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Azerbaigian.

Stato (86.600 kmq; 8.097.000 ab.) dell'Asia occidentale. Confina a Nord con la Georgia e con la Russia, a Ovest con l'Armenia e a Sud con l'Iran; a Est si affaccia sul Mar Caspio. Capitale: Baku. Città principali: Gjandža, Sumgait, Mingäçevir, Šeki. Ordinamento: Repubblica presidenziale. Lo Stato comprende la Repubblica autonoma del Nahiçevan e la provincia autonoma del Nagorno-Karabah. Moneta: manat. Lingua ufficiale: azerbaigiano; è parlato anche il russo. Religione: musulmana sciita con una minoranza sunnita. Popolazione: azerbaigiana.

GEOGRAFIA

Il territorio è occupato a Nord dal Caucaso orientale, che raggiunge la massima elevazione nel Bazar Djuzi (4.480 m), e a Sud dall'altopiano del Piccolo Caucaso, elevato in media oltre i 1.500 m, inframmezzato da rilievi montuosi (Monte Sawalan, 4.811 m; Monte Sahend, 3.700 m), ultima ramificazione della catena dell'Elburz. L'altopiano è percorso da fiumi che confluiscono nel Lago di Urmia. La costa, che si protende nel Mar Caspio con la penisola di Apšeron, si presenta uniforme a Nord e al centro, più accidentata a Sud; occupa la zona mediana e inferiore della fossa del fiume Kura. L'A. è solcato dal fiume Kura e dal suo affluente Arasse. Il clima, caratterizzato da estati asciutte e molto calde, è continentale. La vegetazione presenta una zona di foreste lungo il Caucaso e una di steppe nell'altopiano.
Cartina dell’Azerbaigian

Paesaggio dell'Azerbaigian


ECONOMIA

La ricchezza principale del Paese è rappresentata dal petrolio (i pozzi petroliferi più importanti si trovano nella penisola di Apšeron) e dai gas naturali, per il cui sfruttamento il Paese ha sottoscritto importanti accordi con grandi compagnie dell'Occidente e con la Russia. Il sottosuolo offre inoltre ingenti quantità di rame, ferro, piombo, zinco, pirite, bauxite e alunite. Le attività industriali sono legate al settore petrolifero: raffinerie, impianti petrolchimici e macchinari per l'estrazione. Sono fiorenti anche le industrie siderurgiche, chimiche, della gomma sintetica, del materiale da costruzione, del tabacco, tessili e alimentari. Sono praticati l'agricoltura (frumento, riso, orzo, mais, avena, patate, cotone, tè, frutta, agrumi, tabacco), l'allevamento (ovino, caprino e dei bachi da seta) e la pesca, effettuata nel Mar Caspio.

STORIA

Già parte dell'Impero assiro, passò successivamente sotto la dominazione dei Medi e infine sotto quella persiana. Costituita in satrapia, fu nota dopo Alessandro Magno col nome di Atropatène, derivatole dal satrapo Atropate, capostipite di una dinastia che riuscì a mantenersi indipendente per tutto il periodo ellenistico. In quanto territorio di confine l'A. fu conteso anche da Roma e da Bisanzio, entrando poi a far parte dei Regni persiani degli Arsacidi e dei Sassanidi. Il Cristianesimo si diffuse nella versione nestoriana ma, dopo la conquista araba nel 643, il Paese fu interamente islamizzato, soggetto ai califfi omayyadi e abbasidi e, successivamente, diviso tra dinastie locali persiane e turche. Dalla forma persiana di Atropatene, Adhurbadhagan, gli Arabi chiamarono la regione col nome attuale. Nel XIII sec. l'A. passò sotto il dominio mongolo e solo nel XVI sec., dopo essere stato a lungo conteso ai Turchi, poté ritornare sotto la sovranità persiana. Dal XVIII sec., con Pietro il Grande, cominciò a farsi sentire la pressione della Russia e, con i Trattati di Gulistan (1813) e di Turkmanciai (1828), la parte settentrionale della regione, la più ricca e popolosa, passò sotto la sovranità russa, segnando la fine di una millenaria unità politico-culturale. Dopo la rivoluzione sovietica del 1917, l'A. russo si costituì in Repubblica democratica indipendente (maggio 1918) , sotto la guida del Partito Musavat. Invaso dalle truppe turche, fu poi conquistato dall'Armata Rossa e, alla fine del 1920, posto sotto la sovranità dell'URSS, dapprima (dicembre 1922) nell'ambito della Repubblica Socialista Federativa della Transcaucasia, poi (1936) costituito in Repubblica Socialista Sovietica autonoma. Nel 1942, sulla base di un trattato anglo-russo-persiano, le truppe sovietiche occuparono anche la parte meridionale del Paese per facilitare i necessari collegamenti, dovuti al conflitto mondiale, fra l'URSS e le truppe inglesi in Medio Oriente. Tale occupazione avrebbe dovuto cessare nel 1946, ma i Sovietici tentarono di suscitare un movimento separatista antipersiano, a base comunista, promosso dal locale Partito Tudeh. La Persia ricorse al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e nell'aprile 1946 fu concluso un accordo russo-persiano in base al quale i Sovietici si ritirarono dalla regione, mentre il Governo di Teheran ne riconobbe l'autonomia politico-amministrativa, consentendo, fra l'altro, l'uso ufficiale del dialetto turco azeri, accanto al persiano. Nell'arco di sei mesi, però, il trattato fu disatteso con dure repressioni. Nel 1988 in A. scoppiò una guerra civile su base etnica. La popolazione della regione autonoma del Nagorno-Karabah, enclave a maggioranza armena al 90% sotto il controllo azero sin dal 1923, rivendicava il diritto di unirsi alla confinante Armenia. Gli interventi armati dell'esercito sovietico servirono solo a sedare temporaneamente la rivolta e a riportare parzialmente la calma. Nel 1989 Mosca concesse al Nagorno-Karabah uno speciale Statuto che lo sottraeva al controllo politico dell'A. A questa decisione i nazionalisti azeri risposero con scioperi e, per la prima volta in URSS, con attentati. All'inizio del 1990 il Soviet Supremo di Jerevan inserì il bilancio del Nagorno-Karabah in quello armeno; questa manovra scatenò violenti pogrom antiarmeni nella capitale azera Baku, che in breve tempo si trasformarono in aperta rivolta contro il Governo centrale. Mosca reagì nuovamente sedando i disordini con l'esercito, senza riuscire a risolvere il conflitto. Neppure un decreto presidenziale di Gorbaciov, che scioglieva tutte le milizie non autorizzate, poté frenare la guerriglia tra le due Repubbliche caucasiche. Il 30 agosto 1991 l'A. proclamò l'indipendenza, sancita, il mese successivo, da un referendum. In seguito al contemporaneo pronunciamento del Nagorno-Karabah per l'indipendenza, nel gennaio 1992 l'A. sferrò un attacco contro il nuovo Stato. Il conflitto si protrasse per tutto il 1992, causando la morte di oltre 4.000 persone. Nel marzo 1992 l'ex dirigente comunista azero Ayaz Mutalibov si dimise e i poteri presidenziali furono assunti da Yuri Mamedov. Nel 1993 l'A. aderì alla CSI. Dopo numerosi capovolgimenti politici, nel giugno 1993 fu nominato presidente il leader del Fronte popolare, Ebulfez Elchibei. Una nuova offensiva armata nel Nagorno-Karabah fu seguita da un colpo di Stato in A., in seguito al quale fu nominato presidente provvisorio Geidar Aliev, ex dirigente del Partito comunista dell'URSS; eletto nelle elezioni presidenziali di luglio, venne riconfermato anche alle consultazioni del novembre 1995. Il 12 ottobre 1997 l'A. raggiunse un accordo con l'Armenia che chiuse, dopo nove anni di guerra, la questione del Nagorno-Karabah, a cui fu concessa un'ampia autonomia; fu inoltre creato un "corridoio" di collegamento tra il Nagorno-Karabah e l'Armenia. Nello stesso anno, grazie a un'intesa tra i Governi azero e statunitense, fu aperto un campo petrolifero nel Mar Caspio. Nel 2000 si tennero le elezioni legislative in Nagorno-Karabah, che decretarono la vittoria del Partito del nuovo Azerbaigian. Nel gennaio 2001 l'A. divenne membro a tutti gli effetti del Consiglio d'Europa. In seguito agli attentati terroristici dell'11 settembre, il Paese offrì appoggio logistico agli Stati Uniti che, in cambio, inviarono aiuti all'A., sospesi dai tempi del conflitto nel Nagorno-Karabah. Nel 2001 si registrarono tensioni con l'Iran a causa di un contenzioso riguardante i giacimenti petroliferi del Mar Caspio. Nel 2002 papa Giovanni Paolo II si recò in visita in A., auspicando la fine del conflitto etnico-religioso. Nell'agosto 2002 Aliev riuscì illegalmente a far trionfare il referendum con cui fu approvata la modifica della Costituzione che gli permise di nominare il successore. Le elezioni presidenziali svoltesi il 15 ottobre 2003 decretarono la vittoria di Ilham Aliev, figlio del presidente uscente Geidar, scatenando il malcontento tra l'opposizione e i gruppi per i diritti umani, che denunciarono brogli. La libertà di stampa fu ostacolata in tutti i modi, anche con la violenza. Nel marzo 2005 fu assassinato Elmar Huseynov, direttore del principale quotidiano d'opposizione. Grazie ai forti investimenti stranieri nel settore dell'estrazione e del trasporto del petrolio, si assistette al rilancio dell'industria petrolifera e nel maggio 2005 venne aperto l'oleodotto Baku-Tblisi-Ceyan. Nel novembre 2005 il partito presidenziale Nuovo Azerbaigian si aggiudicò più del 90% dei seggi disponibili nelle elezioni parlamentari, svoltesi ancora una volta in un clima di forti tensioni.