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Avanguardia.

(dal francese avant-garde). Mil. - Squadra o divisione che, in formazione di combattimento, si trova davanti al grosso di un esercito; elemento di sicurezza ravvicinata che una unità in marcia manda in avanscoperta, per garantirsi da sorprese e avere notizie sul nemico e sul terreno da percorrere. ║ Nome con cui una volta si designava il plotone incaricato di sorvegliare i movimenti di imbarcazione all'entrata di una darsena. ║ Fig. - Posizione avanzata (essere all'a. in qualcosa). • Arte - Termine riferito a movimenti letterari e artistici in generale che, in anticipo sul proprio tempo, si trovano in contrasto con le idee e il gusto estetico della tradizione. In senso figurato, la parola prese a essere usata al di fuori dal linguaggio militare verso la metà del XIX sec., per indicare dapprima alcune correnti e gruppi politici della sinistra radicale e anarchica. In un secondo tempo il termine venne esteso alla sfere dell'arte, pur essendo concepito ancora con una funzione politica e sociale. Solo nel primo decennio del Novecento il termine di a. si definì in modo completo e autonomo, utilizzato per indicare un movimento di gruppi e di minoranze letterarie e artistiche in posizione polemica di negazione e superamento delle tradizioni estetiche ed etico-sociali. Dal punto di vista teorico, nonché da quello creativo, l'a. tende al radicale rinnovamento dell'arte e della letteratura mediante l'inserimento di nuovi contenuti e la sperimentazione di nuove e originali tecniche espressive. Nell'ambito delle arti figurative si dicono, quindi, di a. quei movimenti artistici che hanno unito, o uniscono tuttora, un'esigenza integrale di rinnovamento dei principi artistici con una vigorosa polemica contro i procedimenti abituali e le tradizioni ufficiali, come pure con una chiara intenzione di anticipare forme e modi destinati in futuro a ottenere validità e diffusione universali. Non è facile stabilire quando tali movimenti siano sorti per la prima volta; in un certo senso, ogni fatto artistico autentico, essendo come tale un fatto creativo e quindi originale, può essere considerato di a. Brunelleschi, Masaccio, Donatello ebbero a lottare contro ostilità e incomprensioni fortissime. Caravaggio, per esempio, impose la sua grande opera in un ambiente permeato di consuetudini e principi del tutto diversi e ostili, pagando duramente di persona il proprio atteggiamento ribelle. Si può, comunque, collegare l'inizio del movimento di a. in senso proprio al movimento realista della metà dell'800, che ebbe il suo più importante esponente in Courbet. Lo scritto da lui pubblicato, in occasione della mostra personale del 1855, può essere considerato come un vero e proprio manifesto del nuovo movimento artistico. Per Courbet l'arte doveva esprimere l'uomo nella sua semplice verità, "senza coturni ai piedi, né aureole attorno alla testa"; l'a. assunse così il significato di una complessa presa di posizione ideologica. In seguito, la relazione posta da Courbet fra il rinnovamento artistico e il rinnovamento sociale si allentò. Una situazione simile si verificò con gli Impressionisti, i quali possono essere annoverati fra gli esponenti dell'a. non solo per il loro profondo spirito innovatore, ma anche perché, pur non avendo mai voluto prendere precise posizioni teoriche, dimostrarono sempre di essere consapevoli della portata innovatrice della loro arte. Al movimento degli Impressionisti ne seguirono altri ancora; si può anzi affermare che, da allora, la dialettica dell'arte moderna si sia tutta configurata come una successione continua e incalzante di a.: dal Simbolismo ai Fauves e al Cubismo, dall'Impressionismo all'Astrattismo, dal Futurismo al Dadaismo, dal Surrealismo al Concretismo. • Lett. - Fra i precursori e i maestri della letteratura di a. si ricordano Rimbaud e Alfred Jarry. Nella poesia francese dei primissimi anni del Novecento sorsero i movimenti dei Fantasisti, dei Poeti dello spazio. Lo stesso Apollinaire, pur non appartenendo ad alcun movimento, si trovò sempre al centro di tutte le esperienze poetiche d'a. Nel febbraio del 1909, venne pubblicato sul "Figaro" il primo manifesto del caposcuola del Futurismo italiano, Filippo Tommaso Marinetti. Negli stessi anni, in Germania, si sviluppava il movimento espressionista; dal nucleo degli artisti formatisi alla scuola di Dresda nel 1905, si costituirono a Berlino, nel 1910, i gruppi di Walden e del socialista Franz Pfemfert, i quali, in poco tempo, diventarono i centri dell'Espressionismo. Alla crisi della cultura, l'Espressionismo opponeva la strenua volontà d'infondere nella letteratura e nell'arte, con un linguaggio libero di violenta protesta, dei nuovi contenuti umani. Durante la prima guerra mondiale, il poeta rumeno Tristan Tzara fondò, a Zurigo, il Dadaismo; il nuovo movimento negava ogni espressione d'arte come costrizione logica, utilizzando il grottesco, l'assurdo, l'alogico come strumenti contro il senso comune e contro la follia della guerra in corso. Il movimento si propagò ben presto in Germania, Olanda, Russia, Francia e America, dove Francis Picabia e Marcel Duchamp pubblicarono alcune riviste specializzate. In Francia, attorno a Tzara, si raccolsero gli scrittori di "Littérature". Nel 1924 il Dadaismo si poteva, comunque, considerare ormai esaurito. Nello stesso anno, A. Bréton pubblicò il primo manifesto del Surrealismo e il 1° dicembre uscì la rivista "La Révolution Surréaliste" di Pierre Naville e Benjamin Péret. Il Surrealismo si poneva come un sistema chiuso di principi, una spiegazione totale del mondo che ci circonda. Esso affermava la preminenza della parte irrazionale dell'uomo sulla ragione e rivendicava un nuovo valore alla surrealtà, identificata con il mondo dell'inconscio. Con il Surrealismo si chiude la serie dei movimenti di a. dell'epoca moderna. Di nuova a. si è parlato negli ultimi decenni per indicare gli scrittori dell'Ecole du regard (scuola dello sguardo), fra cui Nathalie Sarraute e Alain Robbe-Grillet; anche il loro tentativo di creare una scrittura assolutamente oggettiva può considerarsi ormai superato. • Mus. - Anche la musica partecipa spesso da protagonista ai vari movimenti nei quali si articola l'a. culturale europea. Si può parlare di a. per il famoso poema sinfonico di Claude Débussy, Prélude et l'après midi d'un faune del 1892. In Débussy, la partecipazione all'a. si è compiuta naturalmente, senza le asprezze di una drammatica rottura con il passato e lontano da quelle dure polemiche che spesso hanno caratterizzato esteriormente i movimenti culturali d'a. Sempre in Francia, si costituì il cosiddetto "Gruppo dei sei", formato da Honegger, Auric, Durey, Tailleferre, Milhaud, Poulenc. Interessante fu anche la figura del musicista Erik Satie; basti citare il suo balletto Parade (1916), composto con la collaborazione di Picasso e del coreografo russo Massine. I movimenti musicali d'a., valicando i confini della Francia, trovarono un fertile campo di espansione in Germania, in Russia e in Austria, con l'apparizione di Prokofiev e di Stravinskij, protesi entrambi a staccarsi definitivamente dal Romanticismo per mezzo di una musica barbarica e primitiva. L'a. musicale non può poi prescindere dal drammatico Pierrot lunaire (1912) di Schönberg, né dalla cosiddetta "Scuola viennese", che unì l'esperienza di quest'ultimo con due tra i più insigni musicisti del Novecento, Anton Webern e Alban Berg. Le esperienze della Scuola viennese hanno fortemente contribuito a dare alla musica del XX sec. un preciso indirizzo culturale internazionale, accettato e resistente alle mode e ai gusti del momento. L'a. musicale viennese sta infatti alla base di una nuova a. che, portando alle estreme conseguenze la ricerca dei nuovi mezzi espressivi, ha spinto il suo distacco dalle tradizioni del passato fino alla composizione di una musica che prescinde dalle normali consuetudini creative ed esecutive. Per quanto riguarda l'Italia, è interessante notare che, mentre l'a. musicale del primo Novecento tenne esclusi gli ambienti musicali da una più viva partecipazione ai movimenti di rinnovamento culturale, al contrario la neoavanguardia, che conta fra le sue file, spesso con funzione di capiscuola, soprattutto i rappresentanti della nuovissima generazione di musicisti italiani, ha il merito enorme di avere saldato l'antica frattura tra la musica e il più vasto mondo della cultura. • Cin. - L'insieme di movimenti e correnti che, soprattutto tra il 1918 e il 1930, propugnarono il ritorno al cinema puro, cioè al cinema svincolato dagli interessi commerciali e teso a riaffermare il solo valore delle immagini. In questo senso, l'a. cinematografica abbraccia qualunque tipo di cinema sperimentale dal cinema futurista all'Espressionismo. Si distingue una prima fase dell'a. (1919-1924), facente capo a L. Delluc (Fièvre) e a Germaine Dulac (La fête espagnole), propugnatori di una reazione all'oggettivismo e sostenitori dell'estetica del ritmo. A questa prima a. appartennero L'Herbier, A. Gance (La roue), De Baroncelli, Cavalcanti, J. Epstein (Coeur fidèle, 1923), poi passato all'Espressionismo. La seconda a. (1924-1930) si ispirò al Dadaismo e al Surrealismo; i due film più significativi del gruppo furono Il balletto meccanico di Léger (1924) e Entr'acte di R. Clair (1924). Tra i seguaci di questa seconda a. ricordiamo: Man Ray (Etoile de mer), H. Chomette, la stessa Dulac con i suoi primi film e, soprattutto, con uno degli ultimi (La coquille et le clergyman), Buñuel e Dali (Un chien andalou e L'âge d'or), Cocteau (Le sang d'un poète), Cavalcanti. L'a. cinematografica, nel senso storico del termine, decadde con l'avvento del sonoro.
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