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Astrofìsica.

Parte dell'astronomia che si occupa dello studio fisico dei corpi celesti. La sua origine coincide con l'introduzione dello spettroscopio (V.) nelle osservazioni astronomiche. Padre Secchi diede un notevole contributo al suo sviluppo, classificando gli spettri delle stelle con un chiaro criterio fisico (1868). L'a. ha avuto, successivamente, uno sviluppo determinante e, attualmente, si può dividere in tre branche: l'a. planetaria, che comprende lo studio della superficie dei pianeti e l'analisi delle loro atmosfere; l'a. solare che studia il sole nel suo complesso; l'a. siderale che si occupa dei problemi relativi a stelle, galassie, nebulose. Dopo la seconda guerra mondiale, un valido contributo è stato apportato a tutti gli studi di a. dalla radioastronomia (V.), che analizza e registra le radiazioni invisibili emesse dagli astri. Gli anni Ottanta hanno rappresentato per l'a. un momento di crescita fondamentale, grazie ai nuovi sistemi di osservazione cosmica sia terrestri che satellitari. L'uso dell'informatica e di elaboratori in grado di trattare una massa straordinaria di dati, abbinati a nuovi sistemi di rilevazione ottici ed elettronici hanno ampliato le possibilità di comprensione dei fenomeni stellari, consentendo una maggiore precisione di osservazione soprattutto nel campo dell'infrarosso, dell'ultavioletto, dei raggi X e dei raggi gamma. Per quanto riguarda questi ultimi, nel 1988 è stato aperto un osservatorio terrestre che studia queste emissioni; si trova sui Pirenei, all'interno di una vecchia centrale solare inattiva dal 1966, ed è dotato di sette specchi parabolici (7 m) in grado di registrare i lampi di luce prodotti dall'impatto dei raggi gamma con l'atmosfera. Così, risulta possibile osservare vari tipi di fenomeni impulsivi (ad esempio, le emissioni saltuarie di raggi gamma provenienti probabilmente da supernovae, ecc.).