimitata dalle linee di meta e
dalle linee di pallone morto. ║ Nel baseball,
a. dello strike: quel
rettangolo ideale in cui deve essere lanciata la palla per essere giudicata
strike dall'arbitro, avente come base il piatto di casa base e come altezza lo
spazio compreso tra la linea delle spalle e le ginocchia del battitore, quando
questi assume la sua naturale posizione di battuta. L'arbitro, nel valutare tale
zona, dovrà tener conto della posizione abituale del battitore nel
momento in cui questo si accinge a battere la palla lanciata. ║ Nella
pallavolo,
a. di servizio: rettangolo posto esternamente alla linea di
fondo, all'estremo vertice destro del terreno di gioco, da dove i giocatori
effettuano la battuta. L'
a. di servizio è segnata a terra da due
linee parallele di 15 cm x 5, una sul prolungamento della linea laterale destra,
l'altra a 3 m sulla sinistra della prima; la profondità minima è
di 2 m. • Dir. -
A. monetaria: ambito
geografico e politico in cui è in uso una stessa moneta ovvero in cui
è vigente un regime di cambi fissi tra monete diverse. In base ad alcune
teorie economiche, l'estensione di un'
a. monetaria può essere
definita secondo criteri di efficienza economica: quanto maggiore è la
mobilità interna dei fattori in rapporto a quella con l'estero e quanto
minore è la dipendenza dell'economia interna dell'
a. relativamente
al mercato estero, tanto meglio sarebbe estendere a quest'ultima un'unica moneta
o un insieme di monete a cambio fisso. La CEE, allo scopo di acquistare
autonomia all'interno del sistema monetario internazionale ha tentato di creare
un'
a. monetaria propria, dapprima nel 1972 introducendo il cosiddetto
"serpente monetario" e nel 1979 con lo SME. •
Edil. -
A. fabbricabile: porzione di suolo considerata edificabile, su
cui cioè è consentito costruire edifici in base alla legislazione
urbanistica vigente. • Dir. - L'insufficienza
della legge urbanistica n. 1.150 del 17.8.1942 e la necessità di disporre
di una legislazione in grado di sanare la piaga dell'
abusivismo edilizio
ha costituito per anni materia di dibattito politico, restando al centro di
roventi polemiche, prima di giungere a una normativa che, ponendo vincoli e
indicando criteri di espansione dei centri urbani, tendesse a favorire una
sistemazione razionale del territorio, colpendo inoltre l'abusivismo edilizio e
la speculazione consentita dalla valorizzazione dei suoli agricoli confinanti
con le
a. urbane. Speculazioni e abusivismo, oltre a compromettere lo
sviluppo razionale del territorio, hanno consentito per anni di scaricare sulle
amministrazioni comunali i costi di urbanizzazione delle
a. fabbricabili,
ossia a far gravare sulla collettività, sia le opere di urbanizzazione
primaria (strade, fognature, acquedotti, reti telefoniche, elettriche, del gas,
ecc.), sia le opere di urbanizzazione secondaria (verde pubblico, parcheggi,
edifici scolastici). A partire dalla legge 167 del 18.4.1963, tesa a favorire
l'acquisizione da parte degli enti pubblici di
a. destinate all'edilizia
popolare, sono stati presi una serie di provvedimenti legislativi volti a sanare
la situazione. Pur essendo stata rimediata la tendenza prevalente all'inizio
degli anni Sessanta, di introdurre una normativa basata sul criterio
dell'esproprio generalizzato da parte dei comuni, di tutte le
a.
fabbricabili nell'ambito del loro territorio, in modo da colpire alla radice la
speculazione, le norme introdotte tendono a inquadrare in una visione globale
tutte le attività del settore urbanistico, sulla base di una legislazione
edilizia molto severa (V. EDILIZIA). Con la
legge-ponte 6.8.1967, fu sancito l'obbligo per i comuni di impostare piani
regolatori e l'obbligo per i lottizzatori privati di convenzionarsi con il
comune. Con la legge 22.10.1971 n. 865, venne definita la procedura di
indennità di esproprio delle
a. fabbricabili da destinarsi
all'edilizia popolare e ai servizi, integrando la legge 167 del 1963. Una serie
di importanti innovazioni, riguardanti la "disciplina dei suoli", sono state
introdotte dalla legge 28.1.1977 n. 210 (nota come "legge Bucalossi", dal nome
del suo promotore). Con questa legge, è stato introdotto l'istituto della
concessione (V.) che ha sostituito la
licenza edilizia. La concessione a edificare prevede l'esborso di un onere,
costituito da una quota proporzionale al costo di costruzione e da una quota
proporzionale ai costi di urbanizzazione. Le opere di urbanizzazione possono
essere eseguite direttamente dal concessionario, oppure il loro costo può
venire scontato attraverso un corrispettivo versamento al comune che ha
provveduto alla realizzazione delle opere necessarie. La legge fa inoltre
obbligo ai comuni di identificare le
a. fabbricabili destinate sia
all'edilizia pubblica che a quella privata, con possibilità di esproprio
delle
a. fabbricabili che, alla scadenza dei piani urbanistici
predisposti con validità pluriennale, risultassero inutilizzate. Alcune
norme riguardanti l'esproprio sono state dichiarate illegittime dalla Corte
Costituzionale, con sentenza del 30.1.1980 e modificate dalla legge 20.7.1980 n.
385.

Calcolo dell'area di figure piane
S = superficie; S1 = superficie totale; Sb, SB = superficie di base; l = lato; b,B = base; h = altezza; d,D = diagonale; a = apotema; p,P = perimetro; r,R =raggio; n = ampiezza dell'angolo; lAB = lunghezza dell'arco.

Calcolo dell'area dei solidi
S = superficie; S1 = superficie totale; Sb, SB = superficie di base; l = lato; b,B = base; h = altezza; d,D = diagonale; a = apotema; p,P = perimetro; r,R =raggio; n = ampiezza dell'angolo; lAB = lunghezza dell'arco.