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Astrologìa.

(dal greco astrología: studio degli astri). Studio dei rapporti fra i movimenti dei corpi celesti e gli accadimenti della vita umana, da cui nacquero antichissime tecniche divinatorie sui destini degli uomini. Alla base dell'a. sono i movimenti apparenti del Sole, rispetto alla posizione delle stelle fisse, osservati in una fascia di cielo. Questa fascia, divisa in dodici parti, costituisce lo Zodiaco e l'insieme di questi elementi permette la determinazione dell'oroscopo di una persona o di un'evento qualsiasi. L'oroscopo viene letto su un diagramma circolare, diviso in dodici settori dell'ampiezza di trenta gradi ciascuno, ed è composto da diversi elementi: i dodici segni, le dodici case, i dieci pianeti e le figure o aspetti cui danno luogo. I segni sono disposti su una circonferenza, corrispondente all'equatore di una sfera, descritta dal movimento apparente del Sole in un anno. Ariete, Toro, Gemelli, Cancro, Leone e Vergine appartengono all'emisfero settentrionale, Bilancia, Scorpione, Sagittario, Capricorno, Acquario e Pesci a quello meridionale. Ogni segno è poi diviso in tre frazioni, di dieci gradi di ampiezza, corrispondenti ai decani. Le case e i pianeti forniscono elementi precisi riguardanti le singole persone o avvenimenti. Per comporre un tema astrologico bisogna conoscere il luogo, l'anno, il giorno e l'ora di nascita della persona cui si riferisce, per calcolare la posizione delle case in quel momento. • St. - Originatasi con ogni probabilità da culti astrolatrici, l'a. si sviluppò autonomamente nel mondo mediterraneo e nel Vicino Oriente (Mesopotamia, Egitto, Grecia) come in Asia e nell'Estremo Oriente, (Cina, India) fra il III millennio a.C. e il V sec. a.C. circa, mentre in seguito cominciarono a verificarsi contatti e influssi reciproci. Ciò che è certo è che furono i Caldei a codificare compiutamente l'a. come arte in grado di prevedere i destini degli uomini e delle Nazioni. La tradizione vuole che, nel IV sec. a.C., il sacerdote babilonese Beroso abbia scritto un compendio di questa tecnica divinatoria, come, un secolo più tardi, fece anche un suo omologo egizio. In Grecia l'a. fu coltivata e studiata con profondità e infatti è greco il più grande teorico della classicità, Tolomeo, che, nel 140 d.C., raccolse nei Tetrabiblos le conoscenze astrologiche dell'età ellenistica, già grandemente considerata nel mondo romano. Nella Roma antica, in realtà, quest'arte conobbe alterne fortune: messa al bando nel 139 a.C. da un editto del pretore Cornelio Ispalo, avversata fieramente da Catone e Cicerone, oggetto di pesanti ironie da parte di Lucrezio e altri letterati, l'a. continuò tuttavia a essere esercitata nei secoli. Anche nell'Estremo Oriente questa scienza continuava a prosperare, più legata in Cina a pratiche strettamente divinatorie che allo studio degli astri, e compendiata in India nel Brihatsamhita (Grande Compendio), dell'astrologo Varahamihira nel VI sec. d.C. in cui si trovano anche informazioni anteriori all'influenza dell'a. greca. Furono soprattutto gli Arabi, però, i continuatori e gli eredi dell'a. classica che riuscirono a reintrodurre nel mondo latino medievale, dopo la conquista della Spagna da parte dell'Islam, e dopo che la cultura cristiana aveva sancito un netto rifiuto delle pratiche astrologiche, come testimoniano, ad esempio, le Confessioni di Sant'Agostino. L'accettazione da parte del mondo cristiano, tuttavia, fu lenta e non priva di difficoltà, ma già San Tommaso poteva dire che "gli astri disegnano una inclinazione, non una costrizione", mentre nel tardo Medioevo ebbe una veste ufficiale l'a. giudiziaria, che veniva insegnata nelle università (in stretta connessione con altre discipline, ad esempio: diritto, medicina, ecc.) e non mancò di interessare artisti e letterati (Dante nella Divina Commedia, Leonardo nella sua Cena, ecc.). Nel Rinascimento l'a. fu oggetto di studio e parte di dibattiti riguardo il libero arbitrio, che in parte sembrava negato da una concezione deterministica di questa scienza. Papi e re ricorsero, però, volentieri al parere dell'astrologo (Federico II vi prestò fede, e con lui molti altri principi e uomini illustri). Tra gli Italiani, si occuparono di a. Pietro d'Abano, Marsilio Ficino, Nostradamus, Gerolamo Cardano, Paracelsus, Fra' Castoro, Tommaso Campanella. La crisi profonda dell'a., seguita all'affermarsi della teoria eliocentrica copernicana, esaurì la funzione storica di stimolo alla ricerca astronomica, che trovò altre vie a partire dal XVII sec. L'a. cessò di contemplare il cielo e si accontentò dell'intento divulgativo e oroscopico, caratterizzandosi come pratica amena se non addirittura superstiziosa.