Poeta greco della commedia attica antica. Le scarse notizie
che abbiamo della sua vita sono ricavate dalle commedie da lui composte. Nacque
nel demo attico di Cidatene ed ebbe tre figli, Araros, Filippo e Fileter,
anch'essi poeti comici. Esordì nel 427 a.C. con
I banchettanti,
violenta commedia politica contro Cleone. Ad essa seguirono
Gli Acarnesi
(425), commedia contro la guerra, in cui un contadino attico, durante la guerra
del Pelopponeso, conclude per conto suo la pace con gli Spartani;
Le
nuvole (423) satira della nuova filosofia e dei nuovi metodi di educazione,
che accomuna nello scherno i Sofisti e Socrate;
Le vespe (422), in cui
vengono derisi i difetti della democrazia ateniese;
La pace (421),
scritta nell'imminenza della pace di Nicia, scomparsi l'ateniese Cleone e lo
spartano Brasida;
Lisistrata (411), sul tema della pace, in cui viene
raccontata la nota vicenda delle donne ateniesi che si rifiutano ai loro mariti
per obbligarli a terminare il conflitto con Sparta;
Le rane (405) in cui
Dioniso, sceso nell'Ade per riportare in vita Euripide, gli preferisce Eschilo
per la sua tempra di poeta civile; le
Ecclesiazuse (392),
Pluto
(388), in cui viene ridata la vista a Pluto, il dio della ricchezza, che da
cieco arricchiva i malvagi. Le commedie di
A. analizzano la realtà
del suo tempo, quella di un'Atene che sta precipitando verso la rovina. L'autore
si scaglia duramente contro coloro che egli considera i responsabili della
"catastrofe", contro le innovazioni culturali, politiche, di costume che hanno
portato solo conseguenze nefaste. Le caratteristiche formali delle commedie di
A. sono la presenza del coro direttamente coinvolto nella vicenda; la
divisione dell'azione in due parti (la prima nella quale vengono poste le
premesse, la seconda suddivisa in rapide scenette, che espone le conseguenze);
la presenza della parabasi, che fa da intermezzo, nella quale il coro,
interpella direttamente gli spettatori (Atene 445-388 a.C.).