Continente (30.209.389 kmq; 851.547.135 ab.) i cui punti
estremi sono costituiti dal Capo Bianco a Nord (latitudine 37°21' Nord),
dal Capo Hafun a Est (longitudine 51°28' Est), dal Capo Agulhas a Sud
(latitudine 34°51' Sud), dal Capo Verde a Ovest (longitudine 17°32'
Ovest). Delimitata dal Mare Mediterraneo a Nord, dall'Oceano Indiano e dal Mar
Rosso a Est, dall'Oceano Atlantico a Ovest, è unita all'Asia dall'istmo
di Suez. Fanno parte del suo territorio l'isola di Madera, le Canarie le isole
del Capo Verde, le isole del Golfo di Guinea, Ascensione, Sant'Elena e Tristan
da Cunha nell'Atlantico; l'isola del Madagascar, le Mascarene, le Comore, le
Seicelle e Socotra nell'Oceano Indiano; l'arcipelago delle Dahlak nel Mar Rosso.
Suddivisione politica: l'
A. comprende 53 Stati indipendenti e alcune
colonie. L'
A. britannica (419 kmq) comprende Sant'Elena e le dipendenze
di Sant'Elena; l'
A. francese (2.885 kmq) comprende Mayotte e Riunione;
l'
A. spagnola (32 kmq) comprende Ceuta, Melilla e dipendenze
minori.
GEOGRAFIA
L'
A. si presenta come un'enorme massa di
terre che hanno una loro struttura omogenea e originaria. Il continente non ha
subito grandi movimenti tettonici e le uniche aree con dei corrugamenti sono a
Nord il massiccio dell'Atlante e a Sud la più bassa catena del Capo. La
caratteristica dell'
A. è quella di grandi altipiani e bacini che
formano cascate a ogni dislivello. La particolare struttura è dovuta al
fatto che in
A. alla fine dell'era archeozoica si concluse la vicenda
geologica. Nell'era paleozoica l'
A., il Sud-America, l'Australia e
l'Antartide costituivano la Terra di Gondwana, frammentatasi all'inizio del
Mesozoico. In quell'epoca, inoltre, il Madagascar era ancora unito all'India.
L'intero continente africano si può considerare come un grande altopiano
sollevatosi e stabilizzatosi a partire dal Precambriano. Il sostrato su cui
poggia l'
A. è formato da un basamento di rocce archeane
metamorfosate e intruse da graniti risalenti a varie età. Le montagne
dell'Atlante si sono sollevate nel periodo terziario, mentre i monti della
regione del Capo si sono sollevati nel Triassico. Le successive formazioni del
Karru (Sudafrica) si costituirono con materiali provenienti da una regione
prossima al mare. Quest'ultimo non è mai penetrato nella sezione
orientale del continente, come invece è accaduto nei territori centrali,
occidentali e anche settentrionali. Le invasioni marine si produssero dal
Precambriano in poi attraverso i bacini del Bahr el-Ghazal, del Niger, del
Kalahari, del Ciad e del Congo. Nel Pliocene e nel Pleistocene in Palestina si
formarono le fosse del Giordano e del Mar Morto, il golfo di Aqaba e la fossa
eritrea. Con il Cretacico ebbero inizio i fenomeni vulcanici, intensificatisi
nel Terziario e nel Quaternario. Sono di origine vulcanica il Tibesti (Sahara),
il Camerun, il monte Kenya (5.200 m), il Kilimangiaro (5.895 m), l'Olindo Leggai
(Tanganica), il Nymlagira e il Niragongo (Congo). ║
Morfologia: il
rilievo si caratterizza per la presenza di un solo sistema montuoso alpino,
l'Atlante, che ha la cima più elevata in Marocco dove raggiunge i 4.000
m. Si tratta di una continuazione del sistema alpino della cordigliera betica
della Penisola iberica. Il resto del continente è invece costituito da un
esteso tavolato, dove si alternano conche, altipiani, depressioni, frange
montuose. Nel Sahara si hanno l'Hoggar, il Tibesti (che supera i 3.000 m), l'Emi
Kussi (3.100 m circa) e il Taha (con la cima più elevata dell'Ahaggar,
3.400 m); in Guinea il Futa Galon e presso le coste il sistema vulcanico del
Camerun; in Angola le Serras e sull'Oceano Indiano i monti dei Draghi che
raggiungono i 3.500 m. Nella regione orientale si elevano gli acrocori con
imponenti massicci vulcanici (Acrocoro etiopico, Kilimangiaro, Kenya, Ruvenzori)
che presentano un'altezza media di 2.000-2.500 m. A Sud dell'Acrocoro etiopico
si apre una serie di fosse tettoniche occupate da grandi laghi. Più di un
terzo del continente è coperto da deserti. Il Sahara si estende
nell'
A. settentrionale dal Mar Rosso all'Oceano Atlantico ed è in
prevalenza di tipo sabbioso (
erg), anche se si trovano talvolta tratti
rocciosi (
ihamada) e ciottolosi (
serir). Altro deserto è il
Kalahari, nella zona del Tropico del Capricorno, che si estende per più
di 500.000 kmq. Le coste sono poco articolate e generalmente basse. Una leggera
articolazione è data da alcune penisole e alcuni golfi: la penisola della
Cirenaica nel Mediterraneo e lo sperone della Tunisia; il golfo di Guinea
nell'Atlantico; il golfo di Sofala, la baia di Delagoa e la penisola somala
nell'Oceano Indiano. ║
Idrografia: la presenza di aree desertiche
tanto estese fa sì che più del 40% del territorio sia privo di
corsi d'acqua e che inoltre più del 12% dei fiumi non sbocchi nel mare ma
presenti bacini interni. La mancanza di articolazioni montuose molto elevate fa
sì del resto che non ci siano dei veri e propri spartiacque; capita
spesso infatti che coppie di fiumi nascano in zone contigue e seguano poi corsi
opposti. I fiumi maggiori nascono nella zona intertropicale e per raggiungere il
mare devono superare i vasti altipiani dando origine a cascate ripide che
rendono difficile, se non impossibile, la navigazione. La maggior parte dei
fiumi sfociano nell'Oceano Atlantico, tranne una piccolissima percentuale
(comprendente però lo Zambesi e il Limpopo) che si riversa nell'Oceano
Indiano. Nelle zone più aride a Nord e a Sud si trovano i caratteristici
huidan, larghi solchi che raccolgono le rare acque piovane e che
rimangono per lo più asciutti. I fiumi più lunghi dell'
A.
sono il Nilo-Kagera (6.671 km), il Congo (4.200 km), il Niger (4.160 km) e lo
Zambesi (2.666 km). I laghi sono per la maggior parte di origine tettonica, come
il Niassa, il Rodolfo, il Tanganica, il Kivu, l'Edoardo e l'Alberto. Il lago
Vittoria (il maggiore dell'
A. e il terzo del mondo per superficie con i
suoi 68.000 kmq) è un caratteristico lago d'altopiano. L'estensione di
questi laghi è abbastanza stabile, mentre il lago Ciad e lo Ngami variano
con le stagioni, riducendosi talvolta solo a grandi stagni. ║
Clima: la posizione rispetto all'Equatore condiziona il clima africano,
soprattutto quello delle zone centrali, che presentano una suddivisione
simmetrica del clima a Nord e a Sud dell'Equatore. Durante l'anno rispetto alla
posizione zenitale le condizioni si alternano. Il forte riscaldamento della zona
crea basse pressioni che attraggono dai Tropici correnti di aria che originano
gli alisei. Nelle zone sahariane invece durante la stagione invernale si ha la
formazione di zone di alta pressione che danno origine all'
harmattan.
Fenomeno analogo, anche se meno esteso, si verifica nell'
A. australe nel
periodo estivo. In estate invece nel Sahara le alte pressioni si spostano verso
Nord richiamando aria umida dalla Guinea. Si differenziano le zone
dell'
A. orientale che sono investite dai monsoni e quelle dell'
A.
mediterranea che presentano un clima fondamentalmente mediterraneo: vaste aree
anticicloniche in estate e basse pressioni in inverno. Per quanto riguarda le
temperature e le precipitazioni, nella zona dell'Equatore si hanno temperature
elevate, minime escursioni termiche tra una stagione e l'altra, nonché
piogge abbondanti per tutto l'anno. Le regioni situate ai due lati
dell'Equatore, a Nord e a Sud, presentano temperature elevate al pari di quelle
equatoriali, escursioni termiche stagionali più accentuate e piogge non
distribuite uniformemente nel corso dell'anno, ma con un'alternanza tra uno o
due periodi secchi e altrettanti periodi di piogge. Il clima desertico della
zona sud-occidentale e delle regioni sahariane presenta, quale caratteristica
principale, altissime temperature estive alle quali fanno riscontro escursioni
termiche particolarmente forti, sia tra giorno e notte, sia tra una stagione e
l'altra. Le piogge, che talvolta mancano completamente, sono di regola molto
scarse. Il clima mediterraneo delle regioni poste ai confini settentrionali e
meridionali dell'
A. porta a temperature estive non troppo elevate e
determina inverni miti e piovosi a Nord, asciutti a Sud dove le precipitazioni
si hanno invece nella stagione estiva. Le zone costiere sono inoltre interessate
dalle correnti marine fredde delle Canarie e da quella calda del Mozambico. Nel
Sahara si formano tre venti tipici del continente africano: il
ghibli
(scirocco, con raffiche violente che trasportano anche sabbia), il
khamsin (estivo, caldo e secco, che si dirige verso il deserto libico e
l'Egitto) e il già citato
harmattan (invernale, che si dirige
verso la Guinea). ║
Flora: la scarsa incidenza degli oceani sul
clima africano fa sì che il continente ben manifesti la suddivisione in
fasce degli ambienti bioclimatici. Ciò che regola le specie biologiche
è essenzialmente il regime delle piogge. In prossimità
dell'Equatore si ha la foresta equatoriale o pluviale che si estende nel bacino
del Congo e nella Guinea: si presenta degradata con erbe, palme ed è
soprattutto rigogliosa nelle zone del Camerun e del Congo. È suddivisa in
tre piani, sempreverde con liane ed epifite; numerose sono le specie di essenze
pregiate come il mogano, l'ebano, l'okuomé. Le mangrovie crescono
rigogliose presso le foci dei fiumi. Man mano che ci si allontana dall'Equatore
la foresta dirada e si conserva solo lungo il corso dei fiumi (foresta a
galleria). Si interpongono inoltre zone savaniche con radure basse e alcune
specie arboree. Via via le specie diminuiscono e la savana assume il suo aspetto
steppico con rade formazioni arboree, arbusti e radure erbose; vi domina il
baobab in grado di adattarsi ai lunghi periodi di siccità. Numerose sono
le acacie e le piante spinose con foglie coriacee adattatesi al clima secco.
Verso le zone a minore piovosità predominano le specie arbustive. Nelle
zone predesertiche le specie diventano nane e in zone erbose sopravvivono
cespugli di graminacee, come l'alfa, ed essenze, come lo sparto o l'artemisia.
Nel deserto la flora è condizionata dagli
huidan. Il deserto
separa infine la zona mediterranea, dove la vegetazione è di tipo
mediterraneo con foreste di querce, macchia (ginepro), boschi di pini e cedri.
La coltivazione di cotone, riso, frumento, caffè e tabacco, molto diffusa
in queste zone, viene anche praticata sugli altipiani delle regioni più
interne e più calde. ║
Fauna: le foreste tropicali ospitano
animali arboricoli o di piccole dimensioni, soprattutto scimmie, moltissime
specie di uccelli, di rettili e soprattutto di insetti, alcuni particolarmente
pericolosi come la mosca tsè-tsè. Nelle regioni con clima
temperato sono presenti quasi tutte le specie europee, oltre che iene,
sciacalli, coccodrilli, aironi e avvoltoi. Le steppe e le savane sono le aree
più ricche di grossi mammiferi, tra cui elefanti, giraffe, zebre,
antilopi, gazzelle, leoni e leopardi. Nelle regioni desertiche vivono cammelli e
dromedari, animali addomesticati dall'uomo per le loro notevoli capacità
di sopravvivenza nei climi più aridi e caldi.
• Urban. - I grandi agglomerati urbani non sono
molto numerosi poiché la maggior parte della popolazione vive in villaggi
più o meno sviluppati e isolati. Per quanto sia in decadenza, il
villaggio rimane infatti ancora una caratteristica geografica propria
dell'
A. La sua tipologia varia da regione a regione a seconda delle
diverse culture. Prevale il villaggio mobile che, ad eccezione dei nomadi del
Maghreb che usano una tenda quadrata, è costituito da tende dalla forma
emisferica. Tra i Bantu meridionali e tra alcuni popoli niloto-camiti è
diffuso il villaggio con al centro uno spazio per il ricovero del bestiame.
Simile a questo è anche il villaggio dei popoli delle savane. In tempi
recenti il colonialismo, lo sviluppo delle industrie e dei commerci ha portato
alla crescita di centri urbani di grandi dimensioni, gran parte dei quali
sorgono sulle coste. Città principali: Alessandria d'Egitto, Il Cairo,
Casablanca, Johannesburg, Tunisi, Algeri, Rabat, Dakar, Lagos, Porto Said, Suez,
Tripoli, Nairobi, Kinshasa, Brazzaville, Addis Abeba, Monrovia, Tananarive,
Mogadiscio, Città del Capo, Pretoria, Khartoum, Harare.
Cartina dell'Africa
Cartina delle zone climatiche dell'Africa
ECONOMIA
In generale l'economia dell'
A. presenta
caratteristiche di forte sottosviluppo, con una netta prevalenza delle
attività primarie e con una forte dipendenza dai Paesi industrializzati
per l'approvvigionamento di prodotti finiti. Fanno eccezione quasi
esclusivamente i Paesi mediterranei e il Sudafrica. Entrando nel dettaglio,
occorre innanzitutto distinguere tre zone principali nell'
A.: l'area
tropicale, le regioni mediterranee e quelle australi, le quali si differenziano
tra loro per la diversità delle fonti economiche e per il grado di
sfruttamento delle stesse, senz'altro maggiore nelle ultime due. ║
Agricoltura: praticata nelle regioni mediterranee, dà cereali
(frumento, orzo), olive, frutta e ortaggi. I prodotti spontanei delle foreste
tropicali ed equatoriali (legni pregiati, gomma, resine, ecc.) vengono
largamente sfruttati; tuttavia nel retroterra della costa atlantica
sud-occidentale e lungo la Valle del Nilo sono in continuo progresso le
piantagioni di caffè, cacao e canna da zucchero. Oltre all'agricoltura di
sussistenza, spesso comunque insufficiente, si va via via sviluppando quella
destinata all'esportazione, anche se la produttività è bassissima
per via dei mezzi agricoli ancora fortemente insufficienti e inadeguati. Si
può dire che il momento di sviluppo della economia africana si sia avuto
a partire dal momento in cui i Paesi europei si sono interessati al territorio
africano per sfruttarne le risorse minerarie e per organizzarvi delle grandi
piantagioni coloniali. Le monocolture hanno però col tempo impoverito i
terreni. ║
Allevamento: le regioni australi, poco sfruttate
dall'agricoltura, sono invece maggiormente adatte all'allevamento caprino e
ovino, ampiamente praticato con conseguente produzione di lana e pelli. Anche
nelle altre regioni è diffuso l'allevamento sia a carattere transumante
sia stabile. La pesca è praticata anche nei fiumi e nei laghi, che sono
abbastanza pescosi. ║
Industrie: sono di recente introduzione e si
sono affermate soprattutto nelle regioni settentrionali e australi; interessano
principalmente i settori tessile, alimentare, chimico, meccanico, molitorio.
║
Risorse minerarie: il quadro dell'economia africana è
caratterizzato dall'ingente ricchezza che offre il sottosuolo. Sono infatti
presenti giacimenti di quasi tutti i minerali. L'oro si trova in grandi
quantità nell'
A. subequatoriale, dove sono anche giacimenti
d'argento, di antracite, di ferro, di cromo, di tungsteno, di rame e di amianto.
Inoltre è importante la presenza di uranio nel Sudafrica e nel Gabon. I
giacimenti petroliferi sono particolarmente ricchi in Algeria, Egitto, Libia e
Nigeria; in questi e negli altri Stati dell'
A. centrale e settentrionale
sono abbondanti, inoltre, il ferro, l'antimonio, lo zinco. ║
Vie di
comunicazione: nonostante siano stati dedicati a questo settore ingenti
investimenti, la situazione generale dei trasporti risulta ancora molto carente.
La rete stradale è insufficiente e spesso alcune arterie sono
impraticabili in determinate stagioni. Molte strade sono ancora soltanto delle
piste. Le linee ferroviarie sono presenti per la maggior parte a Nord e a Sud,
mentre la parte centrale del continente ne è quasi priva. Mancano inoltre
collegamenti efficienti tra le diverse linee ferroviarie, che si differenziano
tra loro anche nello scartamento. Le vie d'acqua interne sono ancora poco
sfruttate, così come spesso i porti marittimi sono ancora insufficienti e
disorganizzati rispetto alle reali esigenze. Il progresso più
apprezzabile è dato dalle comunicazioni aeree, che hanno spesso
consentito di superare ostacoli dovuti alle distanze, oltre che alle
caratteristiche ambientali.
PREISTORIA
Il continente africano ha offerto un gran numero
di resti preistorici, preziosi per lo studio delle origini dell'umanità.
Fu in
A. che avvenne la separazione tra i cercopitecoidi e le scimmie
antropomorfe e la differenziazione successiva in ominidi e pongidi. Nacquero qui
i primi ominidi capaci di lavorare le pietre, come testimoniano i fossili
risalenti al Miocene e al Pleistocene (altopiano etiopico, grandi laghi,
A. meridionale). Importante è soprattutto il giacimento di Olduvai
in Tanzania che documenta l'evolversi degli ominidi a partire da due milioni di
anni fa (si è rinvenuto uno strato con uno spessore di cento metri). Nel
periodo del Paleolitico la cultura si presentava omogenea, mentre si
differenziò nel periodo del Paleolitico medio, durante il quale si
distingue tra una regione, quella dell'
A. settentrionale, abitata da
uomini di Neanderthal, così come in Europa, e una zona, quella
dell'
A. subsahariana, caratterizzata dalla permanenza della cultura del
bifacciale. Intorno a 40.000 e 10.000 anni fa si formarono le razze attuali del
gruppo afro-mediterraneo e del gruppo khoisan (Boscimani e Ottentotti) diffusi
nell'
A. orientale e meridionale. Sconosciuta è invece l'origine
della razza negroide.
STORIA
Le vicende storiche e culturali non si
svilupparono unitariamente in tutto il continente, in quanto la fascia desertica
sahariana determinò di fatto l'esistenza di due zone, comunemente
chiamate
A. bianca e
A. nera, la prima a Nord, la seconda a Sud
del deserto. La prima grande civiltà fiorita nel settentrione del
continente fu quella egizia (fine del IV millennio a.C). Gli Egiziani, di stirpe
camitica, si organizzarono inizialmente in due Regni, successivamente fusi in
un'unica entità su cui regnarono attraverso i secoli ben 26 dinastie di
sovrani. Dal primo millennio a.C. la civiltà egizia subì
l'influenza di diversi popoli esterni: dei Greci, degli Assiri (VII sec. a.C.),
dei Persiani (VI sec. a.C.), dei Macedoni (IV sec. a.C.). L'avvento in
A.
dei Romani, che stabilirono nuove colonie e assoggettarono le popolazioni della
Mauritania e della Numidia, determinò la decadenza dell'Egitto e la
costituzione dell'
A. proconsolare. Nel 429 i Vandali di Genserico
occuparono le province romane dell'
A., costituendo un Regno che
durò per oltre un secolo. In seguito, nel 534, i Bizantini condotti da
Belisario cacciarono i Vandali e instaurarono il loro dominio su quelle terre.
Nel VII sec. l'
A. fu invasa dagli Arabi; il dominio arabo portò
con sé la diffusione dell'Islam nell'
A. settentrionale. Dopo una
iniziale resistenza anche i Berberi si convertirono all'Islam e ne diffusero la
dottrina nel Sudan e nell'
A. occidentale. Nei secc. X-XVI si
determinò l'ascesa politico-economica di Paesi come il Ghana, principale
fornitore di oro ai Paesi mediterranei fino alla scoperta dell'America, e il
Mali. Lungo il corso del Niger si affermò il Regno del Songhai, che dopo
un periodo di grande prosperità venne conquistato dai Marocchini nel
1590. L'Islam si diffuse progressivamente anche nelle regioni litoranee del Mar
Rosso e dell'Oceano Indiano, fino al Madagascar. Gli unici baluardi contro
l'Islamismo rimasero alcuni Stati cristiani dell'alto Nilo come la Nubia e
l'Abissinia. Nel 1517 i Turchi, sotto la guida del sultano ottomano Selim,
giunsero vincitori a Il Cairo e successivamente conquistarono altre zone
dell'
A. (le aree litoranee dal Mar Rosso all'Algeria), che divennero
province dell'Impero ottomano. Tunisi e Algeri riuscirono tra il 1659 e il 1753
a ottenere l'indipendenza dalla Turchia e a costituirsi in Stati. Per quanto
riguarda l'
A. subsahariana o australe, nel primo millennio a.C. i Bantu,
popolazioni negre provenienti dal Nord, diedero vita al Regno del Congo e al
Regno del Monomopotapa. I Regni formatisi in questa zona dell'
A. ebbero
una pacifica evoluzione fino all'arrivo degli Europei. Con lo sbarco dei
Portoghesi a Capo Verde nel 1456 e il viaggio di circumnavigazione di Vasco de
Gama, gli Europei cominciarono a conquistare i territori africani, spostandosi
dalle coste verso l'interno. Nel XVI sec. ebbe inizio e si intensificò
velocemente il fenomeno della tratta degli schiavi, soprattutto in direzione
delle Americhe, che comportò un progressivo spopolamento dell'
A.
Causò inoltre diversi conflitti di natura economica: per esempio quello
fra Portoghesi e Olandesi nel XVII sec., in seguito al quale fu fondata la
Compagnia olandese delle Indie occidentali, particolarmente attiva nel Senegal e
competitiva nella tratta degli schiavi. Gli Inglesi occuparono il Gambia (1618),
penetrarono nella Sierra Leone, nelle isole Seicelle e a Tangeri (1662). I
Francesi si insediarono nel Madagascar (1643-72), a Réunion (1654), nel
Senegal (1659). Gli Svedesi fondarono Cape Coast in Ghana, ma vennero in seguito
sostituiti dai Danesi, mentre la Prussia creò un certo numero di
insediamenti in Costa d'Oro (1677). La penetrazione nei territori africani e
l'occupazione di questi da parte dei Paesi europei continuò nel corso di
tutto il XVIII sec. La Prussia cedette all'Olanda i suoi possedimenti (1720), le
basi francesi del Senegal entrarono per una ventina d'anni nella sfera di
influenza dell'Inghilterra, mentre all'estremo Sud del continente si
sviluppò la colonizzazione boera. Nel XIX sec., dopo il passaggio della
colonia del Capo sotto la sovranità britannica (1806), i Boeri migrarono
a Est verso il Natal e crearono due Repubbliche indipendenti, la Repubblica
Sudafricana del Transvaal e lo Stato libero di Orancìge. L'Inghilterra
incrementò notevolmente i suoi domini; notevoli furono anche le conquiste
dei Francesi, che si stabilirono in Tunisia nel 1881 e poi, tra il 1906 e il
1912, in Marocco. Negli ultimi decenni del XIX sec. e negli anni precedenti la
prima guerra mondiale, gli Stati colonialisti europei portarono a termine
l'occupazione dell'intera
A., fatta eccezione per l'Etiopia e la Liberia.
Anche l'Italia partecipò alla colonizzazione dell'
A. con
l'occupazione di Assab, sul Mar Rosso, a cui seguirono un fallito protettorato
sull'Abissinia (1889), terminato con il disastro di Adua (1896), e la fondazione
della colonia di Eritrea (1890); nel 1911 occupò la Libia. La Germania si
impadronì dell'
A. di Sud-Ovest (1884), del Tanganica o
A.
orientale tedesca (1885), del Togo e del Camerun (1885-88); la Francia
occupò in modo pressoché uniforme l'
A. occidentale ed
equatoriale, oltre all'isola del Madagascar, mentre i possedimenti britannici
vennero per brevità definiti "Cairo-Capo". Essi comprendevano: Gambia,
Sierra Leone, Costa d'Oro, Nigeria (in
A. occidentale); un vasto gruppo
di territori dell'
A. orientale dall'Egitto all'
A. del Sud,
passando per il Sudan Anglo-Egiziano, il Somaliland, l'Uganda, il Kenya, il
Nyasaland, la Rhodesia, i protettorati del Beciuanaland, Basutoland e Swaziland.
Il Portogallo conservò la Guinea Cabinda, le isole del Golfo di Guinea,
le Isole del Capo Verde, oltre ad Angola e Mozambico. Il Belgio ereditò
da re Leopoldo il Congo (1908), che il sovrano aveva ottenuto come possesso
privato nel 1885. La penetrazione europea in
A. si svolse in un primo
momento senza grandi urti tra le Nazioni, ma in seguito nacquero rivalità
e scontri che vennero in parte appianati attraverso una serie di conferenze e di
trattati internazionali: le Conferenze di Berlino (1884-85) e di Bruxelles
(1889-90), gli accordi seguiti allo scontro di Fascioda del 1898, l'accordo
franco-italiano e quello franco-britannico del 1902 e del 1904, la Conferenza di
Algeciras del 1906, l'accordo franco-tedesco del 1911. All'inizio del XX sec. la
situazione era dunque relativamente stabilizzata. Dopo la prima guerra mondiale
gli Stati vincitori si spartirono le colonie tedesche: alla Gran Bretagna fu
assegnato il Tanganica, parte del Camerun e il Togo occidentale; alla Francia
parte del Camerun e il Togo orientale; il Belgio ottenne il Ruanda e il Burundi;
al Sudafrica fu unita l'
A. del Sud-Ovest. L'Italia nel 1936 si
annetté l'Etiopia. I primi fatti ascrivibili a quello che sarà il
processo di indipendenza dei Paesi africani si verificarono a ridosso della
prima guerra mondiale; l'Egitto infatti fu proclamato Regno indipendente nel
1922. Già durante la seconda guerra mondiale l'Italia perse tutti i suoi
domini coloniali (l'Etiopia passò a Protettorato britannico nel 1941 e
poi a Stato indipendente, e la Libia fu occupata dagli Inglesi e si
proclamò indipendente nel 1951). Nel periodo compreso tra il 1955 e il
1964 fiorirono ovunque movimenti per l'indipendenza che resero impraticabile
ogni tipo di espediente per mantenere, da parte degli Stati europei, il
controllo sui territori africani: fu proprio in questi anni che gran parte delle
ex colonie britanniche, francesi e belghe si costituirono in Stati autonomi,
molto spesso creando crisi di portata internazionale. A partire dalla rivolta
dei Mau Mau (1952-56) e dalla guerra di Algeria (1954-62) il movimento di
indipendenza si diffuse in tutto il continente: ottennero così
l'indipendenza la Tunisia, il Marocco, il Sudan e la Libia tra il 1952 e il
1956; tra il 1957 e il 1958 il Ghana e la Guinea. La Francia, che aveva tentato
di unire a sé le proprie colonie prima nel 1946 con i patti dell'Unione e
successivamente nel 1956 con quelli dell'Unione Centrafricana, si vide costretta
nel 1960 a concedere l'indipendenza alle sue colonie dell'Ubangiu Sari, del
Ciad, del Medio Congo, del Senegal, della Costa d'Avorio, del Sudan (Mali), del
Dahomey, del Niger, del Gabon, del Madagascar, del Camerun e del Togo. Nello
stesso anno ottennero l'indipendenza il Congo Belga (attuale Repubblica
democratica del Congo), la Somalia Italiana e quella Britannica e la Nigeria.
Nei cinque anni successivi raggiunsero l'indipendenza le restanti colonie belghe
e inglesi; nel 1961 Sierra Leone, Tanganica e Repubblica Sudafricana; nel 1962
Uganda e Ruanda Urundi (scisso in Ruanda e Burundi); nel 1963 Kenya e Zanzibar,
poi federatosi con il Tanganica nella Repubblica di Tanzania; nel 1964 Rhodesia
del Nord (Zambia) e Nyasaland (Malawi); nel 1965-66 Lesotho, Gambia e Botswana.
La caduta del Fascismo in Portogallo (1974) accelerò il processo di
indipendenza per Guinea-Bissau, Angola, Capo Verde, Mozambico, e per le isole di
Sao Tome e Principe. L'indipendenza fu anche raggiunta nelle isole Comore
(1975), nelle isole Seicelle (1976) e nella Costa dei Somali, ribattezzata
Gibuti (1977). Per quanto riguarda il Sahara spagnolo, fu inizialmente spartito
tra Marocco e Mauritania nel 1975, ma fu occupato interamente dal Marocco nel
1978. Gli ultimi Stati africani a raggiungere l'indipendenza furono la Namibia,
staccatasi nel 1990 dal Sudafrica, e l'Eritrea, che conseguì l'autonomia
dall'Etiopia nel 1993, dopo una guerra civile durata vent'anni. Per la storia
dagli anni Ottanta: V. I SINGOLI STATI.
L'espansione dell'Impero Romano nel Nord Africa
ESPLORAZIONI
Le spedizioni alla scoperta dell'intero profilo
costiero del continente cominciarono nel Medioevo ad opera delle varie potenze
europee. Anticamente la conoscenza dell'
A. fu limitata alle zone costiere
mediterranee (Egizi, Greci e Romani). Gli Arabi, grazie alla loro abitudine agli
spostamenti anche in luoghi aridi, penetrarono nel continente dal VII sec. in
poi, raggiungendo il Niger e il lago Ciad. Essi, inoltre, iniziarono a
intrattenere attività commerciali con i più importanti centri che
si affacciavano sull'Oceano Indiano (Zanzibar, Mombasa e Mogadiscio). Nei secc.
XII-XIV si ebbero varie spedizioni genovesi (Canarie, Madera, Azzorre). Nel 1291
finì tragicamente la spedizione dei fratelli Ugolino e Guido Vivaldi,
scomparsi con la loro nave mentre circumnavigavano l'
A. I Portoghesi
ebbero un ruolo da protagonisti. Nel 1460 Antoniotto Usodimare scoprì le
Isole del Capo Verde. Nel 1483 il portoghese Diego Cao scoprì la foce
del Congo; contemporaneamente veniva doppiato il Capo delle Tempeste (poi Capo
di Buona Speranza) da Bartolomeo Diaz; cinque anni più tardi Vasco de
Gama giunse a Melinda, costeggiando l'
A. orientale. I Portoghesi
compirono inoltre varie spedizioni nell'interno dell'Etiopia dove dal XV sec.
avevano possedimenti. Il Congo e l'Angola vennero conosciuti attraverso i
missionari italiani che vi giunsero nel corso del XVII sec. Di grande valore
scientifico furono le spedizioni dello scozzese Bruce, che visitò le
sorgenti del Nilo azzurro tra il 1770 e il 1774; quelle dello scozzese Mungo
Park, lungo il Niger, e quelle dell'inglese J. Speke, lo scopritore dei laghi
Tanganica e Vittoria (il primo fu scoperto insieme con R. Burton), nel 1857-58.
Il tedesco E. Barth esplorò il Ciad e il Bornu, oltre alle regioni
vicine, tra il 1850 e il 1855. Sempre nella seconda metà del XIX sec. O.
Antinori esplorò vaste regioni dell'
A. orientale. V. Bottego
risalì l'Omo ed esplorò il Giuba. L'inglese D. Livingstone
esplorò la Beciuania, il Kalahari, scoprì le cascate Vittoria
(Zambesi), il Lago Niassa e giunse nel Tanganica; il suo connazionale H.M.
Stanley dal 1871 al 1889 compì tre spedizioni, giungendo ai laghi
Vittoria, Alberto e Tanganica, e risalì completamente il fiume Congo. A
questi due esploratori si devono anche numerose altre notizie sull'
A.
equatoriale e australe. Tra gli esploratori italiani che contribuirono alla
conoscenza dell'
A. spiccano: R. Gessi, G. Casati, G. Chiarini, A. Cecchi,
G. Bianchi e il Duca degli Abruzzi, impegnati soprattutto nella esplorazione
dell'Etiopia. Nel XX sec. molti Stati di tutto il mondo hanno finanziato o
comunque favorito le spedizioni di scienziati e ricercatori.
ANTROPOLOGIA
L'
A. risulta abitata in modo non uniforme:
le zone più densamente popolate sono la valle del Nilo, le regioni che si
affacciano sul Golfo di Guinea, parte di quelle prospicienti il Mediterraneo,
nonché la sezione orientale della Regione del Capo. Le caratteristiche
fisiche del continente africano fanno sì che solo la metà circa
della sua superficie sia abitabile e che, addirittura, l'80% della popolazione
viva addensata in circa 1/4 della superficie totale. La densità media si
aggira intorno ai 15 ab./kmq. L'incremento demografico è intorno al 2,5%
annuo, valore che tiene conto da un lato degli elevati tassi di natalità
(sono praticamente ignorati i sistemi contraccettivi) e dall'altro degli
altrettanto elevati tassi di mortalità, dovuti alle pessime condizioni
igienico-sanitarie ed economiche. Inoltre, va osservato che le popolazioni
africane, a differenza per esempio di quelle europee, sono popolazioni giovani
(la metà della popolazione non supera i 20 anni). Per quanto riguarda i
tipi umani, si suole suddividere le popolazioni nei due gruppi dell'
A.
bianca e dell'
A. nera, divisione giustificata dall'idea che a lungo
il Sahara abbia costituito una barriera tale da rendere ardue le comunicazioni
tra le due popolazioni del Nord e del Sud. Le popolazioni dell'
A. bianca
presentano caratteri europeidi e sono solitamente suddivise in tre tipi:
mediterraneo,
arabo e
berbero. Oggi tuttavia la
suddivisione è in parte abbandonata, in quanto le migrazioni hanno
portato a un unico tipo definito
arabo berbero. Attualmente le forme
più pure si trovano nelle regioni montuose. L'ipotesi è che tali
popolazioni si fossero rifugiate sui monti per difendersi dalle invasioni arabe.
Molte loro tradizioni si sono conservate, ad esempio la suddivisione in
tribù, ma l'invasione araba ha portato fra l'altro all'abbandono della
lingua originaria, parlata solo nelle valli più isolate. Le popolazioni
dell'
A. nera comprendono: quelle che abitano la zona orientale, che sono
dette metamorfe perché hanno caratteristiche fisiche sia negroidi che
europeidi (etiopide, sahariano, nilotide); quelle negroidi con i tipi sudanese,
cafro, silvestre; quelle capidi, con i tipi boscimane e ottentotto. Un caso a
sé costituisce il tipo malgascio, che corrisponde agli attuali abitanti
del Madagascar, e il tipo pigmeo che rappresenta forse la popolazione più
antica dell'
A. abitante le foreste equatoriali. Ormai ridotti a poco
più di 200.000 individui, i Pigmei sono riuniti in diversi gruppi
variamente dislocati e hanno condizioni di vita precarie. I Boscimani vivono
nelle regioni settentrionali del Kalahari oltre che in piccole aree nel
Sud-Ovest del continente. Questi, come gli Ottentotti della Namibia, hanno pelle
piuttosto chiara. Gli Ottentotti vivono come pastori seminomadi, organizzati in
clan patrilineari, a differenza dei Pigmei e dei Boscimani che sono organizzati
secondo una struttura sociale matrilineare. I Negri africani, molto eterogenei
dal punto di vista etnico, abitano un'area molto estesa, dall'alto Nilo al
Natal. Nelle isole di Capo Verde, Mascarene e Seicelle, la popolazione risulta
costituita da mulatti, derivati dagli stanziamenti portoghesi. I Malgasci
presentano tratti somatici di provenienza sicuramente malese. Gli Europei sono
abbastanza numerosi nel Sudafrica, nelle regioni mediterranee, nell'isola di
Madera e nelle Canarie.
LINGUA
Sono molte le lingue parlate nel continente
africano, ma è possibile distinguere due gruppi principali:
camito-semitico e bantu-sudanese. Da questa suddivisione restano comunque
escluse le lingue swahili e malgasce, di origine malese-polinesiana, oltre ad
alcune lingue antichissime usate dai Pigmei, dai Boscimani e dagli Ottentotti.
Gli abitanti della zona settentrionale dell'
A. (Berberi, Copti, Somali e
Galla) parlano lingue camitiche, che solo in epoche relativamente recenti si
sono fuse con quelle semitiche, soprattutto in seguito agli stanziamenti di
Arabi nella regione. L'
A. centrale e quella meridionale costituiscono
l'immensa area di distribuzione delle lingue bantu (più di 200 e
distinguibili in un gruppo orientale, uno occidentale e un gruppo meridionale,
simili tra loro) e di quelle sudanesi (più di 500, che presentano una
grande varietà di idiomi con discendenza spesso molto diversa,
attualmente distinti in 16 gruppi).
RELIGIONE
Tra le popolazioni negre è ancor oggi
molto diffuso l'animismo, che assume forme diverse presso i vari gruppi etnici
ma rimane sostanzialmente un culto idolatra delle forze naturali. Con
altrettanta varietà sono molto comuni inoltre il feticismo e il
totemismo. L'Islamismo, introdotto dagli Arabi (VII-IX sec.), ha trovato
numerosissimi seguaci tra le popolazioni dell'
A. occidentale e
settentrionale (Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Mauritania, Mali,
Niger, Ciad, Sudan, Somalia, Senegal, Gambia, Guinea, Costa d'Avorio, Etiopia,
Mozambico). Con l'attività svolta dai missionari europei a partire
soprattutto dal XIX sec., si sono formati vari nuclei cristiani. Nel Novecento
si è svolta una grande attività missionaria che si è valsa
anche dell'impegno di opere assistenziali e di scuole. L'attenzione dei
pontefici per la evangelizzazione è stata ribadita con alcune encicliche.
Nel 1960 è stato creato il primo cardinale di colore, Laurian Rugambwa.
Particolarmente solleciti sono stati gli ultimi papi, Giovanni XXIII, Paolo VI,
Giovanni Paolo II. Il Cristianesimo si è diffuso nella parte
centro-meridionale del continente, in particolare nel Mozambico, nella
Repubblica democratica del Congo, nello Zambia e nella Repubblica Sudafricana.
Nel continente sono rappresentate quasi tutte le confessioni, dal Cattolicesimo
all'Anglicanesimo, dal Protestantesimo al Cristianesimo di rito copto praticato
in Abissinia.
LETTERATURA
Prima del XIX sec. e soprattutto prima della fine
della seconda guerra mondiale non esisteva una vera e propria letteratura
africana se non in forma orale. Essa scaturiva da una concezione particolare
della parola, del
Verbum, inteso come mezzo per mettere in comunione la
natura e l'uomo, lo spirito e il corpo, come mezzo di espressione dell'animo,
considerato canto di preghiera o di lavoro. La parola veniva così
articolata in una serie di schemi e di generi prefissati, legata spesso al
canto, ai gesti e alle danze e sovente caricata di valori simbolici. La
letteratura, sempre collettiva, doveva servire come mezzo per trasmettere la
tradizione; mai fine a se stessa, mai divertimento ma sempre educazione morale,
religiosa, politica. I generi adottati erano la poesia religiosa, quella
profana, le genealogie, i racconti, le favole spesso riunite a creare dei cicli
variabili da regione a regione. L'opera letteraria era anonima e trasmessa da
cantautori o da capi tribù o da professionisti come i
griots. La
letteratura scritta si differenzia in una letteratura afro-arabica, sviluppatasi
in Sudan e a sua volta suddivisa in letteratura haussa (caratterizzata da versi
arabi con un accompagnamento musicale) e in poesia profana orale; e in una
letteratura swhili dell'
A. orientale, che costituisce una commistione di
elementi arabi e africani. Principale rappresentante è il poeta R.
Shaaban (1909-1962). Abbiamo inoltre una letteratura negro-africana sviluppatasi
a partire dall'Ottocento sulla base dell'insegnamento delle scuole missionarie
poi soppresse nel 1955. Si trattava di forme letterarie in lingua locale prima
sorte nell'
A. del Sud e in seguito diffusesi anche in Nigeria, Ghana,
Uganda, Malawi, Zambia, Zimbabwe. Nel Novecento, accanto a queste forme, sono
sorti numerosi esempi di letteratura scritta, caratterizzati dall'impiego sia
delle lingue locali e dell'arabo, sia dell'inglese, del francese e del
portoghese: essi manifestavano le reazioni degli Africani assimilati, da un lato
ammiratori della cultura europea dall'altro negatori dei propri valori. In
seguito all'azione di studenti africani, formatisi nelle università
straniere e portatori degli ideali di libertà e di indipendenza
dell'
A. professati da esponenti della letteratura negro americana,
sorsero alcune riviste che fecero propria l'idea di una letteratura in lingua
africana ("Légitime défens" nel 1931, e nel 1934 l'"Etudiant
noir"). Da queste esperienze si originò il movimento della
Négritude (1936), che tentava un recupero delle origini e delle
tradizioni africane. Iniziata in lingua francese ma poi diffusa in inglese e in
altre lingue, la Négritude divenne ben presto un punto di riferimento per
molti scrittori africani, anche se fu oggetto di interpretazioni differenti. Tra
molteplicità di popoli, lingue e tradizioni. La maggiore fioritura
artistica si produsse nelle civiltà mediterranee; questa vasta e
notevolissima produzione non è però considerata prettamente
africana, sia perché ebbe uno sviluppo indipendente da quella delle altre
civiltà del continente, sia perché più vicina nelle sue
forme a quelle greche, fenicie, romane o arabe. Tipiche dell'
A. sono
invece la pittura dei Boscimani e la scultura dei Negri: la prima presenta una
grande area di diffusione (
A. sud-occidentale, Tanganica, Mozambico e
regioni dell'Atlante) e raffigura prevalentemente uomini e animali sovente in
scene di danza rituale. Come la pittura, anche la scultura ha origini antiche,
come dimostrano le terrecotte (piccole teste) ritrovate in Nigeria, a Ife, e
risalenti al primo millennio a.C. La massima fioritura dell'arte plastica si
produsse tra i Mende, i Bobo, i Baulè, gli Ibibo e gli Edo, stanziati
prevalentemente lungo il corso del Niger e nella parte settentrionale della
Guinea. Anche nell'
A. centrale, presso i Baluba, i Bakongo, i Bushongo,
ecc. vennero prodotte pregevoli opere. In tutte le sue manifestazioni l'arte
africana è caratterizzata dal prevalere della raffigurazione di uomini e
animali in forme stilizzate. Prodotti caratteristici sono le maschere, le
statuette degli antenati e i feticci. Dopo il XIX sec., elementi dell'arte
africana entrarono in quella europea, e tale processo di scambio reciproco
continua ancora oggi. Nell'arte contemporanea possiamo distinguere tre aree
stilistiche: nella regione del Mali e dei Paesi che si affacciano nella parte
settentrionale del Golfo di Guinea, predomina uno stile astratto e simbolico;
nella zona degli altri Paesi del Golfo di Guinea domina una produzione
caratterizzata dalla ricerca realistica, con una particolare attenzione alla
natura; dal Gabon all'Angola si trova una produzione incentrata su una sorta di
tendenza all'idealizzazione del dato reale.
MUSICA
La vastità del continente, le differenti
condizioni climatiche esercitano un'influenza anche sulla produzione musicale.
Si possono distinguere due zone: una che si estende lungo l'
A.
settentrionale e orientale che ha subito maggiormente l'influsso arabico;
l'altra che ha invece meglio conservato i caratteri originari della musica
africana. Le caratteristiche di quest'ultima sono la presenza di canti corali,
di cori misti, l'adozione di scale pentatoniche. Affatto primitiva, la musica
africana si fonda su uno sviluppo del contrappunto e su tecniche polifoniche
complesse. Rilevante è la quantità degli strumenti musicali.
Numerose sono le varietà di flauti, diritti e traversi; di trombe di
vario materiale, legno, metallo, avorio. Altrettanto vari sono gli strumenti a
percussione: xilofono, tamburo, mentre tra gli strumenti a corde si distinguono
quelli a pizzico: liuto, lira. Alla musica africana si deve inoltre lo sviluppo
del jazz, che ne riflette alcuni aspetti, subendo l'influsso dei
negro
spirituals e dei
plantation songs.
AFRICA INDIPENDENTE
|
Stati
|
Superficie (kmq)*
|
Popolazione
|
Dens.
|
Capitale
|
Abitanti
|
Algeria Angola
Benin
Botswana
Burkina
Burundi
Camerun
Capo Verde
Centrafricana,
Rep. Ciad
Comore
Congo, Rep.
Congo, Rep.
Democ. Costa d'Avorio
Egitto parte
africana Eritrea
Etiopia
Gabon
Gambia
Ghana
Gibuti
Guinea
Guinea-Bissau
Guinea Equatoriale
Kenya
Lesotho
Liberia
Libia
Madagascar
Malawi
Mali
Marocco
Mauritania
Maurizio
Mozambico
Namibia
Niger
Nigeria
Ruanda São
Tomé e Príncipe Seicelle
Senegal
Sierra Leone
Somalia
Sudafricana, Rep.
Sudan
Swaziland
Tanzania
Togo
Tunisia
Uganda
Zambia
Zimbabwe
|
2.381.741 1.246.700 112.622 581.730 274.400 27.834 475.442 4.033 622.436 1.284.000 1.862 342.000 2.344.858 320.763 942.247 121.143 1.133.882 267.667 10.689 238.533 23.200 245.857 36.125 28.051 582.646 30.355 111.369 1.757.000 587.041 118.484 1.248.574 458.730 1.030.700 1.865 799.379 825.118 1.186.408 923.768 26.338 1.001 455 196.712 71.740 637.657 1.219.090
2.503.890 17.364 945.090 56.785 164.150 241.038 752.614 390.757
|
29.277.000 12.092.000 5.781.000 1.570.000 11.305.000 6.457.000 14.305.000 408.000 3.485.000 7.270.000 658.000 2.785.000 49.139.000 14.292.000 65.978.000 3.577.000 59.649.000 1.167.000 1.229.000 19.162.000 623.000 7.337.000 1.161.000 431.000 29.008.000 2.062.000 2.666.000 5.339.000 15.057.000 10.346.000 10.694.000 27.377.000 2.529.000 1.141.000 18.880.000 1.660.000 10.078.000 106.409.000 6.604.000 141.000 76.000 9.003.000 4.568.000 9.237.000 39.357.000
28.292.000 952.000 32.102.000 4.397.000 9.335.000 20.554.000 8.781.000 11.377.000
|
12 10 51 3 41 232 30 101 6 6 353 8 21 45 66 30 66 4 115 80 27 30 32 15 50 68 24 3 26 87 9 60 2 612 24 2 8 115 251 141 167 46 64 14 32
11 55 34 77 57 85 12 29
|
Algeri Luanda Porto-Novo Gaborone Ouagadougou Bujumbura Yaound‚ Praia Bangui N'djamena Moroni Brazzaville Kinshasa Yamoussoukro Il
Cairo Asmara Addis
Abeba Libreville Banjul Accra Gibuti Conakry Bissau Malabo Nairobi Maseru Monrovia Tripoli Antananarivo Lilongwe Bamako Rabat Nouakchott Port
Louis Maputo Windhoek Niamey Abuja Kigali Saõ
Tomé Victoria Dakar Freetown Mogadiscio Città
del
Capo Pretoria
Khartoum Mbabane Dodoma Lomé Tunisi Kampala Lusaka Harare
|
2.561.992 2.081.000 177.660 183.487 690.000 300.000 1.000.000 68.000 553.000 530.965 30.000 937.579 4.655.313 110.000 6.789.479 400.000 2.112.737 362.386 42.326 949.100 220.000 1.090.610 223.000 58.040 1.504.900 297.000 962.000 1.682.000 1.052.835 395.500 809.552 623.457 735.000 146.322 931.591 147.056 398.265 423.391 237.782 43.420 25.000 1.869.000 469.776 900.000 854.616 525.583
924.505 38.290 203.833 450.000 674.142 954.000 982.362 1.189.103
|
AFRICA BRITANNICA
|
Sant'Elena
Dipendenze di
Sant'Elena
|
122
297
|
6.000
1.000
|
49
3
|
Jamestown
|
1.413
|
AFRICA FRANCESE
|
Mayotte
Riunione
|
374 2.510
|
100.000 630.000
|
267 251
|
Dzaoudzia Saint-Denis
|
5.865 121.999
|
AFRICA SPAGNOLA
|
Ceuta Melilla
e dip. minori
|
32
|
125.000
|
|
|
|
*stime 1998
|
Ponte in legno sul rio Pùngoè nel distretto di Sofala, in Mozambico
Una delle vie principali di Maputo, in Mozambico
Villaggio hausa nel Sahel nigerino
Miniera d'uranio a cielo aperto nei pressi di Rossing, in Namibia
Il vecchio quartiere di Mogadiscio
L'isola di Gorée, in Senegal
Veduta della città di Dakar, Senegal
Sudan: il fiune Nilo alla terza cataratta
Il lungomare di Tripoli.