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Automòbile.

Veicolo dotato di motore proprio, capace di muoversi su strada ordinaria e su terreno vario senza guida di rotaie. Il termine indica comunemente gli autoveicoli destinati al trasporto non collettivo, ed è pertanto sinonimo di autovettura. • St. - Il primo autoveicolo fu costruito nel 1770 dall'ingegnere francese Cugnot; era costituito da un carro a tre ruote con telaio di legno e una caldaia a vapore azionante, per mezzo di bielle, una ruota motrice. Vari inconvenienti, fra cui l'insufficienza di potenza e la mancanza di un sistema di alimentazione, ne impedirono però l'impiego vero e proprio. Intanto, essendo migliorata la tecnica della costruzione delle caldaie, qualche anno più tardi Murdoch realizzò l'idea di applicare la macchina a vapore a un cilindro alle vetture stradali, con le quali si poterono effettuare trasporti di grossi pesi; queste vetture, infatti, trainavano alcuni carri carichi di materiali vari, utilizzando l'aderenza delle ruote motrici, munite di larghi cerchioni. In seguito, la costruzione di generatori di vapore più leggeri e meno ingombranti, grazie anche all'impiego di combustibili liquidi, rese possibile la realizzazione di autoveicoli capaci di trasportare direttamente il materiale, a una velocità di poco superiore ai 20 km/h. Più tardi in Inghilterra presero a funzionare le prime diligenze a vapore, che sulla linea Londra-Bath potevano trasportare 18 passeggeri. Intanto comparvero le prime vetture private: in Italia furono quelle di Pagani e di Bordino. Il sorgere del motore a combustione interna mise fine al tentativo di perfezionare quel tipo di a., ma l'idea degli autoveicoli con il motore a vapore è ancora oggetto di studio. I fattori che rendono interessante tale soluzione sono da ricercarsi nell'estrema economicità, poiché si possono impiegare combustibili di costo minimo, e nella grande elasticità rispetto al motore a scoppio. Le origini del motore a scoppio si possono far risalire alla pistola di Alessandro Volta (1777), funzionante con una miscela di metano e ossigeno e con accensione a scintilla elettrica. Sullo stesso principio lo svizzero De Rivaz (1807) e il milanese De Cristoforis (1841) riuscirono poi a realizzare apparecchi mediante sfruttamento di un idrocarburo liquido. Il padre scolopio Barsanti e il fisico lucchese Matteucci brevettarono nel 1858 un motore a miscela detonante della potenza di 20 CV, ma le prime applicazioni nel campo pratico si ebbero solo dopo che il tedesco Otto riuscì a realizzare un motore fisso a miscela di gas illuminante e aria. Dopo la costruzione di altri tipi di motori da parte dell'inglese Lawson (1880), del francese Delamare (1883) e dell'italiano Bernardi (1884), i tedeschi Daimler e Benz perfezionarono i loro motori, applicandoli a veicoli sempre più efficienti. Successivamente la fabbricazione delle a. ha continuato a migliorare; con l'alleggerimento del pistone e delle bielle, con l'adozione del motore a più cilindri e con una maggiorazione della potenza a parità di cilindrata, si è giunti ai motori usati attualmente nelle a. da corsa, negli aerei e nei velocissimi natanti. ║ A. da corsa: le a. da corsa sono generalmente monoposto e dispongono di motori potentissimi supercompressi, alimentati da carburante ad alto numero di ottano. Una tappa decisiva nell'evoluzione delle a. da corsa venne superata nel 1923 con l'adozione della sovralimentazione dei motori mediante compressore. Con questo sistema fu resa possibile la maggiorazione della potenza sviluppata da un motore. L'introduzione del compressore determinò una progressiva riduzione della cilindrata e la realizzazione di macchine di peso limitato, che sviluppavano tuttavia notevoli potenze. Furono stabilite categorie di vetture da corsa in funzione della cilindrata, del peso della macchina, dell'alesaggio, o della corsa del pistone; per le macchine dotate di compressore fu varata una formula mediante la quale si cercò di equiparare i motori di questa categoria a quelli ad alimentazione normale. La formula del 1925 limitò la cilindrata massima a 2.000 cc; successivamente, con la formula del litro e mezzo e con la formula libera (senza limiti di peso né di cilindrata), si videro i primi scontri diretti tra i due tipi di alimentazione: si affermarono infatti la Maserati a 16 cilindri e la favolosa P3 dell'Alfa Romeo a 8 cilindri con compressore (2.654 cc di cilindrata, 210 CV di potenza, velocità 250 km/h). Nel 1934 il peso massimo della vettura fu limitato a 750 kg, mentre la cilindrata restò praticamente illimitata. Pur rimanendo nei limiti di peso, la Mercedes e l'Auto Union riuscirono a costruire vetture capaci di grandi prestazioni (6.000 cc di cilindrata, 500 CV di potenza, velocità 350 km/h). Nel 1938 la cilindrata massima venne limitata a 3.000 cc; le macchine più prestigiose di quei tempi furono quelle dell'Alfa Romeo (16 cilindri, 348 CV, 6.800 giri), della Mercedes (450 CV, 8.000 giri, 2 compressori), della Auto Union (440 CV, 6.600 giri). Alle corse di Formula 1 (F. 1), istituita nel 1947, vennero ammesse macchine aventi cilindrata massima di 1.500 cc, se dotate di compressore, o di 4.500 cc se sprovviste di compressore. Grande successo conseguirono le vetture Alfa Romeo di 1.500 cc, condotte da Giuseppe Farina e dall'argentino Juan Manuel Fangio. Nel 1949 furono introdotte, a complemento della F. 1, la Formula 2 (F. 2) (500 cc con compressore, 2.000 cc senza) e la Formula 3 (F. 3) (solo 500 cc). Nel 1954 entrò in vigore la nuova F. 1, che ammetteva motori di 750 cc con compressore o motori di 2.500 cc senza compressore. I regolamenti del 1961 autorizzarono invece una cilindrata massima di 1.500 cc nella versione senza compressore che divenne, nel 1966, 3.000 cc per i motori aspirati. Verso la fine degli anni Settanta sulle a. da corsa sono state per la prima volta montate le cosiddette minigonne, dispositivi in grado di incrementare l'aderenza della vettura sul terreno creando una deportanza sotto l'a. e quindi aumentando decisamente le prestazioni delle vetture (furono però sospese nel biennio 1981-82). Proprio in questo periodo ha acquistato grande importanza la figura degli sponsor e quindi la pubblicità e le riprese televisive sono entrate a fare parte del mondo delle corse. Nuovi regolamenti sono stati introdotti nelle competizioni a partire dal 1984: è stato progressivamente diminuito il numero di litri concessi per il pieno di benzina ed è diminuita la cilindrata delle vetture ammesse alle gare (1.500 cc con sovralimentazione autorizzata). Inoltre dal 1985 la Formula 2 è stata abolita e sostituita con la Formula 3.000. Dopo il 1987, però, nuovi regolamenti hanno vietato l'utilizzo di a. con motori sovralimentati e hanno quindi fissato la cilindrata delle a. a 3.500 cc e il peso a 500 kg. • Tecn. - L'a. è essenzialmente costituita dal telaio e dalla carrozzeria. Il telaio è a sua volta costituito dal complesso degli organi che servono a generare il moto e a trasmetterlo alle ruote. La carrozzeria si applica al telaio; serve da rivestimento e copertura del veicolo e contribuisce alla sua rigidità e alla sua robustezza. Nelle moderne a. il telaio è incorporato nella carrozzeria (carrozzeria portante) e questa assume una linea particolare, per migliorarne la penetrazione aerodinamica. Il telaio consta delle seguenti parti principali: il telaio propriamente detto, il motore, gli organi di trasmissione, le ruote, gli organi di guida e di frenatura, le sospensioni, gli accessori. Il telaio propriamente detto fu inizialmente concepito come uno scheletro formato da due travi metalliche (longheroni) di sezioni diverse, unite da traverse opportunamente disposte. Oggi è adottato solo per i veicoli industriali e in quasi tutti i tipi di a. americane. L'industria automobilistica europea è invece orientata sulla carrozzeria a struttura portante, con pianale irrigidito da costolature e irrobustito da elementi di sostegno atti al passaggio degli organi meccanici. Il motore generalmente impiegato sulle a. è quello a scoppio, che richiede come combustibile la benzina e che viene raffreddato ad acqua o ad aria; esso è del tipo alternativo, cosiddetto perché funziona col movimento di andata e ritorno dello stantuffo, il quale scorre a tenuta perfetta dentro il cilindro. Vengono impiegati anche motori alimentati a nafta (motori Diesel), motori elettrici e a turbina. La disposizione del motore e gli organi di trasmissione (che trasmettono alle ruote motrici la potenza sviluppata dal motore) può seguire tre schemi diversi. La soluzione tradizionale, data dal motore anteriore e ruote motrici posteriori, offre il vantaggio dell'equilibrata ripartizione del peso degli organi sui due assali del veicolo. Lo svantaggio più notevole è invece dato dalla necessità di un albero di trasmissione longitudinale, il cui alloggiamento richiede una riduzione dello spazio dell'abitacolo. Un'altra soluzione, detta tutto avanti, è rappresentata dal raggruppamento del motore e degli organi di trasmissione nella parte anteriore del veicolo, con eliminazione dell'albero di trasmissione e quindi degli inconvenienti da esso derivanti. Svantaggio tipico di questa disposizione è la necessità di impiegare giunti omocinetici per trasmettere il moto alle ruote, le quali sono insieme motrici e direttrici. La terza soluzione, indicata con la formula tutto dietro, mentre offre la massima utilizzazione dello spazio nell'abitacolo, crea qualche difficoltà per il raffreddamento del motore, peraltro ormai tecnicamente superata. Un dispositivo a innesto e disinnesto progressivo, detto frizione, consente di rendere solidale o no il motore con la trasmissione. Consta generalmente di due dischi ricoperti di ferodo, dei quali uno è fissato all'albero motore, mentre l'altro è collegato all'albero primario del cambio di velocità. Accostando i due dischi si ottiene il massimo attrito e quindi il collegamento dell'albero motore con quello di trasmissione. Il cambio di velocità, posto tradizionalmente tra il motore e l'albero di trasmissione, è costituito da una serie di ingranaggi e permette di trasmettere alle ruote motrici sforzi maggiori o minori, in relazione alle esigenze di marcia, che variano a seconda del carico del veicolo, della velocità, della pendenza della strada, ecc. Il cambio viene comandato a mano mediante una leva posta accanto al volante, o sul pavimento del veicolo (cambio a cloche). Dal cambio il moto viene trasmesso alle ruote motrici tramite un dispositivo costituito nelle prime a. da un sistema di pulegge, quindi da una catena e infine dall'albero di trasmissione, spesso formato da due pezzi uniti fra loro e con gli altri organi mediante giunti elastici. L'albero di trasmissione, che manca ovviamente nelle a. con soluzioni tutto avanti e tutto dietro, termina posteriormente col cosiddetto gruppo conico, costituito da un pignone e da una corona, capaci di deviare angolarmente il moto, il quale viene ricevuto dal differenziale. Questo è un complesso meccanismo che consente alle ruote motrici di girare a velocità differenti quando lo esigano determinate circostanze (curve, rialzi, buche, ecc.). Si compone di una scatola contenente una serie di pignoni e di ruote dentate; due semiassi (robusti alberi di acciaio) ricevono il moto dal differenziale per trasmetterlo finalmente alle ruote. Le ruote normalmente usate sono di lamiere d'acciaio stampata; nelle a. da corsa e in quelle da turismo veloce sono montate ruote a raggi, che consentono un ottimo raffreddamento degli organi frenanti e un minor consumo dei pneumatici. I mozzi delle ruote motrici sono fissati alle estremità dei semiassi, coi quali sono solidali in rotazione. Gli organi di guida sono costituiti da un piantone fisso al volante e terminante con un ingranaggio demoltiplicatore, il quale ha il compito di diminuire lo sforzo che il guidatore deve esercitare per sterzare le ruote e di impedire che le reazioni delle ruote stesse si ripercuotano con pari forza sul volante. Il sistema di frenatura consta di un organo rotante, detto tamburo, solidale con la ruota del veicolo, e di una serie di organi destinati a sviluppare l'attrito con il tamburo e solidali a loro volta con una parte non rotante del veicolo. La frenatura avviene su ciascuna ruota, poiché la pressione esercitata sul comando a pedale dei freni si trasmette, mediante un circuito idraulico, direttamente agli organi che comandano il sistema di frenaggio. Allo scopo di isolare il corpo della vettura e i suoi occupanti dai sobbalzi delle ruote, prodotti dalle accidentalità della strada, di assicurare alle ruote una continua aderenza al terreno e di ridurre il danneggiamento dei vari meccanismi, l'a. è dotata di sospensioni. Un tempo queste erano costituite da molle a balestra formate da una serie di lamiere di acciaio a tempera speciale, chiamate foglie. In seguito si sono adottate, oltre a quelle descritte (balestre), che lavorano per flessione, altre sospensioni con molle a spirale, che lavorano con compressione, e a barre d'acciaio, che lavorano per torsione. L'uso delle molle a balestra non è tuttavia scomparso e normalmente sono usate in sistemi misti di sospensioni. Ogni sollecitazione violenta cui queste molle sono sottoposte a causa delle asperità del terreno provocherebbe violenti rimbalzi, che andrebbero a scapito della stabilità dell'a. e della comodità dei passeggeri; perciò il movimento oscillatorio delle molle è fermato da appositi ammortizzatori, a funzionamento idraulico o idropneumatico. La funzione degli ammortizzatori consiste quindi nel permettere le piccole oscillazioni della molla e agire tanto più energicamente quanto più la molla si allontana dalla posizione di riposo. Ogni a. è inoltre provvista di un impianto elettrico costituito da una dinamo, da una batteria di accumulatori, da un motore elettrico di avviamento e da vari accessori a funzionamento elettrico. Gli accessori sono oggi numerosi e, pur non essendo indispensabili per ottenere il moto del veicolo, sono ritenuti opportuni per un miglior assetto, per una maggior sicurezza di marcia, o anche per esigenze esclusivamente estetiche. I principali sono: fari, trombe, paraurti, contachilometri, tergicristalli, indicatore del livello del carburante, lampeggiatori, radio, portacenere, ecc. La carrozzeria, considerata un particolare di secondaria importanza dai fabbricanti delle prime a., è andata via via migliorando nei riguardi della solidità, dell'estetica, della comodità, ecc. È essenzialmente costituita da una struttura metallica, provvista di sedili e porte d'accesso. Qualunque ne sia l'ampiezza, la carrozzeria sfrutta una gran parte delle dimensioni complessive dell'a.; essa deve permettere una conveniente sistemazione di tutti i passeggeri e consentire al guidatore una completa visibilità della strada, totale libertà di manovra di tutti gli organi di comando e una rapida e completa visione degli strumenti di controllo, raggruppati sul cruscotto. Le carrozzerie vengono normalmente classificate in aperte, chiuse e cabriolet. Tra le carrozzerie aperte, sempre più numerose, le più diffuse sono le spider. Le carrozzerie chiuse possono essere di tipi diversi: a 4 posti e 4 porte (berlina); a 4 posti e 2 porte (berlina a 2 porte); a 2 posti normali + 2 posti di emergenza e 2 porte (coupé); a 2 posti e due porte (coupé sport). Le carrozzerie cabriolet hanno il tetto apribile (cabriolet-royal, cabriolet-berlina, cabriolet-spider, landò). Molto diffuse sono anche le a. con carrozzeria a giardiniera per trasporto promiscuo di persone e merci (carrozzeria a 3 porte). I carrozzieri italiani (Bertone, Pininfarina, Vignale, Siata, Ghia, ecc.) sono considerati tra i migliori del mondo. ║ Progressi tecnologici: a partire dagli anni Settanta sono avvenuti grandi miglioramenti nell'industria automobilistica e si è avuto un imponente sviluppo della produzione di a. sia in Italia che all'estero. Per quanto riguarda il processo produttivo, l'esigenza dei lavoratori di ottenere un miglioramento delle condizioni dell'ambiente di lavoro ha spinto le case produttrici ad adottare nuovi sistemi di organizzazione della produzione, in sostituzione del metodo a catena di montaggio introdotto da Henry Ford nel 1913 per la produzione della famosa Ford T. Tale metodo, pur consentendo un grande risparmio di tempo e quindi un'aumento della produttività e dei guadagni, si era rivelato controproducente per il benessere degli operai, costretti per molte ore di seguito a compiere lo stesso gesto e quindi sempre più demotivati e alienati. L'introduzione delle cosiddette isole di lavoro, sperimentate dalla Volvo e dalla Fiat, ha offerto una soluzione e ha segnato la fine della catena di montaggio. Le isole di lavoro, in cui gli operai svolgevano un insieme di operazioni e non più un solo gesto, rendevano, infatti, il lavoro più elastico, eliminavano l'obbligo di cadenze di lavoro fisse e offrivano all'operaio una maggiore varietà di compiti da svolgere eliminando quindi la monotonia e la ripetitività. Inoltre, sempre al fine di migliorare l'ambiente di lavoro, sono state sostituite le vernici tradizionali con vernici epossidiche prive di solventi, è stato automatizzato lo stampaggio delle lamiere e sono stati introdotti robot per lo svolgimento di operazioni di saldatura. Per quanto riguarda le a. questo decennio ha visto affermarsi lo schema motore anteriore-trazione posteriore per le vetture di media e grossa cilindrata, lo schema motore e trazione anteriori per le utilitarie, soprattutto di alcune case come Citroën e Lancia, lo schema motore e trazione posteriore per le utilitarie più economiche e le a. sportive. Nei motori a carburazione si è andata sempre più accentuando la tendenza a costruire tipi di motore con rapporto diametro del cilindro-corsa dello stantuffo uguale a uno (motore quadro) o superiore a uno (motore superquadro). Per il raffreddamento dei motori si è andato affermando il raffreddamento ad aria, mentre il raffreddamento ad acqua è stato notevolmente perfezionato con l'adozione di un sistema a circuito sigillato. Nel motore diesel si è avuto un notevole alleggerimento della struttura, il che ha consentito la sua applicazione anche ad alcuni tipi di a. (Peugeot, Mercedes, Opel). Particolare sviluppo, soprattutto negli Stati Uniti, hanno avuto i cambi automatici e semiautomatici; per quanto riguarda i freni, si è andato sempre più diffondendo l'impiego dei freni a disco, che consentono una frenatura più potente e più sicura, in luogo dei classici freni a tamburo. Per le sospensioni, anteriormente sono state adottate soluzioni quali il quadrilatero oscillante, il McPherson, i pendoli longitudinali, mentre posteriormente le soluzioni più diffuse sono state i triangoli obliqui, i pendoli longitudinali o trasversali, il ponte rigido, il ponte Dion. Per quanto riguarda la carrozzeria è stato definitivamente adottato il tipo a struttura portante; si sono anche avuti i primi esperimenti di carrozzerie in plastica con nervature metalliche di irrigidimento e in leghe leggere. Particolari cure sono state poste per migliorare l'interno della carrozzeria in modo da renderlo comodo e sicuro, eliminando gli spigoli vivi e le parti sporgenti; è stata anche notevolmente migliorata la visibilità grazie soprattutto all'adozione di parabrezza curvi di tipo avvolgente e di finestrini e lunotti posteriori di maggior superficie. Dopo aver raggiunto il massimo di produttività nelle annate 1978-79, l'insorgere di problemi economici, sociali e politici a cavallo del decennio ha condizionato in maniera non marginale anche il settore automobilistico, direttamente toccato dal rincaro dei prodotti petroliferi, dalla prospettiva di un esaurimento delle fonti di energia tradizionali e dai problemi posti dall'inquinamento atmosferico. Ne è conseguita una conversione degli indirizzi tecnico-produttivi tradizionali dell'industria automobilistica, impegnata a perfezionare le tecniche di costruzione e a fornire all'utenza veicoli sempre più sicuri e funzionali, eliminando alcuni tipi di veicoli e introducendone altri, nell'ambito delle varie fasce di vetture, di piccola, media e grande cilindrata. Mentre è andato riducendosi il numero dei modelli delle utilitarie di minima cilindrata, considerate ormai troppo costose, in rapporto alle loro prestazioni, si è avuta l'affermazione delle a. di media cilindrata, sino a 1.300 cc, e soprattutto delle berlinette, caratterizzate dalla presenza di un grande portello posteriore e dalla possibilità di creare un ampio vano di carico, ripiegando il sedile posteriore. La tendenza prevalente è stata inoltre quella di abbandonare il criterio della classificazione delle vetture di serie per cilindrata e di mettere sul mercato più cilindrate per ciascun modello, offrendo soluzioni diverse di motore e versioni diverse per la carrozzeria, oltre che tutta una gamma di accessori. Dati gli elevati e crescenti prezzi di listino, la tendenza è stata inoltre quella di garantire una maggiore durata e una minore spesa di esercizio, attraverso una serie di perfezionamenti tecnici e una riduzione del consumo di carburante, sia pure a scapito delle velocità massime. Notevoli miglioramenti sono stati quindi apportati nell'ambito del comfort (insonorizzazione dell'abitacolo, silenziamento del motore, dispositivi di regolazione dei sedili, ecc.) e del risparmio di carburante (alleggerimento di tutti gli organi, linea più aerodinamica, utilizzo di carburanti alternativi). Si è registrato inoltre un notevole aumento dei modelli di a. con propulsione diesel, dotati di migliori caratteristiche (soprattutto per quanto riguarda la velocità e la rumorosità) rispetto a quelli del passato. Tra le a. d'élite, sono andate affermandosi le fuoristrada, con una serie di nuovi modelli prodotti dalle varie case automobilistiche. Negli anni Ottanta i progressi nella produzione di a. sono proseguiti sulla linea della riduzione dei consumi. Lo schema meccanico maggiormente adottato è stato: motore e trazione anteriori, mentre il motore più diffuso è stato di tipo alternativo a combustione interna. Grande diffusione hanno avuto anche le a. a motore diesel e quelle alimentate da miscele magre. Sempre finalizzato al risparmio del carburante è stato l'inserimento di dispositivi elettronici all'interno del carburatore, utili per la regolazione del regime di minimo e per interrompere in fase di rilascio l'alimentazione di carburante, e l'utilizzo di cilindri a tre o quattro valvole che consentono, migliorando il riempimento delle camere di scoppio, di ottenere rendimenti termodinamici e di potenza assai più vantaggiosi. Anche l'introduzione della quinta marcia di velocità ha riscosso grandi consensi in questo periodo, consentendo di ridurre i consumi anche mantenendo elevate velocità di crociera. Gli impianti frenanti sono stati migliorati grazie all'adozione di pastiglie prive di amianto, e quindi non inquinanti, e all'adozione di sistemi elettronici antislittamento che, modulando l'intensità della forza frenante agente su ciascuna ruota a seconda dell'aderenza di questa al terreno, evita il bloccaggio delle ruote in caso di frenata improvvisa (Abs). Anche nelle sospensioni sono stati inseriti dispositivi elettronici in grado di regolare automaticamente l'assetto dell'a. e di mantenerlo costante. Gli anni Novanta si sono aperti con un nuovo massimo storico di produzione registrato nel 1990. Le tendenze di questo decennio sono andate verso un miglioramento del confort di guida, un maggiore controllo degli agenti inquinanti nei gas di scarico e un aumento dei livelli di sicurezza passiva. Le vetture hanno assunto una forma più aerodinamica, mantenendo motore e trazione anteriori e hanno avuto notevole diffusione le a. monovolume in cui gli spazi del volume abitacolo e del vano motore sono stati ottimizzati al massimo delle possibilità. Dal 1992 le regolamentazioni della CEE hanno imposto il controllo delle emissioni nocive dei gas di scarico delle a.: di conseguenza è notevolmente aumentata la produzione di vetture dotate di marmitte catalitiche in grado di utilizzare la cosiddetta benzina verde (priva di piombo). Grande attenzione è stata posta al problema della sicurezza del pilota e dei passeggeri con l'installazione all'interno delle vetture di dispositivi di trattenimento dei passeggeri (cinture di sicurezza) e di assorbimento degli urti (air bag); inoltre sono state studiate carrozzerie con maggiori capacità di assorbimento degli urti, rinforzate lateralmente con barre di protezione. I notevoli progressi tecnologici conseguiti sul piano produttivo e la necessità di predisporre piani per il futuro, hanno indotto tutte le grandi case automobilistiche ad allestire, accanto agli uffici tecnici che predispongono i nuovi modelli destinati al mercato nel breve periodo, anche centri di ricerca per ideare e costruire prototipi destinati a prefigurare "l'a. del 2000". Le ricerche in questo settore si sono ovviamente indirizzate al massimo risparmio di energia, unito al massimo di sicurezza, e sono state condotte dalle industrie automobilistiche in collaborazione con istituti universitari e centri di ricerca finanziati dallo Stato. Per ottenere risparmio energetico, la tendenza è quella di diminuire sempre più il peso dell'a., usando per la carrozzeria leghe leggere e materie plastiche composite, pneumatici speciali e motori leggeri, controllati elettronicamente. Attraverso dispositivi elettronici si tende inoltre ad aumentare la sicurezza, riducendo le iniziative del guidatore. Tra i dispositivi elettronici va segnalato il cruscotto parlante in cui una voce avverte il guidatore quando deve compiere operazioni necessarie e segnala guasti ed eventuali disattenzioni dell'automobilista. ║ A. elettrica: i primi esperimenti di veicoli a propulsione elettrica risalgono alla metà del XIX sec., ma si dovette attendere l'inizio del Novecento perché l'idea avesse una certa diffusione. A fronte degli evidenti vantaggi che un veicolo a propulsione elettrica poteva offrire (minori costi e minore inquinamento), vi erano comunque dei disagi oggettivi che ostacolavano il successo di tale idea. Innanzitutto l'autonomia di una a. di quel tipo era assai limitata (con una ricarica di batteria poteva percorrere solo 30-50 km) e secondariamente il peso degli accumulatori al piombo era decisamente ingente (circa 400 kg). Tuttavia l'idea non fu mai del tutto abbandonata e venne ripresa alla fine degli anni Sessanta, in seguito ai progressi compiuti nel settore delle batterie e sotto lo stimolo dei problemi di inquinamento ambientale causati dal traffico automobilistico. Nel 1967 la General Motors progettò tre tipi di a. elettrica, rispettivamente alimentati da una batteria argento-zinco, da pile a combustibile e batterie ricaricate da un motore a ciclo Stirling. Nello stesso anno, al 49° Salone dell'A. di Torino furono presentate per la prima volta vetture italiane azionate dall'energia elettrica. Per quanto le prestazioni fossero ancora modeste rispetto alle a. con motore a scoppio (velocità massima 60 km/h, autonomia 145 km), esse apparvero come una possibile soluzione al drammatico problema del traffico cittadino e delle sue nocive esalazioni. Negli anni Settanta anche la Ford, la Bosch, la Toyota, tra gli altri, costruirono prototipi di a. elettriche che però non vennero mai prodotti su scala industriale. A partire dal 1973 nuovi studi sulle batterie vennero condotti in Giappone e negli Stati Uniti: vennero sperimentate con discreto successo batterie con elettrodi fusi, batterie sodio-zolfo, zinco-bromo, zinco-aria decisamente più economiche e di più semplice costruzione delle pile a combustibile. Nella seconda metà degli anni Ottanta le a. elettriche apparvero finalmente sul mercato, anche italiano (Panda Electra, Fiat), anche se gli inconvenienti dell'autonomia e della velocità limitate non ha dato a questo tipo di veicoli il successo sperato.
Modello tridimensionale di Bentley da competizione

Modello tridimensionale di limousine Cadillac semiconvertibile

Modello tridimensionale di SUV Nissan Patrol

"L'industria britannica dell'automobile nel 1979" di Paolo Ferrini