(o
arme). Strumento che serve alla difesa o
all'offesa. • Dir. - Le
a., intese come
oggetti di offesa e di difesa personale sono prese in considerazione da molte
norme giuridiche. Nella legislazione italiana, la nozione di
a. è
data dall'art. 585 del Cod. Pen., secondo cui agli effetti della legge penale
per
a. si intendono: 1) quelle da sparo e tutte le altre la cui
destinazione naturale è l'offesa della persona; 2) tutti gli strumenti
atti a offendere e dei quali è vietato per legge il porto senza
giustificato motivo. Sono assimilate alle
a. le materie esplodenti e i
gas asfissianti o accecanti. In relazione al punto 2, è vietato in modo
assoluto il porto di mazze ferrate, bastoni ferrati, sfollagente, ecc.; mentre
non possono essere portati fuori dalla propria abitazione, senza giustificato
motivo, bastoni con punte acuminate e altri strumenti con punta, atti a
offendere. Per le
a. da fuoco viene concesso il porto d'
a. in caso
di dimostrato bisogno. L'art. 697 del Cod. Pen. impone l'obbligo di denunciare
la detenzione di
a. all'ufficio locale di pubblica sicurezza o ai
carabinieri. La legge di pubblica sicurezza disciplina in modo minuzioso la
custodia dell'
a. denunciata. Data la loro pericolosità, le
a. detenute non possono essere affidate a minori o incapaci o inesperti
nell'uso. Inoltre, nella custodia, è necessario fare in modo di impedire
che minori e incapaci riescano a impossessarsene. Minuziose norme regolano
inoltre la fabbricazione degli esplosivi, nonché il loro deposito e
trasporto. Le pene previste per i trasgressori delle norme che regolano la
fabbricazione e il commercio delle
a. sono state aggravate con legge
14-10-1974 n. 497. In particolare, chi fabbrica o vende
a. da guerra,
senza autorizzazione, è punito con la reclusione e con gravi sanzioni
pecuniarie; mentre le pene previste per chi detiene illegalmente tali
a.
è minore come anche quella per chi le porta in pubblico. Le pene sono
ridotte ulteriormente quando non si tratta di
a. da guerra, ma di
a. comuni. Nel 1980 fu presentata una proposta di referendum, votata nel
1981, per l'abolizione del porto d'
a. e la cui approvazione avrebbe
comportato il ritiro di tutte le autorizzazioni a portare
a. da fuoco,
fatta eccezione per i militari in servizio e per gli agenti di polizia.
• Etn. - L'origine delle
a. risale alla
preistoria. Il primo esempio tipico di
a. è l'
amigdala,
manufatto litico contundente, atto a molteplici usi. Le più antiche
a., in senso proprio, risalgono al Paleolitico superiore: pietre sottili
e affilate, di forma peduncolata, venivano usate come pugnali e coltelli;
inoltre, alcune rappresentazioni raffigurate testimoniano l'uso di utensili,
lance e giavellotti in osso, corno e avorio. I più antichi pugnali, in
selce scheggiata, appartengono alla civiltà neolitica e sono
contemporanei ai primi pugnali con lama in rame. A partire dall'Età del
Bronzo la lega metallica ha apportato un decisivo sviluppo alla fabbricazione
delle
a., in particolare pugnali e punte di freccia. Alcuni esemplari di
lame fissate ortogonalmente all'estremità di un'asta rappresentano le
primitive
a. astate. Compaiono in seguito le daghe e infine, nella prima
Età del Ferro, le grandi punte di lancia con inserzione cava e le spade.
L'area di diffusione delle
a. è ampia; soltanto quelle tipiche
come la multipunta (Africa), il boomerang (Australia), la cerbottana (Nuova
Guinea, Indonesia), la bola (America Meridionale) e poche altre hanno diffusione
limitata alle aree suddette. • St. mil. - Per
a. si intende ciascuno dei corpi particolari in cui sono divise le forze
armate, in base alla diversa destinazione e ai mezzi bellici impiegati. Le prime
distinzioni di
a., intese come gruppo di uomini che combattevano con lo
stesso tipo di
a., si applicarono alla fanteria e alla cavalleria. In un
primo tempo accomunate come fanterie, cioè come unità terrestri,
furono in seguito separate; alla cavalleria fu attribuito lo specifico ruolo di
esplorazione, attacco, inseguimento. Con l'introduzione delle
a. da fuoco
nacque l'artiglieria, l'
a. destinata a preparare e sostenere l'azione
della fanteria. Nel 1700, con la diffusione nell'esercito delle
a.
meccaniche, fu creato il
genio, con la funzione di coordinare e dirigere
i nuovi mezzi bellici sul campo di battaglia. Nel 1814 nell'esercito italiano
nacque l'
a. combattente dei carabinieri. Alla fine della prima guerra
mondiale, dal genio si staccano l'
a. aerea, poi il servizio
automobilistico e più recentemente il servizio delle trasmissioni. In
alcuni eserciti stranieri anche le unità corazzate costituiscono
un'
a. a parte. Tutte le
a. combattono direttamente sul campo ad
eccezione dei cosiddetti servizi, incaricati di provvedere ai vari rifornimenti,
dall'armamento al vitto. A seconda dei diversi modi di impiego, delle diverse
condizioni geografiche in cui operano, dei diversi tipi di combattimento per cui
sono addestrate, le varie
a. furono inoltre divise a seconda della
specialità (genio, pontieri, artiglieria pesante, alpini, ecc.). Alcune
di tali specialità sopravvivono per tradizione, come l'artiglieria a
cavallo, i lancieri e i granatieri. Le attuali concezioni belliche valutano
l'efficienza dell'esercito moderno in base al criterio dell'abilità di
coordinazione delle varie
a., comprese le loro specialità minori,
al fine di ottenere una unità di azione che sola può riuscire
efficace nella moderna tattica. Ai fini tattici vengono raggruppate unità
di
a. diverse per l'addestramento, che provvede a insegnare ai quadri e
alle truppe prescelte finalità e tecniche d'impiego delle altre
unità e
a. Questo tipo di insegnamento viene impartito ai militari
di leva, e nei corsi formativi dell'accademia unica per quelli di carriera. Per
il controllo delle unità, per gli studi sui materiali e sui regolamenti
dell'
a., è preposto un ispettorato d'
a., al comando di un
generale ispettore. Le varie
a. sono inoltre dotate di alcune scuole
speciali come quelle di applicazione d'
a., che provvedono
all'addestramento particolare. ║
Nuove a.: espressione introdotta
nell'ambito della politica degli armamenti perseguita dalle superpotenze fino
alla fine degli anni Ottanta e indicante oltre che gli armamenti nucleari, anche
le
a. chimiche e batteriologiche. L'incremento della ricerca scientifica
in campo militare, volta al perfezionamento di nuove strategie belliche (la
cosiddetta "guerra a distanza" o le "guerre stellari"), che ha caratterizzato
(sia all'Est che all'Ovest) la politica del riarmo degli anni Ottanta, ha
ravvivato nell'opinione pubblica di quel periodo lo spettro di una catastrofe
incombente da tempo sull'umanità, provocata appunto dalle nuove
a.
Il vertiginoso rinnovamento degli armamenti tipico di quegli anni
contribuì a sovvertire le dottrine strategiche del recente passato. Alla
dottrina dell'"equilibrio del terrore" tra blocco occidentale e blocco orientale
(basata sul conteggio del numero delle testate e dei vettori, capaci di maggiore
o minore precisione e potenza distruttiva), si sovrapposero nuove dottrine e
strategie, collocabili sino a non molto tempo prima nella sfera fantascientifica
dell'immaginazione tecnologica. Le più avanzate strategie, collegate alle
ricerche condotte sul laser, erano finalizzate a distruggere i missili
avversari, oltre che nello spazio, ancor prima che potessero essere lanciati da
terra o da un sottomarino. Questo tipo di ricerche (tese a creare una barriera
protettiva insuperabile, il cosiddetto "raggio della morte", costituito, oltre
che da laser, da fasci di particelle subatomiche: protoni, elettroni, neutroni)
furono sviluppate a partire dalle ricerche spaziali. Una dimostrazione del
continuo modificarsi degli obiettivi strategici è fornita dalla storia
della dottrina strategica della NATO. Nel suo primo periodo, questa dottrina,
detta della "risposta massiccia", si fondava sul monopolio nucleare statunitense
e, sulla base dell'esperienza acquisita nel 1945 con il lancio delle prime bombe
atomiche sul Giappone, sottintendeva che, nel caso di un conflitto Est-Ovest, si
sarebbe fatto ricorso alla nuova
a. La successiva acquisizione della
bomba atomica e di quella all'idrogeno da parte sovietica, comportò
l'adozione, verso la metà degli anni Cinquanta, di una nuova strategia,
tesa a fronteggiare la minaccia nucleare sovietica, attraverso un massiccio
incremento degli armamenti nucleari stessi, resi sempre più potenti. La
nuova dottrina militare della NATO, adottata nel 1967 e detta della "risposta
flessibile", si basava sulla seguente concezione: non potendo più essere
usata per annientare l'avversario, l'
a. nucleare ha il compito di
dissuaderlo dall'usarla egli stesso, senza escludere, per questo scopo di
dissuasione, il ricorso ad attacchi nucleari limitati e selettivi, attraverso
una serie di soglie successive, sino al rischio finale dell'annientamento
reciproco. Questa dottrina è stata superata dal ritmo incalzante della
ricerca scientifica e tecnologica (V. DISARMO).
║
Presentare le a.: forma con cui vengono resi gli onori militari
dai reparti o da una sentinella. ║
Concedere l'onore delle a.:
nella resa di una piazzaforte, concedere agli assediati, che si arrendono dopo
una difesa valorosa, gli onori militari; solitamente agli ufficiali è
concesso portare le
a. personali. ║
Passare per le a.:
giustiziare sommariamente in particolari situazioni di gravità pubblica o
di guerra un nemico o un traditore. ║
All'a.: grido della
sentinella che chiama la guardia o segnale con cui la tromba riunisce i reparti
in
a. ║
Piazza d'a.: grande spiazzo che in passato serviva
all'addestramento delle truppe di stanza in una città. ║
Maestro
d'a.: insegnante di scherma o dell'uso delle
a.
• Arte - Nei tempi antichi l'
a. non fu
soltanto uno strumento funzionale: essa divenne attributo di divinità,
simbolo di potere; in molti casi era un vero e proprio gioiello e talvolta
assunse anche valore di opera d'arte. Nel museo di Atene vengono conservati
pugnali dell'età micenea e inoltre un pugnale e un'ascia d'oro del 1580
a.C. I Romani usarono
a. di struttura semplice. Durante il Medioevo si
apprezzarono le spade, come quelle dette di Orlando (XIII sec.) e di Carlo
Magno. Magnifiche armature si produssero nel Cinquecento e nel Seicento (Armeria
di Madrid; Armeria reale di Torino; Museo di Vienna). L'elmo della collezione
Garranti, la spada di Francesco Gonzaga (al Louvre), quella di Cesare Borgia
sono alcune delle
a. cesellate, arricchite da preziosi gioielli, che si
conservano nei musei. Armaioli artisti produssero
a. eccezionali come la
spada di Napoleone (Biemais) e quella di Carlo X, ornate di brillanti. In
Oriente la raffinatezza dell'arte persiana è testimoniata dagli ornamenti
in oro, argento, turchesi, lapislazzuli e cristalli di pugnali e sciabole.
Esemplari di armi antiche
Armi antiche