(forse dal latino
ars telorum: arte dei dardi e dal
provenzale
artilha: arte della guerra, der. del latino medievale
artiliare: armare). Complesso delle macchine atte a imprimere a un corpo
pesante (proietto) un'energia di moto che consenta al corpo stesso di colpire un
determinato obiettivo, apportandovi una forza viva distruttrice. Gli elementi di
un'
a. moderna sono, oltre al proietto, la carica di lancio, la bocca da
fuoco, l'affusto, gli organi elastici e gli accessori per il puntamento e il
tiro. La resistenza di un'
a. è determinata dalla natura del
metallo con cui essa è costruita, dallo spessore delle pareti,
nonché dal procedimento di costruzione. La classificazione delle
a. segue vari criteri: in relazione al tipo di costruzione si hanno
a. a pareti semplici, costituite da un unico tubo; composte, se costruite
con più cilindri concentrici d'acciaio; rispetto al calibro:
a. di
piccolo calibro, se inferiore ai 100 mm, di medio calibro, se inferiori ai 210 e
superiori ai 100 mm, di grosso calibro, se oltre i 210 mm; rispetto alla
lunghezza dell'anima e conseguentemente alla tensione della traiettoria: cannoni
(da 20 calibri in su); obici (da 18 a 20 calibri); mortai (fino a 10 calibri);
relativamente all'impiego:
a. terrestre, navale, aerea, contraerea,
controcarro, motorizzata, semovente o meccanizzata, ecc. Nell'
a. italiana
è stato recentemente introdotto in servizio l'obice da 105/14 adatto a
essere impiegato in terreni montuosi, autotrainabile, paracadutabile e
someggiabile. Esso è stato interamente progettato e realizzato in Italia
presso l'Arsenale dell'esercito di Napoli; molti esemplari sono stati anche
acquistati da diverse potenze straniere. Negli Stati Uniti è da rilevare
l'adozione da parte dell'esercito di un cannone con proiettili a carica
nucleare. Per quanto riguarda l'
a. navale è da segnalare l'impiego
nei cannoni antisommergibili di proiettili stabilizzati giroscopicamente e
dotati di carica autopropulsiva. • St. - Presso
gli antichi le
a. consistevano in macchine da getto che, sfruttando
l'elasticità di corde o nervi, lanciavano a una certa distanza dardi
(
balestre) o pietre (
catapulte). Tali armi, molto pesanti, vennero
all'inizio impiegate negli assedi e solo successivamente nelle campagne
militari. Sembra che gli Arabi siano stati i primi a far uso di
a.
azionate dalla forza di espansione di sostanze infiammabili (XIII sec.), ma
anche in Italia, nel XIV sec., dopo l'invenzione della polvere nera, si diffuse
l'uso di vere
a., anche se ancora rudimentali: se ne hanno cenni
chiarissimi in documenti e cronache di Genova, di Pisa, di Firenze, e in scritti
del Petrarca (
De machinis et balistis) e di Giovanni Villani (
Le
Cronache Fiorentine). In quei tempi divennero di uso comune con il nome di
bombarde, colubrine, spingarde, mortai, falconi; erano costituite da una bocca
da fuoco vera e propria, sistemata su sostegni (
affusti) generalmente
fissi. Le bocche da fuoco erano ad avancarica e ad anima liscia, fuse in un solo
blocco di ferro o di bronzo. Nel XV sec. le
a. divennero parte integrante
degli eserciti con cui re e principi si disputavano il dominio dei Paesi
europei, e vennero ad acquistare, per numero e per efficacia, un'importanza
sempre maggiore e una preponderanza sugli altri tipi di armi, assumendo forme
diverse secondo i vari obiettivi cui erano destinate. Sorsero quindi fabbriche
colossali per la preparazione del materiale e il suo continuo rinnovamento
evolutivo, e nacque una nuova scienza applicata, la
balistica. Nel '500
gli affusti furono perfezionati e muniti di ruote; all'anima liscia delle bocche
da fuoco si sostituì l'anima rigata e si applicò a tutti i pezzi
il sistema del caricamento posteriore (
retrocarica), abbandonando
completamente quello ad avancarica. Inoltre si andarono differenziando i tipi
nelle dimensioni e nei sistemi di caricamento e di trazione, a seconda del
particolare loro impiego. Tutti i grandi condottieri fecero uso di
a. con
il massimo rendimento, sia per acquistare nuove piazzeforti, sia per difendere
le loro posizioni. Nel '700 le
a. furono perfezionate in Francia da
Gribeauval, che migliorò i tipi di proiettili, le cariche e i congegni di
mira, e furono suddivise nelle specialità
di campagna, d'assedio, da
piazza e
da costa. Così sviluppate, furono impiegate con
successo in tutte le campagne dell'Impero e della Repubblica, specialmente da
Napoleone. Il secolo che ha visto i maggiori progressi nell'
a. è
stato il XIX: il francese Paixhans e il piemontese Cavalli migliorarono infatti
la celerità, la precisione e la potenza del tiro, facendo adottare
definitivamente il sistema della rigatura elicoidale e i proiettili
cilindro-ogivali. Successivamente ulteriori progressi furono fatti con
l'adozione delle polveri senza fumo, degli otturatori a manovra rapida, della
chiusura ermetica, mediante un bossolo metallico o un anello di plastica
applicato agli affusti. L'
a. fu impiegata così nella prima guerra
mondiale; sono da ricordare, in questo conflitto, le bombarde italiane di grosso
calibro, usate per distruggere i reticolati dei fronti nemici, e il famoso
cannone tedesco
Bertha, delle officine Krupp, che nel 1918 poté
tirare su Parigi da una distanza di 100 km. Con l'affermarsi dell'aviazione e
dei carri armati, furono perfezionate le
a. contraeree e le prime
a. anticarro. Dopo la costituzione di unità motorizzate e
corazzate fu dato un grande sviluppo alla mobilità dell'
a.
Attualmente le
a. sono autotrainate da speciali trattori a ruote motrici,
autoportate o poste su affusti semoventi, e hanno grande potenza e
celerità di tiro. A seconda delle caratteristiche balistiche e del loro
particolare impiego, le
a. si dividono in:
a. da campagna e
da
montagna, usate per coadiuvare le divisioni di fanteria e quelle alpine
nelle loro azioni di combattimento;
a. da marina, sulle navi da guerra;
a. complementare da fanteria;
a. antiaerea, destinata alla difesa
dagli attacchi aerei;
a. anticarro, impiegata per l'offesa e la difesa
contro mezzi corazzati;
a. costiera, adatta a difendere i punti
fortificati della costa contro attacchi dal mare. A seconda di questi diversi
uffici, varia il tipo dei pezzi di
a. e dei proiettili. Secondo la
lunghezza della bocca da fuoco, sono classificate in: cannoni, mortai, obici. Il
cannone, lungo oltre i 25 calibri, serve per tiri a grandi distanze con
traiettoria tesa, dove non vi siano ostacoli e si abbia un bersaglio
orizzontale. Il
mortaio, lungo da 8 a 13 calibri, serve per tiri a breve
distanza e a forte curva, per superare alti ostacoli. L'
obice, lungo da
13 a 23 calibri, è usato per tiri a media distanza in terreno ondulato,
contro un bersaglio protetto da pieghe nel terreno. I principali tipi di
proiettili, tutti con rivestimento di acciaio, sono le palle, le granate, gli
shrapnel, le scatole a mitraglia. Le
palle (non più sferiche come
in origine, ma cilindro-ogivali) sono di piccolo, medio e grosso calibro, a
seconda del pezzo a cui devono servire; non contengono esplosivo e agiscono con
il loro solo peso, perforando l'obiettivo; servono perciò soprattutto per
l'
a. da costa e da marina. Le
granate, pure cilidrico-ogivali,
contengono potenti esplosivi che scoppiano all'urto e servono per tutti i tipi
di
a. Gli
shrapnel sono specie di granate munite di un congegno
(spoletta) che le fa esplodere a tempo fisso; servono particolarmente contro
masse di truppe sulle quali lanciano una pioggia di mitraglia. Le
scatole a
mitraglia servono per tiri immediati a breve distanza, per estrema difesa.
Elemento e indice principale della potenza di un pezzo di
a. è il
suo
calibro, cioè il diametro dell'anima, al netto della rigatura.
Tale diametro non supera i 105 mm nei cannoni di
piccolo calibro, varia
da 110 a 210 mm nei cannoni di
medio calibro e sale fino a 400-450 mm in
quelli di
grosso calibro. La lunghezza della bocca da fuoco può
superare nel cannone, come si è detto, i 23 calibri; tuttavia non va
oltre i 35 calibri nell'
a. campale, né oltre i 40 nell'
a.
pesante. Le
a. sono caratterizzate inoltre dai seguenti elementi: tipo
della rigatura, tipo dell'acciaio e struttura della bocca da fuoco, sistemi di
caricamento, otturazione, sparo e chiusura ermetica, tipo dell'affusto e tipo
del munizionamento. Fra le
a. sono da considerarsi anche le
bombarde, cioè le prime grosse armi da fuoco, che si
incominciarono a usare dal XIV sec. Il nome venne riportato in uso durante la
prima guerra mondiale per designare una speciale arma, più semplice e
più economica del cannone, di rapida costruzione, di facile manovra e
agevole trasporto sulle linee avanzate, avente ugualmente grande potenza. I
primi ad adoperare le moderne bombarde furono i Tedeschi; la più potente
di queste armi, lunga 400 mm, lanciava bombe di 260 kg a 4.000 m. ║
Arma di a.: fu costituita nel 1560 da Emanuele Filiberto, con bombardieri
civili guidati da un ufficiale militare. Solo nel 1625, però, si
formò una vera
compagnia bombardieri, a cui nel 1667 furono uniti
i minatori. Dopo vari ordinamenti intermedi, al principio del XVIII sec. si
ebbero due
Battaglioni di cannonieri, che nel 1743 costituirono il
Reggimento d'A. di SM, divenuto poi
Corpo Reale d'A. Dopo un
susseguirsi di ordinamenti, nel 1915 l'
a. era composta, oltre che da
ispettorati, comandi, direzioni e stabilimenti, da 36 reggimenti di
a. da
campagna, 2 di
a. pesante campale, 10 di
a. da fortezza. Durante
la prima guerra mondiale, con la mobilitazione, le unità e le
specialità si moltiplicarono. Prima della seconda guerra mondiale l'Arma
comprendeva: 33 reggimenti di
a. divisionale, 5 di
a. alpina, 3 di
a. divisionale celere, 2 di
a. di divisione motorizzata, 13 di
a. armata, 5 più 2 gruppi autonomi di
a. contraerea. L'Arma
di
a. partecipò con onore a tutte le guerre d'indipendenza e a
quelle coloniali; la bandiera dell'Arma è infatti decorata dalla medaglia
di bronzo per Goito, da quella d'oro per la campagna del 1848, da quella
d'argento per la campagna del 1849 e dalla Croce dell'Ordine Militare di Savoia
per la guerra italo-etiopica (1935-1936). A Torino, nel 1918, fu eretto un
monumento in onore dell'Arma, la cui festa ricorre ogni anno il 4
dicembre.
Cannone da campagna Schneider, calibro 105 modello 1915