(dal latino
attentio, der di
attendere:
rivolgere la mente). Applicazione della mente su un oggetto sensibile e
intelligibile. È un processo della mente mediante il quale aspetti del
mondo e dell'ambiente vengono percepiti, valutati, distinti. Secondo un aspetto
neurofisiologico, l'
a. dipende dalla attivazione di strutture della
corteccia cerebrale ed è legata alla normale attività della
corteccia encefalica (allo stato di
a. nel soggetto si registra infatti
una variazione del tracciato encefalografico). •
Psicol. - Funzione della percezione. Rappresenta una delle basi fondamentali
della vita psichica che non potrebbe sussistere qualora venisse a mancare questa
componente dell'attività mentale. L'
a. è diretta solo verso
un oggetto e si verifica una sorta di fluttuazione nella sua durata a causa di
un processo di saturazione. In genere, si distingue l'
a. volontaria (o
attiva, controllata) da quella
involontaria (o
passiva,
spontanea). La prima ha carattere attivo ed è espressione della
volontà dell'individuo che volontariamente rivolge il proprio interesse e
la conseguente
a. su determinati oggetti; la seconda è
passiva e da essa è assente la volontà del soggetto alla
cui mente si impongono immagini, pensieri, cose che possono momentaneamente
distoglierlo da quella che è la sua
a. volontaria e cosciente:
l'individuo quindi non sceglie l'oggetto per una scelta razionale ma esso si
impone per diverse ragioni (ad esempio una improvvisa intromissione nel campo
visivo). Ogni essere umano possiede la facoltà psichica dell'
a., a
meno che non sia ammalato o in condizioni di inferiorità psichica.
Tuttavia anche un individuo apparentemente normale può presentare delle
deficienze momentanee o permanenti in forma più o meno accentuata. Vi
sono infatti individui la cui mancanza di
a. è dovuta
essenzialmente allo scarso interesse per l'oggetto che dovrebbe cadere sotto la
loro osservazione: strettamente legata alla
a. è infatti la
motivazione. Secondo A. Adler, la mancanza di
a. può essere dovuta
anche alla tendenza di certi individui a mettersi sempre in opposizione, pur
evitando spesso di manifestare apertamente questa loro tendenza che, attraverso
un meccanismo inconscio, viene mascherata con la disattenzione. Inoltre, mentre
vi sono individui che vedono e ascoltano tutto ciò che entra nel loro
campo, che sono cioè in grado di percepire analiticamente ogni fenomeno
con tutti gli organi del senso, in particolare con la vista e con l'udito, altri
si pongono di fronte al mondo esterno servendosi esclusivamente delle loro
facoltà visive o dei loro strumenti uditivi. In ogni caso, l'elemento
più importante per risvegliare l'
a. è un reale e profondo
interesse per le cose che si devono percepire. Infatti, qualora vi sia
interesse, l'
a. segue spontaneamente. Sulla base delle caratteristiche
individuali riguardanti il modo di prestare
a. sono state fatte varie
classificazioni, tra cui quelle di E. Meumann, E. Kretschmer, W. Ehrenstein, che
hanno portato alla individuazione di vari tipi di
a.:
a. visiva,
uditiva, motoria, rigida, fissa, analitica, sintetica, spostabile,
fluttuante, ecc. In sede sperimentale sono stati eseguiti studi per
stabilire l'ampiezza del "campo dell'
a.", ossia il numero degli oggetti
che un individuo ha la possibilità di osservare e di imprimere nella
memoria con uno sguardo solo. In media, per un adulto normale, il numero
è di otto (la larghezza del campo può variare da sei a dodici),
mentre minori sono le possibilità dei bambini in proporzione con la loro
età. L'
a. è stata a lungo oggetto di studi tra la fine del
XIX sec. e i primi decenni del secolo successivo. Tra gli scienziati vanno
ricordati ad esempio E.B. Titchener, che tentò di individuarne le regole.
Successivamente si sono dedicati a tale argomento E. Colin Cherry e D.E.
Broadbent. Recentemente gli studi si sono impostati su alcuni problemi
fondamentali: la concentrazione mentale, intesa come impegno su una determinata
situazione e capacità di escludere gli stimoli esterni fonte di
distrazione; la vigilanza, ovverosia lo stato di
alertness; la
capacità di notare alcuni stimoli; la cosiddetta
a. selettiva,
ovverosia la capacità di distinguere e selezionare un messaggio; la
capacità tra più stimoli di scegliere quelli con caratteristiche
omogenee; l'attitudine a ricevere le informazioni; la capacità di
rispondere a un evento futuro in un certo modo; l'analisi della sintesi. Vari
sono i modelli proposti dagli psicologi. Secondo D.O. Hebb, l'
a.
può definirsi come una facilitazione alla ricezione a livello del sistema
nervoso centrale di uno stimolo dato ai sensi, facilitazione indotta da processi
mentali precedenti lo stimolo. Secondo Hebb gruppi di cellule si attiverebbero
solo in presenza di un duplice stimolo sia sensoriale sia di tipo centrale,
quest'ultimo derivante da processi mentali precedenti. L'
a. rimane
inattiva se sono presenti solo stimoli sensoriali o solo centrali, mentre si
attiva in presenza di entrambi. Tra i recenti modelli vi sono quelli di
Broadbent (
teoria del filtro) e quelli proposti da A.M. Treisman e da
J.A. Norman nel 1969 basati sull'
attenuazione. Secondo il loro modello
l'
a. consisterebbe in una sorta di filtraggio per cui i segnali che non
presentano interesse per il soggetto giungono indeboliti a livello di coscienza.
Secondo Norman stimoli sensoriali divengono oggetto di analisi in particolari
centri specializzati nella individuazione delle loro caratteristiche:
individuati i parametri dei segnali, essi vengono inviati alla memoria, in cui
si trovano le rappresentazioni dei segnali. Le strutture ad esse corrispondenti
vengono così messe in eccitazione. Nello stesso tempo a livello centrale
viene condotta una analisi che mira a individuare la pertinenza del segnale
stesso. Anche questa analisi pone in eccitazione la struttura corrispondente. In
tal modo solo il segnale, lo stimolo che supera il livello di soglia, in quanto
subisce una duplice eccitazione, viene selezionato.