(o
solo). Mus. - Brano musicale affidato a un solo
strumento o a una sola voce (solista); può essere eseguito con o senza
accompagnamento. Quando l'accompagnamento manca, l'
a. è chiamato
cadenza. ║ Per estens. - Qualunque composizione musicale
espressamente scritta in tal modo. Se l'
a. fa parte di una composizione
orchestrale, esso si contrappone naturalmente al
tutti, in cui il brano
viene suonato dalla massa degli strumenti ovvero, come si suol dire, "a piena
orchestra". • St. - L'origine dell'
a.
risale alla fine del Cinquecento, quando nelle manifestazioni di musica
strumentale la polifonia si trasferì dalle voci a uno strumento e
subì, quindi, un progressivo adattamento alle caratteristiche dello
strumento stesso, così come, analogamente, si può avvertire nel
passaggio fra la polifonia e la monodia. Si ebbe dapprima una prevalenza di una
parte vocale sulle altre, prevalenza che anticipava già quella tendenza
monodica che seguirà poi tutto lo sviluppo della polifonia. Tale
prevalenza fu dapprima un'esclusiva del tenore, il quale la cedette in seguito
al soprano, ovvero alla linea superiore del canto. Dopo aver concesso il
predominio ad alcune fra le voci usate nella composizione, il musicista
seguì la tendenza ad affidare le altre voci a uno o più strumenti.
Tale tecnica si diffuse molto velocemente, anche a causa della necessità,
da parte del compositore, di dare un'individualizzazione e un carattere
personalizzato alla sua musica. In tal modo nacque, in primis, la parte vocale,
detta
a., che a poco a poco si arricchì di ornamentazioni e di
colorature sempre più varie. Con l'
a. nacque anche il
virtuoso, ovvero l'esecutore che, grazie alle sue doti naturali e allo
studio, riesce ad arricchire il canto conferendovi la maggiore
espressività possibile. Nel Seicento, con il melodramma, l'
a.
trovò poi il terreno più adatto al suo sviluppo e al suo
perfezionamento. Facile e naturale sarà, più tardi, la
trasposizione dell'
a. dalla composizione vocale a quella strumentale.
Splendidi esempi di
a. diede fra i primi Antonio Vivaldi, che nei suoi
Concerti per violino solista ricorse a un continuo alternarsi del "tutti"
con
a., caratteristica, questa, della sua costruzione sonora che prelude
a quello che sarà il linguaggio sinfonico.
A. famosi per violino
sono anche quelli di Giuseppe Torelli, nei suoi
Concerti musicali a
Quattro; meravigliosi discorsi solistici scrisse anche Corelli sia nei suoi
Concertini che nei
Concerti grossi. Altri compositori che
separarono la parte degli
a. da quella del "tutti" furono il virtuoso del
violoncello Domenico Gabrielli, il bolognese Vitali, Pietro Castrucci,
Alessandro Marcello e molti altri musicisti del XVII e XVIII sec., fra cui
ricordiamo Antonio Locatelli, il predecessore di Paganini, Francesco Gemignani e
ancora Francesco Maria Veracini. Anche J.S. Bach ricorse volentieri agli
a. come fece, per esempio, nei
Sei Concerti Brandeburghesi, ove si
alternano gli
a. di violino, di oboe, di tromba, ecc. Famosi sono anche i
virtuosismi solistici vocali della
Messa di Santa Cecilia di Scarlatti;
l'
a. di violino del trio nel
Quartetto in re minore di Haydn; le
pagine per pianoforte solista del
Concerto n. 4 in sol maggiore di
Beethoven. Si può dire che dal Settecento ai nostri giorni non ci sia
composizione vocale o strumentale dove non appaia almeno un
a. di voci o
di strumenti scelti accuratamente dall'autore per dare un carattere particolare,
un effetto speciale a un certo momento della composizione. Questa tendenza si
riscontra anche fra i musicisti d'avanguardia e perfino nella musica
elettronica, oltre che nel jazz, nel quale il solista ha sempre avuto una parte
essenziale. In quest'ultimo genere di musica, l'
a. ha quasi sempre
carattere di improvvisazione e pertanto ogni
a. possiede una propria e
inconfondibile fisionomia, un'impronta particolare strettamente legata alla
personalità e alla sensibilità del musicista che lo
esegue.