Disciplina che si occupa dello studio degli stemmi e degli emblemi ereditari
distintivi di famiglie e comunità. • Encicl. - L'origine
dell'
a. risale ai tempi delle Crociate, quando, sorta la necessità
di riconoscere durante i combattimenti i vari gruppi di cavalieri, vennero
dipinte sugli stendardi, sui gonfaloni, sugli elmi e sulle armature alcune
figure distintive. Tali simboli vennero con il tempo considerati come attributi
personali del capo militare e, come conseguenza, una sorta di segno di
riconoscimento del casato nobiliare da riprodurre sui castelli e sui sigilli.
Gli emblemi araldici si diffusero in seguito anche al di fuori degli ambienti
militari e furono spesso adottati dai comuni, dalla Chiesa, dalle corporazioni
di arti e mestieri. La competenza in materia araldica spettava agli araldi, dei
veri e propri esperti di titoli nobiliari. Essi costituirono dei registri dove
venivano indicati le stirpi nobili, con l'indicazione delle morti, delle
nascite, dei cambiamenti di simbolo. Dopo la Rivoluzione Francese gli stemmi,
considerati segni di differenziazione sociale, vennero aboliti in tutti i Paesi
soggetti a Napoleone. Fu creata una nuova classe nobiliare caratterizzata da
diversi stemmi e simboli (ad esempio fu istituito il titolo di marchese). Con la
Restaurazione, l'
a. tradizionale ritornò in vigore conservando
però i titoli napoleonici agli aventi diritto. In Inghilterra, dove le
tradizioni aristocratiche sono ancora vive, l'
a. ha grande importanza. Vi
è un linguaggio araldico e la varietà degli stemmi è
grandissima. In Italia tutti i titoli nobiliari sono stati aboliti dalla
Costituzione della Repubblica il 1° gennaio 1948. Esiste un Ufficio
Araldico che ha il compito di riconoscere o concedere ai comuni i gonfaloni.