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Atlètica.

(dal greco atléo: lotto). Complesso di prove sportive individuali o a squadre, strutturate sul modello delle gare praticate dagli antichi Greci e derivate dai movimenti elementari dell'uomo. L'a. si suddivide in: a. leggera e a. pesante. ║ A. leggera: le gare di a. leggera si svolgono in uno stadio costruito intorno a una pista con fondo sintetico (solitamente tartan), di forma ovale, lunga 400 m e formata da due rettilinei e due ampie curve. La pista è suddivisa in 8 o 6 corsie della larghezza minima di 1,22 m ciascuna. A partire dagli anni Sessanta si compete anche al coperto (indoor): le gare si disputano in impianti che sono dotati di una pista ridotta (lunga 200 m) e non consentono l'effettuazione di tutte le specialità. L'a. leggera comprende le corse, le marce e la maratona (gare in serie, batterie, in linea); i salti e i lanci (concorsi); l'eptathlon e il decathlon (prove multiple). 1) Corse: si disputano in pista e includono le gare in serie, nelle quali gli atleti sono suddivisi in gruppi e, per la qualificazione ai turni successivi, contano soltanto i migliori tempi realizzati; le gare in batteria, in cui i concorrenti sono sempre divisi in gruppi, ma accede ai turni successivi solo chi si piazza meglio all'arrivo; le gare in linea, in cui gli atleti partono tutti insieme. Tutte le prove sono corse in senso antiorario. In tutte le gare la partenza viene data tramite un colpo di pistola a salve. Qualora uno dei concorrenti scatti prima del segnale dello starter, la partenza viene annullata e l'atleta subisce un'ammonizione; qualunque atleta sia responsabile della seconda falsa partenza incorre nella squalifica immediata. Questa regola, introdotta a partire dal 2003, ha creato malumori e discussioni tra gli addetti ai lavori. Infine, pena la squalifica, gli atleti non devono in nessun modo danneggiare gli avversari toccandoli o tagliando loro la strada. Le gare di corsa si suddividono in: a) corse piane, che a loro volta comprendono: corse di velocità pura (100 m, 200 m), corse di velocità prolungata (400 m), corse di mezzofondo veloce (800 m, 1.500 m; la corsa del miglio, di tradizione anglosassone, seppur non inserita nel programma olimpico, mantiene un suo antico prestigio), corse di mezzofondo prolungato (5.000 m, 10.000 m). Tra le corse piane si annoverano anche le staffette (4x100 m, 4x400 m), gare a squadre in cui il percorso viene suddiviso in frazioni, in ognuna delle quali gareggia un concorrente per squadra; ciascun atleta, eccetto l'ultimo, che pone fine alla prova, mette in azione il successivo trasferendogli il testimone (un bastoncino di legno o plastica) che non può essere lanciato, né preso al volo, ma solo passato di mano in mano. Il passaggio del testimone da un atleta all'altro deve avvenire entro uno spazio di 30 m, delimitato da linee bianche, chiamato "zona di cambio". b) Corse a ostacoli: si svolgono sulle distanze veloci dei 110 m (100 m per le donne) e dei 400 m. Le barriere da superare sono dieci, alte 0,84 m (100 m), 1,06 m (110 m), 0,91 m (400 m maschili) e 0,76 m (400 m femminili); nei 100 m e 110 m gli ostacoli sono posti a una distanza di 9,14 m l'uno dall'altro (il primo si trova a 13,72 m dalla linea di partenza), nei 400 m a 35 m l'uno dall'altro (il primo si trova a 45 m dalla partenza, l'ultimo a 40 m dall'arrivo). In queste gare l'atleta deve superare l'ostacolo senza appoggiarvisi; l'abbattimento di uno o più ostacoli non comporta però la squalifica, che invece viene comminata se l'atleta fa passare le gambe al lato dell'ostacolo. Tra le gare a ostacoli sono compresi anche i 3.000 m siepi, in cui i concorrenti, nel corso dei sette giri previsti dalla prova, devono superare ostacoli alti 0,91 m e una riviera, ovvero un ostacolo costituito da una barriera alta 0,91 m posta davanti a una buca di 3,66x3,66 m dal fondo inclinato e piena di acqua. I 3.000 m siepi rientrano nelle specialità olimpiche solo per quanto riguarda l'ambito maschile; in campo femminile verranno disputati a partire dai Giochi di Pechino 2008. 2) Marcia: si svolge solitamente al di fuori dello stadio, con partenza e arrivo nello stadio stesso. Le distanze su cui si gareggia sono: 20 km e 50 km per gli uomini; 20 km per le donne. Nella marcia, a differenza della corsa, l'atleta deve mantenere un'andatura per cui i piedi non devono mai perdere il contatto con il suolo: almeno un piede, dunque, deve poggiare per terra e, perché questo avvenga, occorre che il piede messo innanzi tocchi il terreno prima che quello che sta dietro se ne distacchi per il passo successivo. Questa valutazione tecnica è affidata a un'apposita giuria che, nel caso di infrazione, ammonisce il concorrente; la terza sanzione determina l'immediata squalifica del marciatore. 3) Maratona: si svolge al di fuori dello stadio, lungo un percorso cittadino, sulla classica distanza di 42,195 km. Come indica il nome, questa specialità rievoca l'impresa di un soldato ateniese di nome Filippide che corse da Maratona ad Atene (le due località distano appunto 42,195 km) per dare l'annuncio della vittoria ateniese sui Persiani. Nelle corse veloci, di velocità prolungata e a ostacoli è adottata la partenza all'americana (così detta perché introdotta dall'americano Charles Chevil), con le mani e un ginocchio appoggiati per terra e le punte dei piedi a contatto con i blocchi di partenza; nelle gare di mezzofondo veloce, mezzofondo prolungato, nelle marce e nella maratona gli atleti partono in piedi, col corpo leggermente inclinato in avanti e con un piede davanti all'altro. 4 e 5) Salti e lanci: fanno parte dei cosiddetti concorsi, prove in cui i concorrenti eseguono l'esercizio secondo un ordine prestabilito da un sorteggio e dispongono di tre tentativi per determinare la classifica degli atleti ammessi alla finale (i primi otto); quindi i finalisti effettuano altri tre tentativi ciascuno. 4) Salti: comprendono: a) salto in alto, nel quale l'atleta deve superare, senza abbatterla, un'asticella sorretta da due ritti, distanti tra loro circa 4 m. Gli atleti che accedono alla fase finale affrontano misure sempre più alte, avendo a disposizione, per ciascun livello, un massimo di tre tentativi per oltrepassare l'asticella. La vittoria è appannaggio di chi supera la quota più alta. Dalla ricerca della maniera migliore e più redditizia per passare l'asticella sono scaturiti diversi tipi di salto, tra i quali meritano di essere ricordati: lo scavalcamento a forbice, lo scavalcamento costale, lo scavalcamento ventrale. Lo stile più recente, utilizzato attualmente da tutti i saltatori, è lo scavalcamento dorsale, chiamato fosbury dal nome del vincitore delle Olimpiadi del Messico (1968) che per primo lo adottò. Quest'ultimo modo di saltare prevede che l'asticella venga oltrepassata con la schiena, con richiamo finale delle gambe. b) Salto con l'asta: è un tipo di salto in elevazione effettuato con l'ausilio di un'asta flessibile di varia lunghezza che, originariamene fatta in bambù e quindi in lega di alluminio, è attualmente in fibra di vetro o di carbonio. Per eseguire il salto il concorrente prende una rincorsa di circa 40 m, impugnando con entrambe le mani l'asta, tenuta in posizione parallela al suolo; dopodiché punta l'asta nella cosiddetta cassetta di appoggio, posta al centro della pedana, ricevendo la necessaria spinta verso l'alto al fine di superare l'asticella sostenuta da due ritti. Come nel salto in alto l'atleta ha a disposizione tre prove per ogni misura e vince chi riesce a raggiungere l'altezza maggiore. c) Salto in lungo: si esegue su una pista di rincorsa che ha una lunghezza minima di 40 m al termine della quale è posta la linea di battuta da cui l'atleta spicca il salto lanciandosi in estensione all'interno di una buca piena di sabbia. La lunghezza del salto viene misurata dalla linea di battuta (che non può essere superata pena l'annullamento del salto) all'impronta più vicina alla linea di battuta stessa lasciata dall'atleta nella sabbia con il corpo. Vince chi esegue il salto più lungo. d) Salto triplo: è una variante del salto in lungo; al termine del primo balzo, il concorrente prosegue nell'azione battendo una seconda volta con lo stesso piede d'appoggio e quindi una terza cambiando piede fino a slanciarsi verso la buca di sabbia. 5) I lanci consistono nello scagliare il più lontano possibile uno dei seguenti attrezzi: peso, disco, martello e giavellotto. Per quanto riguarda il peso, il disco e il martello, il lancio viene effettuato da una pedana circolare in cemento o terra battuta, delimitata da un cerchio di ferro che il concorrente non deve mai oltrepassare, pena l'annullamento della sua prova, e che può abbandonare solo dopo che l'attrezzo ha toccato terra. a) Lancio del peso: nel lancio del peso il concorrente dalla pedana lancia con una sola mano una sfera di ferro o bronzo piena di piombo, del diametro di 10 cm circa, il cui peso è di 7,257 kg per le gare maschili e di 4 kg per quelle femminili. Per effettuare il lancio si esegue di solito una mezza rotazione del tronco, partendo con le spalle rivolte al settore di lancio in modo che la spalla possa imprimere al movimento la maggiore velocità di spinta. b) Lancio del disco: questa disciplina prevede che l'atleta dalla pedana, al termine di una rotazione e mezza compiuta su se stesso, scagli il più lontano possibile il disco, un attrezzo di forma lenticolare del peso di 2 kg per gli uomini e di 1 kg per le donne (il diametro è, rispettivamente, di 22 e 18 cm). Il disco deve ricadere nel settore, ovvero un'ampia porzione di campo delimitata da due linee convergenti verso la pedana dell'atleta. c) Lancio del martello: nel lancio del martello il concorrente dalla pedana scaglia il martello, ovvero una boccia metallica (di ferro pieno, ottone o lega di tungsteno) collegata a un filo d'acciaio all'estremità del quale si trova una maniglia che funge da impugnatura. La parte sferica presenta un diametro di 10-12 cm; il peso dell'attrezzo è di 7,257 kg e la sua lunghezza è di circa 1,20 m. In campo femminile, dove la specialità è stata introdotta recentemente, il peso del martello è di 4 kg. L'atleta, impugnato il martello con entrambe le mani, esegue il lancio compiendo di norma tre giri su se stesso e quindi scagliando l'attrezzo. Per evitare che il martello mal lanciato vada in direzione errata e rechi danno agli altri atleti e al pubblico, una robusta rete metallica protegge la pedana di lancio sui lati e alle spalle. d) Lancio del giavellotto: in questa specialità l'atleta effettua il tiro cercando di lanciare il più lontano possibile il giavellotto, un'asta di metallo, legno o materia plastica, dotata di punta acuminata, lunga 2,60-2,70 m per gli uomini e 2,20-2,30 m per le donne, del peso, rispettivamente, di 800 e 600 g. Il lancio viene realizzato con una sola mano dopo una rincorsa di 30-40 m. Il lancio valido richiede che il giavellotto tocchi terra prima con la punta. Tutti i lanci (del peso, del disco, del martello, del giavellotto) che escono dai limiti di un determinato settore sono nulli; il lancio viene annullato pure nel caso in cui, nello scagliare l'attrezzo, l'atleta oltrepassi la linea di lancio, anche con un solo piede. 6) Prove multiple: sono costituite dall'eptathlon (per le donne) e dal decathlon (per gli uomini) e riassumono alcune prove di corsa, di salto e di lancio. Le classifiche vengono stilate in base a particolari tabelle di punteggi e vince chi totalizza il maggior numero di punti. L'eptathlon (introdotto nel 1981 al posto del pentathlon, che prevedeva cinque gare, non includendo nel programma lancio del giavellotto e 800 m) comprende sette prove e si disputa nel corso di due giorni: il primo giorno si effettuano i 100 m ostacoli, il lancio del peso, il salto in alto e i 200 m; il secondo giorno si svolgono il salto in lungo, il lancio del giavellotto e gli 800 m. Il decathlon comprende dieci gare e, analogamente all'eptathlon, si disputa in due giornate: il primo giorno si svolgono i 100 m, il salto in lungo, il lancio del peso, il salto in alto e i 400 m; il secondo giorno i 110 m ostacoli, il lancio del disco, il salto con l'asta, il lancio del giavellotto e i 1.500 m. ║ A. pesante: comprende le seguenti discipline: la lotta, di cui fanno parte la lotta greco-romana, la lotta libera o lotta stile libero, la lotta giapponese o judo, la lotta americana o catch, il karate; il sollevamento pesi, con le tre prove di distensione lenta, strappo e slancio; il pugilato. Non tutti i teorici sono però d'accordo nell'assegnare quest'ultimo sport all'a. pesante, poiché molti lo considerano uno sport a sé. 1) Lotta: pare che in Grecia la lotta sia entrata a far parte delle Olimpiadi già a partire dal 708 a.C., mentre a Roma divenne sport di moda solo molto più tardi, all'epoca dell'Impero. I Greci suddividevano la lotta in due diverse categorie: la lotta perpendicolare, nella quale gli atleti dovevano cercare di gettare a terra l'avversario, e la lotta orizzontale (aniclopole), in cui i due lottatori, dopo essersi gettati a terra a vicenda, continuavano a lottare senza esclusione di colpi. I Romani ripresero i due tipi di lotta in uso presso i Greci, chiamandoli lucta erecta e lucta valutatoria. La lotta greco-romana e la lotta libera attuali prevedono combattimenti della durata di 10 minuti, suddivisi in due tempi, con un prolungamento di 3 minuti qualora i due contendenti, al termine dell'incontro, siano ancora sul punteggio di zero a zero. I combattimenti, disputati su tappeti imbottiti di gommapiuma del diametro di 9 m, possono essere vinti prima del limite, per schienata (costringendo l'avversario, per un apprezzabile tempo di arresto, con le spalle al tappeto), per passività, per squalifica dell'avversario, per manifesta superiorità di uno dei due contendenti o, al termine dell'incontro, ai punti. Gli atleti, suddivisi in categorie di peso, indossano un costume aderente sbracciato o scollato, lungo fino a metà coscia, calzature leggere e un sospensorio sportivo. Nella lotta greco-romana sono ammesse le prese alla testa, alle braccia e al tronco dell'avversario, fino alla cintura. Nello stile libero sono concesse anche prese alle gambe e con le gambe. Qualsiasi colpo o presa che possa recare danno fisico all'avversario è tassativamente vietato. Per valore tecnico e diffusione, oltre alla lotta greco-romana e alla lotta libera si distingue la lotta giapponese o judo, valido mezzo di difesa personale che consiste nell'atterramento dell'avversario per immobilizzarlo dopo averlo sbilanciato. La prima scuola di lotta giapponese (derivante dallo jiu-jitsu di origine cinese) fu fondata da Jigoro Kano alla fine del 1800, con il nome di kodokan. Il judo comprende 150 colpi diversi e il combattimento segue il regolamento del kodokan, formato da 36 articoli. Si pratica a piedi nudi, indossando un paio di pantaloni e una giacca-kimono (judogi). Gli judoka si differenziano in varie categorie, a seconda dell'abilità raggiunta. Le sei classi degli allievi portano cinture di colore diverso: bianca, gialla, arancio, blu, marrone e nera (primo dan o gradino dei praticanti esperti). Il grado più alto è il dodicesimo dan, finora assegnato una sola volta al giapponese Jigoro Kano. Il karate, che fa parte delle arti marziali nipponiche, è una tecnica di difesa di notevole pericolosità, in quanto tende a colpire i punti vitali del corpo dell'avversario con la mano o con il piede. Il karate, inventato in Cina nel VI sec., si diffuse come arte marziale in Giappone nel XVI sec., divenendo disciplina sportiva a partire dal 1920, quando, su iniziativa di Gichin Funakoshi, furono stilate precise norme di organizzazione e comportamento. Le competizioni si svolgono su un quadrato di 8 o 10 m di lato e hanno in genere una durata di 3 minuti. I colpi, per lo più pugni (tsuki) e calci (geri), devono fermarsi a pochi centimetri dall'obiettivo, evitando di toccarlo, al fine di evitare gravi conseguenze. Vince chi abbia effettuato un colpo decisivo o abbia totalizzato il punteggio più alto. Oltre all'arbitro, vi sono due o quattro giudici. Altre varietà di lotta sono praticate soltanto nei Paesi e nelle zone dalle cui tradizioni etniche e folcloristiche traggono origine (per esempio il sumo giapponese, la lotta turca, la lotta indiana, la lotta islandese o glima, il sambo di origine russa, la lotta svizzera), oppure sono attuate unicamente per scopi spettacolari, com'è il caso della lotta libera americana (o catch). 2) Sollevamento pesi: le regole che disciplinano questa attività sportiva furono redatte nel 1888 dal francese Edmond Desbonnet. Il primo Campionato italiano di sollevamento pesi fu organizzato dal Club Atletico Milanese nel 1897; un anno prima questo sport era entrato a far parte delle Olimpiadi. Le gare internazionali e quelle olimpiche consistono di tre prove da eseguire a due braccia: la distensione lenta, che si divide in spallata (si porta la sbarra d'un colpo all'altezza delle spalle) e in distensione (si solleva lentamente la sbarra fino alla distensione delle braccia verso l'alto); lo strappo (si porta il bilanciere da terra fin sopra la testa in un colpo solo); lo slancio, in due tempi, ovvero il passaggio (corrispondente alla spallata) e la spinta (si porta di slancio il peso dall'altezza delle spalle in alto sopra la testa). Gli atleti sono suddivisi per categorie di peso. 3) Pugilato: si svolge tra due atleti appartenenti alla stessa categoria e allo stesso peso (V. PUGILATO). • Encicl. - Le origini dell'a. risalgono a tempi remotissimi: molti esercizi fisici da essa contemplati nacquero infatti con l'uomo, dal momento che egli era costretto, principalmente per motivi di sopravvivenza, a correre, saltare, lanciare sassi. Nell'antico Egitto, sin da 1.500 anni prima della nascita di Cristo sono attestate gare di corsa, mentre si sa con sicurezza che negli eserciti delle città greche vi erano i cosiddetti emerodromi, messaggeri specializzati nel portare notizie a grandi distanze. Famosa è la vicenda di Filippide (risalente tuttavia a un'epoca successiva, al V sec. a.C.), il quale morì stroncato dalla fatica dopo aver riportato ad Atene la notizia della vittoria nella battaglia di Maratona. La città, per onorarlo, gli eresse un monumento e gli dedicò una gara di corsa che ricalcava la distanza tra Maratona e Atene. Testimonianze della profonda passione sportiva degli antichi Greci e dell'onore in cui tenevano gli atleti sono presenti nei poemi omerici, nelle odi (soprattutto di Pindaro e Bacchilide), nella pittura vascolare. Omero, la cui opera viene datata XII sec. a.C., nel XXIII canto dell'Iliade descrive gare di corsa a piedi e prove di lancio del disco e del giavellotto. Anche nell'Odissea, nel canto dedicato ai giochi dei Feaci, Omero parla di prove di corsa, salto, lancio. Gli atleti e le competizioni a cui prendevano parte rivestivano un profondo significato religioso, dal momento che erano al centro dei giochi, feste sacre e celebrative allestite dalle città-Stato greche. Le grandi feste nazionali greche erano quattro: i gochi pitici, che si svolgevano a Delfi, in onore di Apollo, dapprima ogni otto, quindi ogni quattro anni; i giochi istmici, che si tenevano ogni due anni a Corinto, in onore di Poseidone; i giochi nemei, che avevano luogo ogni due anni nella Valle di Nemea, in Argolide, in onore di Zeus; i giochi olimpici, i più importanti, che si celebravano in estate ogni quattro anni, a Olimpia, nel Peloponneso, in onore di Zeus. I giochi olimpici, a cui potevano partecipare solo uomini, duravano sette giorni (cinque giorni di gare e due di culto), e la loro importanza fu tale da divenire anche punto di riferimento cronologico per la datazione dei fatti storici. La prima edizione delle Olimpiadi si tenne nel 776 a.C., quando si disputò la gara dello stadio, prova di corsa sulla distanza di 1 stadio (equivalente a 192,27 m). A tale prova si aggiunsero anche il diaulo (corsa sulla distanza di 2 stadi) e il dolico (su distanza variabile tra i 7 e 24 stadi). In epoca successiva le gare olimpiche inclusero anche competizioni di salto in lungo, lancio del giavellotto e del disco (che, con la lotta e la corsa, vennero a costituire le prove di pentathlon), competizioni in armi (oplitodromia) e incontri di pancrazio e pugilato. Inoltre, se tra il VI e gli inizi del V sec. a.C. gli aleti greci erano dilettanti, appartenenti a famiglie altolocate, con l'andare del tempo si diffuse il professionismo, mentre il carattere religioso-celebrativo dei giochi perse di importanza. Con la conquista della Grecia da parte dei Romani i giochi persero la loro natura originaria e solo a partire dall'età di Nerone in poi l'a. fu largamente praticata e apprezzata. Tuttavia sino alla fine del mondo antico gli atleti furono generalmente Greci o orientali. Le Olimpiadi antiche sopravvissero fino al 393 d.C., anno in cui l'imperatore Teodosio, sollecitato da Ambrogio, vescovo di Milano, ne sancì la fine, in quanto spettacolo orgiastico e immorale, retaggio del mondo pagano, inconciliabile con lo spirito del Cristianesimo. In seguito alla sospensione dei Giochi olimpici, l'a. decadde: trascurata nel Medioevo e nel Rinascimento, non venne più praticata fino al XIX sec. Solamente i lanci, in particolare nei Paesi germanici e scandinavi, e la lotta conservarono il loro prestigio. ║ L'a. moderna: le origine dell'a. moderna risalgono ai primi decenni del XIX sec. e sono da ricercarsi nel contesto dei colleges inglesi. Fu infatti Thomas Arnold, direttore del college di Rugby, a ridare ufficialmente vita nel 1828 alle antiche competizioni, fissando per ciascuna di esse norme tecniche che ne regolavano lo svolgimento. L'interesse per la rinata a. si diffuse rapidamente: nel 1864 si tenne la prima competizione ufficiale tra studenti di Oxford e Cambridge; nel 1866 a Londra ebbe luogo il primo Campionato inglese di a., aperto solamente ai dilettanti; nel 1887 si disputò il primo incontro internazionale di a. tra Gran Bretagna e Irlanda. Nel giro di poco tempo nacquero inoltre i primi club, dapprima in Inghilterra, quindi nel Nord-America e nel resto dell'Europa. Le prime Olimpiadi dell'era moderna si svolsero ad Atene nel 1896, grazie al barone francese Pierre de Coubertin. Le competizioni allora più popolari erano la corsa di velocità sui 100 m e la prova di fondo, che si disputava sulla distanza dei 36 km. L'edizione dei Giochi del 1896 comprendeva anche il salto triplo, i lanci del disco, del giavellotto e del martello (quest'ultimo era uno sport nuovo, di origine scozzese, risalente solo al 1819). La rinascita delle Olimpiadi diede impulso alla ripresa dell'a., che, da allora, cominciò a guadagnare in popolarità, evolvendosi con l'introduzione e l'affinamento delle tecniche e con l'incremento del numero dei praticanti. Tale incremento fu determinato anche dalla partecipazione delle donne, ammesse ai Giochi a partire dalle Olimpiadi di Amsterdam del 1924. ║ Organizzazioni e principali eventi: l'organizzazione che regola l'a. a livello mondiale è la IAAF (International Amateur Athletic Federation), che venne fondata nel 1912 in occasione delle Olimpiadi di Stoccolma. In Italia l'a. leggera è rappresentata dalla FIDAL (Federazione Italiana di Atletica Leggera), costituita nel 1926. Esistono inoltre associazioni continentali che coordinano l'azione delle singole Federazioni nazionali. I principali eventi di a. leggera sono, oltre alle Olimpiadi: i Campionati del Mondo, istituiti nel 1983, con cadenza quadriennale fino al 1991 e biennale dal 1993; i Campionati europei; il Grand Prix, circuito che comprende i meeting internazionali più importanti del panorama atletico; le Universiadi; gli incontri tra rappresentative nazionali come la Coppa del Mondo e la Coppa Europa. L'attività dell'a. pesante venne inizialmente regolata dalla Federazione Atletica Italiana (FAI), sorta a Milano nel 1902 per iniziativa del marchese Luigi Monticelli Obizzi. Nel 1933 la FAI divenne FIAP (Federazione Italiana Atletica Pesante), quindi dal 1974 FILPJ (Federazione Italiana Lotta Pesi Judo) e infine, dal 1995, FILPJK (Federazione Italiana Lotta Pesi Judo Karate).