Prete di Alessandria, iniziatore dell'eresia trinitaria e
cristologica che da lui prende il nome di arianesimo
(V.). Discepolo di Luciano d'Antiochia, fu
ordinato sacerdote intorno al 310. Nel corso della sua predicazione ai fedeli
della chiesa di Bàucalis, diffuse la dottrina secondo la quale il Verbo
non è uguale al Padre, mettendo in discussione sia la dottrina
trinitaria, sia quella dell'incarnazione. Condannato dal suo vescovo Alessandro,
e da un concilio tenutosi ad Alessandria intorno al 318, si rifugiò
presso Eusebio di Cesarea e presso Eusebio di Nicomedia. Nuovamente condannato
dal concilio ecumenico di Nicea (325), fu riabilitato poco prima di morire.
Degli scritti di
A. rimangono alcuni frammenti di
Thalia, un poema
inframezzato da brani in prosa, nel quale sono esposte le sue idee (Libia 256 -
Costantinopoli 336).