L'astenersi volontario dal partecipare alla vita politica,
in particolare dall'esercizio del diritto-dovere di voto, in maniera
continuativa e quale atteggiamento di protesta da parte di un'intera
comunità o gruppo socio-politico. Un tipico esempio di
a. fu
quello praticato dai cattolici italiani dopo l'unità. A partire dalle
elezioni politiche parziali del 1872, l'
a. divenne un fatto qualificante
del cattolicesimo militante e l'autorevole rivista dei gesuiti "Civiltà
Cattolica", che aveva preso posizione in favore dell'
a. elettorale prima
che la Santa Sede si pronunciasse esplicitamente in merito, giunse a considerare
il grado di
a. in rapporto alle condizioni stesse della fede. Il
boicottaggio della Chiesa fu sancito ufficialmente dal
non expedit
decretato da Pio IX nel 1868 e trasformato da Leone XIII, nell'aprile 1881, da
semplice dichiarazione di inopportunità, in una vera e propria legge che
imponeva ai cattolici di non partecipare alla vita politica del nuovo Stato.
Oltre che a sottrarre alla partecipazione politica i cattolici militanti, il
non expedit influì sul comportamento più generale degli
aventi diritto al voto, contribuendo a stimolare l'
a. spontaneo di una
parte dell'elettorato. Nell'ultimo decennio dell'Ottocento, i cattolici
cominciarono a rientrare gradualmente nella vita politica, in appoggio ai
rappresentanti liberali. Inoltre, la nascita del Partito Socialista e la
crescita del movimento operaio, indussero i clerico-conservatori a premere sul
Vaticano affinché fosse ritirato il
non expedit. Esso fu
parzialmente revocato da Pio X con l'enciclica
Fermo proposito del giugno
1905. Non pochi, del resto, erano stati i cattolici che avevano partecipato alle
elezioni del 1904. Una più numerosa partecipazione si ebbe nel 1909 e nel
1913, finché alla vigilia delle elezioni del 1919, fu decretata la
completa abolizione del
non expedit e la grande massa dei cattolici si
riconobbe nel Partito Popolare, fondato da don Luigi Sturzo.