(dal greco
astrolábon órganon:
strumento che cattura le stelle). Nome di antichi strumenti, piani o sferici,
per la determinazione delle coordinate degli astri e la misurazione del tempo.
L'invenzione è attribuita a Ipparco (II sec. a.C.), e uno strumento
simile, sul tipo della sfera armillare, era utilizzato da Tolomeo. Una
varietà differente, un disco appiattito sul quale era riportata la
proiezione della sfera celeste, detto
a. di mare, fu utilizzato da Arabi
ed Europei fino al XVII sec., quando fu sostituito dal sestante. All'inizio del
XX sec. fu ideato da C. Driencourt l'
a. a prisma che permetteva sia la
determinazione della latitudine geografica di un luogo sia la sua ora siderale,
mediante l'osservazione del passaggio di una stella a una determinata altezza.
Nell'
a. a prisma, costituito da un prisma equilatero e da un
cannocchiale, la riflessione dei raggi luminosi della stella dava origine, nel
cannocchiale, a un'immagine sdoppiata che si sovrapponeva perfettamente solo nel
momento in cui l'astro veniva a trovarsi a un'altezza di 60°. Tuttavia
questo strumento dipendeva troppo, per un'efficace misurazione,
dall'abilità dell'osservatore nel riconoscere il momento esatto in cui i
due raggi riflessi venivano a coincidere. Considerati come semplici strumenti
per la geodesia in campagna, gli
a. furono perfezionati nel 1955 per
merito di Danjon divenendo ottimi strumenti, oggi in dotazione in tutti i
più importanti osservatori astronomici del mondo. L'
a. di Danjon
è detto
impersonale in quanto dotato di un dispositivo, uno
speciale prisma di quarzo, che consente di eliminare la possibilità di un
errore, nella stima dell'attimo in cui le due immagini dell'astro coincidono,
dilatando l'intervallo di tempo in cui tale coincidenza è
osservabile.