Stato (29.743 kmq; 3.212.000 ab.) dell'Asia occidentale. Confina a Nord con la
Georgia, a Est e a Sud-Est con l'Azerbaigian, a Sud con l'Iran e a
Ovest con la Turchia. Capitale: Erevan. Città principali: Kirovakan,
Hrazdan, Abovyan. Ordinamento: Repubblica. Moneta:
dram. Lingua
ufficiale: armeno; sono parlati anche il russo e il curdo. Religione:
cristiano-ortodossa. Popolazione: è composta prevalentemente da Armeni (97,9%);
esistono minoranze di Russi, Yazidi, Curdi, Assiri.
GEOGRAFIA
Il territorio è costituito da catene
montuose (Piccolo Caucaso a Nord; Tauro Armeno a Sud) che culminano nel monte
Aragats (4.095 m) e da ampi altopiani che scendono raramente a un'altezza
inferiore ai 1.000 m. Il fiume Zanga alimenta il lago di Sevan, il maggior
bacino lacustre del Paese. Il clima è asciutto e
continentale.
ECONOMIA
Nell'agricoltura, esercitata sul 20% del
territorio, è impiegata la metà della popolazione attiva; tra i
principali prodotti: frumento, orzo, avena, patate, viti, tabacco, barbabietole,
cotone, ortaggi, frutta. Molto diffusa è anche la pastorizia, che
consente una buona produzione di carni bovine e suine e di latticini.
Relativamente specializzata è l'industria, nel settore chimico, meccanico
(macchine agricole) ed elettronico (strumenti di precisione). Molte
attività industriali sono connesse con la produzione agricola. Il Paese
ha un grande potenziale idroelettrico e buone risorse del sottosuolo: rame,
molibdeno, zinco e bauxite.
STORIA
Regno indipendente dai secc. X-XI a.C., con una
civiltà indigena autoctona, l'
A. subì le invasioni dei
Cimerri e degli Sciti, poi quelle dei Persiani e di Alessandro Magno. Nel I sec.
a.C. fu unificata da Tigrane che, sconfitto da Lucullo, dovette
accettare la protezione romana di Pompeo (66 a.C.). Traiano la invase nel 114 d.C.,
ordinandola a provincia. Adriano restaurò gli Arsacidi; a questi ultimi si
sostituirono i Sassanidi di Persia; nel 387 venne divisa tra
Bisanzio e la Persia. Durante il VII sec. fu invasa dagli Arabi
diventando alla fine del secolo una provincia di confine dell'Impero musulmano.
Dopo un breve periodo di indipendenza, nel 1064 fu sottomessa dai
Turchi. Uno Stato indipendente armeno si formò nella
Piccola
A. (Cilicia) e rimase sino al 1382 quando vi si insediarono i
Mamelucchi siro-egiziani. Da quest'ultima data non si può più
parlare di uno Stato nazionale armeno se non fino alla formazione della
Repubblica Sovietica. Nella vera
A. il dominio dei Mamelucchi fu
seguito da quello dei Mongoli e poi dei Turchi (1473). Tra il XVII e il
XVIII sec. l'
A. venne divisa tra la Turchia e la Persia.
L'
A. persiana seguì le sorti dell'Impero russo, costituendo dal 1921
al 1936 la Repubblica Socialista Federativa Sovietica della Transcaucasia e poi
la Repubblica Socialista Sovietica di
A., una delle Repubbliche autonome
dell'URSS. In seguito ai numerosi genocidi compiuti a danno del popolo armeno
sia da parte ottomana che russa, si vennero formando numerosi gruppi che si
batterono per una costituzione dell'
A. in Stato indipendente.
L'
Esercito segreto per la liberazione dell'A. compì numerosi e
sanguinosi attentati in tutta l'Europa, in uno dei quali rimase
vittima l'ambasciatore turco in Vaticano, Taha Carim (1977). Nel 1988 lo spettro
del genocidio degli Armeni si riaffacciò nel corso della crisi che
investì i rapporti tra le Repubbliche sovietiche dell'
A. e
dell'Azerbaigian. Un vero e proprio massacro anti-armeno venne infatti
perpetrato nel febbraio, dopo che la regione autonoma del Nagorno-Karabach, a
maggioranza armena ma sotto il controllo dell'Azerbaigian dal 1923, aveva
chiesto di passare all'
A. Dopo il
pogrom, si verificò a
Erevan, la capitale armena, una serie di manifestazioni, mentre l'esercito
riportò la calma nell'Azerbaigian. Nel frattempo il Soviet Supremo dell'URSS
respinse le richieste armene, suscitando lo sciopero generale a Erevan e
proteste che si protrassero fino all'estate. Nel novembre 1988, a Kirovabad,
fu organizzato dagli Azeri un altro massacro anti-armeno, interrotto
dall'intervento dei mezzi blindati dell'esercito. Oramai diventava chiaro che la
rivalità fra i due gruppi etnici, al di là delle motivazioni
contingenti, aveva profonde radici storiche e religiose. Le autorità del
Cremlino seguirono con preoccupazione l'evolversi della situazione, anche se
sul piatto della bilancia pesò il fatto che nell'URSS vivevano oltre 50
milioni di musulmani (compresi gli Azeri) e solo 4 milioni di Armeni, di
religione cristiana. A complicare ulteriormente la situazione, contribuì
nel dicembre 1988 un rovinoso terremoto che colpì l'
A. causando
oltre 60.000 vittime. Per la prima volta, in omaggio alla
Glasnost
gorbacioviana, i mezzi d'informazione diedero ampio risalto alla catastrofe,
sollecitando gli aiuti internazionali. Lo stesso Gorbaciov si recò in
A. per coordinare le operazioni di soccorso e per cercare di allentare la
tensione con la popolazione dell'Azerbaigian che aveva definito il sisma "un
castigo di Allah". Nel giugno 1991 l'
A. decise la secessione
dall'URSS, dichiarando poco dopo la propria sovranità. Nelle elezioni a
suffragio universale svoltesi in ottobre, il nazionalista Levon Ter-Petrossian
fu eletto presidente dell'
A. Nel dicembre 1991 il Paese
aderì alla Comunità degli Stati Indipendenti. Il Governo di
Ter-Petrossian, a causa del tenace rifiuto di riconoscere la secessione del
Nagorno-Karabah (V.) dall'Azerbaigian, subì però, nel corso del 1992, una
crescente contestazione da parte
dell'opposizione ultranazionalista. Nell'ottobre 1992 l'
A. firmò
per entrare nell'Unione economica tra le Repubbliche dell'ex Unione Sovietica;
tuttavia il persistere della guerra per il controllo del Nagorno-Karabah
prostrò l'economia del Paese. Nel corso del 1993-94 la situazione non
migliorò: il blocco energetico imposto dall'Azerbaigian causò il
rallentamento, e talora addirittura l'arresto, della produzione industriale e
agricola, mentre l'opposizione nazionalista al Governo di Levon Ter-Petrossian
andò rafforzandosi. L'economia armena tornò a
crescere nel 1994 e nel 1995, anche grazie all'aiuto dell'Iran che
permise di attenuare le conseguenze dell'embargo imposto
dall'Azerbaigian. Nel maggio 1994, nel periodo in cui le forze armene
conquistarono 12.000 kmq di territorio conteso, le pressioni della Russia
permisero di raggiungere un cessate il fuoco nel Nagorno-Karabah. Nel 1995
e nei primi mesi del 1996 proseguirono i negoziati tra le parti in conflitto.
Ter-Petrossian iniziò il suo secondo mandato, dopo aver vinto le elezioni
del settembre 1996. Nonostante le denunce di brogli e le violente proteste di
piazza, il presidente riuscì a preservare il suo incarico. Il
malcontento, causato dalla situazione sociale (la disoccupazione interessò
il 20% della popolazione attiva) e la pressione degli oppositori portarono
alla caduta di Ter-Petrossian. Il presidente si dimise nel marzo 1998,
dopo la rinuncia di alcuni dei suoi più stretti collaboratori nel
Governo. Il 30 marzo Robert Kocharyan, nativo del Nagorno-Karabah, vinse la
seconda tornata delle elezioni presidenziali indette dopo le dimissioni di
Ter-Petrossian, sconfiggendo Karen Demirchian, capo del Partito comunista
durante l'epoca sovietica. Le elezioni legislative del 1999, segnate da
numerose irregolarità, si conclusero con la vittoria della coalizione
ultranazionalista Miasnoutium (Unità, che riunisce il Partito popolare e
il Partito repubblicano), guidata dall'ex leader comunista Karen
Demirchyan, che l'anno precedente era andato al ballottaggio nelle
presidenziali. La coalizione, che ottenne il 52,2% dei consensi,
aggiudicandosi così la maggioranza assoluta in Parlamento, si
presentò con un programma incentrato sulla critica verso la politica della
precedente leadership, troppo conciliante nei negoziati con il Governo azero, e
su una più stretta collaborazione con Mosca. Nel giugno dello stesso anno
venne interrotto il cessate il fuoco in vigore dal 1994 e l'esercito
lanciò un'offensiva contro gli Azeri nei pressi di Terter, vicino al
confine. Sempre nel 1999 il primo ministro Vazgen Sarkisian fu ucciso da un
commando di nazionalisti contrari alla politica troppo conciliante con l'Azerbaigian
sulla questione del Nagorno-Karabah. Nel gennaio 2001 l'
A. divenne membro
del Consiglio d'Europa. In settembre Vladimir Putin si recò in
A., primo
presidente russo a visitare il Paese dopo l'indipendenza. Tra i due Stati furono
siglati due accordi: uno di cooperazione economica e un altro relativo all'estensione
delle basi militari russe in
A. Sempre in settembre, dopo l'attentato alle
Torri Gemelle e al Pentagono, anche il papa Giovanni Paolo II compì un viaggio in
A., che celebrava il 1.700° anniversario dell'adozione del Cristianesimo;
il pontefice lanciò un messaggio di pace e fratellanza fra l'Occidente e l'Islam e
rese omaggio al complesso memoriale istituito a Erevan in ricordo del genocidio
degli Armeni ad opera dei Turchi tra il 1915 e il 1922. Le contestate elezioni
presidenziali del marzo 2003, effettuate tra numerose irregolarità denunciate dagli
osservatori internazionali e dall'opposizione, confermarono Kocharyan nella sua carica.
Le elezioni legislative del maggio 2003 decretarono la vittoria del Partito repubblicano
armeno (HHK) del primo ministro Andranik Markaryan, vicino al presidente. Nell'aprile
2004 vi furono grandi manifestazioni contrarie a Kocharyan, accusato di non aver
attuato le riforme per combattere la corruzione dilagante. Il referendum indetto
nel novembre 2005 consentì l'approvazione di alcuni emendamenti costituzionali. I
primi mesi del 2006 furono caratterizzati dalla questione del rialzo del prezzo del
gas proveniente dalla Russia. In maggio un aereo di linea armeno precipitò nel Mar
Nero, provocando la morte di 113 persone.
LINGUA
L'armeno, lingua appartenente alla famiglia
indoeuropea, è parlato, oltre che nella Repubblica Armena, nelle regioni
limitrofe, in talune aree della Turchia e del territorio persiano e nelle
comunità armene disseminate in Europa e negli Stati Uniti dopo la
diaspora. È caratterizzato dalla presenza di un accento espiratorio, da
una mutazione consonantica che ricorda quella germanica, dall'assimilazione
delle antiche consonanti velari palatalizzate, dalla perdita del genere
grammaticale.
LETTERATURA
Le origini della letteratura armena non sono
chiaramente documentate: scarseggiano le testimonianze di una tradizione epica
orale e, almeno fino alla creazione di un alfabeto armeno originale, non si
possono ipotizzare manifestazioni letterarie di qualche rilievo. Solo nel V sec.
fanno la loro comparsa alcune opere poetiche, storiografiche, religiose e
giuridiche dotate di caratteri originali e di un notevole interesse letterario.
Le dominazioni persiana e musulmana coincisero con una generale decadenza delle
manifestazioni culturali e artistiche, salvo sporadiche eccezioni. Grazie
all'attività dei monasteri nei secc. X e XI vi fu una certa rinascita
letteraria, favorita soprattutto dal monastero di Narek. I secoli successivi
videro la sempre più accentuata differenziazione fra la lingua parlata e
quella scritta; a questo fenomeno si accompagnò la formazione di una
letteratura in volgare, ovvero in lingua medio-armena, che si fondava sulle
tradizioni popolari e sul patrimonio epico, senza trascurare il filone
mistico-amoroso e quello filosofico. Verso la metà del XIX sec. giunse a
determinazione la lingua neo-armena, che rappresentava la trasformazione e lo
sviluppo del medio-armeno in concomitanza con l'evoluzione della lingua parlata.
Nacque così nel Caucaso un dialetto orientale che divenne anch'esso
lingua letteraria prestata a opere che subirono presto l'influsso tedesco e
russo. Tra i più illustri scrittori armeni moderni si ricordano: Sahan
Sahnur, autore della
Ritirata senza musica, romanzo nazionale; V.
Petrosian, con la sua raccolta di racconti intitolata
Anni vissuti e non
vissuti (1970); S. Xandazian con l'opera
Parlate, monti dell'Armenia
(1976).
Cartina dell'Armenia
Ecmiadzin (Armenia): chiesa dedicata alla "Discesa dell'Unigenito", sec. 4°