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Aztechi.

(dallo spagnolo Aztecas). Denominazione di una antica popolazione indigena del Messico centrale, del gruppo etnico Nahua che, all'epoca della colonizzazione spagnola, costituiva la più potente tribù della regione centro-meridionale di quel Paese. Gli A. sono oggi considerati rappresentanti delle cosiddette culture "superiori" dell'America precolombiana, insieme con i Maya e con gli Incas del Perù. Provenivano da Nord, da una mitica regione imprecisata, indicata col nome di Aztlán (terra degli aironi o terra bianca), da cui si sarebbero mossi (come data storica ufficiale viene indicato il 1160, ma con ogni probabilità il processo di migrazione era iniziato già nell'VIII sec.), giungendo oltre un secolo e mezzo più tardi nella valle dell'Anahuac, dopo una serie di avventurose e leggendarie peregrinazioni. I loro discendenti, attraverso un lungo processo di meticciato con altri gruppi etnici, specie gli Spagnoli, costituiscono oggi la maggioranza dei peones del Messico centrale. • St. - In queste regioni, probabilmente in origine percorse da cacciatori di grossa selvaggina, si insediarono presto popolazioni sedentarie dedite all'agricoltura, alle quali si attribuisce lo sviluppo e la diffusione della coltura del mais. Tracce di quest'epoca detta delle "culture di mezzo" (1500-100 a.C.) si trovano in vaste zone del Messico e sono rappresentate soprattutto da caratteristiche figurine di terracotta che presentano un alto livello artistico. Seguì il "periodo di Teotihuacán" (200 a.C. circa-700 d.C.) in cui si attuò uno sviluppo e affinamento delle culture di mezzo. Il periodo successivo, segnato dall'unità culturale tolteca (700-1200 d.C.), costituì la prima epoca propriamente storica del Messico precolombiano. I Toltechi rappresentavano il primo popolo dell'area centro-americana assegnabile con sicurezza al gruppo Nahua e appartenente alla famiglia linguistica uto-azteca. Durante questo periodo, considerato poi come una mitica "età dell'oro", si ebbe un grandissimo sviluppo culturale e sociopolitico. Le prime ondate dei Chichimechi da Nord, causarono un sempre maggior frazionamento di questa civiltà in numerose città-Stato, spesso in lotta fra loro: Culhuacán, Texcoco, Azcapotzcalco, Cholula, Tlacopán e infine Tenochtitlán, sede dei Tenochi o A. veri e propri. La città fu fondata sulle isole del lago Texcoco, oggi prosciugato, dove sorge l'odierna Città del Messico, probabilmente nel 1325 (come sostiene Vaillant) o forse venti anni più tardi (secondo Harring). La politica di alleanze che associò gli A. ai Tepanechi di Azcapotzcalco, permise alcune vittorie sulle città-Stato limitrofe e inaugurò l'epoca di supremazia azteca sulla regione. Il primo monarca di cui abbiamo notizie certe è Acamapixtli (1375-1396) che per primo organizzò il regno. Quando l'evolversi dei rapporti fra le città della valle portò a una contrapposizione con gli antichi alleati, gli A., dapprima sconfitti, riuscirono a emergere nuovamente grazie al loro re Itzcoatl (1428-1440). Nel 1420 era sorta, infatti, per sua opera la "lega delle tre città", con Texcoco e Tlacopán, grazie alla quale fu distrutta Azcapotzcalco nel 1428. Con Montezuma I (1440-1469) e suo figlio Axayacatl (1469-1481), le conquiste azteche raggiunsero la penisola dello Yucatan e il Guatemala. Durante il regno di Tizoc (1481-1486), però, cominciò il processo di decadenza del regno azteco, dovuto soprattutto al fatto che questa entità politico-territoriale non era riuscita ad assumere una struttura unitaria e centralizzata, ma, al contrario, continuava a intrattenere solo rapporti di vassallaggio coi territori conquistati. Ahuitzotl (1486-1502), fratello e successore di Tizoc, dovette impegnarsi in continue campagne militari per impedire la dissoluzione dell'impero. Perciò, quando Montezuma II (1502-1520) si trovò ad affrontare gli Spagnoli di Cortés, la situazione era già molto compromessa. La città capitale fu presto conquistata e Montezuma catturato e successivamente ucciso. Continuarono la vana resistenza prima il fratello Cuitlahuac e poi il nipote Cuauhtémoc. Entrambi furono uccisi nel 1525. La base della struttura sociale e politica degli A. era la famiglia patriarcale che, insieme ad altri nuclei patrilineari, confluiva in un clan, mentre più clan costituivano una fratria. Tenochtitlán, ad esempio, contava venti clan divisi in quattro fratrie. Ogni clan aveva una propria divinità protettrice, un tempio e, soprattutto, delle terre proprie, grazie a cui godeva di una relativa autonomia economica e politica. Il singolo clan, infatti, occupava un distretto della città (calpulli) ed era diretto da un'autorità amministrativa (calpullec), che sovrintendeva allo sfruttamento delle terre e alle altre risorse economiche della collettività. Ciascun clan, poi, eleggeva un membro del consiglio supremo, organo che, a sua volta, sceglieva i quattro ufficiali che comandavano i contingenti militari delle quattro fratrie. Fra questi uno aveva funzione di capo militare supremo (tlacochcalcatl) e un altro di sovrintendente agli arsenali (tlacateccatl). Il consiglio indicava anche un altro dignitario, preposto alla politica interna e consigliere del re, (ciuacoatl). D'altra parte anche la carica regale, almeno originariamente e alla fine solo teoricamente, non era ereditaria ma dipendeva da una designazione da parte del consiglio poi ritualmente ratificata dal popolo di Tenochtitlán. Il titolo del re era tlacatecuhli (capo, signore). Da un punto di vista sociale, si può schematicamente rilevare una struttura di tipo piramidale delle classi: al culmine stava il re, poi i sacerdoti, i nobili, i liberi, i servi e gli schiavi. I sacerdoti formavano una casta potentissima, venivano selezionati fra i giovani nobili ed educati a esercitare le loro funzioni in scuole apposite dette calmecac. Un'istruzione, però, era offerta a tutti i giovani liberi in un ciclo di studio chiamato telpuchalli. I nobili erano esenti da tributi, benché fossero in realtà l'unica classe che godesse del diritto di proprietà privata, dato che il resto del popolo viveva in un regime di "collettivismo agricolo". I liberi erano divisi in corporazioni che abbracciavano i diversi mestieri. Particolarmente importante per la comunità era il ruolo dei mercanti-viaggiatori (pochtechi) che operavano lo scambio delle merci e procuravano anche gli schiavi. Non conoscendo la moneta, il commercio si fondava sul baratto, mentre il rapporto fra i valori delle merci era calcolato in grani di cacao. Le donne, pur nell'ambito di uno status inferiore rispetto agli uomini, godevano di molti diritti e potevano accedere anche all'istruzione nelle scuole. • Econ. - Al pari degli altri popoli che abitavano la regione, gli A. erano dediti soprattutto all'agricoltura e base della loro alimentazione era il mais. Conoscevano la tecnica del maggese e dell'irrigazione che permetteva la coltura anche di fagioli, meloni, pomodori, peperoni, cotone, cacao, agave, di cui fermentavano la linfa, e tabacco, che veniva fumato nelle cerimonie religiose. L'allevamento era limitato a una razza di cani, destinati però all'alimentazione, tacchini, anatre. L'artigianato era assai florido, poiché gli A. conoscevano i metodi di lavorazione dei metalli: oro, argento, stagno. Ignoravano però il ferro e anche la ruota. • Rel. - La religione costituiva un elemento di importanza fondamentale nella vita degli A. e permeava tutte le manifestazioni della vita organizzata e della cultura. Si credeva che, al pari della vita dei singoli individui, soggetta dalla nascita alla morte, all'influsso favorevole o sfavorevole di potenze divine, buone o cattive, e quindi connessa a profezie, pronostici, incantesimi, anche la vita dei popoli e la grandezza dello Stato dipendessero da tali potenze divine, alle quali era necessario fare sacrifici umani. La religiosità azteca era caratterizzata da un dualismo di fondo fra un principio del Bene e uno del Male, cui si faceva risalire la rivalità fra le varie divinità. Secondo la tradizione gli dei erano stati creati da Ometecutli e Omecihuatl, mentre gli uomini da Tezcatlipoca e Quetzalcoatl, le due maggiori divinità, sempre in lotta fra loro. Tezcatlipoca era il dio primordiale, raffigurato con un solo piede e un testa di serpente al posto dell'altro, adorato come l'inventore del fuoco e come il più potente fra le divinità. Regnava, in origine, sui quattro punti cardinali con un colore diverso per ciascuno di essi. A Nord, con il suo nome, era il dio nero, a Sud il dio blu Huitzilopochtli, dio della guerra, a Ovest il dio rosso, col nome di Xipe Totec e infine a Est regnava come Quetzalcoatl. Presumibilmente i diversi aspetti del dio assunsero col tempo sempre maggiore autonomia, fino a raggiungere un'identità totalmente distinta. Il tratto cultuale saliente della religione azteca è senza dubbio il sacrificio umano. Il dio Xipe sembra esserne la personificazione, almeno nella variante tipicamente azteca, prescindendo, cioè, dai sacrifici di bambini al dio delle acque che sono comuni alle religioni andine e mesoamericane. Il nome Xipe, infatti, significa lo scorticato e vi si può riconoscere l'elemento simbolico che lo collega alla pannocchia di mais che - come la vittima sacrificale - una volta scorticata mette a nudo la ricchezza che racchiude. Originariamente il fine del sacrificio era quello di procurare salvezza al sacrificante mediante un'identificazione - sostituzione rituale - con la vittima, di cui si dichiarava il "padre" e delle cui carni non si cibava insieme agli altri nel banchetto rituale. In questo modo chi offriva il sacrificio, al seguito del sacrificato attraversava l'esperienza della morte e della rinascita. Questa concezione del sacrificio, però, subì un'evoluzione all'interno del culto al Sole, in cui era la divinità stessa a richiedere per sé il sacrificio, di modo che non più all'uomo ma al dio veniva offerto il cuore e il sangue delle vittime. Le vittime dunque, sempre scelte fra i nemici perché il Sole era identificato con lo Stato, non erano più sostituti di altri uomini, ma, nella riattualizzazione del mito cosmogonico, delle divinità che si sacrificarono una ad una per offrire al Sole energia e movimento per seguire il suo corso. Tutto il pantheon azteco veniva idealmente immolato nei sacrifici, con l'unica eccezione del Serpente Piumato Quetzalcoatl. Quest'ultimo però era forse un eroe cultuale assurto al rango divino in ambito politeista. Quando, dopo i passaggi sopra ricordati, assunse anche il ruolo di antagonista di Tezcatlipoca, con cui è protagonista di atti cosmogonici come la separazione di cielo e terra, richiamò a sé come attributi saggezza e benevolenza mentre a Tezcatlipoca furono collegati la forza e il potere magico, qualità dinamiche che da lui, nel sacrificio, passano al Sole. Allo stesso modo gli attributi del dio della guerra Huitzilopochtli, passando al Sole, guerriero che caccia dal cielo la luna e le stelle, producono una sostanziale identificazione fra le due divinità. La necessità di continue guerre rituali, anche per procurarsi le future vittime sacrificali, accentuò la tendenza imperialista dello Stato azteco. Paradossalmente fu proprio una delle leggende della loro religione che favorì la caduta degli A.: una profezia diceva infatti che il bianco dio Queatzcoatl sarebbe un giorno ritornato da Est. Fu fin troppo facile per Cortés essere considerato la realizzazione di questo evento. • Arte - L'arte raggiunse il suo apogeo fra i secc. XII e XV. Dell'architettura civile non restano grandi testimonianze, ma si ritiene che anche i palazzi civili più importanti non fossero che l'ampliamento della pianta canonica a camere rettangolari affacciate su di un cortile interno. Gli edifici religiosi, invece, erano più grandiosi, costruiti alla sommità di piramidi terrazzate, cui si accedeva con ripide scalinate. Il tempio era costituito da una cella contenente la statua del dio e una riservata agli officianti, davanti alla quale stava un altare di pietra. I templi più importanti sono visibili oggi a Tenayuca, Xochicalco e Maninalco, mentre quelli di Tenochtitlán furono completamente distrutti. La scultura a tutto tondo era di grande livello anche se a carattere quasi esclusivamente esoterico e destinata solo agli iniziati alla comprensione del linguaggio dei simboli. Le figure delle divinità sono rese sempre in posizione eretta o seduta, sempre statica, con grande cura dei particolari e una volontaria tendenza al grottesco o allo spaventoso. Ricordiamo la dea della terra Coatlicue (Città del Messico, Museo Nazionale di Antropologia): un monolite di pietra scolpito su quattro lati, adornato da mani, cuori e serpenti, espressioni di un dualismo vita-morte. Anche i bassorilievi sono di altissima qualità: valga l'esempio della Pietra del Calendario o del Sole (Città del Messico), tre metri di diametro, con il volto del Sole scolpito al centro, circondato dai simboli delle ere e dei giorni. Sviluppata anche l'arte della ceramica, argilla decorata a motivi neri su fondo rosso o arancione, benché il disegno fosse piuttosto convenzionale. • Lett. - Il nahuatl era la lingua della produzione letteraria azteca. Assai ricca e duttile, era adatta a uno stile fiorito, marcatamente retorico, prestandosi bene a figure di suono come di parola. Grande fortuna aveva dunque la poesia e ai poemi era sempre associata, nella recitazione, la musica e la danza. Vi erano "case del canto" destinate alla formazione dei poeti che usavano declamare le loro opere durante banchetti, cerimonie o a corte. Oltre a poemi epici, abbiamo tracce di poesia elegiaca e anche di canti corali, a più voci, prefigurazione di dialoghi drammatici. Anche alte personalità si dedicavano alla composizione, come il re di Texcoco Nezahualcoyotl che lasciò delle poesie molto commoventi e pervase di spirito religioso. Godeva di molta popolarità anche l'arte oratoria come pure la prosa storiografica, la favola e il racconto mitologico. Numerosi sono i documenti tradotti in latino subito dopo la conquista spagnola e pubblicati in seguito. Spesso furono i missionari i primi e più gelosi custodi dei tesori letterari di questo popolo. ║ Il calendario: il calendario azteco era duplice. Uno solare-lunare, di 360 giorni, divisi in 18 mesi di venti giorni (ogni mese suddiviso in quattro gruppi di cinque giorni) che regolava la vita rurale; un altro, secondo il quale erano celebrati i sacrifici, detto Tonalpohualli, di 260 giorni, diviso in 20 mesi di 13 giorni. Ogni mese aveva la sua divinità e le sue feste particolari e quindi i sui riti sacrificali.

CRONOLOGIA DELLA CIVILTÀ AZTECA
Inizio XII sec.
Gli Aztechi, gruppo di cacciatori nomadi, migrano da Aztlán alla Valle del Messico.
1299
Primo insediamento strategico azteco sulla collina di Chapultepec (oggi Città del Messico).
1319
Alla morte del capo Huitzilihuitl, si stabiliscono a Tizapan sotto il controllo della signoria di Colhuacan.
1345
Si stanziano, sotto il controllo dei Tepanechi di Azcapotzalco, sulle isole del lago Texcoco, dove fondano la capitale Tenochtitlán.
1732-1426
Achampichtli fonda la dinastia reale azteca.
1426-1440
Sotto il re Itzcoatl, quarto sovrano azteco, sconfiggono i Tepanechi. L’alleanza delle tre città (Tenochtitlan, Texcoco e Tiacopán) segna l’inizio della grande ascesa dello Stato azteco.
1450-1502
Salita al trono di Ahuitzotl, che estende i domini aztechi; la civiltà raggiunge il massimo sviluppo socio-economico.
1502-1519
Con Montezuma II la società entra in crisi e diminuiscono le conquiste di nuovi territori. L’erta raggiunge il suo apogeo.
1519-1520
Gli Spagnoli, guidati da Hernán Cortés, conquistano il Messico.
Montezuma II viene fatto prigioniero.
1520-1525
La resistenza azteca, guidata dal fratello e dal nipote di Montezuma II (Cuitlahuac e Guatimozino), viene stroncata dagli Spagnoli.

Cartina dell’impero azteco nel 1519

Maschera azteca di Quetzalcòatl (Londra, British Museum)

Statua azteca di Xochipilli, dio della primavera (Città del Messico, Museo)

Il “chimali” o scudo del re azteco Ahuizotl, 1486-1502 (Vienna, Museum fur Volkerkunde).

Vaso azteco in ossidiana con la figura di una scimmia ( Città del Messico, Museo Nazionale di Antropologia).

La Pietra del Sole, con immagini della cosmologia e del calendario azteco (Città del Messico, Museo Nazionale di Antropologia)