(dal greco
autós: se stesso). Med. - Stato
psicopatologico, descritto da E. Bleuler, osservabile soprattutto negli
schizofrenici, in cui si verifica la perdita del contatto con la realtà e
la costruzione di un proprio mondo interiore anteposto a quello reale.
• Psicol. - Nel linguaggio psicoanalitico si
indica come
pensiero autistico quel pensiero determinato esclusivamente
dai desideri e dalle fantasie del soggetto, senza riferimento all'ambiente e
alle condizioni reali di spazio e di tempo. ║
A. infantile: psicosi
dell'infanzia che si manifesta con un'assoluta sfiducia in tutti e mancanza di
comunicazione: il paziente si chiude in un irremovibile mutismo o ha disturbi
molto complessi del linguaggio, ma non può essere diagnosticato come
ritardato mentale. Il termine viene anche usato, soprattutto da parte degli
psicologi sociali, con riferimento al primo stadio di sviluppo dell'individuo
(V. PERSONALITÀ). Il neonato ha inizialmente
impulsi, ma non
motivazioni, che egli acquisisce solo
allorché si rende conto che certe parti dell'ambiente soddisfano i suoi
impulsi. Fra le prime parti dell'ambiente che egli riesce a distinguere vi sono
le persone e soprattutto i loro volti (in genere, sino ai quattro mesi, il
bambino non distingue un viso da un altro), per cui egli presto associa queste
persone con l'esperienza di soddisfazione dell'impulso. I desideri del bambino a
questo stadio sono legati esclusivamente all'immediata soddisfazione dei suoi
stessi impulsi;
a. si oppone perciò a "realtà", ossia alla
considerazione delle reali condizioni del mondo, per mezzo delle quali la
soddisfazione è raggiunta.