Stats Tweet

Àfrica.

Continente (30.209.389 kmq; 851.547.135 ab.) i cui punti estremi sono costituiti dal Capo Bianco a Nord (latitudine 37°21' Nord), dal Capo Hafun a Est (longitudine 51°28' Est), dal Capo Agulhas a Sud (latitudine 34°51' Sud), dal Capo Verde a Ovest (longitudine 17°32' Ovest). Delimitata dal Mare Mediterraneo a Nord, dall'Oceano Indiano e dal Mar Rosso a Est, dall'Oceano Atlantico a Ovest, è unita all'Asia dall'istmo di Suez. Fanno parte del suo territorio l'isola di Madera, le Canarie le isole del Capo Verde, le isole del Golfo di Guinea, Ascensione, Sant'Elena e Tristan da Cunha nell'Atlantico; l'isola del Madagascar, le Mascarene, le Comore, le Seicelle e Socotra nell'Oceano Indiano; l'arcipelago delle Dahlak nel Mar Rosso. Suddivisione politica: l'A. comprende 53 Stati indipendenti e alcune colonie. L'A. britannica (419 kmq) comprende Sant'Elena e le dipendenze di Sant'Elena; l'A. francese (2.885 kmq) comprende Mayotte e Riunione; l'A. spagnola (32 kmq) comprende Ceuta, Melilla e dipendenze minori.

GEOGRAFIA

L'A. si presenta come un'enorme massa di terre che hanno una loro struttura omogenea e originaria. Il continente non ha subito grandi movimenti tettonici e le uniche aree con dei corrugamenti sono a Nord il massiccio dell'Atlante e a Sud la più bassa catena del Capo. La caratteristica dell'A. è quella di grandi altipiani e bacini che formano cascate a ogni dislivello. La particolare struttura è dovuta al fatto che in A. alla fine dell'era archeozoica si concluse la vicenda geologica. Nell'era paleozoica l'A., il Sud-America, l'Australia e l'Antartide costituivano la Terra di Gondwana, frammentatasi all'inizio del Mesozoico. In quell'epoca, inoltre, il Madagascar era ancora unito all'India. L'intero continente africano si può considerare come un grande altopiano sollevatosi e stabilizzatosi a partire dal Precambriano. Il sostrato su cui poggia l'A. è formato da un basamento di rocce archeane metamorfosate e intruse da graniti risalenti a varie età. Le montagne dell'Atlante si sono sollevate nel periodo terziario, mentre i monti della regione del Capo si sono sollevati nel Triassico. Le successive formazioni del Karru (Sudafrica) si costituirono con materiali provenienti da una regione prossima al mare. Quest'ultimo non è mai penetrato nella sezione orientale del continente, come invece è accaduto nei territori centrali, occidentali e anche settentrionali. Le invasioni marine si produssero dal Precambriano in poi attraverso i bacini del Bahr el-Ghazal, del Niger, del Kalahari, del Ciad e del Congo. Nel Pliocene e nel Pleistocene in Palestina si formarono le fosse del Giordano e del Mar Morto, il golfo di Aqaba e la fossa eritrea. Con il Cretacico ebbero inizio i fenomeni vulcanici, intensificatisi nel Terziario e nel Quaternario. Sono di origine vulcanica il Tibesti (Sahara), il Camerun, il monte Kenya (5.200 m), il Kilimangiaro (5.895 m), l'Olindo Leggai (Tanganica), il Nymlagira e il Niragongo (Congo). ║ Morfologia: il rilievo si caratterizza per la presenza di un solo sistema montuoso alpino, l'Atlante, che ha la cima più elevata in Marocco dove raggiunge i 4.000 m. Si tratta di una continuazione del sistema alpino della cordigliera betica della Penisola iberica. Il resto del continente è invece costituito da un esteso tavolato, dove si alternano conche, altipiani, depressioni, frange montuose. Nel Sahara si hanno l'Hoggar, il Tibesti (che supera i 3.000 m), l'Emi Kussi (3.100 m circa) e il Taha (con la cima più elevata dell'Ahaggar, 3.400 m); in Guinea il Futa Galon e presso le coste il sistema vulcanico del Camerun; in Angola le Serras e sull'Oceano Indiano i monti dei Draghi che raggiungono i 3.500 m. Nella regione orientale si elevano gli acrocori con imponenti massicci vulcanici (Acrocoro etiopico, Kilimangiaro, Kenya, Ruvenzori) che presentano un'altezza media di 2.000-2.500 m. A Sud dell'Acrocoro etiopico si apre una serie di fosse tettoniche occupate da grandi laghi. Più di un terzo del continente è coperto da deserti. Il Sahara si estende nell'A. settentrionale dal Mar Rosso all'Oceano Atlantico ed è in prevalenza di tipo sabbioso (erg), anche se si trovano talvolta tratti rocciosi (ihamada) e ciottolosi (serir). Altro deserto è il Kalahari, nella zona del Tropico del Capricorno, che si estende per più di 500.000 kmq. Le coste sono poco articolate e generalmente basse. Una leggera articolazione è data da alcune penisole e alcuni golfi: la penisola della Cirenaica nel Mediterraneo e lo sperone della Tunisia; il golfo di Guinea nell'Atlantico; il golfo di Sofala, la baia di Delagoa e la penisola somala nell'Oceano Indiano. ║ Idrografia: la presenza di aree desertiche tanto estese fa sì che più del 40% del territorio sia privo di corsi d'acqua e che inoltre più del 12% dei fiumi non sbocchi nel mare ma presenti bacini interni. La mancanza di articolazioni montuose molto elevate fa sì del resto che non ci siano dei veri e propri spartiacque; capita spesso infatti che coppie di fiumi nascano in zone contigue e seguano poi corsi opposti. I fiumi maggiori nascono nella zona intertropicale e per raggiungere il mare devono superare i vasti altipiani dando origine a cascate ripide che rendono difficile, se non impossibile, la navigazione. La maggior parte dei fiumi sfociano nell'Oceano Atlantico, tranne una piccolissima percentuale (comprendente però lo Zambesi e il Limpopo) che si riversa nell'Oceano Indiano. Nelle zone più aride a Nord e a Sud si trovano i caratteristici huidan, larghi solchi che raccolgono le rare acque piovane e che rimangono per lo più asciutti. I fiumi più lunghi dell'A. sono il Nilo-Kagera (6.671 km), il Congo (4.200 km), il Niger (4.160 km) e lo Zambesi (2.666 km). I laghi sono per la maggior parte di origine tettonica, come il Niassa, il Rodolfo, il Tanganica, il Kivu, l'Edoardo e l'Alberto. Il lago Vittoria (il maggiore dell'A. e il terzo del mondo per superficie con i suoi 68.000 kmq) è un caratteristico lago d'altopiano. L'estensione di questi laghi è abbastanza stabile, mentre il lago Ciad e lo Ngami variano con le stagioni, riducendosi talvolta solo a grandi stagni. ║ Clima: la posizione rispetto all'Equatore condiziona il clima africano, soprattutto quello delle zone centrali, che presentano una suddivisione simmetrica del clima a Nord e a Sud dell'Equatore. Durante l'anno rispetto alla posizione zenitale le condizioni si alternano. Il forte riscaldamento della zona crea basse pressioni che attraggono dai Tropici correnti di aria che originano gli alisei. Nelle zone sahariane invece durante la stagione invernale si ha la formazione di zone di alta pressione che danno origine all'harmattan. Fenomeno analogo, anche se meno esteso, si verifica nell'A. australe nel periodo estivo. In estate invece nel Sahara le alte pressioni si spostano verso Nord richiamando aria umida dalla Guinea. Si differenziano le zone dell'A. orientale che sono investite dai monsoni e quelle dell'A. mediterranea che presentano un clima fondamentalmente mediterraneo: vaste aree anticicloniche in estate e basse pressioni in inverno. Per quanto riguarda le temperature e le precipitazioni, nella zona dell'Equatore si hanno temperature elevate, minime escursioni termiche tra una stagione e l'altra, nonché piogge abbondanti per tutto l'anno. Le regioni situate ai due lati dell'Equatore, a Nord e a Sud, presentano temperature elevate al pari di quelle equatoriali, escursioni termiche stagionali più accentuate e piogge non distribuite uniformemente nel corso dell'anno, ma con un'alternanza tra uno o due periodi secchi e altrettanti periodi di piogge. Il clima desertico della zona sud-occidentale e delle regioni sahariane presenta, quale caratteristica principale, altissime temperature estive alle quali fanno riscontro escursioni termiche particolarmente forti, sia tra giorno e notte, sia tra una stagione e l'altra. Le piogge, che talvolta mancano completamente, sono di regola molto scarse. Il clima mediterraneo delle regioni poste ai confini settentrionali e meridionali dell'A. porta a temperature estive non troppo elevate e determina inverni miti e piovosi a Nord, asciutti a Sud dove le precipitazioni si hanno invece nella stagione estiva. Le zone costiere sono inoltre interessate dalle correnti marine fredde delle Canarie e da quella calda del Mozambico. Nel Sahara si formano tre venti tipici del continente africano: il ghibli (scirocco, con raffiche violente che trasportano anche sabbia), il khamsin (estivo, caldo e secco, che si dirige verso il deserto libico e l'Egitto) e il già citato harmattan (invernale, che si dirige verso la Guinea). ║ Flora: la scarsa incidenza degli oceani sul clima africano fa sì che il continente ben manifesti la suddivisione in fasce degli ambienti bioclimatici. Ciò che regola le specie biologiche è essenzialmente il regime delle piogge. In prossimità dell'Equatore si ha la foresta equatoriale o pluviale che si estende nel bacino del Congo e nella Guinea: si presenta degradata con erbe, palme ed è soprattutto rigogliosa nelle zone del Camerun e del Congo. È suddivisa in tre piani, sempreverde con liane ed epifite; numerose sono le specie di essenze pregiate come il mogano, l'ebano, l'okuomé. Le mangrovie crescono rigogliose presso le foci dei fiumi. Man mano che ci si allontana dall'Equatore la foresta dirada e si conserva solo lungo il corso dei fiumi (foresta a galleria). Si interpongono inoltre zone savaniche con radure basse e alcune specie arboree. Via via le specie diminuiscono e la savana assume il suo aspetto steppico con rade formazioni arboree, arbusti e radure erbose; vi domina il baobab in grado di adattarsi ai lunghi periodi di siccità. Numerose sono le acacie e le piante spinose con foglie coriacee adattatesi al clima secco. Verso le zone a minore piovosità predominano le specie arbustive. Nelle zone predesertiche le specie diventano nane e in zone erbose sopravvivono cespugli di graminacee, come l'alfa, ed essenze, come lo sparto o l'artemisia. Nel deserto la flora è condizionata dagli huidan. Il deserto separa infine la zona mediterranea, dove la vegetazione è di tipo mediterraneo con foreste di querce, macchia (ginepro), boschi di pini e cedri. La coltivazione di cotone, riso, frumento, caffè e tabacco, molto diffusa in queste zone, viene anche praticata sugli altipiani delle regioni più interne e più calde. ║ Fauna: le foreste tropicali ospitano animali arboricoli o di piccole dimensioni, soprattutto scimmie, moltissime specie di uccelli, di rettili e soprattutto di insetti, alcuni particolarmente pericolosi come la mosca tsè-tsè. Nelle regioni con clima temperato sono presenti quasi tutte le specie europee, oltre che iene, sciacalli, coccodrilli, aironi e avvoltoi. Le steppe e le savane sono le aree più ricche di grossi mammiferi, tra cui elefanti, giraffe, zebre, antilopi, gazzelle, leoni e leopardi. Nelle regioni desertiche vivono cammelli e dromedari, animali addomesticati dall'uomo per le loro notevoli capacità di sopravvivenza nei climi più aridi e caldi. • Urban. - I grandi agglomerati urbani non sono molto numerosi poiché la maggior parte della popolazione vive in villaggi più o meno sviluppati e isolati. Per quanto sia in decadenza, il villaggio rimane infatti ancora una caratteristica geografica propria dell'A. La sua tipologia varia da regione a regione a seconda delle diverse culture. Prevale il villaggio mobile che, ad eccezione dei nomadi del Maghreb che usano una tenda quadrata, è costituito da tende dalla forma emisferica. Tra i Bantu meridionali e tra alcuni popoli niloto-camiti è diffuso il villaggio con al centro uno spazio per il ricovero del bestiame. Simile a questo è anche il villaggio dei popoli delle savane. In tempi recenti il colonialismo, lo sviluppo delle industrie e dei commerci ha portato alla crescita di centri urbani di grandi dimensioni, gran parte dei quali sorgono sulle coste. Città principali: Alessandria d'Egitto, Il Cairo, Casablanca, Johannesburg, Tunisi, Algeri, Rabat, Dakar, Lagos, Porto Said, Suez, Tripoli, Nairobi, Kinshasa, Brazzaville, Addis Abeba, Monrovia, Tananarive, Mogadiscio, Città del Capo, Pretoria, Khartoum, Harare.
Cartina dell'Africa

Cartina delle zone climatiche dell'Africa


ECONOMIA

In generale l'economia dell'A. presenta caratteristiche di forte sottosviluppo, con una netta prevalenza delle attività primarie e con una forte dipendenza dai Paesi industrializzati per l'approvvigionamento di prodotti finiti. Fanno eccezione quasi esclusivamente i Paesi mediterranei e il Sudafrica. Entrando nel dettaglio, occorre innanzitutto distinguere tre zone principali nell'A.: l'area tropicale, le regioni mediterranee e quelle australi, le quali si differenziano tra loro per la diversità delle fonti economiche e per il grado di sfruttamento delle stesse, senz'altro maggiore nelle ultime due. ║ Agricoltura: praticata nelle regioni mediterranee, dà cereali (frumento, orzo), olive, frutta e ortaggi. I prodotti spontanei delle foreste tropicali ed equatoriali (legni pregiati, gomma, resine, ecc.) vengono largamente sfruttati; tuttavia nel retroterra della costa atlantica sud-occidentale e lungo la Valle del Nilo sono in continuo progresso le piantagioni di caffè, cacao e canna da zucchero. Oltre all'agricoltura di sussistenza, spesso comunque insufficiente, si va via via sviluppando quella destinata all'esportazione, anche se la produttività è bassissima per via dei mezzi agricoli ancora fortemente insufficienti e inadeguati. Si può dire che il momento di sviluppo della economia africana si sia avuto a partire dal momento in cui i Paesi europei si sono interessati al territorio africano per sfruttarne le risorse minerarie e per organizzarvi delle grandi piantagioni coloniali. Le monocolture hanno però col tempo impoverito i terreni. ║ Allevamento: le regioni australi, poco sfruttate dall'agricoltura, sono invece maggiormente adatte all'allevamento caprino e ovino, ampiamente praticato con conseguente produzione di lana e pelli. Anche nelle altre regioni è diffuso l'allevamento sia a carattere transumante sia stabile. La pesca è praticata anche nei fiumi e nei laghi, che sono abbastanza pescosi. ║ Industrie: sono di recente introduzione e si sono affermate soprattutto nelle regioni settentrionali e australi; interessano principalmente i settori tessile, alimentare, chimico, meccanico, molitorio. ║ Risorse minerarie: il quadro dell'economia africana è caratterizzato dall'ingente ricchezza che offre il sottosuolo. Sono infatti presenti giacimenti di quasi tutti i minerali. L'oro si trova in grandi quantità nell'A. subequatoriale, dove sono anche giacimenti d'argento, di antracite, di ferro, di cromo, di tungsteno, di rame e di amianto. Inoltre è importante la presenza di uranio nel Sudafrica e nel Gabon. I giacimenti petroliferi sono particolarmente ricchi in Algeria, Egitto, Libia e Nigeria; in questi e negli altri Stati dell'A. centrale e settentrionale sono abbondanti, inoltre, il ferro, l'antimonio, lo zinco. ║ Vie di comunicazione: nonostante siano stati dedicati a questo settore ingenti investimenti, la situazione generale dei trasporti risulta ancora molto carente. La rete stradale è insufficiente e spesso alcune arterie sono impraticabili in determinate stagioni. Molte strade sono ancora soltanto delle piste. Le linee ferroviarie sono presenti per la maggior parte a Nord e a Sud, mentre la parte centrale del continente ne è quasi priva. Mancano inoltre collegamenti efficienti tra le diverse linee ferroviarie, che si differenziano tra loro anche nello scartamento. Le vie d'acqua interne sono ancora poco sfruttate, così come spesso i porti marittimi sono ancora insufficienti e disorganizzati rispetto alle reali esigenze. Il progresso più apprezzabile è dato dalle comunicazioni aeree, che hanno spesso consentito di superare ostacoli dovuti alle distanze, oltre che alle caratteristiche ambientali.

PREISTORIA

Il continente africano ha offerto un gran numero di resti preistorici, preziosi per lo studio delle origini dell'umanità. Fu in A. che avvenne la separazione tra i cercopitecoidi e le scimmie antropomorfe e la differenziazione successiva in ominidi e pongidi. Nacquero qui i primi ominidi capaci di lavorare le pietre, come testimoniano i fossili risalenti al Miocene e al Pleistocene (altopiano etiopico, grandi laghi, A. meridionale). Importante è soprattutto il giacimento di Olduvai in Tanzania che documenta l'evolversi degli ominidi a partire da due milioni di anni fa (si è rinvenuto uno strato con uno spessore di cento metri). Nel periodo del Paleolitico la cultura si presentava omogenea, mentre si differenziò nel periodo del Paleolitico medio, durante il quale si distingue tra una regione, quella dell'A. settentrionale, abitata da uomini di Neanderthal, così come in Europa, e una zona, quella dell'A. subsahariana, caratterizzata dalla permanenza della cultura del bifacciale. Intorno a 40.000 e 10.000 anni fa si formarono le razze attuali del gruppo afro-mediterraneo e del gruppo khoisan (Boscimani e Ottentotti) diffusi nell'A. orientale e meridionale. Sconosciuta è invece l'origine della razza negroide.

STORIA

Le vicende storiche e culturali non si svilupparono unitariamente in tutto il continente, in quanto la fascia desertica sahariana determinò di fatto l'esistenza di due zone, comunemente chiamate A. bianca e A. nera, la prima a Nord, la seconda a Sud del deserto. La prima grande civiltà fiorita nel settentrione del continente fu quella egizia (fine del IV millennio a.C). Gli Egiziani, di stirpe camitica, si organizzarono inizialmente in due Regni, successivamente fusi in un'unica entità su cui regnarono attraverso i secoli ben 26 dinastie di sovrani. Dal primo millennio a.C. la civiltà egizia subì l'influenza di diversi popoli esterni: dei Greci, degli Assiri (VII sec. a.C.), dei Persiani (VI sec. a.C.), dei Macedoni (IV sec. a.C.). L'avvento in A. dei Romani, che stabilirono nuove colonie e assoggettarono le popolazioni della Mauritania e della Numidia, determinò la decadenza dell'Egitto e la costituzione dell'A. proconsolare. Nel 429 i Vandali di Genserico occuparono le province romane dell'A., costituendo un Regno che durò per oltre un secolo. In seguito, nel 534, i Bizantini condotti da Belisario cacciarono i Vandali e instaurarono il loro dominio su quelle terre. Nel VII sec. l'A. fu invasa dagli Arabi; il dominio arabo portò con sé la diffusione dell'Islam nell'A. settentrionale. Dopo una iniziale resistenza anche i Berberi si convertirono all'Islam e ne diffusero la dottrina nel Sudan e nell'A. occidentale. Nei secc. X-XVI si determinò l'ascesa politico-economica di Paesi come il Ghana, principale fornitore di oro ai Paesi mediterranei fino alla scoperta dell'America, e il Mali. Lungo il corso del Niger si affermò il Regno del Songhai, che dopo un periodo di grande prosperità venne conquistato dai Marocchini nel 1590. L'Islam si diffuse progressivamente anche nelle regioni litoranee del Mar Rosso e dell'Oceano Indiano, fino al Madagascar. Gli unici baluardi contro l'Islamismo rimasero alcuni Stati cristiani dell'alto Nilo come la Nubia e l'Abissinia. Nel 1517 i Turchi, sotto la guida del sultano ottomano Selim, giunsero vincitori a Il Cairo e successivamente conquistarono altre zone dell'A. (le aree litoranee dal Mar Rosso all'Algeria), che divennero province dell'Impero ottomano. Tunisi e Algeri riuscirono tra il 1659 e il 1753 a ottenere l'indipendenza dalla Turchia e a costituirsi in Stati. Per quanto riguarda l'A. subsahariana o australe, nel primo millennio a.C. i Bantu, popolazioni negre provenienti dal Nord, diedero vita al Regno del Congo e al Regno del Monomopotapa. I Regni formatisi in questa zona dell'A. ebbero una pacifica evoluzione fino all'arrivo degli Europei. Con lo sbarco dei Portoghesi a Capo Verde nel 1456 e il viaggio di circumnavigazione di Vasco de Gama, gli Europei cominciarono a conquistare i territori africani, spostandosi dalle coste verso l'interno. Nel XVI sec. ebbe inizio e si intensificò velocemente il fenomeno della tratta degli schiavi, soprattutto in direzione delle Americhe, che comportò un progressivo spopolamento dell'A. Causò inoltre diversi conflitti di natura economica: per esempio quello fra Portoghesi e Olandesi nel XVII sec., in seguito al quale fu fondata la Compagnia olandese delle Indie occidentali, particolarmente attiva nel Senegal e competitiva nella tratta degli schiavi. Gli Inglesi occuparono il Gambia (1618), penetrarono nella Sierra Leone, nelle isole Seicelle e a Tangeri (1662). I Francesi si insediarono nel Madagascar (1643-72), a Réunion (1654), nel Senegal (1659). Gli Svedesi fondarono Cape Coast in Ghana, ma vennero in seguito sostituiti dai Danesi, mentre la Prussia creò un certo numero di insediamenti in Costa d'Oro (1677). La penetrazione nei territori africani e l'occupazione di questi da parte dei Paesi europei continuò nel corso di tutto il XVIII sec. La Prussia cedette all'Olanda i suoi possedimenti (1720), le basi francesi del Senegal entrarono per una ventina d'anni nella sfera di influenza dell'Inghilterra, mentre all'estremo Sud del continente si sviluppò la colonizzazione boera. Nel XIX sec., dopo il passaggio della colonia del Capo sotto la sovranità britannica (1806), i Boeri migrarono a Est verso il Natal e crearono due Repubbliche indipendenti, la Repubblica Sudafricana del Transvaal e lo Stato libero di Orancìge. L'Inghilterra incrementò notevolmente i suoi domini; notevoli furono anche le conquiste dei Francesi, che si stabilirono in Tunisia nel 1881 e poi, tra il 1906 e il 1912, in Marocco. Negli ultimi decenni del XIX sec. e negli anni precedenti la prima guerra mondiale, gli Stati colonialisti europei portarono a termine l'occupazione dell'intera A., fatta eccezione per l'Etiopia e la Liberia. Anche l'Italia partecipò alla colonizzazione dell'A. con l'occupazione di Assab, sul Mar Rosso, a cui seguirono un fallito protettorato sull'Abissinia (1889), terminato con il disastro di Adua (1896), e la fondazione della colonia di Eritrea (1890); nel 1911 occupò la Libia. La Germania si impadronì dell'A. di Sud-Ovest (1884), del Tanganica o A. orientale tedesca (1885), del Togo e del Camerun (1885-88); la Francia occupò in modo pressoché uniforme l'A. occidentale ed equatoriale, oltre all'isola del Madagascar, mentre i possedimenti britannici vennero per brevità definiti "Cairo-Capo". Essi comprendevano: Gambia, Sierra Leone, Costa d'Oro, Nigeria (in A. occidentale); un vasto gruppo di territori dell'A. orientale dall'Egitto all'A. del Sud, passando per il Sudan Anglo-Egiziano, il Somaliland, l'Uganda, il Kenya, il Nyasaland, la Rhodesia, i protettorati del Beciuanaland, Basutoland e Swaziland. Il Portogallo conservò la Guinea Cabinda, le isole del Golfo di Guinea, le Isole del Capo Verde, oltre ad Angola e Mozambico. Il Belgio ereditò da re Leopoldo il Congo (1908), che il sovrano aveva ottenuto come possesso privato nel 1885. La penetrazione europea in A. si svolse in un primo momento senza grandi urti tra le Nazioni, ma in seguito nacquero rivalità e scontri che vennero in parte appianati attraverso una serie di conferenze e di trattati internazionali: le Conferenze di Berlino (1884-85) e di Bruxelles (1889-90), gli accordi seguiti allo scontro di Fascioda del 1898, l'accordo franco-italiano e quello franco-britannico del 1902 e del 1904, la Conferenza di Algeciras del 1906, l'accordo franco-tedesco del 1911. All'inizio del XX sec. la situazione era dunque relativamente stabilizzata. Dopo la prima guerra mondiale gli Stati vincitori si spartirono le colonie tedesche: alla Gran Bretagna fu assegnato il Tanganica, parte del Camerun e il Togo occidentale; alla Francia parte del Camerun e il Togo orientale; il Belgio ottenne il Ruanda e il Burundi; al Sudafrica fu unita l'A. del Sud-Ovest. L'Italia nel 1936 si annetté l'Etiopia. I primi fatti ascrivibili a quello che sarà il processo di indipendenza dei Paesi africani si verificarono a ridosso della prima guerra mondiale; l'Egitto infatti fu proclamato Regno indipendente nel 1922. Già durante la seconda guerra mondiale l'Italia perse tutti i suoi domini coloniali (l'Etiopia passò a Protettorato britannico nel 1941 e poi a Stato indipendente, e la Libia fu occupata dagli Inglesi e si proclamò indipendente nel 1951). Nel periodo compreso tra il 1955 e il 1964 fiorirono ovunque movimenti per l'indipendenza che resero impraticabile ogni tipo di espediente per mantenere, da parte degli Stati europei, il controllo sui territori africani: fu proprio in questi anni che gran parte delle ex colonie britanniche, francesi e belghe si costituirono in Stati autonomi, molto spesso creando crisi di portata internazionale. A partire dalla rivolta dei Mau Mau (1952-56) e dalla guerra di Algeria (1954-62) il movimento di indipendenza si diffuse in tutto il continente: ottennero così l'indipendenza la Tunisia, il Marocco, il Sudan e la Libia tra il 1952 e il 1956; tra il 1957 e il 1958 il Ghana e la Guinea. La Francia, che aveva tentato di unire a sé le proprie colonie prima nel 1946 con i patti dell'Unione e successivamente nel 1956 con quelli dell'Unione Centrafricana, si vide costretta nel 1960 a concedere l'indipendenza alle sue colonie dell'Ubangiu Sari, del Ciad, del Medio Congo, del Senegal, della Costa d'Avorio, del Sudan (Mali), del Dahomey, del Niger, del Gabon, del Madagascar, del Camerun e del Togo. Nello stesso anno ottennero l'indipendenza il Congo Belga (attuale Repubblica democratica del Congo), la Somalia Italiana e quella Britannica e la Nigeria. Nei cinque anni successivi raggiunsero l'indipendenza le restanti colonie belghe e inglesi; nel 1961 Sierra Leone, Tanganica e Repubblica Sudafricana; nel 1962 Uganda e Ruanda Urundi (scisso in Ruanda e Burundi); nel 1963 Kenya e Zanzibar, poi federatosi con il Tanganica nella Repubblica di Tanzania; nel 1964 Rhodesia del Nord (Zambia) e Nyasaland (Malawi); nel 1965-66 Lesotho, Gambia e Botswana. La caduta del Fascismo in Portogallo (1974) accelerò il processo di indipendenza per Guinea-Bissau, Angola, Capo Verde, Mozambico, e per le isole di Sao Tome e Principe. L'indipendenza fu anche raggiunta nelle isole Comore (1975), nelle isole Seicelle (1976) e nella Costa dei Somali, ribattezzata Gibuti (1977). Per quanto riguarda il Sahara spagnolo, fu inizialmente spartito tra Marocco e Mauritania nel 1975, ma fu occupato interamente dal Marocco nel 1978. Gli ultimi Stati africani a raggiungere l'indipendenza furono la Namibia, staccatasi nel 1990 dal Sudafrica, e l'Eritrea, che conseguì l'autonomia dall'Etiopia nel 1993, dopo una guerra civile durata vent'anni. Per la storia dagli anni Ottanta: V. I SINGOLI STATI.
L'espansione dell'Impero Romano nel Nord Africa


ESPLORAZIONI

Le spedizioni alla scoperta dell'intero profilo costiero del continente cominciarono nel Medioevo ad opera delle varie potenze europee. Anticamente la conoscenza dell'A. fu limitata alle zone costiere mediterranee (Egizi, Greci e Romani). Gli Arabi, grazie alla loro abitudine agli spostamenti anche in luoghi aridi, penetrarono nel continente dal VII sec. in poi, raggiungendo il Niger e il lago Ciad. Essi, inoltre, iniziarono a intrattenere attività commerciali con i più importanti centri che si affacciavano sull'Oceano Indiano (Zanzibar, Mombasa e Mogadiscio). Nei secc. XII-XIV si ebbero varie spedizioni genovesi (Canarie, Madera, Azzorre). Nel 1291 finì tragicamente la spedizione dei fratelli Ugolino e Guido Vivaldi, scomparsi con la loro nave mentre circumnavigavano l'A. I Portoghesi ebbero un ruolo da protagonisti. Nel 1460 Antoniotto Usodimare scoprì le Isole del Capo Verde. Nel 1483 il portoghese Diego Cao scoprì la foce del Congo; contemporaneamente veniva doppiato il Capo delle Tempeste (poi Capo di Buona Speranza) da Bartolomeo Diaz; cinque anni più tardi Vasco de Gama giunse a Melinda, costeggiando l'A. orientale. I Portoghesi compirono inoltre varie spedizioni nell'interno dell'Etiopia dove dal XV sec. avevano possedimenti. Il Congo e l'Angola vennero conosciuti attraverso i missionari italiani che vi giunsero nel corso del XVII sec. Di grande valore scientifico furono le spedizioni dello scozzese Bruce, che visitò le sorgenti del Nilo azzurro tra il 1770 e il 1774; quelle dello scozzese Mungo Park, lungo il Niger, e quelle dell'inglese J. Speke, lo scopritore dei laghi Tanganica e Vittoria (il primo fu scoperto insieme con R. Burton), nel 1857-58. Il tedesco E. Barth esplorò il Ciad e il Bornu, oltre alle regioni vicine, tra il 1850 e il 1855. Sempre nella seconda metà del XIX sec. O. Antinori esplorò vaste regioni dell'A. orientale. V. Bottego risalì l'Omo ed esplorò il Giuba. L'inglese D. Livingstone esplorò la Beciuania, il Kalahari, scoprì le cascate Vittoria (Zambesi), il Lago Niassa e giunse nel Tanganica; il suo connazionale H.M. Stanley dal 1871 al 1889 compì tre spedizioni, giungendo ai laghi Vittoria, Alberto e Tanganica, e risalì completamente il fiume Congo. A questi due esploratori si devono anche numerose altre notizie sull'A. equatoriale e australe. Tra gli esploratori italiani che contribuirono alla conoscenza dell'A. spiccano: R. Gessi, G. Casati, G. Chiarini, A. Cecchi, G. Bianchi e il Duca degli Abruzzi, impegnati soprattutto nella esplorazione dell'Etiopia. Nel XX sec. molti Stati di tutto il mondo hanno finanziato o comunque favorito le spedizioni di scienziati e ricercatori.

ANTROPOLOGIA

L'A. risulta abitata in modo non uniforme: le zone più densamente popolate sono la valle del Nilo, le regioni che si affacciano sul Golfo di Guinea, parte di quelle prospicienti il Mediterraneo, nonché la sezione orientale della Regione del Capo. Le caratteristiche fisiche del continente africano fanno sì che solo la metà circa della sua superficie sia abitabile e che, addirittura, l'80% della popolazione viva addensata in circa 1/4 della superficie totale. La densità media si aggira intorno ai 15 ab./kmq. L'incremento demografico è intorno al 2,5% annuo, valore che tiene conto da un lato degli elevati tassi di natalità (sono praticamente ignorati i sistemi contraccettivi) e dall'altro degli altrettanto elevati tassi di mortalità, dovuti alle pessime condizioni igienico-sanitarie ed economiche. Inoltre, va osservato che le popolazioni africane, a differenza per esempio di quelle europee, sono popolazioni giovani (la metà della popolazione non supera i 20 anni). Per quanto riguarda i tipi umani, si suole suddividere le popolazioni nei due gruppi dell'A. bianca e dell'A. nera, divisione giustificata dall'idea che a lungo il Sahara abbia costituito una barriera tale da rendere ardue le comunicazioni tra le due popolazioni del Nord e del Sud. Le popolazioni dell'A. bianca presentano caratteri europeidi e sono solitamente suddivise in tre tipi: mediterraneo, arabo e berbero. Oggi tuttavia la suddivisione è in parte abbandonata, in quanto le migrazioni hanno portato a un unico tipo definito arabo berbero. Attualmente le forme più pure si trovano nelle regioni montuose. L'ipotesi è che tali popolazioni si fossero rifugiate sui monti per difendersi dalle invasioni arabe. Molte loro tradizioni si sono conservate, ad esempio la suddivisione in tribù, ma l'invasione araba ha portato fra l'altro all'abbandono della lingua originaria, parlata solo nelle valli più isolate. Le popolazioni dell'A. nera comprendono: quelle che abitano la zona orientale, che sono dette metamorfe perché hanno caratteristiche fisiche sia negroidi che europeidi (etiopide, sahariano, nilotide); quelle negroidi con i tipi sudanese, cafro, silvestre; quelle capidi, con i tipi boscimane e ottentotto. Un caso a sé costituisce il tipo malgascio, che corrisponde agli attuali abitanti del Madagascar, e il tipo pigmeo che rappresenta forse la popolazione più antica dell'A. abitante le foreste equatoriali. Ormai ridotti a poco più di 200.000 individui, i Pigmei sono riuniti in diversi gruppi variamente dislocati e hanno condizioni di vita precarie. I Boscimani vivono nelle regioni settentrionali del Kalahari oltre che in piccole aree nel Sud-Ovest del continente. Questi, come gli Ottentotti della Namibia, hanno pelle piuttosto chiara. Gli Ottentotti vivono come pastori seminomadi, organizzati in clan patrilineari, a differenza dei Pigmei e dei Boscimani che sono organizzati secondo una struttura sociale matrilineare. I Negri africani, molto eterogenei dal punto di vista etnico, abitano un'area molto estesa, dall'alto Nilo al Natal. Nelle isole di Capo Verde, Mascarene e Seicelle, la popolazione risulta costituita da mulatti, derivati dagli stanziamenti portoghesi. I Malgasci presentano tratti somatici di provenienza sicuramente malese. Gli Europei sono abbastanza numerosi nel Sudafrica, nelle regioni mediterranee, nell'isola di Madera e nelle Canarie.

LINGUA

Sono molte le lingue parlate nel continente africano, ma è possibile distinguere due gruppi principali: camito-semitico e bantu-sudanese. Da questa suddivisione restano comunque escluse le lingue swahili e malgasce, di origine malese-polinesiana, oltre ad alcune lingue antichissime usate dai Pigmei, dai Boscimani e dagli Ottentotti. Gli abitanti della zona settentrionale dell'A. (Berberi, Copti, Somali e Galla) parlano lingue camitiche, che solo in epoche relativamente recenti si sono fuse con quelle semitiche, soprattutto in seguito agli stanziamenti di Arabi nella regione. L'A. centrale e quella meridionale costituiscono l'immensa area di distribuzione delle lingue bantu (più di 200 e distinguibili in un gruppo orientale, uno occidentale e un gruppo meridionale, simili tra loro) e di quelle sudanesi (più di 500, che presentano una grande varietà di idiomi con discendenza spesso molto diversa, attualmente distinti in 16 gruppi).

RELIGIONE

Tra le popolazioni negre è ancor oggi molto diffuso l'animismo, che assume forme diverse presso i vari gruppi etnici ma rimane sostanzialmente un culto idolatra delle forze naturali. Con altrettanta varietà sono molto comuni inoltre il feticismo e il totemismo. L'Islamismo, introdotto dagli Arabi (VII-IX sec.), ha trovato numerosissimi seguaci tra le popolazioni dell'A. occidentale e settentrionale (Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Mauritania, Mali, Niger, Ciad, Sudan, Somalia, Senegal, Gambia, Guinea, Costa d'Avorio, Etiopia, Mozambico). Con l'attività svolta dai missionari europei a partire soprattutto dal XIX sec., si sono formati vari nuclei cristiani. Nel Novecento si è svolta una grande attività missionaria che si è valsa anche dell'impegno di opere assistenziali e di scuole. L'attenzione dei pontefici per la evangelizzazione è stata ribadita con alcune encicliche. Nel 1960 è stato creato il primo cardinale di colore, Laurian Rugambwa. Particolarmente solleciti sono stati gli ultimi papi, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II. Il Cristianesimo si è diffuso nella parte centro-meridionale del continente, in particolare nel Mozambico, nella Repubblica democratica del Congo, nello Zambia e nella Repubblica Sudafricana. Nel continente sono rappresentate quasi tutte le confessioni, dal Cattolicesimo all'Anglicanesimo, dal Protestantesimo al Cristianesimo di rito copto praticato in Abissinia.

LETTERATURA

Prima del XIX sec. e soprattutto prima della fine della seconda guerra mondiale non esisteva una vera e propria letteratura africana se non in forma orale. Essa scaturiva da una concezione particolare della parola, del Verbum, inteso come mezzo per mettere in comunione la natura e l'uomo, lo spirito e il corpo, come mezzo di espressione dell'animo, considerato canto di preghiera o di lavoro. La parola veniva così articolata in una serie di schemi e di generi prefissati, legata spesso al canto, ai gesti e alle danze e sovente caricata di valori simbolici. La letteratura, sempre collettiva, doveva servire come mezzo per trasmettere la tradizione; mai fine a se stessa, mai divertimento ma sempre educazione morale, religiosa, politica. I generi adottati erano la poesia religiosa, quella profana, le genealogie, i racconti, le favole spesso riunite a creare dei cicli variabili da regione a regione. L'opera letteraria era anonima e trasmessa da cantautori o da capi tribù o da professionisti come i griots. La letteratura scritta si differenzia in una letteratura afro-arabica, sviluppatasi in Sudan e a sua volta suddivisa in letteratura haussa (caratterizzata da versi arabi con un accompagnamento musicale) e in poesia profana orale; e in una letteratura swhili dell'A. orientale, che costituisce una commistione di elementi arabi e africani. Principale rappresentante è il poeta R. Shaaban (1909-1962). Abbiamo inoltre una letteratura negro-africana sviluppatasi a partire dall'Ottocento sulla base dell'insegnamento delle scuole missionarie poi soppresse nel 1955. Si trattava di forme letterarie in lingua locale prima sorte nell'A. del Sud e in seguito diffusesi anche in Nigeria, Ghana, Uganda, Malawi, Zambia, Zimbabwe. Nel Novecento, accanto a queste forme, sono sorti numerosi esempi di letteratura scritta, caratterizzati dall'impiego sia delle lingue locali e dell'arabo, sia dell'inglese, del francese e del portoghese: essi manifestavano le reazioni degli Africani assimilati, da un lato ammiratori della cultura europea dall'altro negatori dei propri valori. In seguito all'azione di studenti africani, formatisi nelle università straniere e portatori degli ideali di libertà e di indipendenza dell'A. professati da esponenti della letteratura negro americana, sorsero alcune riviste che fecero propria l'idea di una letteratura in lingua africana ("Légitime défens" nel 1931, e nel 1934 l'"Etudiant noir"). Da queste esperienze si originò il movimento della Négritude (1936), che tentava un recupero delle origini e delle tradizioni africane. Iniziata in lingua francese ma poi diffusa in inglese e in altre lingue, la Négritude divenne ben presto un punto di riferimento per molti scrittori africani, anche se fu oggetto di interpretazioni differenti. Tra molteplicità di popoli, lingue e tradizioni. La maggiore fioritura artistica si produsse nelle civiltà mediterranee; questa vasta e notevolissima produzione non è però considerata prettamente africana, sia perché ebbe uno sviluppo indipendente da quella delle altre civiltà del continente, sia perché più vicina nelle sue forme a quelle greche, fenicie, romane o arabe. Tipiche dell'A. sono invece la pittura dei Boscimani e la scultura dei Negri: la prima presenta una grande area di diffusione (A. sud-occidentale, Tanganica, Mozambico e regioni dell'Atlante) e raffigura prevalentemente uomini e animali sovente in scene di danza rituale. Come la pittura, anche la scultura ha origini antiche, come dimostrano le terrecotte (piccole teste) ritrovate in Nigeria, a Ife, e risalenti al primo millennio a.C. La massima fioritura dell'arte plastica si produsse tra i Mende, i Bobo, i Baulè, gli Ibibo e gli Edo, stanziati prevalentemente lungo il corso del Niger e nella parte settentrionale della Guinea. Anche nell'A. centrale, presso i Baluba, i Bakongo, i Bushongo, ecc. vennero prodotte pregevoli opere. In tutte le sue manifestazioni l'arte africana è caratterizzata dal prevalere della raffigurazione di uomini e animali in forme stilizzate. Prodotti caratteristici sono le maschere, le statuette degli antenati e i feticci. Dopo il XIX sec., elementi dell'arte africana entrarono in quella europea, e tale processo di scambio reciproco continua ancora oggi. Nell'arte contemporanea possiamo distinguere tre aree stilistiche: nella regione del Mali e dei Paesi che si affacciano nella parte settentrionale del Golfo di Guinea, predomina uno stile astratto e simbolico; nella zona degli altri Paesi del Golfo di Guinea domina una produzione caratterizzata dalla ricerca realistica, con una particolare attenzione alla natura; dal Gabon all'Angola si trova una produzione incentrata su una sorta di tendenza all'idealizzazione del dato reale.

MUSICA

La vastità del continente, le differenti condizioni climatiche esercitano un'influenza anche sulla produzione musicale. Si possono distinguere due zone: una che si estende lungo l'A. settentrionale e orientale che ha subito maggiormente l'influsso arabico; l'altra che ha invece meglio conservato i caratteri originari della musica africana. Le caratteristiche di quest'ultima sono la presenza di canti corali, di cori misti, l'adozione di scale pentatoniche. Affatto primitiva, la musica africana si fonda su uno sviluppo del contrappunto e su tecniche polifoniche complesse. Rilevante è la quantità degli strumenti musicali. Numerose sono le varietà di flauti, diritti e traversi; di trombe di vario materiale, legno, metallo, avorio. Altrettanto vari sono gli strumenti a percussione: xilofono, tamburo, mentre tra gli strumenti a corde si distinguono quelli a pizzico: liuto, lira. Alla musica africana si deve inoltre lo sviluppo del jazz, che ne riflette alcuni aspetti, subendo l'influsso dei negro spirituals e dei plantation songs.

AFRICA INDIPENDENTE
Stati Superficie
(kmq)*
Popolazione Dens. Capitale Abitanti
Algeria
Angola
Benin
Botswana
Burkina
Burundi
Camerun
Capo Verde
Centrafricana, Rep.
Ciad
Comore
Congo, Rep.
Congo, Rep. Democ.
Costa d'Avorio
Egitto parte africana
Eritrea
Etiopia
Gabon
Gambia
Ghana
Gibuti
Guinea
Guinea-Bissau
Guinea Equatoriale
Kenya
Lesotho
Liberia
Libia
Madagascar
Malawi
Mali
Marocco
Mauritania
Maurizio
Mozambico
Namibia
Niger
Nigeria
Ruanda
São Tomé e Príncipe
Seicelle
Senegal
Sierra Leone
Somalia
Sudafricana, Rep.


Sudan
Swaziland
Tanzania
Togo
Tunisia
Uganda
Zambia
Zimbabwe
2.381.741
1.246.700
112.622
581.730
274.400
27.834
475.442
4.033
622.436
1.284.000
1.862
342.000
2.344.858
320.763
942.247
121.143
1.133.882
267.667
10.689
238.533
23.200
245.857
36.125
28.051
582.646
30.355
111.369
1.757.000
587.041
118.484
1.248.574
458.730
1.030.700
1.865
799.379
825.118
1.186.408
923.768
26.338
1.001
455
196.712
71.740
637.657
1.219.090


2.503.890
17.364
945.090
56.785
164.150
241.038
752.614
390.757
29.277.000
12.092.000
5.781.000
1.570.000
11.305.000
6.457.000
14.305.000
408.000
3.485.000
7.270.000
658.000
2.785.000
49.139.000
14.292.000
65.978.000
3.577.000
59.649.000
1.167.000
1.229.000
19.162.000
623.000
7.337.000
1.161.000
431.000
29.008.000
2.062.000
2.666.000
5.339.000
15.057.000
10.346.000
10.694.000
27.377.000
2.529.000
1.141.000
18.880.000
1.660.000
10.078.000
106.409.000
6.604.000
141.000
76.000
9.003.000
4.568.000
9.237.000
39.357.000


28.292.000
952.000
32.102.000
4.397.000
9.335.000
20.554.000
8.781.000
11.377.000

12
10
51
3
41
232
30
101
6
6
353
8
21
45
66
30
66
4
115
80
27
30
32
15
50
68
24
3
26
87
9
60
2
612
24
2
8
115
251
141
167
46
64
14
32


11
55
34
77
57
85
12
29
Algeri
Luanda
Porto-Novo
Gaborone
Ouagadougou
Bujumbura
Yaound‚
Praia
Bangui
N'djamena
Moroni
Brazzaville
Kinshasa
Yamoussoukro
Il Cairo
Asmara
Addis Abeba
Libreville
Banjul
Accra
Gibuti
Conakry
Bissau
Malabo
Nairobi
Maseru
Monrovia
Tripoli
Antananarivo
Lilongwe
Bamako
Rabat
Nouakchott
Port Louis
Maputo
Windhoek
Niamey
Abuja
Kigali
Saõ Tomé
Victoria
Dakar
Freetown
Mogadiscio
Città del Capo
Pretoria

Khartoum
Mbabane
Dodoma
Lomé
Tunisi
Kampala
Lusaka
Harare
2.561.992
2.081.000
177.660
183.487
690.000
300.000
1.000.000
68.000
553.000
530.965
30.000
937.579
4.655.313
110.000
6.789.479
400.000
2.112.737
362.386
42.326
949.100
220.000
1.090.610
223.000
58.040
1.504.900
297.000
962.000
1.682.000
1.052.835
395.500
809.552
623.457
735.000
146.322
931.591
147.056
398.265
423.391
237.782
43.420
25.000
1.869.000
469.776
900.000
854.616
525.583

924.505
38.290
203.833
450.000
674.142
954.000
982.362
1.189.103
AFRICA BRITANNICA
Sant'Elena Dipendenze di
Sant'Elena
122
297
6.000
1.000
49
3
Jamestown 1.413
AFRICA FRANCESE
Mayotte
Riunione
374
2.510
100.000
630.000
267
251
Dzaoudzia
Saint-Denis
5.865
121.999
AFRICA SPAGNOLA
Ceuta Melilla e
dip. minori
32
125.000



*stime 1998

Ponte in legno sul rio Pùngoè nel distretto di Sofala, in Mozambico

Una delle vie principali di Maputo, in Mozambico

Villaggio hausa nel Sahel nigerino

Miniera d'uranio a cielo aperto nei pressi di Rossing, in Namibia

Il vecchio quartiere di Mogadiscio

L'isola di Gorée, in Senegal

Veduta della città di Dakar, Senegal

Sudan: il fiune Nilo alla terza cataratta

Il lungomare di Tripoli.